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Ashley, Criminal Minds

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rabb-it
view post Posted on 18/9/2011, 18:06




Autore:Rabb-it
Titolo:Ashley
Rating:Verde
Categoria:Longfic
Personaggi/coppia:Ashley Seaver/Spencer Reid e la squadra al completo
Spoilers:Accenni ad avvenimenti relativi alla 7 serie
Disclaimer::I personaggi non mi appartengono, Criminal Minds appartiene alla CBS o alla ABC, a Bernero o alla Messer. Questa storia non è a scopo di lucro.
Note:Il titolo dovrebbe essere chiaro, ma nel caso non lo fosse.
Un piccolo avvertimento a chi non sopporta il personaggio della Seaver e lo deve ripetere per ogni post dove viene nominata: è lei la protagonista di questa FF, quindi vi avviso che io non sono diplomatica quanto l'attrice che la interpretava. Ci siamo capiti vero?




Ashley



Un lieve bussare.
Chi può essere? Si domandò Ashley dirigendosi verso la porta.
Osservo dallo spioncino e il cuore le parve mancare un battito.
Cosa fa qui? Si chiese angosciata.
Aprì la porta lentamente, con l'aria di chi sa che è in arrivo una ramanzina.
"Ciao, voglio sapere cosa diamine avevi in mente di fare!"
"Ciao, a dire il vero ho spiegato tutto a Hotch, non penso di doverlo spiegare ad altri."
"Non ci provare. Posso entrare?"
Solo in quel momento Ashley si accorse di essere rimasta ferma davanti alla porta, non era stata il massimo dell'ospitalità, si spostò di lato liberando l'ingresso.
"Accomodati." Disse indicando il piccolo divano dove era seduta fino ad un attimo fa, domandò se desiderava un caffé e, a risposta affermativa, si diresse a prenderne due tazze nella cucina, sentiva su di se il suo sguardo e sapeva che aveva solo ritardato di alcuni minuti l'inizio del terzo grado.
Chi la stava osservando sorrise tra se, non serviva essere profiler per capire che voleva rimandare il confronto, ma non poteva permetterlo, non con quello che avevano passato.
Davvero credevi che non avrei detto niente? Che non avrei fatto domande? Si disse, mentre lei tornava con le due tazze, ne prese una e la guardò con intensità rimanendo in silenzio.
Ashley si sedette al suo fianco e tenne per qualche momento la sua tazza con entrambe le mani, come a cercare di scaldarle, portò la tazza vicino alla bocca e sorseggiò con molta lentezza la bevanda, ricambiando l'occhiata indagatrice.
Quel mattino non c'era stato il tempo per le spiegazioni, l'aveva vista entrare nell'ufficio di Hotch e quando ne era uscita erano stati chiamati da Hotch per una riunione, mentre lei si dirigeva alla scrivania. Aveva domandato come mai iniziavano la riunione senza aspettarla ed Hotch aveva detto quella frase:
"Ashley non fa più parte dell'unità."
D'istinto stava per domandare come mai, l'occhiata di Hotch era stata sufficiente: non avrebbe dato spiegazioni.
Poco male me lo farò spiegare da lei. Aveva pensato.
Ed ora era lì, seduta al suo fianco.
Una tazza è poca, finisce subito. Era il pensiero di Ashley.
Avrebbe voluto perdere ancora un po' di tempo, rimandare l'inevitabile chiarimento, ma sapeva che non sarebbe stato possibile. Quando era uscita dall'ufficio di Hotch aveva voglia di dire loro grazie per tutto quello che le avevano insegnato, per il sostegno che le avevano dato, per come l'avevano fatta sentire parte della famiglia.
Invece aveva preso le sue cose e se ne era andata mentre erano ancora in riunione, lasciando a Hotch l'incomodo di spiegare che non era più nella squadra. Li avrebbe chiamati poi, quando si fosse sentita pronta. Ma non aveva calcolato che non avrebbero aspettato, non tutti almeno.
Sorrise ricordando cosa era successo la settimana precedente.
La vide sorridere, poteva immaginare per cosa, il fatto che ora fosse lì in casa sua a farle il terzo grado doveva averle ricordato quello che era capitato la settimana scorsa, sorrise a sua volta.
"Oh no, non provarci. Ho tutto il diritto di sapere perché te ne vai."
"Non ho detto niente, io."
Risero insieme della reciproca comprensione.
Poi Ashley posò la tazza, affiancata alla sua che aveva posato qualche secondo prima.
Ed iniziò a spiegare cosa era successo quel mattino.

Mentre a casa di Ashley avveniva la conversazione chiarificatrice in un’altra casa un padre metteva a letto il figlio.
Era il rito serale di quando riusciva a rientrare in tempo per la buonanotte, una favola letta insieme, le coccole di rito e rimboccargli le coperte era quello che gli rendeva più lieve l’affrontare le giornate.
Quel mattino era stato difficile, quando Ashley era entrata nel suo ufficio aveva dovuto prendere atto della maturità della giovane agente.
Gli era spiaciuto aver dovuto accettare il suo trasferimento, ma sapeva bene che non c’erano alternative. Regolamento.
Le regole del bureau non permettevano relazioni tra colleghi, perlomeno non della stessa unità, Penelope e Kevin erano un eccezione, ma non erano agenti operativi, una notevole differenza rispetto a Seaver e Reid.
Aveva intuito che tra i due era nato qualcosa, ma finché non avesse saputo per certo poteva far finta di niente, i sospetti non vogliono dire niente in certi casi e poi contava sul rispetto delle regole dei suoi sottoposti, aveva fatto bene a fidarsi, appena le cose erano diventate serie entrambi avevano chiesto un colloquio.
Seaver aveva detto ad Hotch che in quanto recluta inesperta toccava a lei cambiare incarico, la sua carriera non ne avrebbe risentito, era ancora in prova all’unità e con una buona referenza da parte sua in quanto suo supervisore avrebbe semplicemente proseguito il suo tirocinio all’efbiai presso un’altra unità.
Le aveva chiesto se ne aveva parlato con Reid e l’aveva vista sorridere.
La risposta era stata espressa con la serenità di chi sa di aver ancora parecchio da imparare.
“Sì, mi ha detto che pure lui troverebbe posto in qualsiasi unità, ma gli ho detto che l’unità non può trovare un altro Reid, mentre io sono sostituibile.”
Aveva cercato di spiegarle che anche lei era stata importante per loro.
“Sei stata preziosa in questi mesi, non è vero che di te si può fare a meno, se non fosse per il regolamento…”
Nel parlare si era reso conto di aver usato il passato, praticamente era già un dato di fatto, lei non era più parte dell’unità, inutile indorare la pillola.
Per fortuna lei pareva comunque soddisfatta dell’esperienza.
Le aveva fatto gli auguri per i suoi prossimi incarichi, promettendole una lettera di referenze a breve. L’aveva scritta prima in ufficio, analizzando i casi in cui era stata coinvolta con loro. Aveva elogiato i suoi punti di forza e rimarcato quanto avesse migliorato nel corso dei mesi rispetto al primo caso. Non si poteva ignorare quella prima debacle visto che era nel rapporto stilato sul caso, ma si poteva elogiare la capacità di mettersi in discussione per migliorarsi e il non farsi abbattere dall’incalzare degli eventi. Aveva concluso nel puntualizzare il rispetto delle regole e l’ottimo carattere della giovane donna, qualsiasi squadra sarebbe stata felice di averla in forze.
Era convinto di quello che aveva scritto nella lettera, aveva ancora molto da imparare, ma aveva le caratteristiche giuste per farlo presto e bene.


