JAG

Ricordi, Epilogo...di oltre cento pagine in word, siete avvisati!

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rabb-it
view post Posted on 23/10/2007, 19:53




Iniziata nel giugno 2004 terminata nel marzo 2005

NOTA DEL NARRATORE, IN QUESTO CASO NARRATRICE.
Quasi tutte le fanfic su JAG-Avvocati in divisa hanno una loro precisa collocazione temporale, che sono i vari passaggi nella relazione tra i due protagonisti; ed una collocazione cardinale, sia Fulls Church in Virginia, o una portaerei nell'Oceano Indiano.
Stavolta cambio le carte in tavola, lo so per molti così non è una fanfic vera a propria, ma aspettate a leggerla, poi munitevi pure di pomodori ed uova marce, ovviamente mi auguro che abbiate una pessima mira.



DISCLAMERS: I PROTAGONISTI DI JAG CHE SONO PRESENTI NELLA STORIA SONO DI PROPRIETA’ ESCLUSIVA DI DONALD P. BELLISSARIO. L’AUTRICE DEL RACCONTO LI HA PRESI IN PRESTITO PER PURO DIVERTIMENTO SENZA ALCUNO SCOPO DI LUCRO.

N.d.A.: i personaggi che non esistono in JAG sono invece di proprietà di chiunque voglia divertirsi ad usarli.

Firmato
Rabb-it


RICORDI



UNA DATA QUALSIASI ALCUNI ANNI DOPO I FATTI DI AMICI E SEGRETI II
Un uomo anziano stava salendo con fatica un erto sentiero, era diretto al rifugio sulla cima della montagna, ai tempi in cui era un giovane impetuoso salire lassù sarebbe stato uno scherzo da ragazzi, ma erano passati molti anni da allora e il giovane leone di una volta si era concesso numerose soste per riprendere fiato, arrabbiandosi con quel fisico che iniziava a tradirlo.
Gli pareva strano essere giunto a quell'età, credeva sarebbe morto giovane, invece mai previsione fu meno azzeccata.
Non che gli seccasse, tutt'altro, ma a volte si guardava indietro e vedeva amici anche più giovani di lui che già si erano incamminati per il sentiero da cui nessuno torna a raccontarti cosa trovi una volta giunto alla meta e non poteva fare a meno di sentirsi solo.

All'ennesima sosta, approfittando di alcuni alberi che fornivano ombra prima dell'ultimo tratto, notò un movimento alle sue spalle, si nascose tra i cespugli ed attese.
L'attesa si prolungò per oltre mezz'ora, stava iniziando a pensare che il suo intuito stesse perdendo colpi, e non ultimo le sue ginocchia gli stavano ricordando la non più verde età, quando ecco sbucare un giovane dal sentiero.
Alto, capelli scuri portati corti, zaino sulle spalle e un aria indagatrice dei dintorni mentre lo superava, non notandolo tra i cespugli che dividevano il sentiero in due direzioni, entrambe portavano al rifugio, solo una era più difficoltosa e ripida.
L'inseguitore scelse quest'ultima, senza accorgersi di essere passato da predatore a preda; l'anziano sulle prime si era sentito molto infastidito dell'intrusione, ma quando lo vide scegliere la via più dura si sentì dieci anni di meno.
Almeno non mi ha insultato scegliendo la via più facile; adesso gli insegno io a farmi da balia!

E con questi intenti bellicosi si rimise in marcia, le sfide gli erano sempre piaciute.
In fondo cos'era ciò che si accingeva a fare se non l'ennesima sfida, scrivere la propria biografia, scegliere come raccontare la sua vita e carriera prima che altri, alla sua morte, stravolgessero gli eventi omettendo particolari o inventando di sana pianta.
Con tutti quelli che scrivono biografie, sarà bene che la mia me la scriva io, tanto poi gli sciacalli ci speculeranno sopra comunque, oppure le traduzioni che travisano molte volte le cose, quando non sono dei veri e propri falsi, ma contro certi fatti forse non vi è rimedio.

Si immaginava dei perfetti sconosciuti che dopo la sua dipartita avrebbero iniziato a affermare che loro lo conoscevano e sapevano cose di lui fino allora rimaste segrete, non che stesse per morire, nonostante l'età si sentiva ancora in gamba, altrimenti non sarebbe mai arrivato a fare una tale salita.
Ma perché avrebbe dovuto aspettare di essere sul letto di morte per raccontarsi?

Nel frattempo più avanti il giovane si domandava se non avesse lasciato troppo vantaggio alla sua preda, poiché non riusciva a scorgerlo ed era quasi arrivato in cima.
Non gli pareva nemmeno pensabile che avesse scelto la via più facile, non sarebbe stato da lui, si diceva.
Forse si era fermato a riposare e lo ho superato.
Quello fu il pensiero che andò più vicino a cosa stava succedendo, era lui davanti ora; arrivato che fu in cima si mise ad ammirare il panorama, era stato lì molte volte, ma la quiete che vi regnava e lo spettacolo di colori che si apriva ai suoi occhi lo lasciava sempre senza fiato.

Vi era il colore scuro dei sempreverdi, alcune macchie di un verde più chiaro, poi seguendo il profilo delle montagne più basse ecco le caducifoglie, che nella stagione giusta, e quella lo era, offrivano uno spettacolo tale da ispirare pittori paesaggistici a dar fondo alla tavolozza dei colori con sfumature che variavano con la luce, in vero incubo o delizia per i fotografi che mai riuscivano a far rivedere lo splendore inquadrato con l'obbiettivo stampato su carta.
Per quanta buona volontà e moderne tecnologie venissero loro in aiuto, le cose viste dal vivo hanno un sapore irripetibile.
Mentre si godeva il panorama non si avvide dell'anziano che lo raggiungeva da dietro, questi, resosi conto della distrazione del giovane, decise di giocargli uno scherzetto degno di lui.

Gli arrivò a pochi metri, prese fiato per bene ed esclamò a pieni polmoni:
"TENENTE RABB, CHE DIAMINE STA FACENDO QUA?"
Con uno scatto il giovane si ritrovò a fronteggiarlo con aria stupita, ma si riprese velocemente e decise di comportarsi da sottoposto rispettoso dell'etichetta.
"Stavo facendo un’escursione, signore! E' un piacere incontrarla, signore! Spero di non disturbarla, signore!"

L'anziano ammirò la velocità di ripresa del ragazzo, ma non era intenzionato a lasciare correre, voleva sapere chi gli aveva dato l'idea di seguirlo.
"NON MI RACCONTI FROTTOLE, E' STATA SUA MADRE A SUGGERIRLE DI FARMI DA BALIA?"
Con lo stesso tono formale di prima giunse il diniego del ragazzo.
"No, signore; mai le farebbe un simile sgarbo; volevo fare l'escursione da tempo, e solo per caso siamo saliti lo stesso giorno, signore."

L'anziano non si fece ingannare nemmeno per un secondo, sulla casualità dell'evento, ma vedendo che Henry rimaneva sull'attenti, ebbe pietà e gli ordinò il riposo.
"Henry, posso anche crederti quando affermi che tua madre non ne sa nulla, ma non raccontarmi la fandonia del caso, sono vecchio, non rimbambito, non ancora almeno."
L'espressione seria del ragazzo si aprì in un sorriso, e l'anziano si ritrovò a pensare che la definizione di Mac per definire i giovani Rabb, li chiamava “i degni eredi” di un certo capitano, era azzeccata; l'aria furba che si intravedeva dietro a quello sguardo era solo il preludio di quello che Sean ed Henry erano capaci di combinare, da bambini erano marachelle, da grandi erano grattacapi, non per niente nelle forze armate erano grati al regolamento che impediva a due fratelli di stare nello stesso comando.
"Domando scusa ho saputo dell'escursione e ho deciso di accompagnarla fino in cima, ma avrei dovuto saperlo che mi avrebbe fatto vedere i sorci verdi. Quando mi ha lasciato passare?"
"Tu quando hai perso le mie tracce?"
"Un po' prima della biforcazione...

Mentre i due escursionisti si raccontavano la scarpinata, noi scendiamo a valle, percorriamo alcuni chilometri ed entriamo in una casa…

… a Washington D.C.
Dove una donna sta preparandosi ad uscire, il primo mattino lo aveva passato a casa, non aveva cause e si era goduta un po’ di riposo, adesso stava sistemandosi la divisa.

