JAG

Ricordi, Epilogo...di oltre cento pagine in word, siete avvisati!

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rabb-it
view post Posted on 23/10/2007, 19:53 by: rabb-it




Iniziata nel giugno 2004 terminata nel marzo 2005

NOTA DEL NARRATORE, IN QUESTO CASO NARRATRICE.
Quasi tutte le fanfic su JAG-Avvocati in divisa hanno una loro precisa collocazione temporale, che sono i vari passaggi nella relazione tra i due protagonisti; ed una collocazione cardinale, sia Fulls Church in Virginia, o una portaerei nell'Oceano Indiano.
Stavolta cambio le carte in tavola, lo so per molti così non è una fanfic vera a propria, ma aspettate a leggerla, poi munitevi pure di pomodori ed uova marce, ovviamente mi auguro che abbiate una pessima mira.



DISCLAMERS: I PROTAGONISTI DI JAG CHE SONO PRESENTI NELLA STORIA SONO DI PROPRIETA’ ESCLUSIVA DI DONALD P. BELLISSARIO. L’AUTRICE DEL RACCONTO LI HA PRESI IN PRESTITO PER PURO DIVERTIMENTO SENZA ALCUNO SCOPO DI LUCRO.

N.d.A.: i personaggi che non esistono in JAG sono invece di proprietà di chiunque voglia divertirsi ad usarli.

Firmato
Rabb-it


RICORDI



UNA DATA QUALSIASI ALCUNI ANNI DOPO I FATTI DI AMICI E SEGRETI II
Un uomo anziano stava salendo con fatica un erto sentiero, era diretto al rifugio sulla cima della montagna, ai tempi in cui era un giovane impetuoso salire lassù sarebbe stato uno scherzo da ragazzi, ma erano passati molti anni da allora e il giovane leone di una volta si era concesso numerose soste per riprendere fiato, arrabbiandosi con quel fisico che iniziava a tradirlo.
Gli pareva strano essere giunto a quell'età, credeva sarebbe morto giovane, invece mai previsione fu meno azzeccata.
Non che gli seccasse, tutt'altro, ma a volte si guardava indietro e vedeva amici anche più giovani di lui che già si erano incamminati per il sentiero da cui nessuno torna a raccontarti cosa trovi una volta giunto alla meta e non poteva fare a meno di sentirsi solo.

All'ennesima sosta, approfittando di alcuni alberi che fornivano ombra prima dell'ultimo tratto, notò un movimento alle sue spalle, si nascose tra i cespugli ed attese.
L'attesa si prolungò per oltre mezz'ora, stava iniziando a pensare che il suo intuito stesse perdendo colpi, e non ultimo le sue ginocchia gli stavano ricordando la non più verde età, quando ecco sbucare un giovane dal sentiero.
Alto, capelli scuri portati corti, zaino sulle spalle e un aria indagatrice dei dintorni mentre lo superava, non notandolo tra i cespugli che dividevano il sentiero in due direzioni, entrambe portavano al rifugio, solo una era più difficoltosa e ripida.
L'inseguitore scelse quest'ultima, senza accorgersi di essere passato da predatore a preda; l'anziano sulle prime si era sentito molto infastidito dell'intrusione, ma quando lo vide scegliere la via più dura si sentì dieci anni di meno.
Almeno non mi ha insultato scegliendo la via più facile; adesso gli insegno io a farmi da balia!

E con questi intenti bellicosi si rimise in marcia, le sfide gli erano sempre piaciute.
In fondo cos'era ciò che si accingeva a fare se non l'ennesima sfida, scrivere la propria biografia, scegliere come raccontare la sua vita e carriera prima che altri, alla sua morte, stravolgessero gli eventi omettendo particolari o inventando di sana pianta.
Con tutti quelli che scrivono biografie, sarà bene che la mia me la scriva io, tanto poi gli sciacalli ci speculeranno sopra comunque, oppure le traduzioni che travisano molte volte le cose, quando non sono dei veri e propri falsi, ma contro certi fatti forse non vi è rimedio.

Si immaginava dei perfetti sconosciuti che dopo la sua dipartita avrebbero iniziato a affermare che loro lo conoscevano e sapevano cose di lui fino allora rimaste segrete, non che stesse per morire, nonostante l'età si sentiva ancora in gamba, altrimenti non sarebbe mai arrivato a fare una tale salita.
Ma perché avrebbe dovuto aspettare di essere sul letto di morte per raccontarsi?

Nel frattempo più avanti il giovane si domandava se non avesse lasciato troppo vantaggio alla sua preda, poiché non riusciva a scorgerlo ed era quasi arrivato in cima.
Non gli pareva nemmeno pensabile che avesse scelto la via più facile, non sarebbe stato da lui, si diceva.
Forse si era fermato a riposare e lo ho superato.
Quello fu il pensiero che andò più vicino a cosa stava succedendo, era lui davanti ora; arrivato che fu in cima si mise ad ammirare il panorama, era stato lì molte volte, ma la quiete che vi regnava e lo spettacolo di colori che si apriva ai suoi occhi lo lasciava sempre senza fiato.

Vi era il colore scuro dei sempreverdi, alcune macchie di un verde più chiaro, poi seguendo il profilo delle montagne più basse ecco le caducifoglie, che nella stagione giusta, e quella lo era, offrivano uno spettacolo tale da ispirare pittori paesaggistici a dar fondo alla tavolozza dei colori con sfumature che variavano con la luce, in vero incubo o delizia per i fotografi che mai riuscivano a far rivedere lo splendore inquadrato con l'obbiettivo stampato su carta.
Per quanta buona volontà e moderne tecnologie venissero loro in aiuto, le cose viste dal vivo hanno un sapore irripetibile.
Mentre si godeva il panorama non si avvide dell'anziano che lo raggiungeva da dietro, questi, resosi conto della distrazione del giovane, decise di giocargli uno scherzetto degno di lui.

Gli arrivò a pochi metri, prese fiato per bene ed esclamò a pieni polmoni:
"TENENTE RABB, CHE DIAMINE STA FACENDO QUA?"
Con uno scatto il giovane si ritrovò a fronteggiarlo con aria stupita, ma si riprese velocemente e decise di comportarsi da sottoposto rispettoso dell'etichetta.
"Stavo facendo un’escursione, signore! E' un piacere incontrarla, signore! Spero di non disturbarla, signore!"

L'anziano ammirò la velocità di ripresa del ragazzo, ma non era intenzionato a lasciare correre, voleva sapere chi gli aveva dato l'idea di seguirlo.
"NON MI RACCONTI FROTTOLE, E' STATA SUA MADRE A SUGGERIRLE DI FARMI DA BALIA?"
Con lo stesso tono formale di prima giunse il diniego del ragazzo.
"No, signore; mai le farebbe un simile sgarbo; volevo fare l'escursione da tempo, e solo per caso siamo saliti lo stesso giorno, signore."

L'anziano non si fece ingannare nemmeno per un secondo, sulla casualità dell'evento, ma vedendo che Henry rimaneva sull'attenti, ebbe pietà e gli ordinò il riposo.
"Henry, posso anche crederti quando affermi che tua madre non ne sa nulla, ma non raccontarmi la fandonia del caso, sono vecchio, non rimbambito, non ancora almeno."
L'espressione seria del ragazzo si aprì in un sorriso, e l'anziano si ritrovò a pensare che la definizione di Mac per definire i giovani Rabb, li chiamava “i degni eredi” di un certo capitano, era azzeccata; l'aria furba che si intravedeva dietro a quello sguardo era solo il preludio di quello che Sean ed Henry erano capaci di combinare, da bambini erano marachelle, da grandi erano grattacapi, non per niente nelle forze armate erano grati al regolamento che impediva a due fratelli di stare nello stesso comando.
"Domando scusa ho saputo dell'escursione e ho deciso di accompagnarla fino in cima, ma avrei dovuto saperlo che mi avrebbe fatto vedere i sorci verdi. Quando mi ha lasciato passare?"
"Tu quando hai perso le mie tracce?"
"Un po' prima della biforcazione...

Mentre i due escursionisti si raccontavano la scarpinata, noi scendiamo a valle, percorriamo alcuni chilometri ed entriamo in una casa…

… a Washington D.C.
Dove una donna sta preparandosi ad uscire, il primo mattino lo aveva passato a casa, non aveva cause e si era goduta un po’ di riposo, adesso stava sistemandosi la divisa.

