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Visita guidata, White collar e Criminal Minds

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rabb-it
view post Posted on 15/2/2011, 01:14 by: rabb-it




Emily e Neal raggiunsero la caffetteria, quando erano a pochi metri sentirono la voce di Reid che stava elencando a Derek i vari reati di cui era sospettato Neal.
E l’elenco era lungo.
Evidentemente i due uomini non sapevano che Rossi aveva chiesto ad Emily di portarlo a prendere un caffè. Reid era preso dal discorso e non si avvide del cenno che gli fece Derek quando li vide arrivare.
Il giovane aveva cambiato lievemente argomento, era passato a sciorinare le statistiche dei casi di truffatori identificati contro quelle degli arrestati.
La media di Burke era parecchio alta, già prima della collaborazione con Neal, ben al di sopra degli standard del FBI.
“Lo sai che la media di casi risolti con un arresto per l’intera sezione White Collar è...”
“Reid, basta!”
Derek non aveva trovato altro modo per tacitarlo che dirglielo.
Neil osservò in silenzio di due davanti a lui, poi prese la caraffa del caffè e domandò ad Emily quale fosse la sua tazza. La riempi e gliela passò, servendosi a sua volta.
Sarebbe stato un pessimo caffè, ma gli serviva per prendere tempo.
Inutile arrabbiarsi, sapeva di essere un argomento di conversazione piuttosto ghiotto.
“È vero, la media di Peter è elevata. Ha preso anche me infatti, ma con me ad aiutarlo è salita ancora.”
Reid rimase in silenzio a domandarsi quanto avesse sentito di quello che aveva detto.
“Io stavo solo... ripassando il fascicolo.”
“Ho sentito, lunghetta la lista eh?” Rise l’uomo.
Derek lo guardò sorpreso, era la prima volta che una persona davanti alla memoria di Reid non reagiva con stupore.
Reid si sentì in dovere di spiegare: “Ho una memoria eiedetica quindi...” si fermò notando lo sguardo di Neal, pareva sapesse già cosa stava per dire.
“...ricordi tutto quello che vedi o leggi, lo so.” Disse l’uomo.
“Hai un tuo fascicolo su di noi?” Gli chiese Derek, un poco seccato, era la prima volta che qualcuno che non fosse Hotch o lui interrompeva Reid e le sue... spiegazioni. E la cosa non gli garbava affatto.
Chi si crede di essere? Pensò.
“No, ho un amico con la stessa memoria fotografica, non dimentica un libro, una citazione. E tende anche lui a... dover essere fermato.”
A Derek pareva impossibile esistesse un altro Reid, e lo disse.
“Ma davvero? Mi piacerebbe conoscerlo!”
Emily decise che era meglio togliere Neal dalla linea di tiro di Derek, o uno dei due si poteva fare male ed uscirne con l'ego malconcio. Non era certa sarebbe stato il suo collega ad avere la meglio.
“Scommetto che quando andremo a New York ci sarà l’occasione. Ora che ne dite se ci gustiamo il caffè da buoni amici?”
Derek colse lo sguardo di Emily.
Piantala! Diceva quell’occhiata. Non serviva una traduzione espressa in parole.
“Certo, avete idea di cosa si stiano dicendo Hotch e Rossi con Diana?”
“Sì, analizzano la lista che lui elencava prima e spuntano dai sospetti le certezze.”
“Dai Neal, non siamo lì nemmeno noi, ci sarà una ragione per cui sono solo loro.”
Gli disse Emily cercando di placare gli animi.
L’arrivo di Rossi evitò ulteriori imbarazzi.
“Caffrey, venga.”
Neal fece un cenno con la mano ai compagni di caffè.
E tornò nell’ufficio che aveva lasciato meno di una mezz’ora prima.
“Allora è l’originale?”
Disse l’uomo indicando il dipinto.
“Lo sa bene che lo è, comunque se non lo è io non ne sono l’autore.”
“Vuole sapere come mai non era con noi ad ascoltare i dettagli che ci ha dato Diana?”
“Mi piacerebbe.”
“Peter Burke ha mancato al regolamento, venendo a conoscenza di un reato un agente FBI deve procedere ad un arresto o ad una denuncia. Ma capiamo come mai lo ha fatto, e l’unico mezzo per non doverlo denunciare un domani, era di evitare la sua presenza quando siamo venuti a conoscenza dei dettagli. Diana ci ha parlato di quello che sapeva, ma era semplice sentito dire. Se lei fosse stato presente a confermare, sarebbe stato invece...”
“... una confessione davanti a testimoni. Non è un po’ ipocrita tutto questo?”
“Niente di diverso dal: Si dice... con cui si schermisce ogni volta che si nominano i suoi reati.”
“Ora che conoscete le voci di corridoio cosa cambia?”
“Tanto per cominciare dobbiamo andare a New York, ci sono delle novità di cui persino lei era all’oscuro. Sapeva che Burke aveva mandato una persona ad indagare in Argentina?”
“L’efbiai non ha giurisdizione là...”
“No, ma a quanto pare ha trovato qualcuno disposto a farsi una vacanza lavorativa: Sara Ellis.”
Dannazione Peter! Io non posso avere segreti, ma tu sì a quanto pare!
“Cosa ha scoperto?”
Domandò l’uomo con una nota di ansia nella voce.
“Una cosa chiamata operazione Eagle. E visto il cognome della persona che sospettiamo ci sia dietro al rapimento di Peter...” lascò finire la frase a Neal che colse il riferimento.
“Adler... Aquila in tedesco.” (NdA Eagle in inglese ok?)
“Esattamente.”
“Dobbiamo andare a New York.”
“Io e Diana abbiamo un volo tra due ore.”
“Verrete con noi, abbiamo un jet.”
“Ma... se non è la procedura abituale lo potete usare?”
“Chi ha detto che... ah Emily, diciamo che abbiamo avuto una dispensa per seguire questo caso, dato che è stato rapito un agente. Qualcosa in contrario a partire tra mezz’ora invece che tra due ore?”
“No. Non vedo l’ora di tornare a New York.”
Mentre lo diceva guardò un ultima volta il dipinto che stava in quell’ufficio.
“L’offerta era rimasta segreta, quanto le hanno scucito?”
“Non mi ci faccia pensare. Ma li vale tutti.”
“Poco ma sicuro.”
Dave notò come il giovane ne memorizzasse i dettagli, sapendo che probabilmente non avrebbe mai rivisto quel dipinto un'altra volta.
“Ne farà una copia finita questa storia?”
“Dipingere mi rilassa, ma ho smesso con i falsi.”
“Lo spero.”
Neal fece un sospiro.
“Mi ricorda Peter lo sa? Sempre a domandarsi dove sia la fregatura.”
“E si sbaglia spesso?” Disse Dave con un sorriso per stemperare la tensione.
“No, accidenti a lui, no.” Rispose l’altro ricambiando il sorriso.
Dave vide oltre quel sorriso, Diana aveva confermato i suoi sospetti parlando di quello che era accaduto con Fowler, giusto Peter gli aveva impedito di diventare un assassino.
Hotch aveva concordato con lui che andava tenuto d’occhio, fuoco che cova sotto la cenere era una definizione azzeccata.
Si sedette alla scrivania, e controllò le mail.

