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Quando, Criminal minds

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rabb-it
view post Posted on 27/5/2010, 18:51 by: rabb-it




Autore:Rabb-it
Titolo:Quando
Rating:?giallo?
Categoria:Angst
Avvertimenti:alcune descrizioni sono un po' forti, credo.
Personaggi: il team.
Spoilers:Alcuni dettagli della quinta serie
Disclaimer:I personaggi non mi appartengono, Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.
Note: Ho deciso alcuni mesi fa che dovevo far tribolare un poco alcuni soggetti... le mie prime lettrici!


Se desiderate lasciare un commento, questo è il link.
Grazie.



Quando
Prologo



Il dolore era molto forte.
Partiva dal piede destro, saliva lungo la gamba e dall’inguine si irradiava al resto del corpo.
Voleva gridare, ma non gli usciva un suono.
Era in un bagno di sudore e si dibatteva stretto da delle cinghie, queste ultime lo bloccavano ad una specie di lettiga.
Ogni suo tentativo di liberarsi aumentava il dolore, ma non poteva fermarsi, doveva sbrigarsi prima che tornasse, tornava sempre.
I ricordi dei suoi ultimi giorni erano confusi, stava lavorando, era stato impegnato come al solito.
Poi a casa, ma non rammentava di esserci entrato, quindi lo avevano catturato prima che rientrasse.
Poteva anche essere stata una persona sola, non ricordava di aver lottato, ma un ago, sì, ricordava un ago.
Lo avevano anestetizzato con qualcosa, ma chi e perché?
Ne rammentava la presenza durante la prigionia.
Ad ogni risveglio lui tornava.
Intorno a se solo l’oscurità. Poi quei passi. Lenti, misurati, non affannati di chi deve brigarsi, ma passi di chi ha tutto il tempo che gli serve per completare l’opera cominciata forse da ore, o da giorni.

Eccoli di nuovo, stava tornando. Nemmeno questa volta era riuscito a liberasi.
La porta sul fondo che si apre, lasciando entrare un piccolo spiraglio di luce, questo si allarga piano fino a diventare un cono che illumina per intero la stanza spoglia.
Un piccolo stanzino senza finestre. Ecco spiegato il buio, ed eccolo che ritorna non appena la persona chiude la porta dietro di se.
Per un secondo la sua ombra si era stagliata sul cono, una figura alta e longilinea.
Si avvicina, non ne vede il volto.
Non lo ha mai visto.
Ne lo ha mai sentito, fino a quel momento.

Poche parole, ma sufficienti a raggelargli il sangue nelle vene.
“Vorrei tanto sentirti dire un’altra volta che non sono normale, sai? Dai fallo ancora, che aspetti!”
Poi di nuovo il silenzio, la sola presenza, e un nuovo dolore prende il sopravvento, non è fisico questa volta.
Una domanda aleggia muta negli occhi spalancati di Derek Morgan:
Quando è successo? Quando abbiamo perduto Reid senza rendercene conto?


Era al suo fianco, e gli stava facendo qualcosa, il dolore pulsante al piede aumentava con il passare dei minuti, gli sembrava bruciasse, ma non riusciva ad identificare con certezza cosa succedeva, doveva essere la droga che gli era stata somministrata.
Abbastanza forte da intontirlo e vanificare i suoi tentativi di liberarsi, ma non tanto da non fargli sentire il dolore.
“Cosa ti è successo Spencer? Questo non sei tu!”
Per diversi minuti nessuna risposta, poi tre parole.
“Ne sei sicuro?”
E riecco il silenzio, carico di un orrore mai provato per Derek.
Poteva anche accettare che un soggetto ignoto, un criminale a cui dava la caccia, prima o poi lo avesse alla sua mercé, era un eventualità che sapeva poteva verificarsi, ma dal suo amico no, non poteva aspettarselo nemmeno nel peggiore degli incubi.
Eppure stava succedendo.
Cercò di farlo parlare, ma non ottenne che mutismo.
Mentre il dolore saliva di nuovo d’intensità, sentiva che stava per perdere conoscenza un’altra volta.
Ci sarebbe stata una fine?
Lo avrebbero trovato gli altri?
Gli altri.
Come potevano trovarlo? Di sicuro Reid partecipava alle sue ricerche, e di certo faceva in modo che non si avvicinassero a scoprirlo.
Ma cosa è successo dal nostro ultimo caso?


