JAG

Quando, Criminal minds

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rabb-it
view post Posted on 12/8/2010, 22:30 by: rabb-it




Capitolo 29



“Ciao Jack, sei venuto!”
Con quel grido di gioia da parte di una sua coetanea vennero accolti i due Hotchner.
Aaron non se la prese per essere stato palesemente ignorato dalla piccolina, era evidente che aspettava suo figlio con ansia.
Poi la piccola alzò lo sguardo su di lui e sorridendogli lo salutò.
“Ciao, io e Jack andiamo a vedere il puledrino.”
“Calma signorina, prima diamo tempo a Hotch e Jack di riprendersi dal viaggio, il puledrino sarà ancora lì tra un oretta.”
“Ma papà… Jack è venuto apposta!”
“Lo so. Entrate, non date retta alla peste, per lei le cose vanno fatte…ieri!”
“Chissà da chi ha preso?”
“Uhm… mi appello al quinto, signor procuratore.”
Hotch scosse la testa divertito dall’ironia dell’amico.
“Non sono più procuratore da un pezzo, ma va bene accetto l’obiezione, assolto per insufficienza di prove. Ma mi riservo il diritto al controinterrogatorio.”
Vide nello sguardo dell’amico un lampo di preoccupazione alla parola interrogatorio, ed ebbe la netta sensazione che fosse bene sbrigarsi a lasciarsi tutto alle spalle.
Lui e Jack presero possesso della stanza degli ospiti, disfò i bagagli, fece cambiare il piccolo, e una volta assicuratosi che non aveva alcuna voglia di un riposino pomeridiano uscirono per raggiungere gli altri.
La moglie del suo amico arrivò con la macchina in quel momento, dal lavoro, dall’auto scese un ragazzino sugli otto anni.
Forse sono già nove ora che ci penso.
Si disse Aaron vedendo quanto era cresciuto dall’ultima volta che lo aveva visto.

Diverso tempo prima.
Avevano appena chiuso un caso, aveva dovuto confessare agli altri che non avrebbe dovuto volare, e mentre stava rientrando a Washington D.C. con la macchina si era sentito con Haley, per tranquillizzarla del fatto che avrebbe preso una pausa dal lavoro.
Lei si era subito preoccupata di sapere come stava e dov’era e le aveva spiegato del rientro non proprio veloce. E lei gli aveva chiesto se voleva stare un poco con Jack.
Era andata da dei loro comuni amici, si era fermata un paio di giorni da loro, se lui voleva poteva dirigersi lì, era di strada, e gli avrebbe lasciato Jack se aveva voglia di passare del tempo con lui.
Non gli capitava spesso di poter stare con suo figlio, e sapeva che grazie al suo lavoro sarebbero state rare certe occasioni, quindi non ebbe esitazioni ad accettare la proposta.
Quando arrivò vide Jack giocare davanti alla veranda con Elise, Joseph stava imparando ad allacciarsi da solo le scarpe e i due discoli si divertivano a tiragli le stringhe.
“Il prossimo che mi tira una stringa dovrà pulire la stalla!”
“Siamo piccoli per la stalla!”
Gli replicava la sorellina, scatenando l’ilarità di tutti i presenti.
Hotch compreso.
Lui ed Haley si salutarono, lei aveva già detto a Jack che sarebbe rimasto papà con lui e sarebbero rientrati insieme, al piccolo pareva una splendida avventura.
Haley venne salutata anche dagli altri, erano amici di entrambi e non avevano mai detto una sola parola a favore o contro uno dei due, mai. E avevano fatto di tutto per conservare quell’amicizia.
Riuscendoci.