Era sempre la solita storia, quando Harm non era in casa doveva rivolgersi allo specchio, ricordava ancora bene la prima volta in cui mettere bene le spalline all’altro era diventato una specie di rito.
Lui era andato da lei per convincerla di una cosa su un loro assistito, e lei nel passargli una cartellina aveva notato una sua spallina fuori posto, non aveva potuto resistere e gliela aveva sistemata, ricevendo in cambio uno dei suoi soliti sorrisi che le facevano sempre quello strano effetto, tremolio di gambe, tachicardia, e poi…
e poi il nulla… da qual gesto erano passati anni prima che le cose tra loro prendessero un'altra piega, ma anni dopo se lo ricordavano a vicenda quando capitava l’occasione.

Con in mente il sorriso del marito e un espressione beata in volto andò alla porta, l’aprì e si ritrovò davanti un ammiraglio Rabb con le chiavi a mezz’aria, stava per infilarle nella serratura.
“Harm che fai a casa?”
“Ma che razza di bentornato è mai questo?”

Lo stupore di vederselo davanti ebbe la meglio sulla risposta piccata che le era salita alle labbra, tanto con lui il sarcasmo non serviva, lo raccoglieva solo quando voleva e non si faceva scrupolo di spargerne a piene mani.
“Mi hai sorpresa, non credo che tu sia arrivato in cima e ridisceso; o AJ è molto più in forma di quel che credevo!”
“Oh, per essere in forma lo è di sicuro.Mi ha sentito dietro di lui, mi ero avvicinato troppo, mentre lo seguivo.”
“Ops, si è arrabbiato molto?”
“Con me no!”
“Come sarebbe, ma se hai appena detto che ti ha sorpreso?”
“Non è esatto avvocato, io ho detto che mi ha sentito mentre lo seguivo;-))”
“Harm, basta tergiversare e spiegati meglio”
“Allora stavo salendo dietro di lui e mi deve essere sfuggita una sua pausa, magari si era fermato ad ammirare il panorama…”
“Ha una certa età ormai…”

Harm guardò Mac in tralice per l’interruzione.
“Dammi retta, è ancora in gamba. Comunque la smetti di interrompermi? Ti stavo dicendo che mi ero avvicinato troppo causa sosta che non ho notato, e lui si era accorto che qualcuno lo seguiva, quindi si è nascosto ad aspettarmi, mi sono nascosto a mia volta, sperando che dopo un po’ pensasse di essersi sbagliato, ma passò oltre mezz’ora e le mie ginocchia gridavano vendetta, stavo per arrendermi al mio ex-CO, quando ecco che sbuca fuori Henry evidentemente era dietro ad AJ e non si era accorto di me, ma quel che è peggio, io non mi ero accorto di lui.”

Mac guardò il marito con aria sorpresa.
“Henry? Ma mi aveva detto che intendeva fare un volo con “Sarah”?”
“Lo so, mi aveva chiesto il permesso di prenderla ieri sera prima di andarsene a casa sua, a quanto pare ci ha sentito quando parlavamo preoccupati per l’idea che era venuta ad AJ e ha deciso di rassicurarci. Sta di fatto che lui era rimasto a maggiore distanza, ma l’ammiraglio era lì che lo aspettava nella zona della biforcazione.”
“Hai lasciato che AJ lo facesse a fettine?”
“È giovane e forte sopravivrà.”
“Harmon Rabb, mi stupisco di te.
Chi non mi stupisce è AJ, nonostante l’età rimane sempre un SEAL coi fiocchi.
E se mi permetti, il fatto che tu ed Henry non vi siate accorti l’uno dell’altro la dice lunga sulla differenza dell’addestramento che viene impartito ai piloti.”
“Cosa vorresti dire Marine?”
“Hai capito benissimo Sailor;-))
Cosa gli ha detto AJ?”
“Nulla, ha lasciato che proseguisse, per il sentiero più impervio tra l’altro, e si è messo lui all’inseguimento.”
“Ci sarà dal ridere al suo rientro.”
“Ma no dai, lasciamolo stare.”
Mac ebbe un sussultò di stupore ed esclamò sorridendo al marito:
“Non ci credo! Preferisci non dire nulla per non far sapere che ti avevano gabbato in due?”
“Proprio così, se non si sono accorti di me perché dirglielo;-))”
“Deciderò al loro rientro se ti meriti il mio silenzio sull’avvenimento.”
“Mmmm, sa di ricatto…”

Nel dir queste parole si avvicino alla moglie con un espressione birichina in volto, lei prosegui a sorridergli, e lo osservò mentre si avvicinava; aveva più rughe, era leggermente stempiato, ma niente da fare, le si scioglievano le gambe come anni prima e lui era un giovane ed aitante capitano, il suo capitano!

Ora lasciamo i due alti graduati alle loro beghe, e torniamo…

… al rifugio.
Dove AJ ed Henry si erano rifocillati, Henry aveva spiegato all’ammiraglio che aveva un poco di licenza e voleva passarla facendo escursioni e che se a lui non seccava avrebbe usato il rifugio come campo base.

AJ aveva in mente una cosa più solitaria, ma il ragazzo gli era sempre stato simpatico così accettò l’idea che dividessero il rifugio, non senza prenderlo un poco in giro.
“Certo che vi danno poco da lavorare, se appena hai un po’ di licenza hai tutte queste energie da spendere.”
“Ma no, io sono anche stanco, ma alcune persone sagge mi hanno detto che l’ozio fa male;-))”
“Rimani pure, magari un secondo parere potrà essermi di aiuto, e se il soprannome “Thinker” è meritato… magari ci scappa pure qualche buon consiglio.”
“Sa il mio soprannome? Mi sento onorato.”

Thinker (pensatore) glielo avevano affibbiato fin dai tempi dell’accademia, per l’amore per la lettura, e le riflessioni, c’era sempre un libro nel suo zaino.
Sean invece aveva dovuto attendere la scuola di volo per ottenere il suo, troppe chiacchiere alla radio, un istruttore che interrompe la sessione di prove e lo mette in punizione e per tutti era diventato ormai Talker(Parlatore).

Henry prese il binocolo ed uscì ad ammirare i luoghi, AJ si mise al lavoro; si era portato carta e penna, la tecnologia l’avrebbero usata gli altri, lui voleva vedere le pagine riempirsi, e il freddo monitor del pc, non gli dava la stessa sensazione, e poi lui con i computer aveva un contenzioso aperto, grazie a Tiner.
La penna scorreva rapida, ne aveva di cose da raccontare, poi a sera magari avrebbe fatto leggere il prologo al giovane Rabb, magari verificare le prime impressioni poteva essere una buona idea per iniziare nel modo giusto.

INTANTO A FULLS CHURCH
L’ammiraglio Rabb e il generale McKenzie stavano affrontando il solito andirivieni dell’ufficio, casi da aggiornare, rapporti da stendere e pericolosi dribbling telefonici con il SecNav.
Il capitano di fregata Roberts stava aggiornando il suo CO sugli avvenimenti della mattinata, aveva svolto le sue veci in sua assenza, appena terminata la parte formale del rapporto Bud andò sul personale chiedendo notizie dei due AJ,

Harm tranquillizzò l’amico, l’ammiraglio era in grado di cavarsela, evitò con cura di menzionare Henry, mentre su AJ Roberts non aveva granché da dire a Bud, era tornato di servizio su una portaerei dopo l’esperienza come istruttore ed era in squadriglia con Sean.
“Pensare ai nostri due ragazzi in servizio insieme mi da una strana sensazione, sono un segno tangibile dello scorrere del tempo.”
“Bud! Non dirmi che ti senti vecchio? Dai non siamo ancora da rottamare.”

Bud sorrise, negli anni ne avevano passate tante insieme, ma la loro amicizia era sempre stata un punto fermo, solo che i ruoli per i giovani Rabb e Roberts erano invertiti, nel loro caso era stato Harm il suo mentore e maestro, tra i loro figli invece quello che aveva più anzianità ed esperienza era AJ.
“Da rottamare no, ma sicuramente non siamo più dei ragazzi. Mai avrei pensato di arrivare a questo punto nella mia carriera, ricordi che impedito ero, all’inizio? E la commissione dopo il mio incidente? Non volevano farmi tornare in servizio per timore che bloccassi le possibilità di carriera di ufficiali non menomati.”

Harm osservò l’amico, i capelli gli si erano ingrigiti da tempo,pensava agli anni passati, e sì lo ricordava anche lui il giovane Bud…i primi tempi la parola più gentile che gli veniva per definirlo era imbranato, ma col tempo pure le sue gaffes si erano rivelate preziose, a volte intuizioni che salvavano un caso, potenzialità nascoste del bravo avvocato che sarebbe diventato negli anni? Chi poteva dirlo?

