JAG

Quando, Criminal minds

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rabb-it
view post Posted on 29/7/2010, 14:16 by: rabb-it




Capitolo 21


“Sicuro non ci sia altro?”
“Sì, per risalire alle vittime e ai loro precedenti in tutti e quattro i casi solo queste erano le strade.”
Hotch era con Reid davanti all’ipotetico profilo, e tutte le strade avevano in comune uno studio legale. Su cui era meglio indagare.
Squillò il cellulare. Era Dave.
“Ciao, novità?”
“Ciao, ha un alibi per l’ultimo delitto, sarà imbarazzante verificarlo, ma gli credo. Sugli altri non può era in viaggio per rientrare a casa, in auto, mi serve Garcia.”
“Sanno già del vecchio caso, chiamala e dalle i dettagli che ti servono per la ricerca.”
“Sanno tutto?”
“No.”
“Farò controllare anche Julie Green, non ho minimamente pensato a lei.”
“Quando pensi di raggiungerci?”
“Pensavo di dirigermi nella città del primo omicidio, per vedere se trovo qualcosa.”
“Va bene, mando Morgan e Prentiss sulla seconda e vado con Reid alla terza, JJ terrà a bada la stampa, sperando che non ci sia un quinto delitto.”
“Sarebbe utile se la smettessero di scarcerare certi individui.”
Hotch non rispose all’ovvietà del collega, era veramente difficile non pensare che forse lo si poteva lasciare fare, cercava di ripetersi la frase di Gideon.
“Vorrebbe dire che è stato il soggetto ignoto ad entrare nella mia testa e non io nella sua, e questo non va bene.”
“Hotch tutto bene?”
Era stata JJ a parlare, lo aveva visto assentarsi di nuovo. Ed era al telefono, cosa gli stava succedendo?
“Sì, sto bene. Devo solo… recuperare concentrazione.”
“Sai continuo a domandarmi, e se uno di questi vermi che ora noi stiamo cercando di salvare un domani dovesse fare del male ad Henry. Li facevo anche prima di essere madre certi pensieri, ma ora Henry non è più solo un ipotetico figlio che avrei potuto avere un giorno, è il mio bambino e farei qualsiasi cosa per difenderlo. Non riesco ad essere obbiettiva.”
“Ti capisco, ricordo che quando Jack era appena nato la mia paura maggiore era che tu ci presentassi un caso che coinvolgeva bambini, ma poi è successo ed abbiamo lavorato comunque. Dobbiamo farlo. Grazie JJ.”
“E di cosa?” Sorrise la donna. Che aveva colto benissimo lo stato d’animo del suo capo.
Lo vide trasalire.
Poi prendere il telefono e chiamare in fretta qualcuno.
“Garcia controlla se Julie Green ha avuto un figlio nell’ultimo anno.”
“Stavo appunto facendo una verifica proprio su di lei, come mi è stato chiesto da Rossi, e sì: è diventata madre l’anno scorso, una bambina. Ma come lo sapevi?”
“Una madre farebbe qualsiasi cosa per difendere il proprio figlio. Verifica dove stava nei giorni dei delitti.”
“Hotch, non poteva stare da nessuna parte. È in coma dal momento del parto a causa di un aneurisma.”
“Dannazione, un altro vicolo cieco.”
Hotch e JJ misero al corrente gli altri di quello che avevano scoperto.
Emily pose una domanda.
“Abbiamo pensato al marito di Julie? Voglio dire lei gli avrà detto qualcosa di quello che le era capitato, forse lo stress di seguire la moglie in coma ed una bambina piccola…”
“Se segue la moglie e la figlia difficilmente ha tempo per organizzare una cosa complessa come controllare le scarcerazioni.”
La interruppe Derek.
“E se non agisse da solo?”
Ad Hotch continuava a venire in mente la particolarità della ferita.
Uno sparo in gola, soffocare quegli uomini nel loro stesso sangue, era una firma.
Mandò Derek ed Emily nella seconda città come detto a Dave e si diresse con Reid nella terza, lasciando JJ alla stampa.
Sapeva che se la sarebbe cavata, ma mentre usciva non riuscì a fare a meno di pensare che nei prossimi casi la sua assenza sarebbe pesata come un macigno, come era successo mentre era a casa in maternità, ma da quella sarebbe rientrata, era stata una cosa breve, ora sarebbe stato un addio.
E non gli piaceva la cosa, per niente.

continua...