Tornò al presente, Elise gli aveva tirato una manica.
“Adesso andiamo?”
“Certo, se per i tuoi va bene. Ciao Tania, ciao Joseph.”
“Ciao Aaron, Elise ti ha già sequestrato vedo.”
“Ciao Hotch! Anche questa mattina mentre facevamo colazione era agitatissima all’idea che stavate venendo qui.”
Sorrise alla precisazione del bambino sul caratterino della sorella, forse aveva smesso di slacciargli le scarpe, ma di sicuro non lo faceva annoiare.
Arrivò anche il padre dei due discoli in questione.
“Sarà meglio che andiamo, almeno non ci metterà fretta mentre ceniamo.”
“Sbaglio o hai acceso una griglia là dietro.”
“Non sbagli, più tardi costolette. Verdure grigliate e hamburger.”
“Papà!”
“Va bene, andiamo a vedere il puledrino.”
In occasione di quella visita Elise aveva detto a Jack che di lì ad un anno circa sarebbe nato un puledrino, dato che la gestazione dei cavalli dura circa 13 mesi, e da li a breve la loro cavalla sarebbe stata in attesa.
Il come era un dettaglio che ai bambini interessava poco, ma la piccola si era fatta promettere da Jack di tornare a vedere il puledrino.
E Jack qualche giorno prima lo aveva ricordato al padre.
Era stata l’ultima volta che Jack aveva visto lui e la madre insieme, se si esclude la visita in ospedale, decisamente quello era un ricordo migliore.
Una cosa da conservare con cura.
Temeva un po’ il momento, la percezione dell’assenza della madre ormai era evidente, e poteva anche prendere la cosa per il verso sbagliato, come quando alla cassa del supermercato il mese prima la cercava. Ma non poteva rimandare, avrebbe rivisto molte cose che avevano a che fare con sua madre, non poteva fare finta di niente.
Dovevano andare avanti.
Il puledrino si reggeva sulle lunghe zampe e li guardava curioso.
Sam prese la cavezza della madre e la fece allontanare un poco, permettendo ai bambini di sfiorare il manto del piccolo senza rischiare che lei li mordesse.
Lui si allontanò con Sam, lasciando a Tania il compito di tenere d’occhio i bambini, che parevano in estasi, Elise mostrava a Jack come carezzare la bestiola. Joseph lo dirigeva verso di loro.
Vide l’amico carezzare la giumenta.
“Ci sai fare, non sembra minimamente preoccupata per il suo piccolo.”
“Ahem… te la cavi meglio coi profili ai bipedi. Le vedi il collo? È un fascio di nervi, sta ferma solo perché si fida di me, ma non vorrebbe. Guarda la coda! Fidati è estremamente preoccupata.”
“Ah… e se decidesse di andare a riprendere il piccolo come la fermeresti?”
“Non lo farei, per quello stanno accarezzando il puledrino al di là delle sbarre, Tania mi tiene d’occhio e se mi accorgo che sta per scapparmi le grido e lei fa scansare in fretta i bambini.”
Hotch osservò la donna, effettivamente buttava sguardi ansiosi nella loro direzione.
“So che ci sei rimasto male per David.”
“Stava facendo il suo lavoro. Niente di male.”
“Come hai detto tu a fare il profilo ai bipedi me la cavo, guarda che è normale che ti sia arrabbiato.”
“Non sono arrabbiato con David. Sono solo… un po’ deluso ecco. Credevo mi conoscesse.”
“Quando al telefono mi hai chiesto se era il secondo round mi sei parso arrabbiato, sapevi che avevamo arrestato il colpevole. E poi hai aggiunto - Jack va bene, solo non portarti dietro Dave.”
“Va bene, sono anche un po’ arrabbiato. Posso smaltirla a modo mio o ci sta una qualche regola dell’Efbiai anche per quello?”