Era sempre la solita storia, quando Harm non era in casa doveva rivolgersi allo specchio, ricordava ancora bene la prima volta in cui mettere bene le spalline all’altro era diventato una specie di rito.
Lui era andato da lei per convincerla di una cosa su un loro assistito, e lei nel passargli una cartellina aveva notato una sua spallina fuori posto, non aveva potuto resistere e gliela aveva sistemata, ricevendo in cambio uno dei suoi soliti sorrisi che le facevano sempre quello strano effetto, tremolio di gambe, tachicardia, e poi…
e poi il nulla… da qual gesto erano passati anni prima che le cose tra loro prendessero un'altra piega, ma anni dopo se lo ricordavano a vicenda quando capitava l’occasione.

Con in mente il sorriso del marito e un espressione beata in volto andò alla porta, l’aprì e si ritrovò davanti un ammiraglio Rabb con le chiavi a mezz’aria, stava per infilarle nella serratura.
“Harm che fai a casa?”
“Ma che razza di bentornato è mai questo?”

Lo stupore di vederselo davanti ebbe la meglio sulla risposta piccata che le era salita alle labbra, tanto con lui il sarcasmo non serviva, lo raccoglieva solo quando voleva e non si faceva scrupolo di spargerne a piene mani.
“Mi hai sorpresa, non credo che tu sia arrivato in cima e ridisceso; o AJ è molto più in forma di quel che credevo!”
“Oh, per essere in forma lo è di sicuro.Mi ha sentito dietro di lui, mi ero avvicinato troppo, mentre lo seguivo.”
“Ops, si è arrabbiato molto?”
“Con me no!”
“Come sarebbe, ma se hai appena detto che ti ha sorpreso?”
“Non è esatto avvocato, io ho detto che mi ha sentito mentre lo seguivo;-))”
“Harm, basta tergiversare e spiegati meglio”
“Allora stavo salendo dietro di lui e mi deve essere sfuggita una sua pausa, magari si era fermato ad ammirare il panorama…”
“Ha una certa età ormai…”

Harm guardò Mac in tralice per l’interruzione.
“Dammi retta, è ancora in gamba. Comunque la smetti di interrompermi? Ti stavo dicendo che mi ero avvicinato troppo causa sosta che non ho notato, e lui si era accorto che qualcuno lo seguiva, quindi si è nascosto ad aspettarmi, mi sono nascosto a mia volta, sperando che dopo un po’ pensasse di essersi sbagliato, ma passò oltre mezz’ora e le mie ginocchia gridavano vendetta, stavo per arrendermi al mio ex-CO, quando ecco che sbuca fuori Henry evidentemente era dietro ad AJ e non si era accorto di me, ma quel che è peggio, io non mi ero accorto di lui.”

Mac guardò il marito con aria sorpresa.
“Henry? Ma mi aveva detto che intendeva fare un volo con “Sarah”?”
“Lo so, mi aveva chiesto il permesso di prenderla ieri sera prima di andarsene a casa sua, a quanto pare ci ha sentito quando parlavamo preoccupati per l’idea che era venuta ad AJ e ha deciso di rassicurarci. Sta di fatto che lui era rimasto a maggiore distanza, ma l’ammiraglio era lì che lo aspettava nella zona della biforcazione.”
“Hai lasciato che AJ lo facesse a fettine?”
“È giovane e forte sopravivrà.”
“Harmon Rabb, mi stupisco di te.
Chi non mi stupisce è AJ, nonostante l’età rimane sempre un SEAL coi fiocchi.
E se mi permetti, il fatto che tu ed Henry non vi siate accorti l’uno dell’altro la dice lunga sulla differenza dell’addestramento che viene impartito ai piloti.”
“Cosa vorresti dire Marine?”
“Hai capito benissimo Sailor;-))
Cosa gli ha detto AJ?”
“Nulla, ha lasciato che proseguisse, per il sentiero più impervio tra l’altro, e si è messo lui all’inseguimento.”
“Ci sarà dal ridere al suo rientro.”
“Ma no dai, lasciamolo stare.”
Mac ebbe un sussultò di stupore ed esclamò sorridendo al marito:
“Non ci credo! Preferisci non dire nulla per non far sapere che ti avevano gabbato in due?”
“Proprio così, se non si sono accorti di me perché dirglielo;-))”
“Deciderò al loro rientro se ti meriti il mio silenzio sull’avvenimento.”
“Mmmm, sa di ricatto…”

Nel dir queste parole si avvicino alla moglie con un espressione birichina in volto, lei prosegui a sorridergli, e lo osservò mentre si avvicinava; aveva più rughe, era leggermente stempiato, ma niente da fare, le si scioglievano le gambe come anni prima e lui era un giovane ed aitante capitano, il suo capitano!

Ora lasciamo i due alti graduati alle loro beghe, e torniamo…

… al rifugio.
Dove AJ ed Henry si erano rifocillati, Henry aveva spiegato all’ammiraglio che aveva un poco di licenza e voleva passarla facendo escursioni e che se a lui non seccava avrebbe usato il rifugio come campo base.

AJ aveva in mente una cosa più solitaria, ma il ragazzo gli era sempre stato simpatico così accettò l’idea che dividessero il rifugio, non senza prenderlo un poco in giro.
“Certo che vi danno poco da lavorare, se appena hai un po’ di licenza hai tutte queste energie da spendere.”
“Ma no, io sono anche stanco, ma alcune persone sagge mi hanno detto che l’ozio fa male;-))”
“Rimani pure, magari un secondo parere potrà essermi di aiuto, e se il soprannome “Thinker” è meritato… magari ci scappa pure qualche buon consiglio.”
“Sa il mio soprannome? Mi sento onorato.”

Thinker (pensatore) glielo avevano affibbiato fin dai tempi dell’accademia, per l’amore per la lettura, e le riflessioni, c’era sempre un libro nel suo zaino.
Sean invece aveva dovuto attendere la scuola di volo per ottenere il suo, troppe chiacchiere alla radio, un istruttore che interrompe la sessione di prove e lo mette in punizione e per tutti era diventato ormai Talker(Parlatore).

Henry prese il binocolo ed uscì ad ammirare i luoghi, AJ si mise al lavoro; si era portato carta e penna, la tecnologia l’avrebbero usata gli altri, lui voleva vedere le pagine riempirsi, e il freddo monitor del pc, non gli dava la stessa sensazione, e poi lui con i computer aveva un contenzioso aperto, grazie a Tiner.
La penna scorreva rapida, ne aveva di cose da raccontare, poi a sera magari avrebbe fatto leggere il prologo al giovane Rabb, magari verificare le prime impressioni poteva essere una buona idea per iniziare nel modo giusto.

INTANTO A FULLS CHURCH
L’ammiraglio Rabb e il generale McKenzie stavano affrontando il solito andirivieni dell’ufficio, casi da aggiornare, rapporti da stendere e pericolosi dribbling telefonici con il SecNav.
Il capitano di fregata Roberts stava aggiornando il suo CO sugli avvenimenti della mattinata, aveva svolto le sue veci in sua assenza, appena terminata la parte formale del rapporto Bud andò sul personale chiedendo notizie dei due AJ,

Harm tranquillizzò l’amico, l’ammiraglio era in grado di cavarsela, evitò con cura di menzionare Henry, mentre su AJ Roberts non aveva granché da dire a Bud, era tornato di servizio su una portaerei dopo l’esperienza come istruttore ed era in squadriglia con Sean.
“Pensare ai nostri due ragazzi in servizio insieme mi da una strana sensazione, sono un segno tangibile dello scorrere del tempo.”
“Bud! Non dirmi che ti senti vecchio? Dai non siamo ancora da rottamare.”

Bud sorrise, negli anni ne avevano passate tante insieme, ma la loro amicizia era sempre stata un punto fermo, solo che i ruoli per i giovani Rabb e Roberts erano invertiti, nel loro caso era stato Harm il suo mentore e maestro, tra i loro figli invece quello che aveva più anzianità ed esperienza era AJ.
“Da rottamare no, ma sicuramente non siamo più dei ragazzi. Mai avrei pensato di arrivare a questo punto nella mia carriera, ricordi che impedito ero, all’inizio? E la commissione dopo il mio incidente? Non volevano farmi tornare in servizio per timore che bloccassi le possibilità di carriera di ufficiali non menomati.”

