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Lacrime, White collar e Criminal Minds

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rabb-it
view post Posted on 5/4/2011, 20:17




Autore:Rabb-it
Titolo:Lacrime
Rating:Basso
Categoria:fate scorta di fazzolettini e prendete appuntamento col dentista per le carie.
Avvertimenti:Spoiler su 6X18 di Criminal Minds e riferimenti al finale di Visita guidata. Quindi se non avete letto quella non so bene cosa ci capirete.
Personaggi:Diana Barrigan, e il team di CM come ospiti senza battute.
Spoilers:Non avete letto sopra?
Questa fanfiction prevede l'uso parziale dei personaggi di due telefilm.
White collar e Criminal Minds, i cui produttori e sceneggiatori -Eastin, Bernero e compagnia briscola - spero non mi facciano causa ma parola non ci sta lucro alcuno, solo divertimento.
Mio di sicuro, dei lettori non so. :rolleyes:

Per i commenti qui.



Lacrime


Stava pulendo il carrello della pistola in maniera ossessiva, passava la pezzuola con rabbia come se levando lo sporco potesse anche cancellare il dolore. Sentiva su di se il suo sguardo, le sue domande inespresse.
Non aveva chiesto nulla vedendola rincasare con il viso gonfio per il pianto.
L'aveva solo tenuta stretta, sussurrando che sarebbe andato tutto bene.
Ma come poteva andare bene? Una delle sue migliori amiche era morta. Uccisa in servizio.
Non era la prima volta che andava al funerale di qualche collega, ma lei era di più.
Era stata la persona che le era stata più vicina quando era morto Charlie.
Era stata quella che le aveva spiegato quanto poteva fare di buono se usava la sua rabbia per qualcosa di costruttivo e non si fosse fatta divorare dai sensi di colpa.
La notizia era arrivata in ufficio, prima che alla stampa, agente uccisa.
Quando era arrivata al nome era impallidita.
Neal stava bevendo un caffè ed era lì vicino. Si era avvicinato.
"Brutte notizie?"
Le aveva chiesto preoccupato.
Lei gli aveva passato il foglio senza dire una parola. Era annientata, non ci voleva credere.
L'uomo aveva letto rapidamente e aveva cercato qualcosa da dire, ma si vedeva che era scosso a sua volta.
"Diana... io... so che eravate molto amiche, mi dispiace."
Peter scese dagli uffici, aveva ricevuto la sua stessa notifica.
"Diana, se vuoi andare... puoi prenderti tutti i giorni di permesso che ti servono."
La donna guardò il suo capo con gratitudine. Non aveva nemmeno avuto bisogno di chiedere.
Uscì dagli uffici. Mandò un messaggio a Christie. E si diresse a Washington.
Un funerale. Un altro. Osservò i suoi colleghi davanti alla bara di lei in silenzio.
I genitori di lei seduti sulle sedie di fronte a loro.
Con un senso di sarcasmo pensò che Emily non doveva mai averli visti così uniti. Troppo tardi.
Si vergognò del suo pensiero. Erano distrutti dal dolore e si vedeva, un genitore non dovrebbe mai sopravvivere al proprio figlio.
Aveva fatto le condoglianze, non aveva osato fare domande su come era successo.
I rapporti ufficiali parlavano di coinvolgimento dei servizi segreti e quello voleva dire che c'erano cose che mai avrebbe saputo su Emily. Quante cose da chiederle.
L'aveva sentita l'ultima volta un paio di settimane prima.
Voleva sapere come stavano andando le cose con Neal e lei le aveva spiegato che Peter lo stava torchiando per sapere cosa gli nascondeva.
Per prima cosa aveva fatto avere alla stampa la notizia che erano andate distrutte opere d'arte per il valore di centinaia di milioni. Anche se sospettava fossero dei falsi.
Quando Neal aveva mostrato a Peter l'articolo che parlava della cosa dicendogli:
"Visto io non ho rubato niente è andato tutto distrutto."
Peter gli aveva replicato:
"Veramente quella è la notizia che io stesso ho fatto avere alla stampa, così quando TU cercherai di piazzare la merce tutti penseranno che sono delle copie. E non compreranno."
Ricordava ancora la faccia di Neal davanti alla scoperta. Se pensava che Peter avesse capito di essersi sbagliato ora sapeva che non era così, non gli credeva ed avrebbe cercato le prove delle sue convinzioni.
Emily aveva riso della sua descrizione dell'espressione di Neal.
Stava tornando in volo a New York quando il ricordo della risata di Emily l'aveva fatta scoppiare in lacrime, quelle stesse lacrime trattenute da quando aveva avuto la notizia.
Era arrivata a casa Christie era lì ad aspettarla. L'aveva abbracciata felice di essere viva.
Poi si era messa a pulire quella pistola.
Ricordando come Charlie le aveva insegnato a smontarla.
Ricordando come Emily con quasi dieci anni più di lei avesse saputo comprendere la sua solitudine, così simile alla sua.
E le lacrime erano tornate. I singhiozzi avevano iniziato a scuoterla.
Christie le aveva delicatamente tolto la pistola di mano.
Aveva preso la pezzuola ed aveva coperto l'arma.
Poi le aveva preso le mani e tenedole strette in silenzio aveva pianto con lei.
C'era stato un tempo in cui era stata gelosa della sua amicizia con Emily e per quanto non le piacesse New York era stata contenta di essere venuta via da Washington l'anno prima. Ma poi aveva capito, Emily era solo un'amica. Non era mai stata altro per Diana, gelosia immotivata la sua.
La strinse a se, lasciando che sfogasse la rabbia e il dolore per quello che era successo.
Sapendo che toccava a lei essere forte questa volta. Sarebbe stata lei a dover aiutare Diana a riprendersi.
Non l'aveva mai vista così sconvolta, lei era una tosta non si faceva abbattere facilmente.
Ma ora era lì tremante tra le sue braccia, bisognosa di protezione.
Il tempo avrebbe lenito in parte il dolore e sarebbero rimasti solo i ricordi.

Fine

 
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