“Abbiamo regole per quasi ogni cosa, dovresti saperlo, il fatto è che… sono un po’ curioso, perché non hai detto a Dave che avevi incontrato Julie e suo marito?”
“Se dico che ero certo che marito non fosse, e sapevo che tanto lo avreste controllato lo stesso non basta vero?”
“Me lo farò bastare. Ma poteva essere considerato intralcio alle indagini.”
“Scusa, ma non è stato il cognato? Io non ci ho nemmeno parlato, arrivava quando me ne stavo andando.”
“Lo so, ce lo ha detto il marito di Julie, ma tu avresti dovuto dirci la verità lo stesso.”
“Per la serie, ora sta a vedere che è Dave ad essere arrabbiato con me.”
“Non credo… un po’ deluso magari!”
“Sai che non è per niente carino fare il verso al prossimo, vero?”
I due uomini risero e Sam fece segno alla moglie che avrebbe lasciato andare la giumenta.
Lei fece allontanare dalle sbarre i bambini che restarono a guardare il piccolino che si dirigeva deciso alla latteria.
“Doveva avere un sacco di fame.”
“E noi no?”
La domanda fu colta da gridolini di entusiasmo.
Sam prese in giro Hotch quando gli sentì dire al figlio:
“Jack cosa facciamo prima di mangiare che non mi ricordo?”
Il piccolo rispose deciso: “Ci laviamo le mani.”
E mentre lui si dirigeva in bagno Sam lo canzonò così:
“Scusa Hotch, ma se cominci già adesso a dirgli che non ti ricordi le cose, quando avrà dieci anni vorrà mandarti in una casa di riposo, alzahimer precoce.”
“Davvero spiritoso!”
Una volta che tutti si furono lavati le mani, Hotch e Sam si trovarono da soli davanti alla griglia.
Meglio finire il discorso iniziato prima. Si disse Hotch.
“Sai cosa è successo?”
“A grandi linee, da quello che dicono i giornali.”
“Posso andare nel dettaglio?”
“Fai pure, ah…fino a che non ci ronzeranno intorno certi squaletti famelici.”
“Ovviamente. Allora Ronald Hunt stava avendo un periodo di forte stess sul lavoro, voleva incastrare dei pedofili ed ha scoperto che suo padre era stato accusato di abusi sui minori, era un secondino in un carcere.
La cosa lo ha sconvolto, il padre era stato assassinato, era venuto per sfogarsi con Julie ed ha scoperto quello che vi era capitato. Ed anche il vostro persecutore era stato ucciso, da un proiettile alla gola. Nel delirio lo ha interpretato come un segno, una coincidenza che voleva dirgli qualcosa. Poi Julie si è aggravata, lui non ha mai osato dirle nulla, ed è esploso.
Il resto penso che lo sai, i giornali sono stati anche troppo dettagliati.”
Sam era impallidito mano a mano che lui raccontava, anche per quello si era fermato.
“Mi stai dicendo che se io avessi detto tutto a Dave, l’ultima vittima si poteva salvare?”
“No, avremmo saputo chi cercare, ma abbiamo brancolato nel buio su dove fosse fino alla chiamata anonima che ci ha fatti andare nel luogo dell’incontro.”
“Hotch, non mentirmi. Se io avessi detto a Dave…”
“Sam, se pensassi che sei in parte responsabile non ti avrei evitato l’accusa di intralcio alle indagini, mi conosci, non guardo in faccia a nessuno per certe cose. Non sarebbe cambiato niente.”
“Sai cosa mi ha detto Dave il mese scorso? Non si conosce mai nessuno fino in fondo.”
“Uomo saggio quel Rossi.”
Tania ed i bambini arrivarono nel giardino e i due uomini cambiarono discorso.
La donna notò il volto pallido del marito, ma non fece domande. Un occhiata un sorriso e la cosa finì lì.