Capitolo 22




“Niente, è solo una sensazione.”
Quello aveva risposto Sam a Dave quando gli aveva chiesto come mai era tanto sicuro dell’innocenza di Julie.
Anche lui a volte si affidava a delle sensazioni, e in quel momento aveva la netta sensazione che Sam gli stesse nascondendo qualcosa. Ma non aveva modo di andare a fondo, una volta parlato con la moglie di Sam, il colloquio imbarazzante cui aveva accennato ad Hotch, si diresse dove era stato commesso il primo delitto, mentre aspettava le informazioni che aveva chiesto a Garcia.
Aveva trovato un pieno di carburante fatto con la carta di credito da parte di Sam che lo posizionava ben distante dal luogo del secondo delitto, quindi lui non era.
Julie non poteva essere; il destino, o chi per lui, sembrava avere qualcosa contro quella giovane donna. Non bastava il trauma che aveva subito da bambina, no ci voleva anche l’accanimento .
Aveva ragione Pennac: Se Dio esiste, sarà bene che abbia una buona scusa.

“Niente, per il momento non abbiamo novità rilevanti da riferirvi.”
Era stata la risposta di JJ all’ennesimo giornalista che insisteva per avere maggiori dettagli sulle indagini.
La squadra al completo era sparpagliata, come mesi prima.
A lei non restava che aspettare notizie, aveva contattato il marito di Julie Green, che stava per arrivare a parlarle, dovevano sapere cosa sapeva di quello che era capito alla moglie quando era bambina.
Spero che non sia lui, per la moglie, per la bambina. Ma dobbiamo esserne certi.

“Niente, non sono state rilevate impronte utili per un identificazione.”
Aveva detto Reid leggendo il rapporto sul caso mentre stavano guardandosi intorno nel vicolo dove era stato ritrovato il corpo della seconda vittima.
“Lo so, volevo controllare una cosa.”
Hotch raggiunse la strada, da dove era non poteva vedere Reid, che si era messo esattamente dove l’uomo era caduto quando era stato colpito.
Osservò i palazzi che circondavano la zona, possibile che nessuno si fosse affacciato quando avevano sentito lo sparo?
Tutti con la televisione o la radio ad alto volume, o menefreghismo? Forse non voglio sapere la risposta. Nemmeno i miei vicini si sono accorti di quello che era accaduto a me, e c’era stato uno sparo ed una lotta. Strano pensare che non avessero sentito niente.

“Niente, cosa potevamo sperare di trovare?”
“Non lo so, ma si doveva tentare.”
Emily era scontenta quanto Derek della strana situazione, avevano molti elementi in mano per un profilo, ma c’era qualcosa che ancora non tornava.
Tutti gli uomini sono stai portati in vicoli nascosti, cosa spinge una persona a fidarsi di un estraneo fino a seguirlo in un vicolo.
No… non può essere! È troppo orribile anche solo pensarlo.
“Derek? E se usasse un bambino come esca?”
“Dici che potrebbe usarlo per attirarli qui, poi li uccide, avendo la conferma che sono pronti a farlo ancora.”
Non è migliore di loro. Ma lo sapevamo già.

Niente, i dati sullo schermo erano chiari. Penelope continuava a cercare.
Non c’era niente che collegasse le vittime, reati a parte.
Non si conoscevano, non erano stati nelle stesse carceri, solo quello studio legale era il punto in comune, ma erano stati avvocati diversi lo studio aveva molte filiali, a seguire le varie pratiche.
Come trovare dei punti di contatto? Come ha fatto l’SI a scoprire tanto su di loro?

Continua...