Fine...del prologo!


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Se volete lasciare un commento, questo è il posto per farlo.

Edited by rabb-it - 24/9/2011, 22:38
 
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rabb-it
view post Posted on 25/9/2011, 16:51




Nel prologo avevo avvertito, ma meglio ripeterlo nel caso fosse sfuggito il dettaglio: In questa fanfiction ci sono anticipazioni sulla settima serie in onda in USA.

In ufficio Derek stava terminando le ultime incombenze.
Da quando si era offerto di aiutare il suo capo nella gestione del lavoro d’ufficio aveva dovuto scendere a patti con l’odio per la burocrazia, non era stato facile, ma che soddisfazione personale accorgersi che quello che le prime volte gli costava ore di lavoro chino sulla tastiera ora lo sbrigava in una mezz'ora, il burocratese ora non aveva più segreti, quasi.
Ma il meglio era stato quando Hotch gli aveva consegnato uno dei disegni di Jack, sotto il disegno il piccolo aveva scritto con grafia incerta:Grazie.
Il disegno era un orologio coloratissimo, aveva guardato Hotch con un'espressione interrogativa e lui gli aveva detto che il bambino sapeva che se aveva del tempo libero da dedicargli era grazie a lui e quello era il modo di Jack per ridargli un po’ di tempo.
Ogni volta che lo prendeva un po’ di sconforto alla vista degli incartamenti gli bastava guardare quella macchia di colore e le cose diventavano più leggere.
Era ancora arrabbiato con Hotch per quello che era successo, ma non voleva assolutamente che il bambino ne facesse le spese, così quando aveva visto Hotch alle prese con una pila di rapporti da compilare gli aveva detto che quella sera lui era libero da impegni e che se non gli spiaceva ci avrebbe pensato lui a sbrigarli.
L'espressione di stupore sul volto di Hotch era stata fulminea, come se non si aspettasse una simile offerta dopo quello che era capitato, aveva tentennato.
"Ecco non so..."
"Dai Hotch, come hai detto tu non c'entra con me o con te; quello riguardava Emily, questo riguarda Jack. Abbiamo un accordo no? Quando posso finire io, tu vai a casa."
Il supervisore aveva accennato un sorriso a vedersi girare contro le sue stesse parole, ma era grato a Derek per essere sempre così pronto ad aiutarlo, nonostante quello che era capitato.
Sapeva che non lo aveva perdonato, forse non lo avrebbe mai fatto. La fiducia è una cosa delicata una volta che la rompi non si torna indietro. Resta un qualcosa di incrinato; un vaso rotto che si tenta di reincollare,ma di cui si vedono le crepe.
Se si è molto bravi sono impercettibili e bisogna osservare da molto vicino.
Ecco nel loro caso erano ancora abbastanza evidenti, le sue reazioni con gli altri ad esempio.
JJ aveva fatto capolino prima nel suo ufficio.
"Vieni con noi? Andiamo a prendere qualcosa insieme."
Dietro di lei Emily e Rossi si intravedevano appena.
"No, ho del lavoro da finire."
E lui era andato da Hotch, a dire che non aveva impegni. Così non era una bugia il fatto di aver qualcosa da fare, bastava non specificare i dettagli.
Lo sapeva che non poteva prendersela con JJ, ne con Emily o con Hotch, avevano solo fatto quello che ritenevano meglio, ed Emily non aveva avuto scelta. Quando si era ripresa era in ospedale, le avevano detto che era stata data per morta, cosa poteva fare a parte scomparire?
Guardò le lettere pronte per il corriere la mattina seguente, una era per Ashley.
Quella Hotch l'aveva scritta personalmente, poi gli aveva lasciato l'ufficio con le altre pratiche da terminare, l'aveva messa in cima a quelle da spedire il mattino seguente. Sapeva cosa conteneva, referenze.
La giovane donna avrebbe cambiato sezione, quando mesi prima erano stati riassegnati Reid aveva chiesto di non venire assegnato alla squadra, cosa che lo aveva lasciato stupito, ma non aveva avuto il tempo per fare domande all'amico, c'erano stati gli eventi del caso Doyle, in cui avevano lavorato di nuovo tutti insieme, in barba ai regolamenti. Cosa per cui avevano subito un inchiesta disciplinare. La cosa pareva accantonata, ma quel mattino Ashley era stata a parlare con Hotch e la richiesta di Reid era stata respinta, sarebbe rimasto in squadra.
Anche se Derek pensava che era meglio chiarire bene come mai Reid voleva andarsene dall'unità, ma forse era solo per la delusione provata per le menzogne di Hotch e JJ sulla sorte di Emily, ma quello lo aveva scoperto poi... doveva esserci altro.
Forse adesso era andato a prendere qualcosa con loro, era rimasto solo lui negli uffici. Penelope lo aveva salutato prima, non aveva detto nulla nel vederlo restare fino a tardi, sapeva che per lei la cosa importante era che Emily era viva. Il resto era davvero niente al confronto ed aveva ragione lei.
Gli altri le crepe le stavano già riparando.
Lui aveva bisogno di più tempo.
Un'altra occhiata all'orologio di Jack, un sorriso.
Forse la prossima volta avrebbe accettato l'invito.
orologio+Jack
Lo so, Jack disegna meglio di così... ;)