Ed Hotch tornò di nuovo indietro, stavolta di un decennio abbondante.
Lui aveva appena fatto il terzo grado a Sam, su quello che era accaduto, l’uomo era passato da Quantico per parlare con Dave.
Erano usciti ed avevano trovato una sorpresa le rispettive consorti si erano incrociate mentre li aspettavano ed avevano fatto amicizia, così erano andati insieme a cenare.
Hotch aveva trovato Sam simpatico, e l’amicizia era proseguita, su binari diversi da quella che aveva con Dave.
Quando erano passati da Washington D.C. e Elise aveva deciso che lei nove mesi non aveva voglia di aspettarli.
E casualità volle che Jack invece se la stesse prendendo anche troppo comoda.
Nati lo stesso giorno, anche se la piccola Elise aveva passato diverso tempo in un incubatrice.
Ed in quei mesi il rapporto tra le due donne si era arricchito.

I due compagni di compleanno in quel momento stavano facendo un coretto per Joseph.
Otto anni, ne ha otto.
Ora ne era sicuro.
“Hey, tutto bene?”
“Sì, mi è solo venuto in mente quando sono nati quei due discoli.”
“Sai una volta mi ricordo che Haley stava ricordando con Tania le tempistiche, Jack deve aver sentito una parte del dialogo e le ha interrotte: Mamma io non sono arrivato tardi, stavo aspettando Elise. Così d’amblè.”
Hotch scoppiò a ridere, soprattutto pensando alle facce delle due donne, una che ricordava bene le settimane ferma a letto, e l’altra le settimane di angoscia per la troppa fretta della sua creatura.
“Devono essere rimaste senza parole.”
“Esattamente. Un vero comico involontario, direi che ha preso dalla mamma.”
“Ah, grazie mille… però è vero.”
Sorrise ricordando Haley.
Aveva ragione JJ, con il tempo il ricordo farà soffrire un po’ di meno e si potrà anche ridere.


La settimana era volata.
Era ora di ripartire, era seduto in veranda nell’ultima notte prima di tornare al suo lavoro, Sam stava rientrando da una chiamata.
Si sedette in veranda anche lui, Hotch gli passò una birra.
Vennero raggiunti da Tania che aveva sentito l’auto del marito.
“Tutto bene?”
“Sì, tutto a posto. Vuoi una birra?”
“Volentieri, avete discorsi da fare che è meglio che io non senta?”
“No, quelli li abbiamo fatti al primo giorno.”
“Oh, strano Hotch, tu a me non lo hai fatto l’interrogatorio?”
“Ah no, mi è bastato il resoconto di Dave.”
“Poveretto, si vedeva lontano un miglio che avrebbe preferito camminare sui carboni ardenti piuttosto di affrontare certi discorsi con me. Non penso di averlo mai visto così imbarazzato.”
“Mi sarebbe piaciuto vederlo.”
“A saperlo lo filmavo, potevi dirlo.”
“Ti sei fatto scappare un occasione, Dave Rossi in crisi durante l’interrogatorio di un sospetto per verificarne l’alibi.”
“Ah no, con me non è andato in crisi, solo con Tania.”
“E ci credo!”
“Torno a dormire, tu vedi di smetterla di andare a zonzo.”
“Sì, capo.”
Hotch osservò divertito lo scambio tra i suoi amici, ricordava bene una sera, prima del divorzio.
Era stata la prima volta che lui ed Haley erano andati a casa loro con Jack, Sam era uscito svariate volte e Haley tenendolo stretto gli aveva detto che lei e Tania erano diventate così amiche proprio scambiandosi consigli su come gestire le telefonate nel cuore della notte.
Solo che Sam non stava mai via dei giorni interi, o almeno gli capitava di rado.
O forse era solo che Tania era diversa da Haley, e lui da Sam.
Erano simili, non uguali.
Era contento di essere passato a trovarli, ed era anche felice che non c’erano state telefonate, aveva chiamato lui, per sapere se andava tutto ok, erano su un caso, ma avevano già il profilo e si era scusato per l’intrusione.
Jack gli aveva detto che voleva venirci ancora a trovarli, che lui ed Elisa da grandi si sarebbero sposati.
Caspita figliolo, niente in contrario, ma calma!
Rise tra se dei suoi stessi pensieri.
Poi il solito pensiero, il lavoro che lo assorbiva troppo.
“Tutto ok?”
“Stavo pensando a quando mi hanno offerto il prepensionamento, forse avrei dovuto accettare.”
“Scusa posso farti una domanda indelicata?”
“Dimmi.”
Gli disse stupito dalla richiesta, Sam di solito domandava e semmai si scusava dopo. Ma era prima della morte di Haley.
“Mi hai spiegato che il verme ti aveva offerto un patto, giusto?”
“Sì, se smettevo di dargli la caccia avrebbe…”
“Ok, patto inaccettabile per ovvi motivi, ma tu pensa se tu accetti di andare in pensione, poi un domani Jack scopre la cosa, cosa dovrebbe pensare? Scusa papà… ma se ti licenziavi dall’Efbiai non era meglio… prima però. Dopo è tardi, meglio continuare a prendere i cattivi come dice Jack.”
Hotch rimase un attimo assorto.
“Sicuro di non aver seguito qualche corso di psicologia oltre a quelli di veterinaria?”
“Ahem, non so come dirtelo, ma sai quanto bisogna averci un’infarinatura di psicologia per spiegare ad un bambino che Toby e Fufy stanno male e non è colpa loro? No perché ho alcuni colleghi che sono maestri di indelicatezza, io cerco di non imitarli.”
“Non ci avevo pensato.”
“Tranquillo, certe cose le so grazie a te e a Dave.”
“Bella gente allegra frequenti!”
“Già!”
Risero finendo le birre e rientrando a dormire.