Capitolo 23



Loro non potevano fermarlo.
Sapeva che sarebbero arrivati con le domande.
Non potrò continuare a lungo, ma un ultimo bersaglio ancora.
Un altro colpo di fucile e non sarebbe importato il poi, una volta raggiunto il suo scopo.
Un verme in meno.
Avrebbero capito troppo tardi dove cercare, e cosa.
Non mi fermeranno!
Quelli erano i pensieri nella mente dell’unsub che stava pulendo con cura un fucile, lo aveva smontato e ne stava lubrificando le singole componenti, smontare e rimontare, non era difficile, quando sapevi come farlo.
Inserì le pallottole, un sonoro clack risuonò nella stanza, quando fece scattare l’arma.
Era tempo di agire. Prima che capissero. Ora.

Rossi ispezionò la prima scena, parlava al telefono con Garcia di quello che la donna aveva trovato sui dipendenti di quello studio legale.
Nessuno con precedenti, o con storie di abusi alle spalle, ma sapevano bene che non tutte le vittime denunciano i loro carnefici e sono anche quelli che imparano meglio a fingere che non sia successo niente.
“Qualsiasi riferimento a nostri conoscenti ed amici è puramente casuale.”
E lo donna non gli chiese se stava parlando del suo amico, o se si riferiva a Derek; era meglio non approfondire certe volte. Forse si riferiva ad entrambi, forse a nessuno dei due ed era veramente solo un discorso generico.
“Vorrei capire quale può essere il legame, che deve essere qui, davanti a me. Un momento!”
“Che succede?”
“Uno dei segretari dello studio della seconda città ha cambiato nome. E lavora nell’altro ora, nell’ultima città.”
“E negli altri due? C’è stato per qualche ragione?”
“Aspetta… era stato nella prima proprio lo scorso anno, aveva sostituito una collega in maternità.”
“Julie!”
“Esatto… poi ha cambiato nome ed è prima andato nella terza, per due settimane in prova.”
“E infine nell’ultima! Forse lo abbiamo trovato.Controllami una cosa per favore.”
“Cosa?”
Sentì l’esitazione nella voce dell’agente. Poi la richiesta.
“Verificami se ha qualche contatto o parentela con Sam, so che mi nasconde qualcosa, ma non capisco cosa.”
Era tentata di chiedergli come mai non lo aveva messo alle strette, ma poi si disse che non doveva essere facile quando conosci uno dei sospettati e non vuoi crederci.
Ricordava come l’aveva ripugnata fare ricerche su Derek anni prima, non doveva essere meglio per Rossi sospettare di una persona a cui era affezionato.

Hotch ricevette sul cellulare gli aggiornamenti di Garcia, chiamò Derek ed Emily per metterli al corrente, era meglio andare subito a prenderlo, prima che capisse che erano sulle sue tracce.
Non era ancora chiaro come mai avesse scelto proprio quel modus operandi.
Forse avrebbero capito quando lo avessero avuto di fronte.
Ma in casa non c’era.
C’erano però i suoi effetti personali.
E una fotografia, Julie Green che sorrideva mentre scompigliava i capelli ad un ragazzino, che non voleva essere fotografato e distoglieva lo sguardo.
La foto era pulita come ogni cosa in quella casa, un piccolo appartamento con camera da letto, salottino con angolo cottura e bagno.
Chi era il ragazzino della fotografia? Era lui o era qualcuno a lui caro?
E soprattutto: dove era andato adesso?
Continua...