Lui e Mac avevano sempre potuto contare su Bud ed Harriett, come colleghi e come amici.
“Ok loro sono la nuova generazione, vedremo se saranno alla nostra altezza, e se noi dovremo andare in pensione anzitempo.”
“Piano, non puoi aspettarti troppo da loro, come puoi pensare che battano il mitico “Hammer”? In quanto a mio figlio, be direi che mi ha già superato, ma è un bravo ragazzo e non infierisce sul suo povero padre;-))”
“Addirittura un mito, BUD! Non posso credere che sto ancora su quel piedistallo a prendere polvere dopo tutti questi anni;-))”
“Oh no, nessun piedistallo, solo una semplice constatazione: mi diceva tempo fa un certo ex-istruttore che il record dei missili abbattuti nelle esercitazioni di volo porta ancora la tua firma.”
“Ah sì?”

L’espressione era attonita, aveva reclinato leggermente il capo come chi sta valutando una notizia, i suoi occhi, due laghetti verdi, fissavano l’amico con l’aria più innocente e stupita della terra.
Bud scosse il capo, lui sapeva che Harm ne era informato, ma se voleva fingersi piacevolmente sorpreso non sarebbe stato lui a rovinargli la festa.

Un volta lasciato l’ufficio del suo superiore incontrò Mac che aveva appena avuto come giudice.
“Generale, controversa l’arringa finale del tenente Dexter, ma efficace, ha convinto i giurati e quasi quasi faceva cambiare idea perfino a me.”

Mac concordò con Bud su tutta la linea.
“Sì decisamente il caso terminato oggi è stato un bel ripasso di certe vecchie tecniche che tu ed io conoscevamo fin troppo bene un tempo;-))”

Ray Dexter era un tenente di vascello da poco arrivato allo JAG, l’ammiraglio non mancava mai di elogiarlo, riconoscendosi fin troppo nell’entusiasmo del giovane.
Bud sorrise, capendo al volo l’allusione a certi loro vecchi casi, la salutò e proseguii.
Mac andò nel suo ufficio, lei ed Harm cercavano di ridurre al minimo i contatti durante il lavoro, per evitare che qualcuno potesse fraintendere, quanto le mancavano a volte le visite nel suo ufficio che le faceva quando era solo un maggiore, ma allora poi ognuno a casa propria e alle proprie storie, ora invece avevano la loro di storia, e tra alti e bassi tipici della vita matrimoniale, erano ormai oltre vent’anni che era la signora Rabb.

AL RIFUGIO
Nuvoloni neri si stavano addensando, in montagna il tempo cambia rapidamente, AJ sperava che Henry rientrasse prima dello scatenarsi degli elementi, o che trovasse un buon riparo, non è mai bello essere allo scoperto con un temporale in arrivo.

Le prime gocce stavano iniziando a picchettare il tetto e i vetri della finestra, quand’ecco entrare il giovane con i capelli appena umidi, i tuoni fecero da colonna sonora alla lettura del prologo scritto da AJ.
Il giovane rimase in silenzio per alcuni istanti, poi disse che forse alcuni periodi erano un poco lunghi, andava rivista la punteggiatura, ma nell’insieme non era male.

L’ammiraglio notò un leggero riserbo da parte del ragazzo, quindi lo invito ad esprimergli le sue perplessità, non voleva vuoti complimenti, ma desiderava la verità, ed Henry non si fece pregare.
“Ecco, è scritta bene, ma somiglia un po’ a quelle schede che le forze armate hanno sui loro uomini, una cosa un po’ impersonale, fredda… Non le somiglia per niente.”

Si fermò temendo di avere esagerato, l’ammiraglio invece era ben felice di avere avuto una giusta intuizione confidando sull’aiuto del ragazzo; effettivamente non era mai stato bravo a parlare di se, lo sapevano bene le sue donne, dalla madre di Francesca a Laura, dalla Waldon a Meredith.

Chiese al giovane come avrebbe dovuto iniziare secondo lui, Henry rimase sorpreso di tanta fiducia, ma non esitò a proporre un’idea.
“Che ne dice di raccontarsi, come se stesse parlando a uno dai suoi nipoti, magari solo per l’inizio, una sorta di modifica dell’impianto iniziale troppo asettico. Può contare sulla mia discrezione, poi se ritiene che io diventi troppo invadente sa bene di potermi mandare a stendere quando vuole.”

AJ sorrise per l’espressione usata
“Interessante, un ragazzo che sa farsi il bucato… La tua idea mi piace, ma non ti annoierai sentendo raccontare la mia vita in fondo i tuoi ti avranno detto molto.”
“No, sanno essere molto discreti anche loro, so che ha rischiato spesso per aiutarli, ma della sua vita privata, a parte conoscere sua figlia Francesca e la sua famiglia, non so molto.”

AJ non si sorprese, sapeva di poter contare sui suoi uomini, ma pensava che nel corso degli anni magari qualche informazione dai discorsi dei suoi Henry le poteva anche avere raccolte; evidentemente erano stati bravi a non portarsi il lavoro a casa, buon modo per far durare un matrimonio quando si lavora nel medesimo ambiente.
“Quindi secondo te dovrei iniziare dalla mia infanzia?”
“Bè lei prima ha iniziato dall’arruolamento, ma le scelte che facciamo nella vita spesso sono influenzate da quello che vediamo o viviamo da bambini.”

L’ammiraglio osservò bene il ragazzo mentre parlava e si ritrovò a pensare che sapeva bene quanto la sua di vita fosse stata segnata dalla morte prematura dei genitori, come Harm prima di lui che era stato turbato e a lungo dalla scomparsa del padre, certo le cose si erano evolute in modo diverso perché diversi erano stati i fatti, ma entrambi erano cresciuti con delle domande a cui mai i padri avrebbero potuto rispondere.

Henry notò lo sguardo e fraintese.
“Mi scusi, probabilmente sono già troppo indiscreto, in fondo non credo che la sua infanzia riguardi chi si appresta a leggere le memorie di un ammiraglio.”
“Credo che adesso ti sbagli, penso invece che alcuni si domandino se noi militari di carriera abbiamo avuto un infanzia normale. Da ragazzo volevo diventare giocatore di baseball, mi pare una cosa abbastanza normale, da parte di un ragazzo americano, tu che ne dici?”

Henry capì di avere frainteso e raccolse al volo l’occasione che l’ammiraglio gli dava per cambiare discorso.
“Normalissimo, io invece volevo entrare nella nazionale di nuoto…”
“E cosa ti ha fermato?”
“Non ero abbastanza veloce, me la cavai per i campionati studenteschi e durante l’accademia fui anche primo della mia classe, ma la velocità giusta l’ho trovata solo in volo;-))”
“Pressioni in famiglia il quel senso?”
“No, anche se mamma dice se forse non ci avesse insegnato prima come si tiene una cloche che a camminare, magari eravamo meno patiti, ma temo che non avrebbe fatto grandi differenze, a 16 anni eravamo già andati ad Annapolis senza nemmeno chiedere il loro permesso.”

AJ ricordava l’espressione costernata di Mac quando gli aveva detto che i ragazzi erano già pronti per seguire le orme paterne, lei se lo aspettava che lo facessero, ma non di nascosto.
Lo disse ad Henry e i due uomini risero insieme dei grattacapi che due adolescenti avevano dato ai due genitori, che venendo da adolescenze abbastanza movimentate temevano che i figli ripetessero i loro errori.
“Ma ammiraglio, lei sta barando! Non devo scrivere al mia biografia, io!”
“No, ma i tuoi genitori hanno dei ruoli importanti nella mia, con gli avvenimenti di quegli anni ne potrebbe uscire un telefilm di discreto successo…”
“Buona idea, adesso invece di raccontarsi, butta giù una sceneggiatura, ma non ne faccia una sit-com, detesto gli applausi e le risate in sottofondo.”
“Ah già come se gli spettatori non capissero le battute e avessero bisogno di essere informati che la cosa detta è divertente. Ma in ogni caso vorrei dire la mia sull’attore che mi dovrà interpretare, dovrà essere all’altezza del ruolo.
;-))
Ma adesso basta vediamo un po’ come iniziare a raccontare la mia vita evitando che somigli troppo ad un romanzo d’appendice.”

AJ inizio a narrare ad Henry della sua infanzia passata a Cleveland…

CLEVELAND FINE ANNI 50
Albert Jethro Chegwidden stava osservando un poster che pubblicizzava le calde coste della California, aveva quasi 11 anni, rimase per un po’ a guardare quel manifesto, con in mano il guantone da baseball, poi gli amici lo chiamarono a giocare e non pensò più all’Oceano, ma la sera a cena chiese ai suoi se potevano andare in California in vacanza.