La cena
Erano tutti lì, non poteva mancare, JJ era stata promossa e lo aveva invitato a festeggiare con loro, voleva una piccola rimpatriata.
Li aveva evitati per anni, poche scarne notizie, ma stavolta non aveva saputo dire di no.
C’era persino Elle, tutta la sua vecchia squadra, più il collega della prima unità, Rossi.
L’agente anziano, come aveva sentito scherzare Reid.
Reid che scherza? Le persone cambiano.
Vide una faccia sconosciuta, leggermente discosta, doveva essere la nuova che stava al posto di JJ.
La vide uscire un attimo con una scusa.
Gli venne in mente che se ne stava per andare.
Uscì d’istinto per fermarla.
“Aspetti. Dove va? La festa è dentro.”
“Io… mi scusi è che non mi sento ancora parte del gruppo, e mi… ma lei è…?”
“Per favore, là dentro sono praticamente estraneo quanto lei, non scappi via. Vedrà che presto riuscirà ad amalgamarsi al gruppo, dia loro del tempo e lo dia anche a se stessa. Si fidi, quando sarà parte da un po’ della squadra e ricorderà questa serata le spiacerà essersene andata via in uno dei rari momenti di gioia che questo lavoro concede insieme."
“Jason ha ragione non ci si frequenta molto fuori dal lavoro, proprio perché ci porta via anche troppo, almeno quelle volte che si riesce ad avere momenti lieti è meglio approfittarne.
Quando sarà passato un po’ di tempo sarai anche troppo coinvolta, e ti capiterà di rimpiangere il contrario.”
Era stata JJ a parlare, aveva visto la novellina a disagio, ed aveva notato Gideon che la seguiva quando era uscita, intuì che forse poteva essere utile una mano per farla tornare indietro, ma Jason se la stava cavando alla grande.

La novellina in questione tornò indietro.
E dentro di se era grata al suo mito, perché Jason Gideon era un mito per i novellini, ed al suo capo, perché JJ era il suo capo, quando non rispondeva al capo dell’unità era a lei che doveva rendere conto. Era grata di tutto, ma specialmente di una cosa.
Non hanno detto se ti amalgamerai alla squadra.
Hanno solo detto quando.


Fine




Aspettavate di arrivare alla fine per commentarla?
Ve lo ricordate ancora il link?
Non avete alcuna intenzione di commentarla?
eh...io ci speravo. :baby.gif:
Pazienza. ^_^

Edited by rabb-it - 16/12/2011, 01:04
 
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