Emily salutò JJ e si infilò nella sua macchina.
Era stata una bella serata, quasi come ai vecchi tempi.
No, certe cose non potranno mai tornare come prima. Possiamo solo prenderne atto ed andare avanti.
Saranno come la cicatrice infertale da Doyle, per quanto all'ospedale avessero eseguito un ottimo intervento di chirurgia plastica non era scomparso. Lei sapeva e ricordava. E così gli altri, si poteva far finta di niente, fingere che non fosse accaduto nulla, ma era accaduto e avrebbero sempre saputo che lei poteva mentire ad ognuno di loro.
Reid era molto freddo nei confronti suoi e di JJ.
Lo capiva, si era sentito ingannato e tradito. Più degli altri, perché a lei aveva confidato i suoi problemi con i mal di testa, perché JJ lo aveva abbracciato quando aveva dato la falsa notizia della sua morte.
Certo erano tutti felici che lei fosse viva, non erano così folli da preferire il contrario, ma gli inganni da parte sua erano iniziati prima.
Anche con JJ ed Hotch. Certo era obbligata al segreto, non era autorizzata a parlarne con loro e lo sapevano.
Ma quello che sappiamo a volte non basta, conta quello che sentiamo e lei sapeva che si sentivano ingannati.
Tutti.
Avrebbe dovuto riconquistarsi la loro fiducia, sotto certi aspetti era come quando era appena arrivata all'unità, anche allora aveva mentito, l'aveva assegnata all'unità Erin Strauss per monitorare la squadra, quando Hotch lo aveva scoperto le era stato grato per aver preferito assegnare le dimissioni piuttosto che tradirli, quella volta era stato molto più semplice ricominciare.
O forse aveva solo una cattiva memoria.
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Per lasciare un commento, questo è il posto per farlo.

JJ osservò per qualche istante l'auto di Emily che si allontanava, come le sembrava lontana quella sera a Parigi, o quei pomeriggi in cui con una scusa plausibile riusciva ad andare al Bethesda per sapere come stava.
E poi avvisava Hotch dei miglioramenti. Era diventata brava con le scuse, anche troppo vista la serie di problemi tra lei e Will.
Will.
Quando Emily le aveva chiesto come se la cavava con i suoi straordinari le aveva detto solo che era una lunga storia, il modo tradizionale per dire: Non parliamone, è meglio.
Ecco ora forse certi piccoli malumori sarebbero stati risolti. Ma a volte era così difficile gestire lavoro e famiglia.
Will aveva capito come mai non gli aveva detto di Emily, la sua frase era stata: "I segreti di stato sono tali anche tra coniugi, ma sono contento che ora ce ne sia uno di meno."
Uno di meno.
Ecco il problema, tutti gli altri.
"Qualcosa non va JJ."
"No, tutto bene. Hai visto Reid? È uscito prima di noi e ha salutato a malapena."
"Dagli tempo. Sta ancora analizzando a modo suo i fatti degli ultimi tempi. Ne verrà a capo."
"Spero solo che capisca che non potevamo fare diversamente."
"Lo sa. Per quello sta così male, non può arrabbiarsi con voi perchè sa che non potevate fare altro, ma vorrebbe farlo."
"Io direi che l'arrabbiato lo sa fare benissimo."
"Forse non quanto vorrebbe."
"Vuoi dire che andrà anche peggio di così?"
"Stasera siamo venuti insieme a prendere qualcosa, non mi pare vada proprio malissimo."
"Tu lo hai praticamente costretto."
"Chi io?"
"Non fare l'innocentino Dave Rossi, gli hai fatto intendere che ci sareste stati tu e Derek, se avesse saputo che Derek non veniva non avrebbe accettato."
"Non è colpa mia se Derek aveva da fare."
"Chissà se era vero."
"Non avere fretta, le cose si aggiusteranno."
"A proprosito di fretta. Ashley? Questa mattina Hotch è stato avaro di dettagli e poi siamo stati presi da altro, ma lei era sparita prima che finissimo la riunione."
"Per una volta ne sono all'oscuro quanto te. Suppongo che con quello che era successo la settimana scorsa fosse un po' difficile fare ancora finta di non sapere."
"Vero. Ma tu dici che lo ha saputo anche Hotch?"
"Non da me, parola."
"Non lo ho mai pensato. Sei la discrezione fatta agente su certe cose."
"Qualsiasi riferimento ai miei trascorsi lievemente burrascosi col regolamento è puramente... voluto eh?"
"Oh... sì!"
Risero insieme per alcuni istanti e proseguirono per un tratto di strada insieme, poi JJ arrivò alla sua macchina e come aveva fatto Emily pochi minuti prima, salutò il collega e salì in auto. Rossi proseguì lungo il marciapiede.
L'accenno ai suoi trascorsi lo aveva fatto ripensare al messaggio ricevuto nel pomeriggio da una delle sue ex-mogli.
L'indomani l'avrebbe chiamata.

Reid stava dirigendosi a casa di Ashley, era stato con gli altri giusto il tempo di rendersi conto di non essere ancora pronto a fare finta di niente con JJ, era più forte di lui.
Si sentiva tradito, ogni volta che vedeva lei ed Emily insieme rivedeva JJ che lo consolava quando aveva dato loro la notizia sull'esito dell'intervento. Si rivedeva andare a trovare JJ per i primi mesi dalla morte di Emily e piangere l'accaduto, e lei che come niente fosse lo stava a sentire ben sapendo che l'amica che lui piangeva era viva e stava bene. Avrebbe dovuto fare finta di niente, ma non ci riusciva.
La prima reazione quando Emily era tornata in squadra era stata di gioia, era bello riaverla, davvero.
Ma poi il dolore dei mesi passati a crederla morta aveva scavato come una voragine tra di loro; Ashley l'aveva presa meglio di lui, ma lei conosceva Emily da pochi mesi quando era successo tutto. Anche la morte di Emily per lei era stata meno traumatica, non meno sofferta, ma era una questione di ricordi in comune.
O forse era lui ad essere troppo intransigente, Hotch aveva detto che era con lui che dovevano prendersela per la decisione, ma il fatto che lui si fosse offerto volontariamente come parafulmine per le loro rimostranze sulle menzogne non poteva obbligarlo a non provare quello che sentiva nei confronti di JJ. Lui non era stato da Hotch a sfogarsi tranne in occasione della valutazione voluta dalla Strauss.
No, uscire insieme come ai vecchi tempi non è stata una buona idea.
Non ancora perlomeno.
Salì i gradini che portavano all'ingresso dell'appartamento di Ashley, aveva bisogno di vederla; quando Hotch gli aveva detto che la sia richiesta di riassegnazione era stata respinta non aveva avuto dubbi: lei aveva deciso di lasciare la squadra.
Glielo aveva detto la sera prima: io sono sostituibile, tu no.
Maledizione, non mi piace quando gli altri decidono per me: non sono più un ragazzino.
Bussò alla porta ed attese, tirando un profondo sospiro per calmarsi.