Nel frattempo Emily, Derek e Reid.
“Era il caso di difenderlo?”
“E chi ti dice che ho difeso lui?”
“Sai Derek pur essendo una manifestazione abbastanza rara, non è impossibile che ci siano altre persone con la medesima capacità che ho io, se poi consideri quanta memoria serva ad un truffatore per ricordarsi i dettagli di quello che combina... ecco.
Che un amico di Caffrey abbia una memoria fotografica non mi sorprende, anche lui per cavarsela con i falsi non deve scherzare in tema di memoria. Proprio per niente.”
“Mi stai dicendo che se invece di incontrare altri truffatori nella sua vita avesse incontrato prima Burke, sarebbe diventato un agente?”
“O io un ottimo truffatore, chi può dirlo?”
“Tu un truffatore, Reid...”
L’uomo si fermo di colpo, ricordando le volte che Reid lo aveva battuto a poker.
Sì, poteva anche aver detto la verità.
Bivi e scelte.
Chissà quale era stato il bivio giusto per Reid e quello sbagliato per Caffrey.
Potevano davvero essere simili come diceva.
E la cosa non gli piaceva, per niente.
Lo considerava un criminale, per di più non pentito di quello che aveva fatto. Non aveva ucciso nessuno, ma quell’assenza di rimorso per i crimini commessi non deponeva a suo favore; nella scala dei valori di Derek il pentimento era una cosa importante per accettare gli sbagli altrui, ma Neal se ne vantava.
No, non poteva piacergli.
L’agente Burke avrebbe dovuto spiegargli cosa lo avesse spinto a fidarsi tanto.

Hotch stava ancora parlando con Diana.
L’anno precedente per lui era stato durissimo, la sua ex moglie uccisa da un serial killer con cui lui non aveva voluto fare un patto.
Ora questa storia.
Un agente che fa un patto con un criminale per prenderne un altro.
Vero i patteggiamenti erano all’ordine del giorno per certe cose. Specie in casi di reati minori.
Anzi a volte sapeva che anche per gli assassini venivano considerati gli sconti di pena.
A volte gli sembrava che tutto remasse contro a ricordargli che sua moglie era morta per colpa sua.
Diana aveva capito, era a Washington quando era successo. Era impegnata in altri uffici, ma veniva di tanto in tanto a salutare Emily ed era stata presente al funerale. Ricordava di averla vista.
O almeno gli sembrava di ricordarla, c’era stata talmente tanta gente.
“Avrei preferito essere messo al corrente subito dei dettagli.”
“Lo so e me ne scuso, ma ho agito d’impulso chiamando Emily e dopo... eravamo in riunione tutti insieme e mi sono resa conto che se Neal avesse confessato davanti a tutti...”
“... sarebbero stati nei guai sia Burke che Neal finita la storia. Ma forse nei guai ci finiranno lo stesso.”
“Non se prendiamo Adler.”
“Questo è vero.”
Inutile rimuginare sulle ragioni di Burke, bisognava trovarlo ed alla svelta.
Poi si poteva discutere.
Forse.

Continua...
 
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