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Visita guidata, White collar e Criminal Minds

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rabb-it
view post Posted on 1/2/2011, 21:14 by: rabb-it




Le foto non gli rendevano giustizia.
Quando Emily le aveva detto su cosa, e con chi, avrebbero lavorato per i prossimi giorni, Penelope aveva fatto quello che faceva sempre, aveva preso informazioni.
E visionato fotografie.
Quelle segnaletiche erano pessime.
Ma che stava per arrivare in ufficio un gran bel giovanotto era evidente.
La sua collega, l’informatica della sezione White Collar di Washington le aveva detto qualcosa sul fatto che secondo lei non era niente di che, ma le sembrava che fosse come la storia della volpe con l’uva.
Siccome non la poteva prendere, dopo avervi provato e riprovato, aveva deciso che era acerba e non la voleva.
Visto che Neal Caffrey avrebbe lavorato con lei, allora non era un granché.
Chissà come devono essere fatti quelli che lo sono.
Inutile pensarci, è un bel vedere, questo è sicuro!
Ops Hotch mi ha presentata, saluta Penelope, ti ricordi come si fa?
Suvvia... lavori con Derek Morgan non è che non sei abituata ai bei ragazzi!

Il saluto uscì.
E lui parve aver colto la sua esitazione.
Oh non un altro profiler. Mi basta la squadra grazie.
Poi disse qualcosa sul fatto che loro sapevano anche troppo di lui.
Sì, abbiamo controllato prima di accoglierti qui a braccia aperte, pensi bene.
Il sorriso che le stava per salire alle labbra rimase in gola.
Lo aveva visto farsi serio di colpo.
La scheda che era apparsa sugli schermi di fronte a loro era quella dell’agente Burke.
Erano amici quei due.
Quell’amicizia che nasce dalla conoscenza reciproca.
Una cosa che nessuno di loro avrebbe mai potuto coltivare per qualcuna delle persone che catturavano.
Ma loro catturavano assassini.
Caffrey non era un assassino.
E non truffava poveri vecchietti derubandoli della pensione.
Oh restava un delinquente e per questo era quanto meno opinabile il rapporto creatosi tra un agente Efbiai e il suo consulente, ma quello sguardo davanti alla scheda.
A fianco della foto dell’uomo c’era la macchina che era stata ripescata dalla baia.
Era dolore quello che aveva visto. E non aveva potuto riderne, proprio no.

No, non era morto Burke.
Avevano gettato l’auto nella baia per rallentarne il ritrovamento, ma sapevano che era stato rapito.
Non tutti erano d’accordo con la ricostruzione dei fatti fornita da Neal, e il capo di Burke aveva detto a Diana di farsi aiutare per capire dove potevano averlo portato, prima che dai piani alti chiudessero il caso dandolo per disperso.
E Diana aveva pensato a stilare un profilo della persona che pensavano stesse dietro a tutto, ma non un profilo qualsiasi.
Quest’uomo si era macchiato di più delitti.
Voleva un profilo su un serial killer, le cui dinamiche erano però più note a Neal, che non a loro.
Per quello la riunione.
Con Neal a spiegare le cose che potevano sfuggire a chi segue schemi diversi.
Però dovevano andarci cauti, Neal non era preparato a certe cose.
Non aveva l’addestramento di un agente.
Il suo sguardo quando aveva visto di nuovo la macchina di Peter, era lo stesso di quel giorno, quando le aveva detto che avevano rapito l’uomo ed era dalla parte opposta della strada.
Impotenza, rabbia e dolore mescolati insieme.
Il Neal scanzonato che ironizzava, scomparso.
Al suo posto un accenno di quello che aveva visto il giorno che stava per sparare a Fowler, e solo Peter lo aveva fermato, ma quello ai suoi amici di Quantico non lo aveva detto.
Pensava non servisse dire che Neal se voleva poteva diventare pericoloso. Chiunque può diventarlo se debitamente provocato. E Neal da quell’uomo era stato provocato ad oltranza.
Non voleva tradire la fiducia che Peter aveva in lui.
Sperava di non doverlo fare.

Un lampo.
La rabbia era passata come un lampo nello sguardo di quel giovane.
L’agente Rossi prima si era alzato a stringergli la mano per vedere come reagiva alle azioni impreviste.
Impassibile. Un sorriso stampato in volto, un aria canzonatoria.
Se anche il gesto lo aveva stupito lo aveva nascosto bene, indecifrabile.
Fino a quel lampo. Davanti alle fotografie.
L’odio nei confronti di chi lo aveva colpito era evidente, ma solo se non ci si faceva ingannare dal sorriso che metteva su come una maschera.
Aveva ripreso compostezza in pochi istanti, ascoltava sereno la lista di nomi che elencava Garcia.
Sembrava preso a prendere appunti mentalmente.
Oh no... ci mancava un altro Reid!
Ma quell’attimo di odio, di ira repressa appena intravista, lo preoccupava.
Osservò Diana e si accorse che anche lei osservava le reazioni del giovane.
Sa qualcosa.
La decisione era presa, prima di qualsiasi mossa lui e Hotch dovevano parlare chiaro con Diana, non potevano rischiare.
Chiarezza prima di tutto, loro dovevano essere al corrente di tutte le dinamiche in gioco.
Ogni dettaglio.
O sarebbe stato inutile qualsiasi profilo.

Continua...

Edited by rabb-it - 6/2/2011, 22:47
 
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