La sorella maggiore lo guardò stupita della sua uscita, poi sposto lo sguardo sui genitori, che altrettanto impreparati si trovarono in difficoltà a cercare di spiegare al figlio che un viaggio in California sarebbe stato troppo costoso.
AJ non disse nulla, ma appena tutti in casa furono a dormire, lui tolse i suoi risparmi dal nascondiglio e usci dalla finestra, la sua stanza dava sul giardino ed era al piano terra, piccole cose per un futuro SEAL;-)).
Arrivato alla stazione dei pullman l’amara sorpresa, era chiusa, non che sarebbe cambiato qualcosa, non avrebbero lasciato partire un bambino da solo, ma lui questo non lo sapeva; decise dormire sulla panchina, all’apertura della stazione sarebbe partito.

Dormiva ancora profondamente quando al mattino suo padre lo trovò; la sera precedente aveva parlato a lungo con la moglie della possibilità di usare un po’ dei soldi messi da parte per gli studi dei ragazzi per dar loro una bella vacanza, al mattino si era alzato presto per dare al figlio la notizia e trovando il letto vuoto era andato dalla moglie per non darle il tempo di scoprirlo.
“Senti, io ed AJ andiamo a prendere la colazione fuori, rimani pure a letto un poco più a lungo”

Sperava di avere visto giusto, la mattonella dove AJ nascondeva la paghetta era fuori posto e poteva essere andato solo ai pullman.
Si sedette vicino a lui con un sospiro di sollievo e lo scosse piano; il bambino si alzò di scatto, subito preoccupato per la punizione, anche se l’espressione sollevata del padre lo faceva ben sperare.
“Giovanotto, io e tua madre abbiamo preso una decisione, e siccome non voglio che le prenda un colpo all’idea di ciò che stavi per fare, non le dirò nulla, per tua madre e tua sorella noi siamo usciti a prendere la colazione! La punizione arriverà, ma sarà una cosa tra noi due, chiaro?”

Con aria mortificata AJ assentì col capo, quando il padre gli spiegò che sarebbero andati in vacanza, si senti molto egoista, lui voleva andarsene da solo e loro gli stavano preparando una sorpresa.
“Papà, ascolta, non toccate i soldi per gli studi di Rachel, ma solo i miei, farò dei lavoretti e ti ripagherò per la vacanza.”

Il padre si senti fiero del modo in cui suo figlio si preoccupava per la sorella, la cosa gli faceva onore e glielo disse.
Tornarono a casa, con le ciambelle, mai nessuno seppe dove aveva passato la notte, molti anni dopo la sorella gli confidò che lei si era svegliata quando il padre era andato per cercarlo, ma temendo che la madre cambiasse idea aveva retto il gioco ai due uomini di casa.


RIFUGIO

AJ osservò che non aveva molto da dire sulla sua infanzia, passata in modo sereno con una famiglia solida alle spalle, ma Henry obbiettò che dai piccoli episodi, come quello appena narrato, si possono capire molte cose, in fondo quella fu la prima volta che vide l’Oceano Pacifico e lui sul mare aveva costruito la sua carriera.

Prosegui il racconto passando all’altro bivio, a 16 anni l’occasione di andare a giocare per una squadra di baseball, ma andò invece all’accademia scegliendo la vita militare, c’era una guerra, giusta o sbagliata non aveva intenzione di discutere di politica nella sua biografia, ma c’era e per i giovani di allora, come per quelli di sempre, l’importante era servire il proprio paese, magari per ritrovarsi da anziani a guardarsi indietro rimpiangendo le strade non intraprese, ma certi di avere scelto liberamente che fare della propria vita.

Il Vietnam fece venire allo scoperto il suo lato peggiore, e se non ci fosse stato un ufficiale a raddrizzarlo in tempo, chissà… a volte basta poco per fare la differenza tra un reduce sbandato e un veterano indurito dall’esperienza.
Il matrimonio con Marcella risentii molto del suo cambiamento, la estromise dal suo mondo e lei non seppe affrontare nel modo giusto la situazione, forse si erano sposati troppo giovani, ma non lo rimpiangeva, c’era Francesca, c’erano i suoi nipotini che adorava.

Henry interruppe AJ con un commento.
“Già Francesca, mi ricordò che mi insegnò un poco di italiano, davvero prezioso, per attaccare bottone quando si è di stanza in quello stupendo paese.”
“Giovanotto, non pensavo che ti facessi bloccare da quisquilie di tipo linguistico, per far la corte ad una ragazza!”
“Mi appello al quinto emendamento!”
“E bravo, non si vede che sei figlio di avvocati… a proposito dei tuoi genitori, chissà come avrà preso tua madre il rientro anticipato di tuo padre?”
“Lo aveva visto? Per quello si era fermato!”
“Sì, all’inizio credevo fossi stato tu, poi l’ho visto che ridiscendeva, ma non volevo metterti sull’avviso quindi l’ho lasciato andare senza dirgli nulla. Però non capisco, se lo avevi visto anche tu perché sei venuto avanti?”
“Non capivo perché si era fermato, non avevo notato la sua di sosta, ero troppo indietro, quando ho visto che stava fermo ho pensato che fosse solo stanco e magari gli bastava averla accompagnata per un pezzo. Quando lei mi è arrivato alle spalle ho capito l’accaduto, sono stato un pivello!”
“Meglio non digli che si era fatto beccare da entrambi, il suo orgoglio ne uscirebbe a pezzi.”
“Non lo so, la mamma dice sempre che niente può scalfire l’ego del capitano Rabb.”
“Capitano?”
“Sì, a volte si chiamano capitano e maggiore, penso sia legato ai loro primi scontri in tribunale.”

AJ rise della cosa, ricordava bene come fossero state subito scintille tra quei due, ma quella parte della biografia veniva più avanti.
Immaginava che Henry potesse esserne magari curioso, ma non faceva domande, gli stava lasciando il tempo di riavvolgere il nastro dei ricordi.

Raccontò di come dopo il divorzio dalla madre di Francesca si fosse gettato anima e corpo nel lavoro, raggiungendo il gradino più alto della scala gerarchica a capo dello JAG, e del primo incontro con un giovane ufficiale la cui nomea di bravo investigatore, un po’ sopra le righe, lo precedeva.
“Se ne scusò pure, e mi ricordo che gli dissi che la Marina aveva bisogno di eroi; quante volte negli anni mi sarei pentito di quella frase che lui prese come un avvallo a fare qualunque cosa o quasi gli suggerisse l’istinto.”
“Crede davvero che senza quella sorta di benedizione si sarebbe comportato diversamente?”
“No, era ed è fatto così, ma forse se avessi avuto maggior polso a volte…”

Ripensò alle volte che aveva rifiutato le sue dimissioni, o a quando le aveva accettate, ma no meglio andare con ordine.
“Polso, signore? Mi scusi, ma a quanto mi ha detto mia madre, lei ha avuto un ottima influenza su di lui nel corso degli anni.”
“Ma allora qualcosa sai.”
“Della carriera movimentata di mio padre sì, e anche di come lei riaccolse mia madre allo JAG dopo che si era fatta tentare dall’avvocatura civile.”
“Che opinione ti sei fatto sul mio comportamento?”
Vide l’esitazione del ragazzo, e lo spronò alla sincerità.
“Vai avanti, non mi offendo!”
“Bè lei era certamente un superiore anomalo, che si prendeva a cuore gli uomini sotto il suo comando, andava oltre il semplice rapporto di lavoro, onestamente credo abbia rischiato e molto per loro, insomma il migliore ufficiale in comando che lo JAG abbia mai avuto.”
“Ruffiano, e a tuo padre allora che dirai?”
“Che ha avuto un ottimo maestro.”
“Hai sempre la risposta pronta, mi ricordi qualcuno.”

Dopo averlo detto AJ si rabbuiò, temeva di svegliare vecchi fantasmi.
“Mio padre, Peter? So bene che anni dopo la morte sua e di mamma lei anticipò la pensione per salvaguardarne la memoria.”
“Io non ho anticipato un bel niente, intendevo ritirarmi da tempo e quando tentarono di screditare Harm spargendo fango su tuo padre decisi che era troppo, e dovetti agire, fosse stato il mio ultimo atto come avvocato! Dopo potevano pure radiarmi, ma Peter meritava un trattamento migliore.”
“In fondo commise un reato…”

AJ guardo stupito il ragazzo, com’era possibile che pensasse una cosa del genere?
“Quello di cui parli tu, fu una questione per cui Peter subì un inchiesta, si decise di non perseguirlo, ma di affibbiargli delle ore di servizio civile, da svolgere volontariamente per non sporcare la sua fedina penale, ti assicuro che le accuse mosse a tuo padre erano calunnie belle e buone!”
“Lei di sicuro ne sa più di me, mi scusi. Mi stava dicendo del suo primo incontro con il Capitano Rabb…”

AJ capì dal brusco cambiamento d’argomento, che parlare di Peter lo aveva turbato, decise di lasciare correre, ripromettendosi di sondare il terreno nei giorni a venire, per capire che sapeva di quella vecchia storia. Gli sembrava strano che Harm e Mac non avessero mai spiegato le cose a quel ragazzo, ma forse nemmeno loro sapevano che Henry riteneva il padre colpevole di qualcosa.
Rabb. Complicazioni è il vostro vero nome!
“Già era un incarico delicato: un pilota aveva dovuto fare un atterraggio d’emergenza a Cuba, con un nostro F14, mandai tre dei nostri migliori elementi. Mag Austin era la collega di Harm nel gestire il caso, la Krennik era la in veste di supervisore, data la presenza di un politicante, che poi scoprimmo essere in realtà nei servizi segreti, una bella miscela esplosiva.”