Capitolo 24



“Adesso posso andare?”
L’uomo aveva guardato impaziente JJ al telefono ed appena lei aveva riagganciato le aveva fatto la sua domanda.
Aveva passato l’ultima ora a rispondere alle sue domande, la donna gli era parsa molto gentile e partecipe della sua situazione, l’aveva vista intenerirsi davanti a sua figlia che gorgheggiava nel passeggino, ma era stata anche implacabile e decisa nel porre le domande.
Sapeva bene su cosa stavano indagando, era su tutti i giornali.
E le aveva detto quello che lui sapeva, sì era al corrente della tragedia accorsa a sua moglie quando era piccola, ne avevano parlato, lo aveva superato e no, lui non si era messo a fare il vendicatore solitario, aveva una bambina di cui occuparsi non avrebbe mai corso il rischio di farle perdere anche il padre.
Le sue risposte parevano averla soddisfatta, stava per congedarlo ed ecco una telefonata, gli aveva chiesto scusa e domandato di aspettare un momento, e si era messa a parlare con quello che sembrava essere un collega.
Lei rinnovò le sue scuse e gli chiese se aveva mai conosciuto un certo Ronald Hunt.
“Certo che conosco Ronnie, è mio cognato.”
“Cognato?”
“Una specie, Ronnie è stato affidato per alcuni anni ai genitori di Julie, non lo hanno adottato, ma lui e Julie sono rimasti in contatto e lei lo ha sempre considerato un fratellino minore. No senta, lui… No, non può essere.”
“Sapeva cosa era accaduto a Julie?”
“Lo ha saputo lo scorso anno, mi ha sentito parlare con la persona che era con lei quando è successo tutto. Sembrava tranquillo, un po’ scosso, ma tranquillo.”
“Ha parlato con Sam Richards?”
“Sì, lei voleva sapere come stava, e io l’ho rintracciato. Poco prima che lei entrasse in coma è venuto a trovarci e si sono parlati. Julie voleva sapere una cosa.”
“Cosa?”
“Ecco… non ho capito molto bene.”
“Dobbiamo sapere cosa si sono detti Sam e Julie, qualcosa che deve aver sconvolto suo cognato.”
“Io non sono certo di aver capito cosa si siano detti, lei gli ha chiesto se era stato lui a farlo, lui ha detto solo che non aveva importanza. Allora lei ha insistito dicendogli che voleva essere sicura di ringraziare chi le aveva salvato la vita e permesso di diventare madre. E lui ha semplicemente fatto segno di sì con la testa, ma non ha più parlato. Tranne prima di salutarla. Non sono certo di aver inteso, e non voglio mettere Sam nei guai.”
“Lo ha più rincontrato?”
“No.”
“E suo cognato?”
“Mi ha sentito parlare con lui quando lo stavo salutando, e ha colto il dettaglio del fatto che grazie a lui Julie non era stata violentata, ho dovuto spiegargli. Non ho avuto tempo per vedere come l’avesse presa, pochi giorni dopo condizioni di mia moglie si sono aggravate e lei e la piccola hanno assorbito tutte le mie attenzioni.”
“La ringrazio, ora la lascio andare, se dovessi ancora aver bisogno…”
“…ha il mio numero, chiami pure, ma spero che vi sbagliate su Ronnie.”
JJ non rispose, doveva ancora chiarire alcune cose, anzi la squadra doveva farlo, ma era fin troppo facile unire i vari fatti. E quelli inchiodavano Ronnie.
E mettevano Sam in una posizione quantomeno curiosa.
Perché non ha detto a Dave che il marito di Julie era al corrente dei fatti?
E perché dire che aveva sparato lui, i rapporti parlavano di un solo colpo sparato da Rossi.
Dave… cosa nascondi?

Dave era alle prese proprio con quello che aveva cercato di tenere nascosto.
Aveva raggiunto Hotch e gli altri all’abitazione di Ronald Hunt, poi Torrence.
Garcia aveva scoperto che Torrence era il cognome della madre dell’uomo, mentre Hunt era stato il nome della prima famiglia che lo aveva avuto in affidamento, sul padre ancora nessuna notizia, ma stava cercando.
I Green erano stati gli ultimi ad occuparsi di lui prima della maggiore età, e i soli con cui avesse tenuto dei contatti, la sua sola famiglia era Julie. E quello che le era successo doveva averlo sconvolto in qualche modo.
Aveva anche scoperto che il solo legame tra Sam e Ronnie era sempre lei, Julie.
Stava mettendo Hotch al corrente di quanto scoperto, e lui aveva chiamato JJ per dirle di chiedere al marito di Julie se conosceva Ronald.
Quando aveva riagganciato Derek aveva chiesto a Dave cosa gli faceva sospettare di Sam, che sì aveva visto uccidere un uomo, ma gli pareva poco per essere sospettosi.
E Dave gli aveva spiegato cosa non c’era nei rapporti dell’efbiai.
Derek rimase senza parole, aveva capito che Rossi e Hotch nascondevano qualcosa, ma non immaginava una notizia del genere, perlomeno non da uno come Hotch.
Non si conosce mai qualcuno fino in fondo.
Mentre l’uomo rimuginava Hotch si rivolse a Rossi e gli domandò come Sam avesse preso le sue domande.
“Penso che – deluso - sia il termine più adatto. Non credo potrò tornare a trovarli molto presto.”
Continua...


