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Visita guidata, White collar e Criminal Minds

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rabb-it
view post Posted on 20/2/2011, 15:30 by: rabb-it




La porta venne spalancata.
Peter era riverso a terra nel punto più lontano della stanza, per quanto glielo concedesse la catena che lo teneva prigioniero.
Uno degli uomini del gruppo che aveva fatto irruzione gli tastò il polso e controllò il respiro.
“È vivo.”
“Levategli quella catena, lo portiamo con noi.”
Disse un altro uomo all’indirizzo del guardiano, lo dovevano aver picchiato. Gli sanguinava un labbro ed aveva la faccia gonfia.
L’uomo di prima spalancò la finestra per fare uscire il fumo.
Avevano scoperto il nascondiglio il giorno prima, il loro capo era assai seccato che ad altri fosse venuta un'idea simile alla sua.
Ma erano riusciti a trovarlo prima dell’efbiai ed ora avrebbero messo le cose a posto.
Entrarono altri due uomini che afferrarono Peter, una volta liberatolo dalla catena, e lo trascinarono fuori dallo stanzino. Ancora privo di conoscenza.
Non sapeva ancora di essere appena passato dalla padella alla brace.
Il primo uomo si voltò verso il guardiano e gli disse:
“Avverti il tuo capo che non avrà un’altra possibilità, o con noi o contro di noi!”
L’uomo fece cenno di aver capito muovendo piano la testa, pareva gli costasse un grande sforzo quel piccolo movimento.
Ma se pensava a come avrebbe preso la cosa il suo capo, gli sembrava ancora niente al confronto.
Aveva detto: “Assicurati che stia bene. A parte il disagio della catena per qualche giorno, non deve accadergli niente.”
Ecco, quelli a lui non sembravano altrettanto ben intenzionati.