ANNI PRIMA CUBA
Un esplosione fragorosa, del fumo, due donne ed un uomo rimasero a guardare le fiamme levarsi alte in cielo, il capitano Rabb non aveva fatto in tempo, pensavano.
Invece Harm e Keeter erano riusciti nel loro intento, solo che gli era occorso un diversivo, e con l’aiuto di un contadino del posto avevano fatto saltare l’autocisterna col carburante.

Erano già stati nell’hangar a tentare di sabotare l’aereo perché i cubani non riuscissero a scaricare i file di controllo del computer di bordo, ma quando erano rientrati felici del successo, l’agente aveva svelato loro il vero piano, c’era un virus in quei file, quindi era stato un trucco, l’aereo in realtà era un cavallo di Troia, e il suo sabotaggio stava per far fallire il piano.

Ora dovevano riprendersi la cintura di Harm prima che finendo nelle turbine facesse saltare dei contatti causando l’esplosione dell’aereo.
Una volta fatto ciò i due uomini dovettero darsi alla fuga, forse un po’ aiutati da un ufficiale che idolatrava un po’ troppo gli americani per essere al servizio di Castro.

Mag e la Krennick rientrarono una settimana dopo, quest’ultima passò da casa di Harm intenzionata a provarci col bel capitano, ma lo trovo in dolce compagnia, di una certa Helena Carmelita Moreno y Guittierrez;-)).

RIFUGIO
“Ammiraglio, non sapevo avesse certe informazioni?”
“Non era facile avere un segreto, all’interno degli uffici, e poi, va be non è il caso che continui.”
“Non si preoccupi, mamma dice che il capitano ai suoi tempi si era dato parecchio da fare;-)) ehm…”
“Giovanotto, che non ti scappi detto che ti ho parlato dei loro fatti privati!”
“Quali fatti signore? Mi devo essere perso qualcosa, ero rimasto ad una fuga rocambolesca su un piccolo aereo civile ;-)).”
I due uomini si sorrisero complici, si era fatto buio ed andarono a riposare.

AJ rivisse in sogno alcune delle cose di cui aveva parlato con Henry, poi il sogno si fece angosciante:
Era nella giungla in Vietnam, grida e spari gli rimbombavano intorno, all’improvviso uno sparo troppo vicino come un flash e non era più nella giungla, ma nel parco con Laura, stavano correndo insieme felici poi un click, aveva messo il piede su una mina, e ora lei non era più vicino a lui, doveva trovarla, la cercava, ma era pieno di rovi, ecco là uno spiraglio, vedeva il suo portico e lei che scendeva quei gradini, di nuovo il click ma stavolta no, stavolta se corro ce la faccio a salvarla, ce la faccio….
NOOOO LAAAAURAAAA.

Si svegliò madido di sudore, si alzò e si sciacquo il viso, vide il giovane sulla porta.
“Ammiraglio, è tutto a posto?”
Un cenno di assenso fu tutto ciò che gli riuscì di fare, erano passati anni, ma l’angoscia per la morte di Laura era ancora lacerante.

Dopo il suo divorzio da Marcella, lei era stata la prima con cui aveva seriamente pensato di rifarsi una famiglia, con lei si era lasciato andare,si era esposto, gli aveva dato molta gioia e sarebbero stati ancora insieme e felici se…
Osservò la porta rimasta aperta il giovane stava seduto su una panca di pietra vicino ad un albero, pareva assorto, ma lui sapeva che il suo grido lo aveva preoccupato.

Lo raggiunse fuori.
“Niente sonno, marinaio?”
“Proprio per niente, mi sono svegliato una mezz’ora fa come se avessi dormito otto ore, anziché solo tre.”
“I turni sulle portaerei fanno quest’effetto, non si dorme quasi mai più di quattro ore, e quando sei a terra e potresti riposare, niente il tuo, fisico suona la sveglia!”
“Fa niente, mi godo la notte;-))”
“Stelle cadenti se ne sono viste?”
“Non è il periodo adatto, ma no, nessuna.”
“Adesso non dirmi che ti intendi di astronomia?”
“No, ma quando ero di stanza in Italia tempo fa, sono uscito con una ragazza che mi ha spiegato alcune cose sulla notte di S.Lorenzo.”
“E quest’intraprendente ragazza ti ha invitato ad una lezione sull’astronomia, magari davanti ad un bel fuoco?”
“AMMIRAGLIO! Un gentiluomo non parla mai di certi dettagli, anche se dal lettino della spiaggia era davvero un bel panorama e con la bassa marea abbiamo pure camminato in cerca di conchiglie;-))”
“HENRY! Va bene il soprannome Thinker, ma non dirmi che avete solo parlato di stelle e conchiglie, o dovrò far presente a tuo padre che deve farti un discorsetto!”
“Dice le api e i fiori? Già fatto, e poi ho mia madre che mi da il tormento perché dice che somiglio troppo a papà, in certe cose, e se scoprisse quanto ha ragione;-))”
“Ah volevo ben dire! Ma? Non avrai messo nei guai una brava ragazza, vero?”
“Ammiraglio, anche in Italia sono nel XXI secolo glielo posso assicurare
;-))”
“Hai ragione non sono certo i tempi miei e di Marcella, anche se a dirla tutta, nessuno mi ha minacciato con lo schioppo, mi sono sposato perché l’ho voluto io.”

Si misero a guardare la volta celeste, Henry a desiderare di esservi immerso, adorava volare di notte, alla faccia dei rischi.
Era uno dei migliori negli appontaggi notturni, cosa che sapeva rendeva molto orgoglioso suo padre, e faceva passare ore d’angoscia a sua madre. Lei cercava di fare finta di nulla, solo che la sapeva in ansia per lui e per Sean, ma non aveva mai detto non andate, non una volta, sapeva bene che le costava e le voleva ancora più bene per il suo tacito assenso.

Ad un certo punto AJ interruppe il silenzio che regnava in quella notte senza luna:
“Prima, quando ti sei affacciato, cosa hai sentito?”
“Solo che stava gridando, non ho afferrato le parole, ma dall’angoscia nella sua voce ho pensato che non fosse niente di bello.”
“Hai voglia di sentire ancora un poco della mia vita, e di come i tuoi mi salvarono dal mettermi nei guai, e guai grossi.”
“Sono tutto orecchie!”

AJ iniziò a narrare di come avesse conosciuto il giudice Laura Delaney e come avessero iniziato a frequentarsi, erano felici, lei stava divorziando, stavano sempre insieme, quando il lavoro di entrambi lo permetteva; intanto sul lavoro gli capitava di avere delle grane, come quando un galeotto era riuscito, non si sa bene come, a prendere in ostaggio lui con Bud e Mac, voleva un nuovo processo, la squadra che doveva liberarli aveva a capo un tale che lui conosceva, un ex-agente CIA gli disse Rabb, e lui rispose, Non esistono ex agenti della CIA.

Infatti voleva impedire che quel tizio potesse raccontare la sua versione, dato che avevano trovato degli elementi a discarico,che accusavano l’agente di vari reati, grazie a Webb riuscirono a far trionfare la verità, ma tempo dopo quell’agente si vendicò cercando di spaventare AJ con una vecchia storia del Vietnam, però andò oltre, mise una mina sulle scale del portico, mina che uccise la sua Laura.

Avrebbe fatto sicuramente qualcosa si definitivo a quel tale se non fosse stato per Harm e Mac, che lo aiutarono ad incastrarlo, lo fece confessare, ci pensò la CIA a sistemarlo, come diceva Webb , lui si prese l’unica consolazione di farlo tremare di paura, lo aveva fatto salire su una mina, e alla sua domanda se era d’addestramento non aveva risposto anzi gli aveva detto che della sua morte non gliene poteva importare di meno e si era allontanato, lasciandolo a gridare.
Aveva raggiunto Harm e Mac che erano poco distanti e insieme a Webb avevano registrato la confessione, e quando Harm aveva cercato di andare a vedere la faccia dell’agente mentre cercava di disinnescare la mina lui lo aveva fermato, per qualche secondo il capitano temette il peggio, poi lo scoppio, era solo una mina da addestramento.