Edited by rabb-it - 17/10/2011, 16:23
 
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rabb-it
view post Posted on 12/10/2011, 19:54




Il bussare alla porta interruppe il discorso tra Ashley e la persona che era passata pochi minuti prima.
"Scommetti che indovino chi è?"
"Troppo facile."
"Volevo rifarmi."
Ashley andò alla porta, una veloce occhiata dallo spioncino e aprì facendo entrare Spencer, che rimase un po' stupito di vedere che non era sola, la persona che le stava facendo compagnia si diresse rapidamente alla porta e li salutò.
"Io vi lascio soli, tanto quello che volevo sapere ora lo so. E tu..." disse guardando Ashley lasciando la frase in sospeso per un attimo "... tieniti in contatto, va bene?"
"Non penso di scomparire, giusto un po'... grazie per la chiacchierata."
Reid era un po' confuso, non capiva appieno cosa intendesse, anche se doveva immaginarlo che non avrebbe lasciato Ashley andarsene senza dire niente, guardò le due tazze sul tavolino e provò ad immaginare la conversazione che lui aveva interrotto.
"Ha voluto i dettagli?"
"La settimana scorsa era lì. Già sapeva."
"Solo Derek e Hotch lo ignoravano."
"Guarda avrei dei dubbi, Hotch non sembrava per niente sorpreso."
"Chi può avergliene parlato?"
"Spencer... da quanto tempo ti conosce? E poi avrà sentito... sai cosa."
"Da quando sono entrato all'unità lui e Gideon... vero!"
Si era interrotto avendo capito cosa intendeva lei, ma aveva una cosa da dirle.
"Hai deciso tutto tu, potevo andare via io."
Ashley aveva sperato che lasciasse cadere il discorso una volta che le decisioni erano prese, ma Spencer non era del medesimo avviso.
"Ne avevamo parlato ricordi e poi... tu ora sei arrabbiato con alcuni membri della squadra, andartene ora sarebbe sbagliato, dovete prima chiarirvi."
"Dubito che vi sia qualcosa da chiarire. Anche loro hanno preso delle decisioni di cui potevo essere tenuto all'oscuro."
"In primo luogo non ne hanno parlato con tutti, non solo con te. E in secondo io con te ho parlato, solo che tu non stavi a sentire."
Era arrabbiata, non le era piaciuto il paragone.
Le sembrava che cercasse qualcuno con cui prendersela, ma lei non aveva alcuna intenzione di fare da capro espiatorio. Era una delle ragioni per cui era grata al regolamento, lavorare insieme sul campo sarebbe stato un incubo.
Molto meglio tenere vita privata e lavorativa ben distinte.
Certo facendo il medesimo lavoro avrebbero condiviso molto di più di quello che riescono a fare altre coppie, ma farlo in due squadre differenti era la cosa migliore. O almeno lo sperava.
Spencer assunse un'aria contrita, se la stava prendendo con la persona sbagliata.
"Scus..."
Lei gli aveva messo un dito sulle labbra impedendogli di terminare la parola.
Le piaceva interromperlo quando parlava, all'inizio erano state frecciatine durante alcune delle sue spiegazioni dettagliate di cose per cui sarebbe bastato riassumere per sommi capi, cosa che a Reid proprio non veniva naturale.
Ma da quelle frecciatine e scherzi tra colleghi era passato del tempo, ed ora aveva metodi ben diversi per interromperlo.
:rolleyes:

:baby.gif: Ecco a cosa mi serviva l'avvertimento messo nel primo capitolo.
Oh cosa? Pensavate che vi davo dei dettagli? Ditemi una cosa: questa è la prima volta che leggete una mia fanfiction, vero? :baby.gif:


L'ospite di Ashley stava tornando a casa, era stata una bella chiacchierata, avrebbe avuto da ridire per l'osservazione rigida del regolamento-
Ma visti i due insieme e con quello che era capitato...
... la settimana prima

Stavano seguendo un caso, Reid era andato con Derek, Hotch e la squadra SWAT a prendere un sospettato, c'era stato un intoppo ed avevano perso il collegamento, ma l'ultima cosa che si era sentita era stato un urlo di dolore da parte di Spencer.
Penelope era in ascolto con il resto della squadra, tutti erano sconvolti, ma Seaver aveva gridato.
"SPENCER!" Era impallidita e si teneva una mano sulla bocca consapevole di aver urlato il suo nome.
Nessuno di loro ebbe il tempo di dire niente; il collegamento fu ripristinato dopo pochi istanti e fu lo stesso Spencer a rassicurare Ashley.
"Non è niente. Sto bene, davvero è tutto ok. Ashley, sto bene sul serio."
Il resto della squadra aveva immaginato che tra i due ci fosse del tenero, ma fino a quel momento erano pure illazioni. Distratti dalle comunicazioni con la squadra SWAT, Hotch e Derek parevano non essersi accorti di come Reid avesse rassicurato gli altri, e in particolare Ashley.
Anche perché loro due non avevano visto e sentito la reazione di Ashley. Che solo dopo averlo sentito riprese un po' di colore in viso.
Loro invece avevano visto e sentito tutto, una volta tranquilli della soluzione dal caso nell'ufficio di Penelope c'era stata una divertente scenetta.
"Avrei dovuto osare di più." Disse Emily mettendo i palmi delle mani rivolti verso l'alto davanti a JJ e a Rossi.
I due tirarono fuori un biglietto da cinque dollari e glielo depositarono in mano.
Poi si girò verso una sbigottita Ashley e le spiegò:
"Avevamo scomesso su chi dei due avrebbe fatto scoprire la vostra relazione, io avevo detto entrambi."
Penelope frugò nella sua borsa e tirò fuori i suoi cinque dollari.
"Se Spencer non avesse fatto quell'aggiunta alla fine mi avresti fatto vincere!"
"Ma... era così evidente? Pensavamo di essere stati prudenti."
"Pivelli."
Fu il laconico commento di Rossi.
Poi scoppiarono a ridere tutti insieme, sciogliendo la tensione di quel pomeriggio di ansia.