Capitolo 25



Presto arriverà. Esattamente come gli altri quattro.
Si aspetta di trovare una preda ed invece troverà una pallottola. Non meritano pietà.
Nessuno di loro ne merita. Nessuno.

L’uomo fece un ultima verifica al fucile che teneva in mano.
Era pronto.

Derek aveva messo il computer, trovato nell’appartamento, a disposizione di Garcia, lei lo stava scandagliando in remoto da Quantico alla ricerca di qualcosa che li mettesse sulle tracce di Ronald.
E trovò qualcosa, un indirizzo mail tramite il quale Ronald aveva contattato le sue vittime.
Presentando loro un ragazzino.
Derek fissò Emily.
“Avevi ragione.”
Lei guardò le mail trovate da Garcia e la foto del ragazzino.
“Quasi, non usa un bambino come vittima, usa sue fotografie di quando era piccolo.”
Gli disse indicando la fotografia di lui che avevano visto appena entrati.
“Almeno quello… un bambino come ulteriore vittima non avrebbe collimato con il profilo di giustiziere a chi fa loro del male.”
“Non è cambia molto le cose, sapevamo che uccide chi considera colpevoli.”
“Almeno sappiamo che tende loro una trappola, guarda… le mail non sono solo alle quattro vittime, alcuni lo hanno coperti di insulti e minacciato di denunciarlo.”
“Avrebbero dovuto farlo.”
“Sei appena uscito di prigione ed un tale ti manda fotografie di un bambino, sicura che la prima reazione sia correre alla polizia?”
“Forse no. Insomma fa dei test in cui mette alla prova gli ex carcerati, se questi accettano è la loro condanna a morte.”
“L’ultima mail inviata?”
Chiese Derek all’informatica che stava seguendo interessata lo scambio tra i due profiler.
Lei mostrò l’ultima.
Poi uno dei suoi schermi mandò un bip e si aprì una scheda.
“Ho trovato il padre di Ronald, ragazzi non ci crederete.”
“Garcia, il nome.”
Quando lo sentirono gli agenti si guardarono tra di loro consapevoli finalmente di aver scoperto cosa aveva fatto scattare Ronald. Dopo tutto quel tempo.
“E poi dicono che le coincidenze non esistono.”
Scappò detto a Rossi.
“Dobbiamo scoprire dove si incontrerà con la prossima vittima, ho il sospetto che non sia scappato, ma che stia solamente portando a termine una specie di incarico.”
“E visto il padre non sorprende. Che avesse molestato anche lui?”
“Probabile.”
“Non è detto, la madre se ne andò con il figlio quando lui era ancora molto piccolo, potrebbe averlo salvato.”
“Non del tutto…”
“… no non del tutto.”

JJ intanto era alle prese con alcuni giornalisti.
“Avete novità sul caso del giustiziere?”
“Gli lascerete fare il lavoro sporco al posto vostro ancora per un po’?”
“Perché non siete intervenuti prima?”
E quelle erano solo le domande più facili.
Quelle per cui un semplice:
“Non abbiamo novità. Deve essere fermato. Siamo intervenuti quando ci hanno contattati.”
Aveva sistemato i primi, ma poi partivano con le illazioni su precedenti casi, su insabbiamenti.
E lì era difficile.
Sapeva come mai Hotch l’aveva voluta in squadra, per proteggere Rossi se fosse saltata fuori la verità su quel vecchio caso.
Perché era ovvio che Dave aveva mentito riguardo a quello che era capitato a Sam e a Julie, ma si fidava di Hothc, se lui copriva Dave doveva avere delle ottime ragioni.
Che si sarebbe fatta spiegare una volta finita quella storia.
Vide arrivare i suv dei colleghi, aspettò che scendessero e li seguì mentre entravano negli uffici della polizia, avevano un nome da controllare e da trovare, e capire dove si erano dati appuntamento Ronald e l’ultima sua vittima.
Sulle mail non era mai specificato, il luogo dell’appuntamento veniva segnalato con un biglietto lasciato in qualche bar e simili, niente telefonate rintracciabili, niente mail.