Harm osservò l’amico, i capelli gli si erano ingrigiti da tempo,pensava agli anni passati, e sì lo ricordava anche lui il giovane Bud…i primi tempi la parola più gentile che gli veniva per definirlo era imbranato, ma col tempo pure le sue gaffes si erano rivelate preziose, a volte intuizioni che salvavano un caso, potenzialità nascoste del bravo avvocato che sarebbe diventato negli anni? Chi poteva dirlo?

Lui e Mac avevano sempre potuto contare su Bud ed Harriett, come colleghi e come amici.
“Ok loro sono la nuova generazione, vedremo se saranno alla nostra altezza, e se noi dovremo andare in pensione anzitempo.”
“Piano, non puoi aspettarti troppo da loro, come puoi pensare che battano il mitico “Hammer”? In quanto a mio figlio, be direi che mi ha già superato, ma è un bravo ragazzo e non infierisce sul suo povero padre;-))”
“Addirittura un mito, BUD! Non posso credere che sto ancora su quel piedistallo a prendere polvere dopo tutti questi anni;-))”
“Oh no, nessun piedistallo, solo una semplice constatazione: mi diceva tempo fa un certo ex-istruttore che il record dei missili abbattuti nelle esercitazioni di volo porta ancora la tua firma.”
“Ah sì?”

L’espressione era attonita, aveva reclinato leggermente il capo come chi sta valutando una notizia, i suoi occhi, due laghetti verdi, fissavano l’amico con l’aria più innocente e stupita della terra.
Bud scosse il capo, lui sapeva che Harm ne era informato, ma se voleva fingersi piacevolmente sorpreso non sarebbe stato lui a rovinargli la festa.

Un volta lasciato l’ufficio del suo superiore incontrò Mac che aveva appena avuto come giudice.
“Generale, controversa l’arringa finale del tenente Dexter, ma efficace, ha convinto i giurati e quasi quasi faceva cambiare idea perfino a me.”

Mac concordò con Bud su tutta la linea.
“Sì decisamente il caso terminato oggi è stato un bel ripasso di certe vecchie tecniche che tu ed io conoscevamo fin troppo bene un tempo;-))”

Ray Dexter era un tenente di vascello da poco arrivato allo JAG, l’ammiraglio non mancava mai di elogiarlo, riconoscendosi fin troppo nell’entusiasmo del giovane.
Bud sorrise, capendo al volo l’allusione a certi loro vecchi casi, la salutò e proseguii.
Mac andò nel suo ufficio, lei ed Harm cercavano di ridurre al minimo i contatti durante il lavoro, per evitare che qualcuno potesse fraintendere, quanto le mancavano a volte le visite nel suo ufficio che le faceva quando era solo un maggiore, ma allora poi ognuno a casa propria e alle proprie storie, ora invece avevano la loro di storia, e tra alti e bassi tipici della vita matrimoniale, erano ormai oltre vent’anni che era la signora Rabb.

AL RIFUGIO
Nuvoloni neri si stavano addensando, in montagna il tempo cambia rapidamente, AJ sperava che Henry rientrasse prima dello scatenarsi degli elementi, o che trovasse un buon riparo, non è mai bello essere allo scoperto con un temporale in arrivo.

Le prime gocce stavano iniziando a picchettare il tetto e i vetri della finestra, quand’ecco entrare il giovane con i capelli appena umidi, i tuoni fecero da colonna sonora alla lettura del prologo scritto da AJ.
Il giovane rimase in silenzio per alcuni istanti, poi disse che forse alcuni periodi erano un poco lunghi, andava rivista la punteggiatura, ma nell’insieme non era male.

L’ammiraglio notò un leggero riserbo da parte del ragazzo, quindi lo invito ad esprimergli le sue perplessità, non voleva vuoti complimenti, ma desiderava la verità, ed Henry non si fece pregare.
“Ecco, è scritta bene, ma somiglia un po’ a quelle schede che le forze armate hanno sui loro uomini, una cosa un po’ impersonale, fredda… Non le somiglia per niente.”

Si fermò temendo di avere esagerato, l’ammiraglio invece era ben felice di avere avuto una giusta intuizione confidando sull’aiuto del ragazzo; effettivamente non era mai stato bravo a parlare di se, lo sapevano bene le sue donne, dalla madre di Francesca a Laura, dalla Waldon a Meredith.

Chiese al giovane come avrebbe dovuto iniziare secondo lui, Henry rimase sorpreso di tanta fiducia, ma non esitò a proporre un’idea.
“Che ne dice di raccontarsi, come se stesse parlando a uno dai suoi nipoti, magari solo per l’inizio, una sorta di modifica dell’impianto iniziale troppo asettico. Può contare sulla mia discrezione, poi se ritiene che io diventi troppo invadente sa bene di potermi mandare a stendere quando vuole.”

AJ sorrise per l’espressione usata
“Interessante, un ragazzo che sa farsi il bucato… La tua idea mi piace, ma non ti annoierai sentendo raccontare la mia vita in fondo i tuoi ti avranno detto molto.”
“No, sanno essere molto discreti anche loro, so che ha rischiato spesso per aiutarli, ma della sua vita privata, a parte conoscere sua figlia Francesca e la sua famiglia, non so molto.”

AJ non si sorprese, sapeva di poter contare sui suoi uomini, ma pensava che nel corso degli anni magari qualche informazione dai discorsi dei suoi Henry le poteva anche avere raccolte; evidentemente erano stati bravi a non portarsi il lavoro a casa, buon modo per far durare un matrimonio quando si lavora nel medesimo ambiente.
“Quindi secondo te dovrei iniziare dalla mia infanzia?”
“Bè lei prima ha iniziato dall’arruolamento, ma le scelte che facciamo nella vita spesso sono influenzate da quello che vediamo o viviamo da bambini.”

L’ammiraglio osservò bene il ragazzo mentre parlava e si ritrovò a pensare che sapeva bene quanto la sua di vita fosse stata segnata dalla morte prematura dei genitori, come Harm prima di lui che era stato turbato e a lungo dalla scomparsa del padre, certo le cose si erano evolute in modo diverso perché diversi erano stati i fatti, ma entrambi erano cresciuti con delle domande a cui mai i padri avrebbero potuto rispondere.

Henry notò lo sguardo e fraintese.
“Mi scusi, probabilmente sono già troppo indiscreto, in fondo non credo che la sua infanzia riguardi chi si appresta a leggere le memorie di un ammiraglio.”
“Credo che adesso ti sbagli, penso invece che alcuni si domandino se noi militari di carriera abbiamo avuto un infanzia normale. Da ragazzo volevo diventare giocatore di baseball, mi pare una cosa abbastanza normale, da parte di un ragazzo americano, tu che ne dici?”

Henry capì di avere frainteso e raccolse al volo l’occasione che l’ammiraglio gli dava per cambiare discorso.
“Normalissimo, io invece volevo entrare nella nazionale di nuoto…”
“E cosa ti ha fermato?”
“Non ero abbastanza veloce, me la cavai per i campionati studenteschi e durante l’accademia fui anche primo della mia classe, ma la velocità giusta l’ho trovata solo in volo;-))”
“Pressioni in famiglia il quel senso?”
“No, anche se mamma dice se forse non ci avesse insegnato prima come si tiene una cloche che a camminare, magari eravamo meno patiti, ma temo che non avrebbe fatto grandi differenze, a 16 anni eravamo già andati ad Annapolis senza nemmeno chiedere il loro permesso.”

AJ ricordava l’espressione costernata di Mac quando gli aveva detto che i ragazzi erano già pronti per seguire le orme paterne, lei se lo aspettava che lo facessero, ma non di nascosto.
Lo disse ad Henry e i due uomini risero insieme dei grattacapi che due adolescenti avevano dato ai due genitori, che venendo da adolescenze abbastanza movimentate temevano che i figli ripetessero i loro errori.
“Ma ammiraglio, lei sta barando! Non devo scrivere al mia biografia, io!”
“No, ma i tuoi genitori hanno dei ruoli importanti nella mia, con gli avvenimenti di quegli anni ne potrebbe uscire un telefilm di discreto successo…”
“Buona idea, adesso invece di raccontarsi, butta giù una sceneggiatura, ma non ne faccia una sit-com, detesto gli applausi e le risate in sottofondo.”
“Ah già come se gli spettatori non capissero le battute e avessero bisogno di essere informati che la cosa detta è divertente. Ma in ogni caso vorrei dire la mia sull’attore che mi dovrà interpretare, dovrà essere all’altezza del ruolo.
;-))
Ma adesso basta vediamo un po’ come iniziare a raccontare la mia vita evitando che somigli troppo ad un romanzo d’appendice.”

