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Ashley, Criminal Minds

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rabb-it
view post Posted on 18/9/2011, 18:06 by: rabb-it




Autore:Rabb-it
Titolo:Ashley
Rating:Verde
Categoria:Longfic
Personaggi/coppia:Ashley Seaver/Spencer Reid e la squadra al completo
Spoilers:Accenni ad avvenimenti relativi alla 7 serie
Disclaimer::I personaggi non mi appartengono, Criminal Minds appartiene alla CBS o alla ABC, a Bernero o alla Messer. Questa storia non è a scopo di lucro.
Note:Il titolo dovrebbe essere chiaro, ma nel caso non lo fosse.
Un piccolo avvertimento a chi non sopporta il personaggio della Seaver e lo deve ripetere per ogni post dove viene nominata: è lei la protagonista di questa FF, quindi vi avviso che io non sono diplomatica quanto l'attrice che la interpretava. Ci siamo capiti vero?




Ashley



Un lieve bussare.
Chi può essere? Si domandò Ashley dirigendosi verso la porta.
Osservo dallo spioncino e il cuore le parve mancare un battito.
Cosa fa qui? Si chiese angosciata.
Aprì la porta lentamente, con l'aria di chi sa che è in arrivo una ramanzina.
"Ciao, voglio sapere cosa diamine avevi in mente di fare!"
"Ciao, a dire il vero ho spiegato tutto a Hotch, non penso di doverlo spiegare ad altri."
"Non ci provare. Posso entrare?"
Solo in quel momento Ashley si accorse di essere rimasta ferma davanti alla porta, non era stata il massimo dell'ospitalità, si spostò di lato liberando l'ingresso.
"Accomodati." Disse indicando il piccolo divano dove era seduta fino ad un attimo fa, domandò se desiderava un caffé e, a risposta affermativa, si diresse a prenderne due tazze nella cucina, sentiva su di se il suo sguardo e sapeva che aveva solo ritardato di alcuni minuti l'inizio del terzo grado.
Chi la stava osservando sorrise tra se, non serviva essere profiler per capire che voleva rimandare il confronto, ma non poteva permetterlo, non con quello che avevano passato.
Davvero credevi che non avrei detto niente? Che non avrei fatto domande? Si disse, mentre lei tornava con le due tazze, ne prese una e la guardò con intensità rimanendo in silenzio.
Ashley si sedette al suo fianco e tenne per qualche momento la sua tazza con entrambe le mani, come a cercare di scaldarle, portò la tazza vicino alla bocca e sorseggiò con molta lentezza la bevanda, ricambiando l'occhiata indagatrice.
Quel mattino non c'era stato il tempo per le spiegazioni, l'aveva vista entrare nell'ufficio di Hotch e quando ne era uscita erano stati chiamati da Hotch per una riunione, mentre lei si dirigeva alla scrivania. Aveva domandato come mai iniziavano la riunione senza aspettarla ed Hotch aveva detto quella frase:
"Ashley non fa più parte dell'unità."
D'istinto stava per domandare come mai, l'occhiata di Hotch era stata sufficiente: non avrebbe dato spiegazioni.
Poco male me lo farò spiegare da lei. Aveva pensato.
Ed ora era lì, seduta al suo fianco.
Una tazza è poca, finisce subito. Era il pensiero di Ashley.
Avrebbe voluto perdere ancora un po' di tempo, rimandare l'inevitabile chiarimento, ma sapeva che non sarebbe stato possibile. Quando era uscita dall'ufficio di Hotch aveva voglia di dire loro grazie per tutto quello che le avevano insegnato, per il sostegno che le avevano dato, per come l'avevano fatta sentire parte della famiglia.
Invece aveva preso le sue cose e se ne era andata mentre erano ancora in riunione, lasciando a Hotch l'incomodo di spiegare che non era più nella squadra. Li avrebbe chiamati poi, quando si fosse sentita pronta. Ma non aveva calcolato che non avrebbero aspettato, non tutti almeno.
Sorrise ricordando cosa era successo la settimana precedente.
La vide sorridere, poteva immaginare per cosa, il fatto che ora fosse lì in casa sua a farle il terzo grado doveva averle ricordato quello che era capitato la settimana scorsa, sorrise a sua volta.
"Oh no, non provarci. Ho tutto il diritto di sapere perché te ne vai."
"Non ho detto niente, io."
Risero insieme della reciproca comprensione.
Poi Ashley posò la tazza, affiancata alla sua che aveva posato qualche secondo prima.
Ed iniziò a spiegare cosa era successo quel mattino.