Nel frattempo era a casa e stava sorridendo ricordando; terminò il pensiero di pochi attimi prima:
Sì, forse non essere nella medesima unità è giusto.

Il giorno seguente Ashley ricevette una telefonata da Andie Swann.
Aveva ricevuto la lettera di Hotch e non aveva perso tempo, la voleva vedere per un colloquio quello stesso pomeriggio.
Non fu una cosa molto lunga, la conosceva già avendo lavorato in collaborazione con la sua squadra mesi prima, era giusto un proforma, i dettagli del suo trasferimento di unità erano privati, Hotch aveva giustificato la cosa col ritorno nella squadra sia di JJ che di Emily. E non era del tutto una fandonia; prima o poi Strauss, o chi più in alto di lei, avrebbero fatto storie sul sovrannumero di agenti nell'unità e sarebbe stato un guaio, Ashley con la sua richiesta di trasferimento aveva reso solo più semplice la cosa.
Parlarono un po', Andie le chiese cosa pensava del trasferimento e Ashley le rispose che lo considerava un'ottima occasione.
"Sentirà la mancanza della sua vecchia squadra."
Non era una domanda, era un'affermazione.
"Sono fresca di accademia, un po' presto per avere già una posizione consolidata all'interno di un unità. A dire il vero non mi aspettavo nemmeno una convocazione così immediata per un nuovo incarico."
"Ho grande stima dell'opinione dell'agente Hotchner, non avevo proprio voglia che mi soffiassero una promettente agente per dei tentennamenti."
"Mi ricorderò di ringraziarlo allora."
"Buona idea. Domani mattina allora l'aspetto per le nove per presentarla al resto della mia, anzi della nostra squadra."
"A domani."
Quando mesi prima avevano lavorato ad un caso in collaborazione con quell'unità a lei era rimasta l'angoscia per l'idea di tutte quelle persone rapite di cui nessuno aveva più notizie.
Gli altri le avevano detto che almeno alcune erano state liberate e che si doveva andare avanti pensando che ne avrebbero liberati altri.
Certo il mondo perfetto senza mostri in giro sarebbe stato meglio, ma loro quello potevano fare... fermarli ogni volta che ci riuscivano.
Se Hotch ha fatto il mio nome alla Swann, vuol dire che aveva capito quanto ci tenessi a aiutarla ancora.

Andie nel frattempo telefonò al collega.
"Ciao Hotch, volevo ringraziarti per la segnalazione. Mi mancavano elementi e un agente con già un po' di esperienza sul campo è proprio quello che mi serviva."
Ascoltò la risposta del collega, poi lo salutò e torno a sfogliare il fascicolo Seaver.
Le aveva fatto una buona impressione già allora, lei e Reid avevano aiutato insieme a Garcia a restringere il campo di ricerca quando era stata rapita un'agente. E l'aveva colpita la maniera in cui poneva le domande.
Si vedeva che era alle prime armi e stava imparando il mestiere, ma nel suo stato di servizio era anche segnalato di una trattativa condotta a buon fine grazie al suo intervento.
C'era sì un riferimento ad una sciocchezza che poteva costarle cara durante quella che era stata la sua prima uscita con la squadra, ma poi grazie a Prentiss aveva avuto una seconda occasione e l'aveva sfruttata bene.
Domani avrebbe visto come si integrava con gli altri dell'unità.

Emily stava andando verso gli ascensori e vide Ashley che ne usciva. La chiamò.
"Ashley!"
"Emily, ciao."
"Ieri sei sparita prima che potessi domandarti cosa è successo. Stai bene?"
"Sì, ero solo un po' sottosopra, mi spiace non avervi nemmeno salutati."
"Va tutto bene. Sei già stata chiamata per una riassegnazione?"
"Sì dalla Swann."
"Wow, beh mi sembra un ottima cosa."
"Lo è. Ora scusa ma... devo andare."
"Certo. Pure io ho un impegno col mio istruttore. Ci si vede, ciao."
"Ciao a presto."
Ashley andò a passo spedito fuori dall'atrio Emily la osservò per qualche istante, poi si diresse agli ascensori.
Una sessione di allenamento la attendeva. Derek le aveva detto che sarebbe stato lui a farle i test per la riabilitazione in servizio. Aveva pensato che la richiesta fosse partita da Hotch e quel mattino glielo aveva domandato, ma lui aveva detto di non saperne niente e se voleva che controllasse da chi era partita, ma lei aveva declinato.
Era quasi sicura di sapere da chi fosse partita la cosa, ma lo avrebbe messo alle strette dopo l'allenamento.
Se ti serve per fidarti di nuovo di me, va bene. Voglio solo saperlo Derek.

Derek era preoccupato.
Aveva fatto partire la richiesta di riqualificazione per Emily senza domandarne il permesso ad Hotch, rientrava nelle sue competenze come suo vice, ma in teoria avrebbe dovuto parlargliene. Se Emily si fosse lamentata della cosa... sarebbe stato nei guai.
Hotch era stato chiaro, se ci sono problemi rivolgetevi a me.
La donna entrò nella stanza, puntualità ineccepibile.
"Ciao Derek. Il tempo di cambiarmi le scarpe ed arrivo."
"Ciao Emily. Fai con calma, abbiamo la palestra tutta per noi per la prossima ora."
Mentre si cambiava le scarpe gli disse del suo incontro con Ashley e della sua nuova assegnazione.
"Buon per lei, ha stoffa la ragazza."
"Derek... volevo aspettare a chiedertelo, ma... non posso. Hotch mi ha detto che non ha chiesto lui questa riqualificazione. Voglio solo sapere se è partita da te la richiesta."
"Emily..."
"No, senti. Io lo capisco... sono stata via molti mesi, vuoi sapere se puoi ancora fidarti, mi sta bene. Ma dimmi la verità."
"Emily... sono stati dei mesi infernali. Ma non è per te... è per me. Non voglio che l'ansia per quello che è capitato, mi tolga la concentrazione quando serve."
"Dimmi cosa posso fare."
"Queste 10 ore di esercitazioni. E al poligono di tiro."
"Ci sarò!"
"Poi magari un caffé ogni mattina?"
Disse ridendo riferendosi a quel mattino, lei era arrivata alla sua scrivania con un caffé e gli aveva detto che aveva ricevuto la convocazione per la riqualificazione e lui le aveva detto che sarebbe stato lui a farle i test.
La donna rise a sua volta e gli rispose: "Non tirare troppo la corda."
"Ascolta che hai detto di preciso ad Hotch?"
"Gli ho solo chiesto se la richiesta era partita da lui, mi ha domandato se volevo che chiedesse da chi era partita, ma gli ho detto che non era necessario. Avevo già il mio sospetto."
"Lei è sempre un'ottima profiler agente Prentiss."
"Mi sono tenuta in esercizio."
"Seguivi i casi dai telegiornali?"
"A volte."
Il fatto che Emily si fosse tenuta aggiornata non lo aveva stupito, si domandava solo quante volte avesse seguito i loro di casi, ma non si sentiva ancora pronto per farle domande precise in merito. E forse mai gliene avrebbe fatte, avrebbe lasciato che gliene parlasse lei se lo voleva.
La prima sessione di allenamento terminò con Emily che metteva al tappeto Derek.
Era iniziata come una cosa blanda, banali mosse di autodifesa con Derek che tentava di bloccarla, ma poi... qualcosa era scattato.
Per un attimo Emily non era nella palestra a Quantico, ma in quel magazzino con Doyle che cercava di ucciderla, quando aveva messo a terra il collega era già passato.
Si scusò persino con l'uomo.
"Non dirlo più, questa cosa servirà ad entrambi, va bene?"
"Va bene."