Al bar in questione erano andati Derek ed Emily, per vedere se il barista aveva notato qualcosa, o magari letto.
Niente, si era fatto gli affari suoi.
Per una volta che mi serviva un impiccione.
Pensò Derek.
Lui ed Emily perlustrarono i paraggi del bar con la squadra SWAT, avevano il sospetto fondato che potesse essere un posto nei paraggi.
Ma la ricerca non ebbe l’esito sperato. Raggiunsero gli altri alla centrale.
Vennero ragguagliati sulle domande della stampa.
Poi il capitano della polizia andò da loro.
“Abbiamo ricevuto una chiamata, un uomo ha notato un tale armeggiare con un fucile a questo indirizzo.”
Disse porgendo ad Hotch un foglietto. Poi aggiunse:
“Ho mandato là due pattuglie, mi hanno detto di averlo visto fuggire quando li ha visti, la descrizione combacia. Lo stanno inseguendo.”
Hotch fissò l’uomo per alcuni istanti prima di sbottare:
“E COSA ASPETTAVA A DIRCELO?”
I colleghi trasalirono davanti alla reazione di Hotch. Non era tipo da mettersi ad urlare.
L’uomo riprese immediatamente il controllo, e si scusò per aver alzato la voce.
Si diressero dove era stato segnalato l’ultima volta Ronald, o almeno l’uomo che corrispondeva alla sua descrizione.
Mentre cercavano di capire dove si fosse nascosto, sentirono chiaramente il rumore di un colpo di arma da fuoco a pochi metri dalla loro posizione.
Senza por tempo in mezzo corsero nella direzione dello sparo.
Una volta raggiunto il vicolo videro Ronald che teneva stretto il suo fucile.
Davanti a lui un uomo steso a terra, probabilmente morto.
“GETTI IMMEDIATAMENTE L’ARMA A TERRA!”
Era quanto stavano gridando all’uomo che pareva sorpreso per la reazione delle forze dell’ordine.
“Era necessario, cinque per cinque. Ora ho finito.”
E mise l’arma parallela al suo corpo, con la canna puntata sotto il mento, pronto a fare fuoco.
“Sappiamo di tuo padre, non devi finire come lui. Tu non hai colpa di quello che ha fatto.”
“Ma ho ucciso. Devo comunque pagare.”
“Non così. Pensa a Julie, cosa penserà se ti uccidi? Che lei per te non ha fatto niente.”
“Lo penserebbe lo stesso, non sarebbe di certo fiera di me.”
“Non lo so, hai letto i giornali, hai protetto i bambini, lei te ne sarà grata.”
“No, non lo sarà, lei odiava la violenza. Ha sempre detto che la violenza ne genera altra, non avrebbe mai fatto quello che ho fatto io.”
“No, non lo avrebbe fatto, ma se avesse saputo di tuo padre avrebbe capito, perché dovevi farlo. Metti giù il fucile.”
“No, non avrebbe capito.”

Continua...