“Ma allora perché lo fermò?”
Henry non aveva resistito dal porre la domanda, al termine del racconto.

AJ spiegò il suo punto di vista.
“Se lo avesse visto avrebbe capito di poter stare tranquillo, e non lo meritava. L’angoscia che ha provato per quei pochi minuti è stata solo una goccia di ciò che gli avrei voluto fare.”

Henry non aggiunse nient’altro, aveva capito che il ricordo faceva ancora molto male, quando gli stava spiegando dell’attesa in ospedale, fuori dalla sala operatoria, gli era parso di essere là tra odore di disinfettante e camici in corsa, una corsa che per la Delaney era stata inutile.

Guardò il volto dell’ammiraglio conosceva quell’espressione, quante volte ne aveva vista una simile in viso a suo padre, magari mentre guardava, credendo di non essere visto, una foto di Harmon Sr o di Peter, lui sapeva che si riteneva in parte responsabile della sua morte.

Ma Patrick, quando lui era ancora piccino, era stato molto chiaro; chi voleva far del male ad Harm lo aveva colpito facendo del male a chi lui amava, e se lui avesse mai dubitato dell’uomo che da adesso gli avrebbe fatto da padre, avrebbe dato il colpo finale all’opera di una persona malvagia.

AJ vide che Henry si era fatto serio, e decise che poteva già tentare quello che si era ripromesso di fare nei prossimi giorni.
“Henry, visto che l’argomento è pertinente, la CIA, dimmi un poco che ne sai di tuo padre, Peter.”
“Ammiraglio, sono le sue memorie da scrivere, non le mie!”
“Mettiamola così, io ti racconto il mio prepensionamento come lo hai definito tu, così ti chiarisco un pio di concetti che mi sa non hai ben chiari.”
“Come vuole, ma lo so che era una brava persona, non serve che lei si affanni a dimostrarmelo. E poi come la mettiamo con la cronologia dei fatti?”
“Vedremo, se non serve. E per i tempi sta tranquillo, posso decidere di fare dei capitoli a se stanti e questo sarà uno di quelli.”

ANNI PRIMA
Era in corso un inchiesta che stava bloccando la promozione del contrammiraglio Rabb, qualcuno aveva tirato in ballo una vecchia storia, l’intrusione da parte di un civile in una loro base e avevano lanciato accuse infamanti sull’operato dell’allora capitano di corvetta Harmon Rabb Jr. e dell’ammiraglio Chegwidden già ufficiale in comando allo JAG all’epoca dei fatti.

Una commissione era stata riunita e ci sarebbe stato una sorta di processo, il neo-segretario era la spada di Damocle che pendeva sulle loro teste, non erano fortunati con i SecNav gli uomini dello JAG!
AJ aveva detto ad Harm di limitarsi a rispondere alle domande, al resto avrebbe pensato lui, aveva ancora delle carte da giocare prima di passare la mano, e ritirarsi.
“Ammiraglio Rabb, lei conferma che un civile, tale Peter Thompson, si era introdotto illegalmente nella base di Norkfolk?”

Harm guardò AJ, avrebbe voluto spiegare bene l’accaduto, ma le parole dell’ammiraglio erano state chiare:
“Lei risponda solo alle domande e non cavilli, ci penserò io all’arringa!”
Quindi con un’aria rassegnata in volto, rispose all’uomo che gli stava di fronte in completo grigio, come il suo umore in quel momento.
“Sì.”
“Quando l’ammiraglio Chegwidden ne è venuto a conoscenza lei ha cercato di evitare all’amico di essere perseguito?”
“Sì, ma venne eseguita un inchiesta interna.”

Non aveva resistito, quell’uomo stava travisando i fatti, incrociò lo sguardo con Mac e cerco di ignorare la frase che sapeva sarebbe seguita.
“Risponda solo alla domanda, non si metta ad argomentare!”
“Sì!”
“In seguito le lasciò di nuovo carta bianca, quando il mio predecessore voleva indagare sull’accaduto lei lo fermò?”
“Mi sono limitato ad elencargli i fatti, come ordinatomi.”
“Si o no?”
“Non capisco la domanda, allora.”
“Lei fermò le indagini avviate dal precedente SecNav?”
“Fu lui a decidere di fermarsi, io mi limitai ad elencargli i fatti.”
“Vuol farmi credere che non ha di nuovo difeso il suo amico, o dovrei dire di suo figlio?”
“Ho scoperto solo dopo che Peter era mia figlio, non l’ho difeso, mi sono limitato ad invitare il SecNav a farsi dare i rapporti della CIA che sicuramente aveva aperto un fascicolo su di lui. Deve averli ritenuti esaurienti.”
“E si aspetta che io creda, che lei non abbia cercato con ogni mezzo di distogliere l’attenzione del segretario da suo figlio, correva il serio rischio di finire dietro le sbarre, per quel che aveva fatto, lei non poteva permetterlo.”
“È un accusa la sua?”
“Qui le domande le faccio io! Ha ricevuto l’ordine di liberarsi delle attenzioni del segretario?”
“No!”
“Come non le ordinò di andare dal segretario a riferire sull’accaduto?”
“Sì, a riferire appunto, nulla di più, io forse misi dell’enfasi nella descrizione dei fatti, in fondo sono un avvocato, e Peter mi aveva salvato la vita.”
“Omise di dare delle informazioni al segretario?”

Eccolo lo snodo cruciale, Harm non sapeva come avrebbe fatto AJ a salvarlo.
“Sì, il SecNav non mi chiese dove lavorasse e io non gliene accennai.”
“E dove lavorava?”
“In una scuola vicino ad una nostra base a Galveston, Texas”
“Un omissione importante, direi!”
“No, doveva essere segnalato nei rapporti della CIA, mi limitai a non dargli io preventivamente il dettaglio, ma in quei rapporti sicuramente era segnalato il luogo di lavoro.”

Un lampo di sfida accese il suo sguardo, ecco gli assi dell’ammiraglio,si disse, sicuramente era a conoscenza di qualcosa che lui ignorava.
AJ immaginò i pensieri del suo subalterno e sperò che lasciasse lì dov’era arrivato il SecNav, adesso il pesciolino aveva abboccato all’amo e lui lo avrebbe tirato a riva.
“Lei ha visionato quei dossier?”
“No, il mio grado non me lo consentiva.”
“Ma il suo ufficiale in comando li ha letti.”
“Questo lo dovrebbe domandare a lui, con me non ne ha mai parlato.”

Il secnav si fece sfuggire un sussurro:
“A questo credo poco.”
“SIGNORE! È LA SECONDA VOLTA CHE MI SI ACCUSA DI SPERGIURO!”
“Si calmi era solo una mia osservazione.”

Il presidente della commissione prese parola, guardando severamente il segretario.
“Un’osservazione davvero inopportuna! Ammiraglio Rabb, può accomodarsi, la sua testimonianza termina ora.”

Venne chiamato AJ che passo davanti ai membri della commissione con un aria sicura, si sedette al banco di fronte a loro, il segretario era seduto più a destra, come a specificare che lui era indipendente nell’inchiesta e che la commissione aveva il solo scopo di valutare le prove, in piena neutralità.
“Ammiraglio Chegwidden, lei ordinò all’allora capitano Rabb di distogliere l’attenzione del mio predecessore dall’inchiesta che aveva iniziato su Peter Thompson?”
“Domando alla commissione il permesso di spiegare i fatti nella loro interezza, un semplice si o no, non spiega nulla, ma anzi apre molteplici dubbi.”

Nel dire questa parole osservò il presidente della commissione.
“Questo non è un suo processo, non siamo nelle aule dello JAG, se non se ne è accorto!”
AJ ignorò palesemente il SecNav, attese che venisse presa una decisione; il presidente si consultò alcuni istanti con gli altri membri, poi prese la brocca vicino al microfono versò un poco d’acqua in un bicchiere che fece consegnare ad AJ.

Poi parlò.
“Ritengo che oltre quarant’anni di onorato servizio le concedano il privilegio di difendersi come meglio crede, se ha in mente una lunga arringa se la scordi, ma beva pure un poco, credo abbia sete arrivati a questo punto.”

AJ infatti aveva la bocca secca, aveva messo la sua carriera nelle loro mani, aspettandosi il peggio, ma il gesto del presidente lo fece ben sperare, bevve un sorso e ringraziò per la cortesia accordatagli.

Intanto nei posti a sedere dietro di lui, due mani si stringevano ansiose, sapevano bene entrambi cosa l’ammiraglio aveva rischiato, potevano invitarlo a sedersi e considerare nulla la sua testimonianza e in quel caso, addio speranze; meglio non pensarci.