AJ inizio a narrare ad Henry della sua infanzia passata a Cleveland…

CLEVELAND FINE ANNI 50
Albert Jethro Chegwidden stava osservando un poster che pubblicizzava le calde coste della California, aveva quasi 11 anni, rimase per un po’ a guardare quel manifesto, con in mano il guantone da baseball, poi gli amici lo chiamarono a giocare e non pensò più all’Oceano, ma la sera a cena chiese ai suoi se potevano andare in California in vacanza.

La sorella maggiore lo guardò stupita della sua uscita, poi sposto lo sguardo sui genitori, che altrettanto impreparati si trovarono in difficoltà a cercare di spiegare al figlio che un viaggio in California sarebbe stato troppo costoso.
AJ non disse nulla, ma appena tutti in casa furono a dormire, lui tolse i suoi risparmi dal nascondiglio e usci dalla finestra, la sua stanza dava sul giardino ed era al piano terra, piccole cose per un futuro SEAL;-)).
Arrivato alla stazione dei pullman l’amara sorpresa, era chiusa, non che sarebbe cambiato qualcosa, non avrebbero lasciato partire un bambino da solo, ma lui questo non lo sapeva; decise dormire sulla panchina, all’apertura della stazione sarebbe partito.

Dormiva ancora profondamente quando al mattino suo padre lo trovò; la sera precedente aveva parlato a lungo con la moglie della possibilità di usare un po’ dei soldi messi da parte per gli studi dei ragazzi per dar loro una bella vacanza, al mattino si era alzato presto per dare al figlio la notizia e trovando il letto vuoto era andato dalla moglie per non darle il tempo di scoprirlo.
“Senti, io ed AJ andiamo a prendere la colazione fuori, rimani pure a letto un poco più a lungo”

Sperava di avere visto giusto, la mattonella dove AJ nascondeva la paghetta era fuori posto e poteva essere andato solo ai pullman.
Si sedette vicino a lui con un sospiro di sollievo e lo scosse piano; il bambino si alzò di scatto, subito preoccupato per la punizione, anche se l’espressione sollevata del padre lo faceva ben sperare.
“Giovanotto, io e tua madre abbiamo preso una decisione, e siccome non voglio che le prenda un colpo all’idea di ciò che stavi per fare, non le dirò nulla, per tua madre e tua sorella noi siamo usciti a prendere la colazione! La punizione arriverà, ma sarà una cosa tra noi due, chiaro?”

Con aria mortificata AJ assentì col capo, quando il padre gli spiegò che sarebbero andati in vacanza, si senti molto egoista, lui voleva andarsene da solo e loro gli stavano preparando una sorpresa.
“Papà, ascolta, non toccate i soldi per gli studi di Rachel, ma solo i miei, farò dei lavoretti e ti ripagherò per la vacanza.”

Il padre si senti fiero del modo in cui suo figlio si preoccupava per la sorella, la cosa gli faceva onore e glielo disse.
Tornarono a casa, con le ciambelle, mai nessuno seppe dove aveva passato la notte, molti anni dopo la sorella gli confidò che lei si era svegliata quando il padre era andato per cercarlo, ma temendo che la madre cambiasse idea aveva retto il gioco ai due uomini di casa.


RIFUGIO

AJ osservò che non aveva molto da dire sulla sua infanzia, passata in modo sereno con una famiglia solida alle spalle, ma Henry obbiettò che dai piccoli episodi, come quello appena narrato, si possono capire molte cose, in fondo quella fu la prima volta che vide l’Oceano Pacifico e lui sul mare aveva costruito la sua carriera.

Prosegui il racconto passando all’altro bivio, a 16 anni l’occasione di andare a giocare per una squadra di baseball, ma andò invece all’accademia scegliendo la vita militare, c’era una guerra, giusta o sbagliata non aveva intenzione di discutere di politica nella sua biografia, ma c’era e per i giovani di allora, come per quelli di sempre, l’importante era servire il proprio paese, magari per ritrovarsi da anziani a guardarsi indietro rimpiangendo le strade non intraprese, ma certi di avere scelto liberamente che fare della propria vita.

Il Vietnam fece venire allo scoperto il suo lato peggiore, e se non ci fosse stato un ufficiale a raddrizzarlo in tempo, chissà… a volte basta poco per fare la differenza tra un reduce sbandato e un veterano indurito dall’esperienza.
Il matrimonio con Marcella risentii molto del suo cambiamento, la estromise dal suo mondo e lei non seppe affrontare nel modo giusto la situazione, forse si erano sposati troppo giovani, ma non lo rimpiangeva, c’era Francesca, c’erano i suoi nipotini che adorava.

Henry interruppe AJ con un commento.
“Già Francesca, mi ricordò che mi insegnò un poco di italiano, davvero prezioso, per attaccare bottone quando si è di stanza in quello stupendo paese.”
“Giovanotto, non pensavo che ti facessi bloccare da quisquilie di tipo linguistico, per far la corte ad una ragazza!”
“Mi appello al quinto emendamento!”
“E bravo, non si vede che sei figlio di avvocati… a proposito dei tuoi genitori, chissà come avrà preso tua madre il rientro anticipato di tuo padre?”
“Lo aveva visto? Per quello si era fermato!”
“Sì, all’inizio credevo fossi stato tu, poi l’ho visto che ridiscendeva, ma non volevo metterti sull’avviso quindi l’ho lasciato andare senza dirgli nulla. Però non capisco, se lo avevi visto anche tu perché sei venuto avanti?”
“Non capivo perché si era fermato, non avevo notato la sua di sosta, ero troppo indietro, quando ho visto che stava fermo ho pensato che fosse solo stanco e magari gli bastava averla accompagnata per un pezzo. Quando lei mi è arrivato alle spalle ho capito l’accaduto, sono stato un pivello!”
“Meglio non digli che si era fatto beccare da entrambi, il suo orgoglio ne uscirebbe a pezzi.”
“Non lo so, la mamma dice sempre che niente può scalfire l’ego del capitano Rabb.”
“Capitano?”
“Sì, a volte si chiamano capitano e maggiore, penso sia legato ai loro primi scontri in tribunale.”

AJ rise della cosa, ricordava bene come fossero state subito scintille tra quei due, ma quella parte della biografia veniva più avanti.
Immaginava che Henry potesse esserne magari curioso, ma non faceva domande, gli stava lasciando il tempo di riavvolgere il nastro dei ricordi.

Raccontò di come dopo il divorzio dalla madre di Francesca si fosse gettato anima e corpo nel lavoro, raggiungendo il gradino più alto della scala gerarchica a capo dello JAG, e del primo incontro con un giovane ufficiale la cui nomea di bravo investigatore, un po’ sopra le righe, lo precedeva.
“Se ne scusò pure, e mi ricordo che gli dissi che la Marina aveva bisogno di eroi; quante volte negli anni mi sarei pentito di quella frase che lui prese come un avvallo a fare qualunque cosa o quasi gli suggerisse l’istinto.”
“Crede davvero che senza quella sorta di benedizione si sarebbe comportato diversamente?”
“No, era ed è fatto così, ma forse se avessi avuto maggior polso a volte…”

Ripensò alle volte che aveva rifiutato le sue dimissioni, o a quando le aveva accettate, ma no meglio andare con ordine.
“Polso, signore? Mi scusi, ma a quanto mi ha detto mia madre, lei ha avuto un ottima influenza su di lui nel corso degli anni.”
“Ma allora qualcosa sai.”
“Della carriera movimentata di mio padre sì, e anche di come lei riaccolse mia madre allo JAG dopo che si era fatta tentare dall’avvocatura civile.”
“Che opinione ti sei fatto sul mio comportamento?”
Vide l’esitazione del ragazzo, e lo spronò alla sincerità.
“Vai avanti, non mi offendo!”
“Bè lei era certamente un superiore anomalo, che si prendeva a cuore gli uomini sotto il suo comando, andava oltre il semplice rapporto di lavoro, onestamente credo abbia rischiato e molto per loro, insomma il migliore ufficiale in comando che lo JAG abbia mai avuto.”
“Ruffiano, e a tuo padre allora che dirai?”
“Che ha avuto un ottimo maestro.”
“Hai sempre la risposta pronta, mi ricordi qualcuno.”