Capitolo 26

“Capito!”
“Sicura? Io stesso facevo fatica a raccappezzarmici. Era un puzzle troppo complicato.”
“La cosa che mi sconvolge è che tutto si sarebbe potuto fermare se uno solo dei pezzi del puzzle non avesse combaciato.”
“Una serie sfortunata di coincidenze, Ronald che era profondamente disgustato da alcuni dei dossier che gli capitavano tra le mani, e l’idea di farne arrestare alcuni se cadevano nella sua trappola.
Julie che si ammala, lui che poco tempo dopo scopre chi era suo padre, e l’arresto che non gli basta più.”
“Il padre gli aveva insegnato a maneggiare le armi, vero?”
“Sì, fin da piccolo.”
“Ma il cambio del cognome, è stato quando ha scoperto chi era suo padre, giusto?”
“Sì, credeva che gli Hunt lo avessero adottato alla morte della madre, invece era uno zio, fratello del padre e lui non voleva avere quel cognome.”
“Ma perché suo zio non gli ha detto la verità?”
“Per la stessa ragione del nonno di Matt Spicer, quando gli nascose che i suoi erano stati assassinati, per non sconvolgerlo dicendogli chi era il padre, come genitore adottivo poteva dirgli che non sapeva chi fosse, come zio, era ben difficile che non lo sapesse.”
Garcia fisso a lungo Derek, sapeva quanto la morte di Spicer lo avesse lasciato sconvolto, era la prima volta che ne parlava riferendosi ad un caso.
“Ma perché poi lo hanno mandato nella casa famiglia, dove lo hanno trovato i Green?”
“Suppongo che temessero di non riuscire a tenere il segreto.”
“Così lo hanno abbandonato, senza un passato, senza le sue radici.”
“Un comportamento detestabile, ma forse credevano di fargli un favore.”
“Poveretto, non riesco a non provare pena per quello che deve aver passato, so bene che ha ucciso ed è sbagliato, ma… non riesco a non pensare anche a chi ha ucciso, gente pronta a fare ancora del male a dei bambini.”
“E se invece avesse ucciso qualcuno che come lui voleva far arrestare uno schifoso?”
Garcia si porto le mani al volto.
“L’ultima vittima.”
“Esatto, la chiamata anonima alla polizia sull’uomo armato era arrivata proprio dal telefono della sua ultima vittima, voleva farlo arrestare… non immaginava che era finito nella rete del giustiziere.”
“Ma ne parlavano tutti i giornali? Come faceva a non sospettare?”
“Suppongo che non pensasse che mettesse alla prova le vittime prima di ucciderle, deve aver pensato di dare una mano al giustiziere.”
“Ed invece… però era stato in carcere per pedofilia?”
“No, era stato accusato, ma prosciolto. L’ultima vittima era una brava persona, che non ha pensato che era meglio rivolgersi alla polizia e segnalare la mail, temeva che lo avrebbero accusato di nuovo.”
“Oddio…”
“Già, Juile aveva ragione, la violenza genera solo altra violenza.”
“Cosa gli accadrà ora?”
“Verrà processato per i cinque omicidi, il suo avvocato si appellerà ad una probabile seminfermità mentale dovuta allo stress per le cose che aveva scoperto su suo padre, e l’accusa calcherà la mano sull’ultima vittima, perché la pietà della giuria per le prime quattro sarà quasi assente.”
“Reid mi ha detto che sei stato tu a convincerlo a mettere giù il fucile, quando era praticamente pronto a spararsi.”
“Già, spero di non dovermene pentire un giorno.”
“Hai fatto la cosa giusta.”
La donna gli mise una mano su una spalla, lui la abbracciò posandole un bacio in fronte.
Erano rientrati e come prima cosa lui era andato da Garcia a sfogarsi.
Quando parlarono di Julie e del suo coma gli era difficile non pensare a quello che Penelope gli aveva detto quando si stava rimettendo dal suo.