Il SecNav si sedette stizzito, e ascoltò con gli altri l’ammiraglio Albert Jethro Chegwidden prendersi la piena responsabilità di avere mandato l’allora capitano Rabb a chiudere la storia iniziata anni prima con l’entrata di Peter Thompson nella base, e la sua decisione di limitarsi ad un’inchiesta interna coadiuvata dalla CIA; ribadendo però l’assoluta estraneità sua o dei suoi uomini nelle decisioni che la CIA prese in merito al caso in questione.
“Il fatto che questa storia rispunti fuori dopo tutti questi anni, mi fa pensare tanto al tentativo di infangare la carriera di un buon ufficiale che ha solo eseguito i miei ordini.”

Chiese il permesso di far ascoltare un testimone che avrebbe messo in chiaro come il capitano fosse all’oscuro dei legami di sangue che intercorrevano tra lui e Thompson.
Harm trasalii, non aveva idea di chi potesse essergli di aiuto in quel senso, Mac non poteva testimoniare, era sua moglie e qualunque avvocato avrebbe instillato dei dubbi sulla sua sincerità, oh lo avrebbe fatto a fattine, ma sapeva bene come si fa a fare certe cose, le faceva pure lui a volte.
“Chiamo a testimoniare Clayton Webb.”

Mac ed Harm si fissarono, negli occhi di lui una domanda: Ne sapevi nulla?
In quelli di lei la risposta: Ne so quanto te.

Lo guardarono passare loro a fianco, era da tempo che non avevano che sporadiche notizie dell’agente CIA, in passato erano stati spesse volte coinvolti in sue missioni, l’ultima in Paraguay dopo i fatti di Panama, quando Harm per un pelo non lo aveva preso a pugni per avere messo in pericolo la vita di sua moglie, ma non era quello il momento per pensarci.
Vederselo lì adesso con chissà che rivelazioni fu davvero sconcertante.

Il sec-nav parve riaversi dalla sorpresa iniziale, si alzò e si mise a protestare.
“Un momento, faccio obbiezione non si era parlato di una testimonianza, questa è un inchiesta non un processo!”

“Voglio sentire questo testimone!”
Lo sguardo del presidente trafisse il malcapitato SecNav a cui non restò che mettersi seduto, a rodersi il fegato.

AJ chiese a Webb di spiegare come avesse conosciuto Peter Thompson, e cosa avesse scoperto su di lui.
Webb raccontò di come nel luglio del **** avesse ricevuto incarico dai suoi superiori di interrogare quel ragazzino appena 18enne che aveva gabbato i controlli della base.

Harm fissava Webb, stava per scoprire qualcosa che il figlio gli aveva tenuto nascosto, sentiva freddo, si sfregò leggermente le mani sui pantaloni; Mac posò una mano su una delle sue e la strinse, non sapeva cosa avrebbero scoperto, ma sentiva che sarebbe stato doloroso per lui.
“Cosa le disse il ragazzo sul capitano Rabb?”
“Che erano amici fin da quando lui era bambino, ma non mi convinceva che rischiasse tanto per semplice amicizia, e insistetti per ore, quando capì che avrei indagato a fondo sulla sua vita, decise di dirmi la verità, a patto che gli giurassi di tenermelo per me.”

“Un ragazzino estorse una promessa ad un agente della CIA?”
Il SecNav aveva interrotto la testimonianza, Webb lo guardò con sufficienza e gli rispose che a lui della vita privata di quel ragazzino bastava sapere che non si sarebbe intromesso mai più in cose più grandi di lui, e se per esserne sicuro doveva promettere il silenzio, bè chi meglio di un agente segreto!
“E poi avrebbe dovuto conoscerlo, era in gamba, talmente in gamba che in alcune occasioni ci fu persino d’aiuto.”

“Aiuto? Ma non è illegale servirsi di civili?”
Stavolta era stato AJ ad interrompere.
“Ammiraglio, diciamo che il giovane Rabb erano un paio di occhi ed orecchi molto, ma molto discreti, a patto che io non rivelassi mai al capitano che era suo figlio.”

Harm riuscii a mascherare la sorpresa, ma il colpo era stato forte, Webb sapeva, e da parecchio prima di lui.
Sentì una gran rabbia montargli dentro, ma continuo a restare seduto, voleva sapere fino a dove erano arrivate le menzogne di Peter.

AJ riprese, ben sapendo quale tempesta aveva alle sue spalle, ma lui stesso lo aveva scoperto quel mattino quando Webb era andato da lui per parlargli e aveva ritenuto che se Harm lo avesse saputo prima di salire alla sbarra non sarebbe risultato calmo e lucido, quindi aveva preferito non dirgli nulla.
“Ma come mai non disse nulla, nemmeno dopo quando la cosa era ormai nota?”
“Per ritrovarmi due occhi neri grazie ai due Rabb? No, grazie! E poi Peter aveva svolto degli incarichi sotto copertura, come potevo spiegare perché non avevo parlato senza dire cosa c’era dietro?”
“E perché stamani è venuto nel mio ufficio a raccontarmi tutto?”
“Vogliono infangare la memoria di un bravo ragazzo, che non ha mai fatto del male a nessuno, anzi! Quando lo uccisero in un primo tempo pensai che fosse stato qualcuno che si era vendicato, anche se erano alcuni anni che non collaborava più con noi, ma la verità era ben più terribile.”

AJ chiese a Clay come poteva essere sicuro che il ragazzo non avesse rivelato tutto al padre prima della seguente inchiesta del segretario, e lui gli disse che in caso contrario Rabb non gliela avrebbe lasciata passare liscia, sperava che riabilitare la memoria del figlio valesse il perdono per il suo silenzio.
Harm sapeva che Webb metteva a rischio la sua carriera esponendosi con certe informazioni, ma non era sicuro di volerlo perdonare, iniziavano ad essere troppi i conti in sospeso con quell’uomo.

La commissione decise una breve pausa , Clay svicolò via rapidamente prima che Harm riuscisse a fermarlo, stava per inseguirlo, quando Mac lo trattenne.
“Gli parlerai un'altra volta, adesso parla con me. Lo so che sei arrabbiato, ma non poteva dirti nulla.”
“Lo difendi ancora? No… scusa hai ragione, forse la cosa che mi fa infuriare è di non poterne dire quattro a Peter.”
“Be sapevi che era cocciuto, e poi non poteva mica dirti che lavorava per la CIA.”

Li raggiunse AJ che confermò quanto detto da Mac.
Aggiunse pure che il fatto che Peter aveva la testa dura non avrebbe dovuto sorprenderlo troppo, riuscendo a strappargli un sorriso; Harm strinse Mac a se, come un naufrago che tema di affogare, solo lei sapeva capire quando dentro di se era in piena tempesta, ma non era sempre stato così, c’erano stati tempi in cui pareva che parlassero due lingue diverse tante erano state le incomprensioni.

Mac sorrise a sua volta dell’intervento di AJ e ricordò al marito della frase di Peter detta quando aveva saputo che stavano per riaprire l’inchiesta più di dieci anni prima.
“Secondo me era preoccupato che venissi a sapere, facendo un supplemento di indagini, ciò che lui ti teneva nascosto.”
“Già la famosa catastrofe, poi però l’ho scoperto lo stesso.”

AJ chiese spiegazioni e Mac gli ripeté la frase detta quel pomeriggio da Peter nel giardino antistante gli uffici.
“Quando una persona scopre una cosa e giura di non dirlo a nessuno è un segreto, ma quando molte persone scoprono un segreto, allora è una catastrofe che sta per verificarsi!”

E su queste parole, speriamo poco profetiche, la commissione li richiamò ad entrare.
Mentre si dirigevano all’interno Harm chiese ad AJ che cosa aveva intenzione di fare ora, ed egli gli indicò l’ingresso con un cenno del capo; sulla porta ad attendere il momento di rilasciare testimonianza c’era il precedente SecNav, ora senatore, Mac immagino che razza di cataclisma sarebbe avvenuto nei piani alti se pure lui avesse avuto rivelazioni scottanti.

Il presidente accondiscese anche a questa seconda testimonianza, adesso era curioso, forse più avanti lo sarebbe stato meno, ma per ora il comportamento inusuale dell’ammiraglio a due stelle lo intrigava e voleva vederci chiaro.