Dopo averlo detto AJ si rabbuiò, temeva di svegliare vecchi fantasmi.
“Mio padre, Peter? So bene che anni dopo la morte sua e di mamma lei anticipò la pensione per salvaguardarne la memoria.”
“Io non ho anticipato un bel niente, intendevo ritirarmi da tempo e quando tentarono di screditare Harm spargendo fango su tuo padre decisi che era troppo, e dovetti agire, fosse stato il mio ultimo atto come avvocato! Dopo potevano pure radiarmi, ma Peter meritava un trattamento migliore.”
“In fondo commise un reato…”

AJ guardo stupito il ragazzo, com’era possibile che pensasse una cosa del genere?
“Quello di cui parli tu, fu una questione per cui Peter subì un inchiesta, si decise di non perseguirlo, ma di affibbiargli delle ore di servizio civile, da svolgere volontariamente per non sporcare la sua fedina penale, ti assicuro che le accuse mosse a tuo padre erano calunnie belle e buone!”
“Lei di sicuro ne sa più di me, mi scusi. Mi stava dicendo del suo primo incontro con il Capitano Rabb…”

AJ capì dal brusco cambiamento d’argomento, che parlare di Peter lo aveva turbato, decise di lasciare correre, ripromettendosi di sondare il terreno nei giorni a venire, per capire che sapeva di quella vecchia storia. Gli sembrava strano che Harm e Mac non avessero mai spiegato le cose a quel ragazzo, ma forse nemmeno loro sapevano che Henry riteneva il padre colpevole di qualcosa.
Rabb. Complicazioni è il vostro vero nome!
“Già era un incarico delicato: un pilota aveva dovuto fare un atterraggio d’emergenza a Cuba, con un nostro F14, mandai tre dei nostri migliori elementi. Mag Austin era la collega di Harm nel gestire il caso, la Krennik era la in veste di supervisore, data la presenza di un politicante, che poi scoprimmo essere in realtà nei servizi segreti, una bella miscela esplosiva.”

ANNI PRIMA CUBA
Un esplosione fragorosa, del fumo, due donne ed un uomo rimasero a guardare le fiamme levarsi alte in cielo, il capitano Rabb non aveva fatto in tempo, pensavano.
Invece Harm e Keeter erano riusciti nel loro intento, solo che gli era occorso un diversivo, e con l’aiuto di un contadino del posto avevano fatto saltare l’autocisterna col carburante.

Erano già stati nell’hangar a tentare di sabotare l’aereo perché i cubani non riuscissero a scaricare i file di controllo del computer di bordo, ma quando erano rientrati felici del successo, l’agente aveva svelato loro il vero piano, c’era un virus in quei file, quindi era stato un trucco, l’aereo in realtà era un cavallo di Troia, e il suo sabotaggio stava per far fallire il piano.

Ora dovevano riprendersi la cintura di Harm prima che finendo nelle turbine facesse saltare dei contatti causando l’esplosione dell’aereo.
Una volta fatto ciò i due uomini dovettero darsi alla fuga, forse un po’ aiutati da un ufficiale che idolatrava un po’ troppo gli americani per essere al servizio di Castro.

Mag e la Krennick rientrarono una settimana dopo, quest’ultima passò da casa di Harm intenzionata a provarci col bel capitano, ma lo trovo in dolce compagnia, di una certa Helena Carmelita Moreno y Guittierrez;-)).

RIFUGIO
“Ammiraglio, non sapevo avesse certe informazioni?”
“Non era facile avere un segreto, all’interno degli uffici, e poi, va be non è il caso che continui.”
“Non si preoccupi, mamma dice che il capitano ai suoi tempi si era dato parecchio da fare;-)) ehm…”
“Giovanotto, che non ti scappi detto che ti ho parlato dei loro fatti privati!”
“Quali fatti signore? Mi devo essere perso qualcosa, ero rimasto ad una fuga rocambolesca su un piccolo aereo civile ;-)).”
I due uomini si sorrisero complici, si era fatto buio ed andarono a riposare.

AJ rivisse in sogno alcune delle cose di cui aveva parlato con Henry, poi il sogno si fece angosciante:
Era nella giungla in Vietnam, grida e spari gli rimbombavano intorno, all’improvviso uno sparo troppo vicino come un flash e non era più nella giungla, ma nel parco con Laura, stavano correndo insieme felici poi un click, aveva messo il piede su una mina, e ora lei non era più vicino a lui, doveva trovarla, la cercava, ma era pieno di rovi, ecco là uno spiraglio, vedeva il suo portico e lei che scendeva quei gradini, di nuovo il click ma stavolta no, stavolta se corro ce la faccio a salvarla, ce la faccio….
NOOOO LAAAAURAAAA.

Si svegliò madido di sudore, si alzò e si sciacquo il viso, vide il giovane sulla porta.
“Ammiraglio, è tutto a posto?”
Un cenno di assenso fu tutto ciò che gli riuscì di fare, erano passati anni, ma l’angoscia per la morte di Laura era ancora lacerante.

Dopo il suo divorzio da Marcella, lei era stata la prima con cui aveva seriamente pensato di rifarsi una famiglia, con lei si era lasciato andare,si era esposto, gli aveva dato molta gioia e sarebbero stati ancora insieme e felici se…
Osservò la porta rimasta aperta il giovane stava seduto su una panca di pietra vicino ad un albero, pareva assorto, ma lui sapeva che il suo grido lo aveva preoccupato.

Lo raggiunse fuori.
“Niente sonno, marinaio?”
“Proprio per niente, mi sono svegliato una mezz’ora fa come se avessi dormito otto ore, anziché solo tre.”
“I turni sulle portaerei fanno quest’effetto, non si dorme quasi mai più di quattro ore, e quando sei a terra e potresti riposare, niente il tuo, fisico suona la sveglia!”
“Fa niente, mi godo la notte;-))”
“Stelle cadenti se ne sono viste?”
“Non è il periodo adatto, ma no, nessuna.”
“Adesso non dirmi che ti intendi di astronomia?”
“No, ma quando ero di stanza in Italia tempo fa, sono uscito con una ragazza che mi ha spiegato alcune cose sulla notte di S.Lorenzo.”
“E quest’intraprendente ragazza ti ha invitato ad una lezione sull’astronomia, magari davanti ad un bel fuoco?”
“AMMIRAGLIO! Un gentiluomo non parla mai di certi dettagli, anche se dal lettino della spiaggia era davvero un bel panorama e con la bassa marea abbiamo pure camminato in cerca di conchiglie;-))”
“HENRY! Va bene il soprannome Thinker, ma non dirmi che avete solo parlato di stelle e conchiglie, o dovrò far presente a tuo padre che deve farti un discorsetto!”
“Dice le api e i fiori? Già fatto, e poi ho mia madre che mi da il tormento perché dice che somiglio troppo a papà, in certe cose, e se scoprisse quanto ha ragione;-))”
“Ah volevo ben dire! Ma? Non avrai messo nei guai una brava ragazza, vero?”
“Ammiraglio, anche in Italia sono nel XXI secolo glielo posso assicurare
;-))”
“Hai ragione non sono certo i tempi miei e di Marcella, anche se a dirla tutta, nessuno mi ha minacciato con lo schioppo, mi sono sposato perché l’ho voluto io.”

Si misero a guardare la volta celeste, Henry a desiderare di esservi immerso, adorava volare di notte, alla faccia dei rischi.
Era uno dei migliori negli appontaggi notturni, cosa che sapeva rendeva molto orgoglioso suo padre, e faceva passare ore d’angoscia a sua madre. Lei cercava di fare finta di nulla, solo che la sapeva in ansia per lui e per Sean, ma non aveva mai detto non andate, non una volta, sapeva bene che le costava e le voleva ancora più bene per il suo tacito assenso.