All’efbiai di New York intanto erano arrivati gli altri.
Durante il volo Diana si era ritrovata a pensare a quella sera con Neal. Era sotto copertura e doveva fingersi una prostituta, per incastrare gente coinvolta in un giro di riciclaggio di denaro sporco. Era sorto un imprevisto.
Lo spiegò alla trasmittente a cui gli altri stavano ascoltando dal furgoncino: “Non sapevo di dover fare un provino!”
Si guardò in giro, aveva già capito cosa fare quando le si parò davanti Neal, che aveva lasciato il furgoncino nonostante il parere contrario di Peter.
“Posso offrirle da bere?”
“Dipende, non so se te lo puoi permettere!” Diana doveva raccimolare 10.000 dollari
Neal le si avvicinò e cingendole la vita le sussurro in un punto tra il collo e l’orecchio per cui anche dal furgoncino sentirono: “Peter, per i 10.000 chiedi al nostro comune amico.”
Peter dal furgoncino ebbe un moto di stizza: “Temevo lo avrebbe detto.”
Jones notò che non avrebbero fatto in tempo con i metodi tradizionali e Peter era d’accordo: quella era un ottima occasione per seguire i soldi e collegarli alla persona su cui stavano indagando.
Non restava che fidarsi di Mozzie.
Che arrivò alla stanza dove Diana e Neal avevano finto di appartarsi, con i soldi necessari.
In quella stanza Diana aveva chiacchierato un po’ con Neal. Lui prima mentre erano al bar le aveva chiesto come avrebbe fatto se lui non fosse arrivato e lei gli aveva spiegato che avrebbe bloccato il primo che ci provava, sarebbero saliti nella stanza e lei gli avrebbe detto di non fiatare se non voleva finire dentro per adescamento. In quell’occasione Neal aveva scoperto che il padre di Diana era un diplomatico e che lei era stata praticamente cresciuta dalla sua guardia del corpo, Charlie, morto per proteggerla. Da lì il suo senso di colpa, quello che le aveva permesso di capire quello che provava Neal.
Ma ora stavano salendo al 21esimo piano, quello dei loro uffici.
Emily disse a Neal che ora sarebbe toccato a lui fare gli onori di casa.
L’uomo nemmeno rispose. Forse non la sentì.
Lo sguardo calamitato da una chioma rossa che stava su nella sala conferenze. La donna parve sentire lo sguardo su di sé e si voltò nella loro direzione.
Salirono nella sala dove erano riuniti Huges, il capo di Burke, Jones e Sara.
Lì il tavolo era rettangolare.
Neal notò in quel momento quanto la cosa fosse diversa dalla sede degli altri a Quantico. Là il tavolo rotondo metteva tutti sullo stesso piano, persino lui che era solo un consulente era alla pari degli altri. Con un tavolo rettangolare invece, cambiavano le sensazioni.
Ma alla fine l’importante era fare bene il proprio lavoro.
Salutò Sara.
“Non sapevo fossi andata in vacanza.”
“Suppongo che meno gente sapeva dove stavo e più era sicuro. Forse non abbastanza però.”
“Cosa hai scoperto? Chi ha rapito Peter?”
“Lo sai chi è stato, ora forse è tornato a New York”
“E come? La sua faccia è tra quelle dei maggiori ricercati del paese.”
“Lo sei stato anche tu. Come hai fatto a non farti prendere da Burke per ben tre anni? E da me?”
Gli altri osservarono lo scambio in silenzio. Consapevoli della tensione tra i due.
Jones aveva già detto a Diana quello che Sara gli aveva riferito.
C’era poco altro da aggiungere.
Operazione Eagle era iniziata quando Adler era un bambino. Il padre ed il nonno prima di lui si erano dati fa fare a recuperare oggetti appartenuti ai, o più verosimilimente derubate dai, nazisti.
Lui ne aveva raccolto l’eredità e le fissazioni, come quella per il carrilion che si diceva nascondesse il segreto per il più grande dei tesori.
Quando si era convinto che lo aveva rubato Neal aveva fatto di tutto per obbligarlo a consegnarglielo.
Ma Neal non lo aveva. Semplicemente aveva lasciato che lo credessero.
Reputazione. La cosa migliore per un truffatore e non averne nessuna, o averne una in aria di mito.
E lui apparteneva alla seconda categoria. Per quello lo avevano preso, gli diceva Mozzie.
Mentre Adler, almeno fino alla sua scomparsa, ne era privo... un onesto uomo d’affari. Solo che a volte, spesso, la parola onesto ed uomo d’affari... sono ossimori.
“Come sai che è tornato a New York?”
“Stavo seguendo un carico che è stato portato in Brasile, quando all’aeroporto di San Paolo mi è parso di vederlo, ma poi è sparito tra la folla e io avevo il volo per rientrare a New York, non potevo mettere in allerta l’interpol senza qualche prova in più di quello che avevo in mano. E se fosse stato solo uno che gli somigliava?”
“Dannazione! Non può essere un caso! Tu scopri qualcosa, Adler riappare e Peter viene rapito.”
“Credi che non lo sappia? Abbiamo i numeri dei container in arrivo dal Brasile che ho fatto contrassegnare. Potrebbero averlo nascosto in uno di quelli. Ma cosa vuole, ucciderlo per vendicarsi del fatto che non ha il carillion?”
“NO" Gridò Neal "Vuole il frattale, intende usare Peter per uno scambio.”
Sara aveva fatto un passo indietro, non lo aveva mai visto così sconvolto.
“Neal, che è il frattale?”
“Eri partita subito per l’Argentina, vero? Niente aggiornamenti.”
L’aria di Neal era quasi di scherno.
Incomprensibile.
“Cosa vuoi dire?”
“Voglio dire che ho quello che vuole Adler. Ma non glielo darò fino a che non avrà liberato Peter!”
“Calma Caffrey, all’Efbiai non si tratta con i rapitori. O almeno, lo facciamo alle nostre condizioni.”
Era stato Huges ad intervenire. Aveva capito bene l’ansia di Neal, sapeva quanto si sentisse in debito con Peter.
Diana fermò Neal prima che desse una risposta delle sue.
“Gestiremo insieme la cosa, niente colpi di testa. Pensa a cosa ti direbbe Peter.”
Derek colse l’esitazione nell’aria spavalda del giovane, come se solo in quel momento si fosse accorto di aver detto troppo e di non potersi più tirare indietro.
“Dovremmo contattare Mozzie.” Fu la risposta di Neal.
“Ha lui il frattale?”
“No, ha quello che ci serve per usarlo. Quello ci che permetterà di scoprire cosa cerca Adler.”
“Chi altri sa che Mozzie ci stava lavorando? Avrebbero dovuto rapire lui… secondo logica.” Disse Jones.
Un brivido gelato percorse la schiena di Neal.
No, non poteva essere.
Non avrebbe potuto.

“Alex.”
Jones e Diana si guardarono come se la cosa non li sorprendesse. Alex Hunter aveva l’incredibile capacità di sbucare fuori quando meno te lo aspetti, ed era stata spesso complice di Neal.
Un rapporto complicato il loro.
“Spiegati meglio.”
“Non ha senso, perché rapire Peter? Lei lavora con noi.”
“O fa il doppio gioco per Adler. La hai conosciuta quando lavoravi per lui, no?”
Huges assunse un espressione sorpresa, non aveva idea che Caffrey avesse lavorato per Vincent Adler. Quando Peter fosse stato liberato avrebbe dovuto chiarire svariate cose.
“No, non può essere.”
“Neal, per essere un abile truffatore tendi a fidarti anche troppo di un bel visino.”
“Diana, era questo che intendevi con: pensa a cosa ti direbbe Peter? Perché penso sarebbero state le sue esatte parole.”
Diana e Sara si scambiarono un occhiata, ecco il solito Neal. Per fortuna.
“Ragioniamo un attimo, questa Alex potrebbe essere d’accordo con Adler. Oppure potrebbe aver organizzato il rapimento di Peter per poter ricattare Neal e Mozzie una volta si fosse trovato quello che Adler sta cercando. O potrebbe non c’entrare niente.”
La sintesi di Reid era stata impeccabile.
“Hai il suo numero che ne dici di chiamarla?”
Disse Diana ricordando come la donna gli avesse dato il numero tempo prima in occasione del ferimento di Mozzie.
L’uomo prese il cellulare e stava per digitare il numero, quando gli arrivò un messaggio. Da Alex. Quando si dice il caso!

Continua...
 
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