Circa un mese fa…
Era più di un mese faceva terapie, la parola era tornata, anche se a volte incespicava ancora se era molto agitato, lo avevano dimesso e stava recuperando autonomia anche in casa sua, Reid era passato in ospedale a scusarsi di averlo spinto.
Lui gli aveva detto che manco se lo ricordava.
Penelope, JJ ed Emily erano le più assidue, nelle visite.
JJ portava Henry con se quando passava, così era impossibile per lui farle domande di lavoro, non si parla di quello che vedevano sul lavoro davanti ad un bambino di quasi due anni, sono dei piccoli registratori di tutto quello che gli capita intorno a quell’età.
O almeno era quello che gli diceva JJ quando lui le domandava qualcosa.
“No, dai, Henry è nell’età in cui inizia a ripetere tutto quello che sente, evitiamo che senta brutte cose, va bene?”
Lui sospettava che non fosse proprio vero del tutto, ma non voleva rischiare di traumatizzare il piccolino.
Stesso ragionamento quando passava Hotch. Rigorosamente con Jack, cosa anche logica visto che per lavoro stava fuori spesso almeno quando era in libera uscita lo teneva sempre con se.
Ma Hotch era passato una, forse due volte, niente in confronto alle visite quasi giornaliere di Penelope.
“Kevin rimpiangerà che io mi sia mai svegliato dal coma, se continui a passare a trovarmi.”
“Non dirlo nemmeno per scherzo! Kevin sa che ti voglio bene e… alla sua gelosia penso io… confesso che mi spiacerebbe se non lo fosse nemmeno un poco.”
“Davvero bambolina, non voglio causarvi problemi, sto molto meglio davvero.”
“Sai qual’era la cosa peggiore mentre eri la in quel letto incosciente?”
“Quale?”
“Quando ho scoperto che avevi lasciato per iscritto che se il coma durava a lungo, se fosse peggiorato, non dovevano rianimarti nel caso avessi avuto un arresto cardiorespiratorio. Tremavo alla sola idea che ti lasciassero morire.”
“Sono qui e sto bene. Quella cosa è… un assicurazione, di non finire i miei giorni attaccato ad un respiratore.”
“Quando lo hai fatto?”
“Anni fa, quando andai ad assistere un collega a cui avevano sparato alla testa, la moglie e i bambini passavano ogni giorno a trovarlo e lui era là… senza nessuna speranza di ripresa.
Era uno stato vegetativo. Non respirava autonomamente.
Un giorno chiesero alla moglie se potevano staccare il respiratore.
Fu straziante, se lui avesse lasciato indicazioni lei avrebbe solo dovuto far eseguire la sua volontà e non sarebbe toccato a lei decidere, anche se sapeva cosa suo marito avrebbe voluto.”
“E tu hai lasciato le indicazioni per un tuo eventuale incidente…”
“… non voglio costringere nessuno a dover scegliere per me.”
“Io ero atterita, se il coma fosse diventato più profondo se…“
“…Hey sono qui”
“Uno dei giorni in cui eri ancora grave mi ricordo che sentii Reid lamentarsi con uno dei medici che la situazione non stava cambiando e che era ancora come il giorno precedente. Gli urlai di smetterla di farsi sentire mentre lo diceva. E griadi a te di non ascoltarlo. JJ mi fece uscire dalla stanza, dovevano farti un elettroencefalogramma per verificare le reazioni cerebrali e mi sentivo morire.”
“Ah… ecco spiegato…”
Si bloccò preoccupato di cosa stava per dire.
“Cosa?”
Quella era Penelope avrebbe capito. Ne era certo.
“Mentre ero in coma, ecco io… ebbi una serie di incubi. In cui io ero legato su una specie di lettiga e qualcuno mi tormentava. Una volta sentì chiaramente la tua voce gridare proprio quelle parole.
E poi lampi di luce. Era l’elettroencefalogramma.”
“Chi era a darti il tormento?”
Un po’ vergognoso di quello che stava per dire l’uomo si fece coraggio.
“Reid, per quello ero sconvolto quando al mio risveglio sembravate tutti convinti che fosse stato solo un incidente.”
“Ah ecco perché Reid disse che lo avevi guardato in cagnesco al risveglio. Non era solo per lo spintone…”
“…spintone che io non rammento!”
“Eri furibondo perché ti aveva tormentato.”
La donna mise una mano davanti alla bocca per trattenere un eccesso di risa.
“Ehy, che ti ridi?”
Ma nel dirlo stava ridendo anche lui, all’idea di Reid che effettivamente lo aveva tormentato per tutta la settimana.
Solo non come ricordava.

Continua...

Edited by rabb-it - 11/8/2010, 04:12
 
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