Un ricordo lo distolse per un secondo dal dolore, impedendogli di perdere di nuovo conoscenza.
Erano in uno dei tanti uffici dove avevano studiato i profili, stavano indagando su un truffatore che dalle truffe era passato agli omicidi.
Dovevano controllare dei file d’archivio, Reid pareva trovare la cosa divertente e non aveva saputo resistere dallo stuzzicare l’amico.
“Non mi dire che la cosa ti piace?”
“Adoro i documenti ben ordinati.”
“Mai fare una cosa normale tu, vero?”

Ma non può essere, non per una facezia simile!

Non poteva credere che per quella sciocchezza Reid fosse uscito di senno in quel modo.
Gliene ho dette anche di peggiori, si scherza. Non ci credo che è stato quello.
E glielo disse.
Lo sentì ridere.
“Dillo ancora forza, io e le cose normali non siamo compatibili, su che le cose normali lo sai solo te come sono!”
Poi una sferzata, con la forza di un maglio il dolore lo colpì un’altra volta, stavolta era all’inguine e si irradiava lungo l’addome.
Perse i sensi, con nelle orecchie quella risata. E quella frase.

E il dolore pareva andarsene insieme alla conoscenza, almeno quello meramente fisico.
E la domanda di prima tornò, un attimo prima dell’oblio.

Quando?




Primo capitolo



Quando si svegliò nuovamente non era da solo.
Ma erano certamente delle allucinazioni causate dalle droghe.
Non poteva spiegarsi in altro modo la presenza di sua madre e delle sue due sorelle al suo fianco.
“Resisti Derek, non arrenderti, devi lottare.”
“Puoi farcela non ti lasceremo solo.”

Ecco l’inconscio al lavoro. Mi manca solo che passi Penelope, la mia consolazione divina ed ho fatto l’ein plein.

E l’inconscio doveva proprio lavorare di gran lena, visto che non aveva fatto in tempo a formulare il pensiero sull’informatica più simpatica di tutta Quantico, ed eccola.

“Avanti Derek, un Dio greco scolpito nella cioccolata non può farsi battere in questo modo! Lotta!”

“Penelope è Reid, avverti gli altri!”
Sapeva di essere irrazionale a parlare ad un allucinazione, ma non aveva potuto trattenersi.

Sto impazzendo.

Ma si sentiva anche stranamente rasserenato da quelle presenze che si alternavano nel delirio.
Come se potessero trasmettergli la loro energia solo nel ricordo.
Riprovò a liberarsi, ma le cinghie parevano ancora più strette della volta precedente.
E di nuovo il dolore.
Pulsante, lancinante, feroce.
E Reid, di nuovo presente.
“Siamo ancora nella situazione di ieri.”

“NON ASCOLTARLO!”
Gridò Penelope.

Una luce lo colpì dolorosamente, dovette chiudere gli occhi.
Vedeva dei lampi, probabilmente continuava ad accendere e spegnere la torcia proprio di fronte a lui.
Che cosa crede di fare?
I lampi continuarono a lungo, e lui serrava sempre più forte gli occhi, mentre sentiva una lama penetrargli nelle carni, e tornava il dolore.
Cosa mia sta facendo? Basta… basta!
Poi di nuovo il buio, forse la pace.

“Reagisci Derek!”