Mentre a casa di Ashley avveniva la conversazione chiarificatrice in un’altra casa un padre metteva a letto il figlio.
Era il rito serale di quando riusciva a rientrare in tempo per la buonanotte, una favola letta insieme, le coccole di rito e rimboccargli le coperte era quello che gli rendeva più lieve l’affrontare le giornate.
Quel mattino era stato difficile, quando Ashley era entrata nel suo ufficio aveva dovuto prendere atto della maturità della giovane agente.
Gli era spiaciuto aver dovuto accettare il suo trasferimento, ma sapeva bene che non c’erano alternative. Regolamento.
Le regole del bureau non permettevano relazioni tra colleghi, perlomeno non della stessa unità, Penelope e Kevin erano un eccezione, ma non erano agenti operativi, una notevole differenza rispetto a Seaver e Reid.
Aveva intuito che tra i due era nato qualcosa, ma finché non avesse saputo per certo poteva far finta di niente, i sospetti non vogliono dire niente in certi casi e poi contava sul rispetto delle regole dei suoi sottoposti, aveva fatto bene a fidarsi, appena le cose erano diventate serie entrambi avevano chiesto un colloquio.
Seaver aveva detto ad Hotch che in quanto recluta inesperta toccava a lei cambiare incarico, la sua carriera non ne avrebbe risentito, era ancora in prova all’unità e con una buona referenza da parte sua in quanto suo supervisore avrebbe semplicemente proseguito il suo tirocinio all’efbiai presso un’altra unità.
Le aveva chiesto se ne aveva parlato con Reid e l’aveva vista sorridere.
La risposta era stata espressa con la serenità di chi sa di aver ancora parecchio da imparare.
“Sì, mi ha detto che pure lui troverebbe posto in qualsiasi unità, ma gli ho detto che l’unità non può trovare un altro Reid, mentre io sono sostituibile.”
Aveva cercato di spiegarle che anche lei era stata importante per loro.
“Sei stata preziosa in questi mesi, non è vero che di te si può fare a meno, se non fosse per il regolamento…”
Nel parlare si era reso conto di aver usato il passato, praticamente era già un dato di fatto, lei non era più parte dell’unità, inutile indorare la pillola.
Per fortuna lei pareva comunque soddisfatta dell’esperienza.
Le aveva fatto gli auguri per i suoi prossimi incarichi, promettendole una lettera di referenze a breve. L’aveva scritta prima in ufficio, analizzando i casi in cui era stata coinvolta con loro. Aveva elogiato i suoi punti di forza e rimarcato quanto avesse migliorato nel corso dei mesi rispetto al primo caso. Non si poteva ignorare quella prima debacle visto che era nel rapporto stilato sul caso, ma si poteva elogiare la capacità di mettersi in discussione per migliorarsi e il non farsi abbattere dall’incalzare degli eventi. Aveva concluso nel puntualizzare il rispetto delle regole e l’ottimo carattere della giovane donna, qualsiasi squadra sarebbe stata felice di averla in forze.
Era convinto di quello che aveva scritto nella lettera, aveva ancora molto da imparare, ma aveva le caratteristiche giuste per farlo presto e bene.


Fine...del prologo!


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Edited by rabb-it - 24/9/2011, 22:38
 
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