Ad un certo punto AJ interruppe il silenzio che regnava in quella notte senza luna:
“Prima, quando ti sei affacciato, cosa hai sentito?”
“Solo che stava gridando, non ho afferrato le parole, ma dall’angoscia nella sua voce ho pensato che non fosse niente di bello.”
“Hai voglia di sentire ancora un poco della mia vita, e di come i tuoi mi salvarono dal mettermi nei guai, e guai grossi.”
“Sono tutto orecchie!”

AJ iniziò a narrare di come avesse conosciuto il giudice Laura Delaney e come avessero iniziato a frequentarsi, erano felici, lei stava divorziando, stavano sempre insieme, quando il lavoro di entrambi lo permetteva; intanto sul lavoro gli capitava di avere delle grane, come quando un galeotto era riuscito, non si sa bene come, a prendere in ostaggio lui con Bud e Mac, voleva un nuovo processo, la squadra che doveva liberarli aveva a capo un tale che lui conosceva, un ex-agente CIA gli disse Rabb, e lui rispose, Non esistono ex agenti della CIA.

Infatti voleva impedire che quel tizio potesse raccontare la sua versione, dato che avevano trovato degli elementi a discarico,che accusavano l’agente di vari reati, grazie a Webb riuscirono a far trionfare la verità, ma tempo dopo quell’agente si vendicò cercando di spaventare AJ con una vecchia storia del Vietnam, però andò oltre, mise una mina sulle scale del portico, mina che uccise la sua Laura.

Avrebbe fatto sicuramente qualcosa si definitivo a quel tale se non fosse stato per Harm e Mac, che lo aiutarono ad incastrarlo, lo fece confessare, ci pensò la CIA a sistemarlo, come diceva Webb , lui si prese l’unica consolazione di farlo tremare di paura, lo aveva fatto salire su una mina, e alla sua domanda se era d’addestramento non aveva risposto anzi gli aveva detto che della sua morte non gliene poteva importare di meno e si era allontanato, lasciandolo a gridare.
Aveva raggiunto Harm e Mac che erano poco distanti e insieme a Webb avevano registrato la confessione, e quando Harm aveva cercato di andare a vedere la faccia dell’agente mentre cercava di disinnescare la mina lui lo aveva fermato, per qualche secondo il capitano temette il peggio, poi lo scoppio, era solo una mina da addestramento.

“Ma allora perché lo fermò?”
Henry non aveva resistito dal porre la domanda, al termine del racconto.

AJ spiegò il suo punto di vista.
“Se lo avesse visto avrebbe capito di poter stare tranquillo, e non lo meritava. L’angoscia che ha provato per quei pochi minuti è stata solo una goccia di ciò che gli avrei voluto fare.”

Henry non aggiunse nient’altro, aveva capito che il ricordo faceva ancora molto male, quando gli stava spiegando dell’attesa in ospedale, fuori dalla sala operatoria, gli era parso di essere là tra odore di disinfettante e camici in corsa, una corsa che per la Delaney era stata inutile.

Guardò il volto dell’ammiraglio conosceva quell’espressione, quante volte ne aveva vista una simile in viso a suo padre, magari mentre guardava, credendo di non essere visto, una foto di Harmon Sr o di Peter, lui sapeva che si riteneva in parte responsabile della sua morte.

Ma Patrick, quando lui era ancora piccino, era stato molto chiaro; chi voleva far del male ad Harm lo aveva colpito facendo del male a chi lui amava, e se lui avesse mai dubitato dell’uomo che da adesso gli avrebbe fatto da padre, avrebbe dato il colpo finale all’opera di una persona malvagia.

AJ vide che Henry si era fatto serio, e decise che poteva già tentare quello che si era ripromesso di fare nei prossimi giorni.
“Henry, visto che l’argomento è pertinente, la CIA, dimmi un poco che ne sai di tuo padre, Peter.”
“Ammiraglio, sono le sue memorie da scrivere, non le mie!”
“Mettiamola così, io ti racconto il mio prepensionamento come lo hai definito tu, così ti chiarisco un pio di concetti che mi sa non hai ben chiari.”
“Come vuole, ma lo so che era una brava persona, non serve che lei si affanni a dimostrarmelo. E poi come la mettiamo con la cronologia dei fatti?”
“Vedremo, se non serve. E per i tempi sta tranquillo, posso decidere di fare dei capitoli a se stanti e questo sarà uno di quelli.”

ANNI PRIMA
Era in corso un inchiesta che stava bloccando la promozione del contrammiraglio Rabb, qualcuno aveva tirato in ballo una vecchia storia, l’intrusione da parte di un civile in una loro base e avevano lanciato accuse infamanti sull’operato dell’allora capitano di corvetta Harmon Rabb Jr. e dell’ammiraglio Chegwidden già ufficiale in comando allo JAG all’epoca dei fatti.

Una commissione era stata riunita e ci sarebbe stato una sorta di processo, il neo-segretario era la spada di Damocle che pendeva sulle loro teste, non erano fortunati con i SecNav gli uomini dello JAG!
AJ aveva detto ad Harm di limitarsi a rispondere alle domande, al resto avrebbe pensato lui, aveva ancora delle carte da giocare prima di passare la mano, e ritirarsi.
“Ammiraglio Rabb, lei conferma che un civile, tale Peter Thompson, si era introdotto illegalmente nella base di Norkfolk?”

Harm guardò AJ, avrebbe voluto spiegare bene l’accaduto, ma le parole dell’ammiraglio erano state chiare:
“Lei risponda solo alle domande e non cavilli, ci penserò io all’arringa!”
Quindi con un’aria rassegnata in volto, rispose all’uomo che gli stava di fronte in completo grigio, come il suo umore in quel momento.
“Sì.”
“Quando l’ammiraglio Chegwidden ne è venuto a conoscenza lei ha cercato di evitare all’amico di essere perseguito?”
“Sì, ma venne eseguita un inchiesta interna.”

Non aveva resistito, quell’uomo stava travisando i fatti, incrociò lo sguardo con Mac e cerco di ignorare la frase che sapeva sarebbe seguita.
“Risponda solo alla domanda, non si metta ad argomentare!”
“Sì!”
“In seguito le lasciò di nuovo carta bianca, quando il mio predecessore voleva indagare sull’accaduto lei lo fermò?”
“Mi sono limitato ad elencargli i fatti, come ordinatomi.”
“Si o no?”
“Non capisco la domanda, allora.”
“Lei fermò le indagini avviate dal precedente SecNav?”
“Fu lui a decidere di fermarsi, io mi limitai ad elencargli i fatti.”
“Vuol farmi credere che non ha di nuovo difeso il suo amico, o dovrei dire di suo figlio?”
“Ho scoperto solo dopo che Peter era mia figlio, non l’ho difeso, mi sono limitato ad invitare il SecNav a farsi dare i rapporti della CIA che sicuramente aveva aperto un fascicolo su di lui. Deve averli ritenuti esaurienti.”
“E si aspetta che io creda, che lei non abbia cercato con ogni mezzo di distogliere l’attenzione del segretario da suo figlio, correva il serio rischio di finire dietro le sbarre, per quel che aveva fatto, lei non poteva permetterlo.”
“È un accusa la sua?”
“Qui le domande le faccio io! Ha ricevuto l’ordine di liberarsi delle attenzioni del segretario?”
“No!”
“Come non le ordinò di andare dal segretario a riferire sull’accaduto?”
“Sì, a riferire appunto, nulla di più, io forse misi dell’enfasi nella descrizione dei fatti, in fondo sono un avvocato, e Peter mi aveva salvato la vita.”
“Omise di dare delle informazioni al segretario?”

Eccolo lo snodo cruciale, Harm non sapeva come avrebbe fatto AJ a salvarlo.
“Sì, il SecNav non mi chiese dove lavorasse e io non gliene accennai.”
“E dove lavorava?”
“In una scuola vicino ad una nostra base a Galveston, Texas”
“Un omissione importante, direi!”
“No, doveva essere segnalato nei rapporti della CIA, mi limitai a non dargli io preventivamente il dettaglio, ma in quei rapporti sicuramente era segnalato il luogo di lavoro.”