No, quella non era la pace.
Quella voce fredda, perentoria, secca.
Quello era Hotch.
Il suo capo.
Il sergente di ferro come si era definito una volta.
Quello che non aveva esitato a dirgli che non avrebbe fatto il suo nome per una promozione se non avesse imparato a fidarsi maggiormente dei suoi colleghi.
Dio se lo aveva odiato.
Quanta voglia di rispondergli male, ma aveva ingoiato il suo orgoglio quel giorno.
Lo avrebbe tirato fuori più avanti, in quel momento decise di non reagire d’impulso e fece bene.
Passata la prima furibonda irritazione si ritrovò ad analizzare le ragioni di Hotch, continuava a non condividerle, ma sapeva che c’era un fondamento di verità in quello che gli aveva detto.
Anche se i modi lasciavano a desiderare.
Ma quello era Hotch, prendere o lasciare.

Che ci fai nel mio inconscio? Diamine, preferivo mia madre e le mie sorelle lo sai? Di gran lunga!

Un riso nervoso gli salì in gola.
Ed apostrofò a male parole l’allucinazione che aveva davanti a se.
“Senti, per venire qui a darmi il tormento senza nemmeno renderti utile è meglio se sparisci. Almeno Penelope mi fa sorridere. Intima a Reid di stare zitto, o ci prova, ma te: reagisci!
Ma va a fan brodo va… non lo vedi che sono legato? LE-GA-TO… chiaro il concetto? Sono in trappola!
Fammi un favore: evapora agente speciale supervisore Hotchner!”

E nel dirlo aveva serrato i pugni, e stretto la mascella.
Mentre lo faceva sentì una fitta e perse di nuovo conoscenza.
Ma ebbe la sensazione, un secondo prima di svenire, che le cinghie si fossero allentate.
Se Reid non se ne fosse accorto forse la volta seguente sarebbe riuscito a liberarsi.
La rabbia verso Hotch a qualcosa era servita.

Forse.

Secondo Capitolo



Forse era successo qualcosa, mentre era privo di conoscenza.
Quello era stato il pensiero di Derek quando aprendo gli occhi vide che era in un posto diverso, luminoso, caldo, accogliente.
Non aveva idea di quanto tempo fosse passato, ma dovevano averlo liberato, era la sola spiegazione logica.
Non sentiva più le cinghie, era steso su un morbido letto.
Il dolore alla testa lo obbligò a distogliere lo sguardo dalla luce che entrava dalla finestra alla sua destra, ma lo sforzo era superiore alle sue forze.
Si limitò a chiudere gli occhi, per riaprirli appena sentì un singhiozzo.
Sua madre era lì a fianco.

Appena lo vide muoversi la donna premette il pulsante di chiamata che era poggiato sul cuscino.
Piangeva, e gli carezzava il viso.
“Derek, va tutto bene, stai calmo, è finita!”
Cercò di risponderle, ma la voce non gli usciva.
Voleva capire cosa fosse avvenuto, come avessero fatto a trovarlo.
L’arrivo dell’infermiere e del dottore obbligò la donna ad allontanarsi dal capezzale del figlio.
Il medico gli pose delle domande, non ne capiva il senso.
Era agitato.
Voleva alzarsi, voleva capire, troppe cose gli stavano affollando la mente, era confuso.
Poi sbarrò gli occhi, fermo sulla porta vide Reid.
Voleva gridare.
“È stato lui!”

Ma rimase una voce del suo pensiero.
Il suo panico venne frainteso.
“Signor Morgan si calmi, presto riuscirà di nuovo a parlare normalmente, ora ci permetta di visitarla”.
La testa prese a pulsargli dolorosamente, Reid era calmo e tranquillo, Derek lo guardò fisso con astio.
Vide un’espressione di stupore sul volto del suo aguzzino.
Come se non si aspettasse quella sua reazione.
Cosa credeva, mi fossi scordato quello che ha fatto?

Reid si morse lievemente il labbro inferiore, nervoso ed impacciato.
Si ricorda ed è furioso.
Cosa mi aspettavo?Veramente credevo che avrebbe scordato ogni cosa?


Continua...

Edited by rabb-it - 16/12/2011, 01:02
 
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