Edited by rabb-it - 17/10/2011, 16:25
 
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rabb-it
view post Posted on 17/10/2011, 15:28




"Allora Seaver, ti manchiamo almeno un pochino?"
Ashley si girò sorridendo all'indirizzo dell'agente Rossi.
"A dire il vero... non sono ancora riuscita a stare un giorno senza incontrare uno o più di uno di voi, quindi non ho ancora potuto verificarla questa assenza."
Si erano incrociati all'ingresso, lei stava andando a conoscere la sua nuova squadra e Dave stava andando in ufficio, gli scappò da ridere alla precisazione della donna sul fatto di più di uno, visto che uno era facile che lo incontrasse per ovvie ragioni.
"E io che speravo in un: sì mi mancate tantissimo! Gioventù ingrata." Sì lamentò.
"Sicuramente mi mancherete moltissimo." Tentò di rimediare Ashley.
"Ah, non so, non ti credo più a questo punto." Replicò piccato.
Lei guardò bene in faccia Dave poi vedendo che tratteneva a stento una risata si rilassò e sorrise a sua volta.
Il telefono di Dave si mise a squillare, lui sì scusò con Ashley e rimase nell'atrio a parlare mentre lei prendeva l'ascensore per la sua destinazione.
La sua nuova squadra. Il suo nuovo incarico.
Era arrivata presto, non voleva rischiare di essere in ritardo proprio al suo primo giorno, ma c'era già chi era arrivato ancora prima.
"Buongiorno." Le disse un uomo sulla trentina "Tu devi essere Seaver. Piacere di conoscerti, Michael Tremaine. Ma chiamami Mike." Le disse porgendole la mano.
"D'accordo Mike, sì sono Seaver, ma chiamami pure Ashley." Disse lei ricambiando la stretta di mano.
"Nervosa per il primo giorno?"
"Un poco."
"Che esperienza hai come agente sotto copertura?"
"Mike... che ne dici se prima di farle il terzo grado le facciamo conoscere il resto della squadra?"
L'uomo si interruppe all'ingresso del collega e procedette con le presentazioni.
"Scusa Ashley, lui è Brian Thompson, nostro collegamento con i media. Brian vuoi precedere tu col resto delle presentazioni?"
"Con molto piacere. Seguimi Ashley, lasciamo questo curiosone. Quella sarà la tua scrivania."
Le disse indicandole uno dei tavoli dell'open space.
"La donna che sta entrando ora è Linda Cooper, sarà il tuo agente di riferimento, quella che stenderà il rapporto sul tuo rendimento nel tirocinio."
"Pensavo fosse Mike."
"Per via del suo terzo grado? No, quello lo fa a tutti i novellini che varcano quella soglia, specie se con quasi mezz'ora di anticipo."
"Grazie del salvataggio allora."
Vennero raggiundi da Linda che si presentò e invitò Ashley a prendersi un caffé con tutti loro.
Mentre i quattro agenti erano nello stanzino adibito a caffetteria a fare la reciproca conoscenza, l'altra squadra stava facendo una riunione che li avrebbe portati a stare via qualche giorno.
Spencer mandò un veloce messaggio ad Ashley per dirle che sarebbe stato fuori città.
Ashley lesse il messaggio, poi tornò a concentrarsi sulle presentazioni, erano arrivati altri agenti e lei aveva preso possesso della scrivania, sarebbe stata una lunga prima giornata.
L'unità antitratta aveva bisogno di agenti da mandare sotto copertura per stanare quelli che rapivano ragazzi dalle università per usarli come merce.
Alcuni agenti con maggiore anzianità di servizio venivano messi sotto copertura come insegnanti, di solito di criminologia per cui almeno erano abilitati all'insegnamento o educazione fisica, così facevano da collegamento con gli altri.
Lei non lo sapeva, ma quando si trovò davanti un suo professore dell'università comprese come mai le avesse consigliato di fare domanda presso l'Efbiai.
"Buongiorno Seaver."
"Professor Tyler! Buongiorno, io... non avevo idea che lei... non avevo capito che era un agente."
"E meno male, ma sono anche insegnante. Sono contento di vedere di averci visto giusto con te."
"Ty ci tiene molto a precisare che in realtà fa l'agente come copertura e non l'insegnante."
Fu il commento divertito di Mike.