Un lampo di sfida accese il suo sguardo, ecco gli assi dell’ammiraglio,si disse, sicuramente era a conoscenza di qualcosa che lui ignorava.
AJ immaginò i pensieri del suo subalterno e sperò che lasciasse lì dov’era arrivato il SecNav, adesso il pesciolino aveva abboccato all’amo e lui lo avrebbe tirato a riva.
“Lei ha visionato quei dossier?”
“No, il mio grado non me lo consentiva.”
“Ma il suo ufficiale in comando li ha letti.”
“Questo lo dovrebbe domandare a lui, con me non ne ha mai parlato.”

Il secnav si fece sfuggire un sussurro:
“A questo credo poco.”
“SIGNORE! È LA SECONDA VOLTA CHE MI SI ACCUSA DI SPERGIURO!”
“Si calmi era solo una mia osservazione.”

Il presidente della commissione prese parola, guardando severamente il segretario.
“Un’osservazione davvero inopportuna! Ammiraglio Rabb, può accomodarsi, la sua testimonianza termina ora.”

Venne chiamato AJ che passo davanti ai membri della commissione con un aria sicura, si sedette al banco di fronte a loro, il segretario era seduto più a destra, come a specificare che lui era indipendente nell’inchiesta e che la commissione aveva il solo scopo di valutare le prove, in piena neutralità.
“Ammiraglio Chegwidden, lei ordinò all’allora capitano Rabb di distogliere l’attenzione del mio predecessore dall’inchiesta che aveva iniziato su Peter Thompson?”
“Domando alla commissione il permesso di spiegare i fatti nella loro interezza, un semplice si o no, non spiega nulla, ma anzi apre molteplici dubbi.”

Nel dire questa parole osservò il presidente della commissione.
“Questo non è un suo processo, non siamo nelle aule dello JAG, se non se ne è accorto!”
AJ ignorò palesemente il SecNav, attese che venisse presa una decisione; il presidente si consultò alcuni istanti con gli altri membri, poi prese la brocca vicino al microfono versò un poco d’acqua in un bicchiere che fece consegnare ad AJ.

Poi parlò.
“Ritengo che oltre quarant’anni di onorato servizio le concedano il privilegio di difendersi come meglio crede, se ha in mente una lunga arringa se la scordi, ma beva pure un poco, credo abbia sete arrivati a questo punto.”

AJ infatti aveva la bocca secca, aveva messo la sua carriera nelle loro mani, aspettandosi il peggio, ma il gesto del presidente lo fece ben sperare, bevve un sorso e ringraziò per la cortesia accordatagli.

Intanto nei posti a sedere dietro di lui, due mani si stringevano ansiose, sapevano bene entrambi cosa l’ammiraglio aveva rischiato, potevano invitarlo a sedersi e considerare nulla la sua testimonianza e in quel caso, addio speranze; meglio non pensarci.

Il SecNav si sedette stizzito, e ascoltò con gli altri l’ammiraglio Albert Jethro Chegwidden prendersi la piena responsabilità di avere mandato l’allora capitano Rabb a chiudere la storia iniziata anni prima con l’entrata di Peter Thompson nella base, e la sua decisione di limitarsi ad un’inchiesta interna coadiuvata dalla CIA; ribadendo però l’assoluta estraneità sua o dei suoi uomini nelle decisioni che la CIA prese in merito al caso in questione.
“Il fatto che questa storia rispunti fuori dopo tutti questi anni, mi fa pensare tanto al tentativo di infangare la carriera di un buon ufficiale che ha solo eseguito i miei ordini.”

Chiese il permesso di far ascoltare un testimone che avrebbe messo in chiaro come il capitano fosse all’oscuro dei legami di sangue che intercorrevano tra lui e Thompson.
Harm trasalii, non aveva idea di chi potesse essergli di aiuto in quel senso, Mac non poteva testimoniare, era sua moglie e qualunque avvocato avrebbe instillato dei dubbi sulla sua sincerità, oh lo avrebbe fatto a fattine, ma sapeva bene come si fa a fare certe cose, le faceva pure lui a volte.
“Chiamo a testimoniare Clayton Webb.”

Mac ed Harm si fissarono, negli occhi di lui una domanda: Ne sapevi nulla?
In quelli di lei la risposta: Ne so quanto te.

Lo guardarono passare loro a fianco, era da tempo che non avevano che sporadiche notizie dell’agente CIA, in passato erano stati spesse volte coinvolti in sue missioni, l’ultima in Paraguay dopo i fatti di Panama, quando Harm per un pelo non lo aveva preso a pugni per avere messo in pericolo la vita di sua moglie, ma non era quello il momento per pensarci.
Vederselo lì adesso con chissà che rivelazioni fu davvero sconcertante.

Il sec-nav parve riaversi dalla sorpresa iniziale, si alzò e si mise a protestare.
“Un momento, faccio obbiezione non si era parlato di una testimonianza, questa è un inchiesta non un processo!”

“Voglio sentire questo testimone!”
Lo sguardo del presidente trafisse il malcapitato SecNav a cui non restò che mettersi seduto, a rodersi il fegato.

AJ chiese a Webb di spiegare come avesse conosciuto Peter Thompson, e cosa avesse scoperto su di lui.
Webb raccontò di come nel luglio del **** avesse ricevuto incarico dai suoi superiori di interrogare quel ragazzino appena 18enne che aveva gabbato i controlli della base.

Harm fissava Webb, stava per scoprire qualcosa che il figlio gli aveva tenuto nascosto, sentiva freddo, si sfregò leggermente le mani sui pantaloni; Mac posò una mano su una delle sue e la strinse, non sapeva cosa avrebbero scoperto, ma sentiva che sarebbe stato doloroso per lui.
“Cosa le disse il ragazzo sul capitano Rabb?”
“Che erano amici fin da quando lui era bambino, ma non mi convinceva che rischiasse tanto per semplice amicizia, e insistetti per ore, quando capì che avrei indagato a fondo sulla sua vita, decise di dirmi la verità, a patto che gli giurassi di tenermelo per me.”

“Un ragazzino estorse una promessa ad un agente della CIA?”
Il SecNav aveva interrotto la testimonianza, Webb lo guardò con sufficienza e gli rispose che a lui della vita privata di quel ragazzino bastava sapere che non si sarebbe intromesso mai più in cose più grandi di lui, e se per esserne sicuro doveva promettere il silenzio, bè chi meglio di un agente segreto!
“E poi avrebbe dovuto conoscerlo, era in gamba, talmente in gamba che in alcune occasioni ci fu persino d’aiuto.”

“Aiuto? Ma non è illegale servirsi di civili?”
Stavolta era stato AJ ad interrompere.
“Ammiraglio, diciamo che il giovane Rabb erano un paio di occhi ed orecchi molto, ma molto discreti, a patto che io non rivelassi mai al capitano che era suo figlio.”

Harm riuscii a mascherare la sorpresa, ma il colpo era stato forte, Webb sapeva, e da parecchio prima di lui.
Sentì una gran rabbia montargli dentro, ma continuo a restare seduto, voleva sapere fino a dove erano arrivate le menzogne di Peter.

AJ riprese, ben sapendo quale tempesta aveva alle sue spalle, ma lui stesso lo aveva scoperto quel mattino quando Webb era andato da lui per parlargli e aveva ritenuto che se Harm lo avesse saputo prima di salire alla sbarra non sarebbe risultato calmo e lucido, quindi aveva preferito non dirgli nulla.
“Ma come mai non disse nulla, nemmeno dopo quando la cosa era ormai nota?”
“Per ritrovarmi due occhi neri grazie ai due Rabb? No, grazie! E poi Peter aveva svolto degli incarichi sotto copertura, come potevo spiegare perché non avevo parlato senza dire cosa c’era dietro?”
“E perché stamani è venuto nel mio ufficio a raccontarmi tutto?”
“Vogliono infangare la memoria di un bravo ragazzo, che non ha mai fatto del male a nessuno, anzi! Quando lo uccisero in un primo tempo pensai che fosse stato qualcuno che si era vendicato, anche se erano alcuni anni che non collaborava più con noi, ma la verità era ben più terribile.”

AJ chiese a Clay come poteva essere sicuro che il ragazzo non avesse rivelato tutto al padre prima della seguente inchiesta del segretario, e lui gli disse che in caso contrario Rabb non gliela avrebbe lasciata passare liscia, sperava che riabilitare la memoria del figlio valesse il perdono per il suo silenzio.
Harm sapeva che Webb metteva a rischio la sua carriera esponendosi con certe informazioni, ma non era sicuro di volerlo perdonare, iniziavano ad essere troppi i conti in sospeso con quell’uomo.