Spencer arrivò da Ashley che era quasi sera, erano passati alcuni giorni da quando le aveva mandato il messaggio per avvisarla che sarebbe stato fuori, c'erano stati altri messaggi e delle telefonate, ma per telefono non se l'era sentita di raccontarle cosa era successo.
Lei notò subito che qualcosa non andava e non aspettò che si decidesse, meglio farlo parlare subito.
"Cosa è successo?" Gli disse abbracciandolo.
"Ho litigato con JJ. Le ho scaricato addosso tutta la rabbia per avermi nascosto di Emily. La ho chiamata Jennifer."
Ashley sapeva bene che chiamarla col suo nome completo non era una cosa da poco, ma era anche convinta che una volta sfogata la rabbia, le cose si sarebbero appianate. O almeno lo sperava.
"Forse è un bene che vi siate chiariti. Le cose non potranno che migliorare da adesso in avanti."
"Non lo so. Ho parlato anche con Emily mentre stavamo tornando a casa, non so cosa pensare. Saremmo dovuti andare a casa di Rossi. Lezioni di cucina, idea di Hotch per... una piccola riunione."
"Hotch ha detto qualcosa della lite? O non ha sentito?"
"La hanno sentita tutti, mi ha detto che dovevo andare da lui, ma gli ho spiegato che non era da lui che andavo le prime settimane dopo la morte di Emily."
"Cos'è la storia delle lezioni di cucina?"
"Ah... niente una serata a imparare a fare un piatto italiano, credo."
"Vacci, siete una squadra e prima ancora anche amici. Vuoi davvero restare arrabbiato con JJ ed Emily? Hanno fatto quello che dovevano, ti hanno fatto male, ma penso che siano state molto male che loro."
"Lo so, anche Emily me lo ha detto... ha detto che io ho perso un'amica, ma lei ne aveva persi sei."
"Allora non si discute devi andare."
"Tu non vieni?"
"Penelope porterà forse Kevin o JJ si farà accompagnare da Will? Non credo... questa è una cosa solo vostra. Io li incontrerò in altre occasioni. Lo sai che è giusto così. E poi devo andare a letto presto, domani ho la sveglia presto."
"Mi butti fuori casa così?"
"Lo faccio per il tuo bene."
Dopo un ultimo bacio l'uomo accettò di uscire per dirigersi da Rossi.
Avrebbe fatto certamente tardi, ma era contento all'idea di essersi fatto convincere ad andare.
Sì era la cosa giusta da fare.
Ashley andò in cucina, quando aveva ricevuto il messaggio di Spencer sul rientro aveva preparato per due, ma per fortuna lui non era entrato nel cucinino e non aveva visto i due piatti pronti. Ne mise uno in frigo dopo avero coperto con la pellicola, sarebbe stato buono anche il giorno dopo e si mise a mangiare. Sapeva che Spencer aveva bisogno di chiarire le cose una volta per tutte e non sarebbe stata una buona idea cenare insieme con lui che aveva la testa da un'altra parte.
Povera JJ, lei è molto protettiva con Spencer e deve aver sofferto non poco ad avergli mentito.
Ricordava bene le prime settimane dopo la presunta morte di Emily. Lei si sentiva male per quello che era capitato e la conosceva solo da pochi mesi. Aveva visto gli altri distrutti dal dolore senza poter fare nulla. Dopo un po' JJ sarebbe tornata nell'unità, lei l'aveva incontrata solo in occasione delle indagini su quello che era capitato ad Emily e non aveva un metro di paragone per notare se si comportava in modo diverso da prima dell'accaduto.
E gli altri erano troppo presi dal loro dolore per notare se il suo era diverso, nessun dubbio che stesse male anche lei, solo di una cosa diversa.
Lavo le stoviglie, ordinò e pulì per bene la cucina e andò a sedersi sul divano a studiarsi i rapporti su alcuni casi di cui si era occupata la sua nuova unità, Swann le aveva detto che il suo primo incarico sarebbe stato prendere dimestichezza col lavoro che l'aspettava. Prima di andare sotto copertura c'erano un paio di cose che andavano imparate per bene.
Forse non sarebbe andata a letto molto presto.

Reid arrivò con un po' di ritardo da Rossi, che non fece mancare una sgridata bonaria al suo indirizzo.
JJ gli porse un bicchiere di vino, lui lo prese e le sorrise, anche gli altri intorno a lui sorridevano.
Come sembrava lontano il caso che avevano risolto quel mattino.
Sì Ashley aveva ragione. Anche sul fatto che non ci sarebbero stati né Wil né Kevin. Pensò guardandosi in giro un attimo, erano solo loro sette.
Un poco gli spiaceva che non avesse voluto andare con lui. Ma se lei si sentiva di troppo forse era anche colpa sua.
Aveva fatto di tutto perché non si capisse che avevano iniziato a frequentarsi, non come andare il cinema insieme a Derek e a Penelope... era una cosa solo loro... più intima.
Giusto una settimana prima che tornasse Emily, l'inizio della loro relazione era coincisa col suo ritorno e non ci era voluto molto perché si facessero scoprire.
Sì decisamente non erano stati bravi a tenere il segreto, ma forse nemmeno lo volevano. Se non fosse stato per il regolamento.
Rossi stava spiegando la sua personale versione della carbonara, era quasi sicuro che non ci andasse il prezzemolo*, ma non aveva certo intenzione di discutere con un italoamericano su come fare la pasta. Almeno non senza prove certe di non sbagliarsi lui.
Avrebbe poi chiesto a chi gliene aveva dato una versione diversa se fossero previste varianti, magari a livello regionale.
Alzò il bicchiere per brindare con gli amici e sì: quello che era successo andava lasciato alle spalle.
Almeno per lui.
*
E manco le cipolle e conosco più di un italiano che qualche lezione di cucina a Dave Rossi gliela darebbe sul serio.
Pure a Mantegna(Visto che a Rossi non si può per ovvie ragioni:-P)... poche storie quella là non era la carbonara. OH!


Edited by rabb-it - 22/10/2011, 22:28
 
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rabb-it
view post Posted on 25/11/2011, 23:03




Bussavano alla porta era buio, sua madre andava ad aprire, lei scendeva un paio di gradini spaventata e vedeva quei due uomini parlare con lei. La sua mamma si portava le mani al volto, continuando a ripetere che no, non era possibile, non poteva essere vero. Uno degli uomini la vide ferma sulle scale, le andò incontro la invitò a scendere e fece sedere lei a sua madre sul divano nel salotto. Fuori si vedevano le luci lampeggianti delle auto della polizia. Dov'era suo padre?
Sua madre continuava a piangere e lei non capiva. Era successo qualcosa a suo padre? L'uomo di prima stava dicendo qualcosa, ma lei non lo sentiva. Vedeva le sue labbra muoversi, eppure non percepiva alcun suono. Sua madre la strinse a se.
E si svegliò.
Era un sacco di tempo che non le capitava di sognare quella sera. Quando aveva scoperto con orrore che suo padre era un assassino. A lei e a sua madre era crollato il mondo addosso.
Cambiare cognome era stato il meno. I ricordi non si possono cancellare, come aveva detto una volta a Rossi, quando si era scusato per averle risvegliato dei brutti ricordi. "Non c'è niente da risvegliare:loro sono sempre lì."
Una doccia, la colazione e via al lavoro.
Quel lavoro che aveva scelto anche per capire, voleva trovare una spiegazione per quello che aveva scoperto quella sera, ma non c'erano spiegazioni che potessero toglierle il senso di nausea provato da quel giorno al solo sentire il nome del padre.