La commissione decise una breve pausa , Clay svicolò via rapidamente prima che Harm riuscisse a fermarlo, stava per inseguirlo, quando Mac lo trattenne.
“Gli parlerai un'altra volta, adesso parla con me. Lo so che sei arrabbiato, ma non poteva dirti nulla.”
“Lo difendi ancora? No… scusa hai ragione, forse la cosa che mi fa infuriare è di non poterne dire quattro a Peter.”
“Be sapevi che era cocciuto, e poi non poteva mica dirti che lavorava per la CIA.”

Li raggiunse AJ che confermò quanto detto da Mac.
Aggiunse pure che il fatto che Peter aveva la testa dura non avrebbe dovuto sorprenderlo troppo, riuscendo a strappargli un sorriso; Harm strinse Mac a se, come un naufrago che tema di affogare, solo lei sapeva capire quando dentro di se era in piena tempesta, ma non era sempre stato così, c’erano stati tempi in cui pareva che parlassero due lingue diverse tante erano state le incomprensioni.

Mac sorrise a sua volta dell’intervento di AJ e ricordò al marito della frase di Peter detta quando aveva saputo che stavano per riaprire l’inchiesta più di dieci anni prima.
“Secondo me era preoccupato che venissi a sapere, facendo un supplemento di indagini, ciò che lui ti teneva nascosto.”
“Già la famosa catastrofe, poi però l’ho scoperto lo stesso.”

AJ chiese spiegazioni e Mac gli ripeté la frase detta quel pomeriggio da Peter nel giardino antistante gli uffici.
“Quando una persona scopre una cosa e giura di non dirlo a nessuno è un segreto, ma quando molte persone scoprono un segreto, allora è una catastrofe che sta per verificarsi!”

E su queste parole, speriamo poco profetiche, la commissione li richiamò ad entrare.
Mentre si dirigevano all’interno Harm chiese ad AJ che cosa aveva intenzione di fare ora, ed egli gli indicò l’ingresso con un cenno del capo; sulla porta ad attendere il momento di rilasciare testimonianza c’era il precedente SecNav, ora senatore, Mac immagino che razza di cataclisma sarebbe avvenuto nei piani alti se pure lui avesse avuto rivelazioni scottanti.

Il presidente accondiscese anche a questa seconda testimonianza, adesso era curioso, forse più avanti lo sarebbe stato meno, ma per ora il comportamento inusuale dell’ammiraglio a due stelle lo intrigava e voleva vederci chiaro.

Invece l’attuale SecNav vedendo il suo predecessore farsi avanti si fece piccino sulla sedia, vedeva fosche nubi addensarsi sul suo cammino politico.
“Quando il capitano Rabb e il colonnello MacKenzie vennero nel suo ufficio per parlarle, lei sapeva cosa cercavano di fare?”
“Ovviamente, dovevano convincermi a non fare un inchiesta supplementare sul caso Thompson.”
“La convinsero?”
“Mi convinsero a volere dare una bella scorsa a dei rapporti della CIA, che mi lasciarono del tutto insoddisfatto, allora telefonai all’allora direttore che senza scendere in dettagli privati, mi fece capire in modo chiaro che la faccenda riguardava loro e non dovevo preoccuparmi, e che il ragazzo era stato di grande aiuto nel corso degli anni precedenti alla mia telefonata.”
“Che ne pensa del fatto che la cosa sia saltata fuori ora?”
“Penso che qualcuno ha dei forti interessi nel rovinare la carriera di un buon ufficiale,che guarda caso è in attesa di promozione, e queste persone pensano anche che io durante il mio mandato sia stato un emerito imbecille! ”

Un brusio percorse il salone, il presidente richiamò all’ordine, era rimasto sbigottito dall’uscita del Senatore.

AJ domandò allora se dopo avere scoperto questa pecca decise di indagare sul suo staff.
“Certamente, avviai due indagini, una ufficiale con il comandante Lindsey mandato a stendere rapporto su di voi, ed ad indagare allo scoperto; l’altra ufficiosa, con una persona di mia fiducia che si mosse dall’interno, e fu proprio quest’ultima a permettermi di scoprire che individuo abbietto fosse il comandante Lindsey, mi consegnò un rapporto pieno di falsità atto solo a screditarvi, ma poi scoprimmo che aveva fatto ben di peggio.”

AJ fece presente alla corte che il capitano Lindesy aveva ucciso un membro del suo staff, il tenente Singer, e che aveva cercato di far ricadere la colpa sul capitano Rabb, e anni dopo aveva spinto un folle ad uccidere il figlio e la nuora del capitano, stava per consegnare loro i dossier sul caso, quando uno dei membri della giuria lo interruppe.
“Ricordo il caso, fui parte di una commissione d’inchiesta sull’omicidio di due civili in cui risultava coinvolto un ex-ufficiale di Marina.”

Due spettatori molto interessati si scambiarono uno sguardo.
E tu figurati se AJ non lo sapeva…diavolo di un uomo, ha fatto la pentola e ci ha messo pure il coperchio!

L’accusa chiese la parola.
“Chiedo che venga sciolta la commissione vi è un evidente vizio di forma nella scelta dei membri.”

Il presidente della commissione si alzò paonazzo in volto e tuonò all’indirizzo del segretario.
“COME OSA! SA CHI HA SCELTO I MEMBRI DELLA COMMISSIONE? IL PRESIDENTE IN PERSONA, CONTROLLANDO PERSONALMENTE I DOSSIER DI OGNUNO DI NOI. QUI NON SI STA FACENDO IL PROCESSO A LINDSEY, E IL FATTO CHE IL SIGNOR FOSTER FOSSE A CONOSCENZA DEI FATTI NON IMPLICA QUELLO CHE INSINUA LEI.

Ma dimostra certamente che il capitano Rabb non abbia fatto nulla di sbagliato, e che suo figlio è stato una vittima.
Ammiraglio credo di parlare a nome dei miei colleghi…”
si voltò nella loro direzione ed ebbe solo cenni di assenso.
“…quando le dico che le accuse a carico suo e del suo staff verranno fatte ricadere immediatamente, è ovvio che se mai vi fu tentativo di insabbiamento è partito dai piani alti, saranno loro ad essere indagati ora.”

AJ ringraziò il presidente, mentre pensava
Adesso sì che la cosa verrà insabbiata bene in profondità, ma questo è meglio se me lo tengo per me, se ci tengo alla pensione. In tanti anni ne ho viste di cose sbagliate, e nascoste; una volta mi dissero che in Vaticano è pieno di tesori e segreti, be non dico nulla sui tesori, ma temo che in quanto a segreti chi ha parlato non era mai stato al Pentagono.

RIFUGIO
“Quella volta ha davvero rischiato grosso!”
“Non è stata la prima volta, sai ho sempre dato molta importanza a cosa quali amicizia e lealtà, piccole cose che ai politicanti non fanno un baffo.”

Henry osservò bene quell’uomo, alcuni tasselli ora andavano al posto giusto, non aveva mai fatto troppe domande perché sapeva che suo padre ci soffriva a parlarne e allora lui si era tenuto i suoi dubbi.
“Mi raccomando ciò che ti ho raccontato e confidenziale, io potrò scriverne solo in parte, sono cose coperte dal segreto e se te ne ho parlato è solo perché ho deciso di fidarmi. Certi dettagli non dovranno mai scendere da questo rifugio.”
“Dettagli? Quali dettagli? Mi scusi sa sono un po’ distratto e devo essermi perso dei pezzi, anzi forse quasi tutta la storia;-)).”

Uno sguardo complice passò tra il giovane pilota e l’anziano seal.
In gamba il ragazzo, caparbio e deciso quanto il nonno e il padre, niente a che vedere col bimbo spaventato che si nascondeva dietro alla mamma quando l’ho visto la prima volta.

Intanto stava albeggiando, avevano parlato per tutta la notte, i primi raggi di sole si aprivano la strada tra la foschia, che presto si sarebbe dissolta, lasciando il posto ad una splendida giornata.

Fine prima parte

Edited by rabb-it - 4/11/2007, 10:55
 
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7 replies since 23/10/2007, 19:53   2463 views
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