Hotch stava pedalando di buona lena, al triathlon mancava meno di un mese, per quanto non potesse essere sicuro di potervi prendere parte, ogni occasione era buona per un po' di allenamento. Nuoto, bicicletta e corsa... tre ottimi esercizi per tenersi in forma, la sfida con Derek.
Qualche settimana prima.
Quando Emily gli aveva detto di non fare controlli su chi avesse richiesto per lei delle verifiche era stato facile capire che la cosa riguardava Derek, nei giorni seguenti non aveva detto niente poi era andato ad assistere ad uno degli allenamenti. Mentre era in palestra lesse un poster della gara di triathlon per beneficenza, quando Derek lo aveva visto e:
"Sei sceso per controllare?"
Emily si era voltata di scatto, sorpresa.
"Hotch!"
"Controllarvi? avevo sentito parlare di questa gara e volevo vedere quando si terrà."
"Ah sì?" Derek non sembrava essersela bevuta e lo sguardo di Emily pareva concordare con lui.
"Parteciperemo anche io e Derek, dovresti proprio iscriverti sai."
"Parteciperete?"
"Fa parte del nostro personale programma di allenamento, quando si riesce a farlo. Se ti interessa veramente dovresti iniziare da adesso, ci vuole tempo per la preparazione." Spiegò Derek.
"Ci penserò. Allenato sono allenato."
"Hotch nuoto, ciclismo e corsa, ne sei certo? Voglio dire..."
"Derek..."
Emily era un po' preoccupata, Derek sembrava voler provocare Hotch. Eppure le cose sembravano essersi appianate.
"Ne sono certo, paura che ti faccio mangiare la polvere?"
"È una sfida?"
"Andata!"
La donna era basita, aveva appena assistito all'ennesimo scontro tra maschi alfa.
Anzi no, quello era solo il preludio dello scontro.
Presente...
Hotch era arrivato ad una curva, in gara lo aspettavano 750 metri di nuoto, 20 chilometri in bicicletta e 5 di corsa.
E le 12 miglia e mezzo da fare in bicicletta erano la sua maggiore preoccupazione, mentre stava affrontando la curva si vide affiancare e superare, non gli piaque e si rimise sotto per ripendere la prima posizione.
Andarono avanti per un po' a superarsi e riprendersi.
Poi si fermarono per una pausa.
"Inizio a pensare che lei mi stia seguendo."
"Stavo per dirle la stessa cosa!"
Risero entrambi, da qualche giorno si incontravano a correre ed anche in piscina, ma era la prima volta che scambiavano qualche parola.
"Triathlon anche lei, suppongo."
"Suppone bene."
Rispose la donna, si presentarono e preso atto di abitare nella stessa zona si dettero una specie di appuntamento alla prossima sessione di allenamento. Poi ripresero a pedalare verso casa.

Edited by rabb-it - 26/11/2011, 18:04
 
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view post Posted on 28/11/2011, 00:59




Una tovaglia a quadri bianchi e rossi schioccò nel vento mentre due persone la stendevano su un tavolo da picnic all'ombra di una quercia, altri trafficavano con terrine di insalate di pollo e di patate, le posate di plastica vennero avvolte nei tovaglioli. Le risate di due bambini che si rincorrevano sul prato facevano da colonna sonora.
"Dubito che staranno a lungo seduti a tavola."
"Poco ma sicuro, l'idea del picnic è stata fantastica."
"Ricordami di ringraziare chi ha avuto l'idea."
La gara di beneficenza si era svolta quel mattino, poi si erano trovati tutti insieme al parco.
Su indicazione di Penelope.
Ashley ricordava ancora bene come la settimana precedente l'avesse chiamata per ricordarle che era un sacco di tempo che non si vedevano, da quando era andata a trovarla a casa sua il giorno che aveva lasciato l'unità, e l'aveva coinvolta nell'organizzazione di quel picnic.
Lei era oramai presa dal nuovo incarico, ma era riuscita a tenersi una giornata per se, fortunatamente anche gli altri erano riusciti ad esserci; Will e JJ stavano abbracciati a guardare il figlio correre felice, poche settimane prima si erano presi un brutto spavento. Fortunatamente non c'erano state conseguenze, ma erano stati giorni difficili per lei e il marito; Kevin e Penelope facevano la spola con Emily, Ashley e Reid a portare sul tavolo le vettovaglie; Derek e Hotch discutevano su chi fosse stato maggiormente penalizzato coi tempi per piccole questioni di regolamento, Rossi osservava la scena. Era stato molto grato che avessero partecipato alla gara per raccogliere fondi per la ricerca sulla SLA. Ne venivano organizzate ogni anno di manifestazioni per raccogliere fondi, ma quell'anno la scelta era stata una cosa a cui sia lui che Strauss avevano tenuto in modo particolare.
Lui a causa dei messaggi ricevuti tempo prima, e poi quella telefonata della sua ex moglie, a cui era rimasto molto legato, era stato per fargli sapere che era malata. Non se lo aspettava, certe cose pensi sempre che capitino agli altri, fino a che non ti ci trovi anche tu. Non era ancora del tutto sceso a patti con la decisione di lei di togliersi la vita, forse non lo avrebbe mai fatto.
Lei aveva deciso e lui non aveva potuto farci niente. Inutile rimuginarci. Scelte.
La voce di Penelope che li invitava a sedersi lo riscosse dai suoi pensieri.
Era proprio bello vederli tutti insieme.
Ashley colse lo sguardo di Dave e gli sorrise.

Fine



Ho deciso che questa FF atipica(non ci sono omicidi... ed è atipico trattandosi di questo telefilm) era durata anche troppo.
Lo so, speravate che la allungassi per bene, che facessi ben altro.
Ma quando mi sono accorta che non mi veniva un'idea che fosse una. Ed Ashley era diventata solo una comparsa.
Ho pensato che dovevo chiuderla. Tirarla per le lunghe non mi pareva proprio il caso.


Edited by rabb-it - 4/12/2011, 20:48
 
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5 replies since 18/9/2011, 18:06   203 views
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