Invece l’attuale SecNav vedendo il suo predecessore farsi avanti si fece piccino sulla sedia, vedeva fosche nubi addensarsi sul suo cammino politico.
“Quando il capitano Rabb e il colonnello MacKenzie vennero nel suo ufficio per parlarle, lei sapeva cosa cercavano di fare?”
“Ovviamente, dovevano convincermi a non fare un inchiesta supplementare sul caso Thompson.”
“La convinsero?”
“Mi convinsero a volere dare una bella scorsa a dei rapporti della CIA, che mi lasciarono del tutto insoddisfatto, allora telefonai all’allora direttore che senza scendere in dettagli privati, mi fece capire in modo chiaro che la faccenda riguardava loro e non dovevo preoccuparmi, e che il ragazzo era stato di grande aiuto nel corso degli anni precedenti alla mia telefonata.”
“Che ne pensa del fatto che la cosa sia saltata fuori ora?”
“Penso che qualcuno ha dei forti interessi nel rovinare la carriera di un buon ufficiale,che guarda caso è in attesa di promozione, e queste persone pensano anche che io durante il mio mandato sia stato un emerito imbecille! ”

Un brusio percorse il salone, il presidente richiamò all’ordine, era rimasto sbigottito dall’uscita del Senatore.

AJ domandò allora se dopo avere scoperto questa pecca decise di indagare sul suo staff.
“Certamente, avviai due indagini, una ufficiale con il comandante Lindsey mandato a stendere rapporto su di voi, ed ad indagare allo scoperto; l’altra ufficiosa, con una persona di mia fiducia che si mosse dall’interno, e fu proprio quest’ultima a permettermi di scoprire che individuo abbietto fosse il comandante Lindsey, mi consegnò un rapporto pieno di falsità atto solo a screditarvi, ma poi scoprimmo che aveva fatto ben di peggio.”

AJ fece presente alla corte che il capitano Lindesy aveva ucciso un membro del suo staff, il tenente Singer, e che aveva cercato di far ricadere la colpa sul capitano Rabb, e anni dopo aveva spinto un folle ad uccidere il figlio e la nuora del capitano, stava per consegnare loro i dossier sul caso, quando uno dei membri della giuria lo interruppe.
“Ricordo il caso, fui parte di una commissione d’inchiesta sull’omicidio di due civili in cui risultava coinvolto un ex-ufficiale di Marina.”

Due spettatori molto interessati si scambiarono uno sguardo.
E tu figurati se AJ non lo sapeva…diavolo di un uomo, ha fatto la pentola e ci ha messo pure il coperchio!

L’accusa chiese la parola.
“Chiedo che venga sciolta la commissione vi è un evidente vizio di forma nella scelta dei membri.”

Il presidente della commissione si alzò paonazzo in volto e tuonò all’indirizzo del segretario.
“COME OSA! SA CHI HA SCELTO I MEMBRI DELLA COMMISSIONE? IL PRESIDENTE IN PERSONA, CONTROLLANDO PERSONALMENTE I DOSSIER DI OGNUNO DI NOI. QUI NON SI STA FACENDO IL PROCESSO A LINDSEY, E IL FATTO CHE IL SIGNOR FOSTER FOSSE A CONOSCENZA DEI FATTI NON IMPLICA QUELLO CHE INSINUA LEI.

Ma dimostra certamente che il capitano Rabb non abbia fatto nulla di sbagliato, e che suo figlio è stato una vittima.
Ammiraglio credo di parlare a nome dei miei colleghi…”
si voltò nella loro direzione ed ebbe solo cenni di assenso.
“…quando le dico che le accuse a carico suo e del suo staff verranno fatte ricadere immediatamente, è ovvio che se mai vi fu tentativo di insabbiamento è partito dai piani alti, saranno loro ad essere indagati ora.”

AJ ringraziò il presidente, mentre pensava
Adesso sì che la cosa verrà insabbiata bene in profondità, ma questo è meglio se me lo tengo per me, se ci tengo alla pensione. In tanti anni ne ho viste di cose sbagliate, e nascoste; una volta mi dissero che in Vaticano è pieno di tesori e segreti, be non dico nulla sui tesori, ma temo che in quanto a segreti chi ha parlato non era mai stato al Pentagono.

RIFUGIO
“Quella volta ha davvero rischiato grosso!”
“Non è stata la prima volta, sai ho sempre dato molta importanza a cosa quali amicizia e lealtà, piccole cose che ai politicanti non fanno un baffo.”

Henry osservò bene quell’uomo, alcuni tasselli ora andavano al posto giusto, non aveva mai fatto troppe domande perché sapeva che suo padre ci soffriva a parlarne e allora lui si era tenuto i suoi dubbi.
“Mi raccomando ciò che ti ho raccontato e confidenziale, io potrò scriverne solo in parte, sono cose coperte dal segreto e se te ne ho parlato è solo perché ho deciso di fidarmi. Certi dettagli non dovranno mai scendere da questo rifugio.”
“Dettagli? Quali dettagli? Mi scusi sa sono un po’ distratto e devo essermi perso dei pezzi, anzi forse quasi tutta la storia;-)).”

Uno sguardo complice passò tra il giovane pilota e l’anziano seal.
In gamba il ragazzo, caparbio e deciso quanto il nonno e il padre, niente a che vedere col bimbo spaventato che si nascondeva dietro alla mamma quando l’ho visto la prima volta.

Intanto stava albeggiando, avevano parlato per tutta la notte, i primi raggi di sole si aprivano la strada tra la foschia, che presto si sarebbe dissolta, lasciando il posto ad una splendida giornata.

Fine prima parte

Edited by rabb-it - 4/11/2007, 10:55
 
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rabb-it
view post Posted on 4/11/2007, 11:43




WASHINGTON D.C. CASA RABB
Mac si svegliò di soprassalto, guardò il marito, felice di non averlo svegliato, si alzò ed andò in cucina; fuori era ancora buio, non lesse l’ora sull’orologio appeso al muro, quella la sapeva sempre, mise dell’acqua sul bollitore e si sedette ad aspettare intanto nella sua mente riviveva ciò che l’aveva svegliata.

Era su un’imbarcazione che veniva sballottata dal mare in tempesta, abbracciata ad Harm stava singhiozzando disperatamente, quando all’improvviso accanto a loro ecco Erin, che le diceva di non preoccuparsi, Sean era suo nipote e lei e Peter ne avrebbero avuto cura come sempre.

Versò l’acqua bollente in una tazza e vi mise una bustina di camomilla.
Prima, al risveglio, si era sentita come quando si sta sott’acqua e non riesci a respirare, adesso avrebbe voluto Harm vicino a se, ma non voleva angosciare anche lui; a volte l’interpretazione dei suoi sogni poteva essere diversa da quella che lei pensava.

Sean è in pericolo? Ed Erin mi rassicurava, o è già accaduto il peggio mi diceva che si sarebbero presi buona cura di lui?
“No, per favore no…”
“Sarah, che succede?”

Harm era sulla porta della cucina, si era svegliato e visto che lei non era a letto era sceso a cercarla, trovandola che stringeva spasmodicamente tra le mani una tazza con qualcosa di caldo, sentendola sussurrare si preoccupò.

Un cenno di diniego da parte della più caparbia testa di latta che annoverasse il corpo dei Marines, non smontò il calamaro volante più affascinante della storia della marina, che sedutosi al suo fianco mise una delle sue grandi mani sopra quelle di lei, tremanti, e le chiese di nuovo cosa stesse succedendo.

Lei si sentì pervadere da una profonda sensazione di calma, ancora combattuta fra la voglia di confidarsi e il desiderio di non farlo impensierire, ma sapeva che lui non si sarebbe arreso, lo conosceva e quando c’era qualcosa che non andava non si sarebbe accontentato di risposte vaghe.
Gli raccontò il suo sogno, lui le lasciò le mani perché potesse bere, mentre lei mandava giù a piccoli sorsi la bevanda fumante Harm si domandava come fare a tranquillizzarla senza prendere sottogamba i suoi sogni; erano anni che conviveva con gli strani poteri della moglie, non aveva mai cercato di capirli, non era una cosa spiegabile, lei gli aveva salvato la vita e tanto gli bastava per darle retta quando sognava.

“Secondo me, Erin sa che ultimamente sei molto preoccupata per i ragazzi e ha cercato di tranquillizzarti.”
“Lo spero, solo che in questo momento vorrei che fossero ancora piccoli di sopra a dormire nei loro lettini, sciocca vero?”
“No, sei una madre preoccupata, ma non succederà nulla ai nostri ragazzi, hanno troppi angeli custodi che vegliano su di loro.”

Si sentiva un bugiardo, ma come faceva a dirle che era preoccupato, ultimamente diversi piloti avevano lamentato problemi ai nuovi caccia, ma come al solito le cose erano tacitate dall’alto e lui doveva aspettare che l’ inchiesta che aveva avviato andasse avanti e non poteva parlarne nemmeno con lei, AJ Roberts era parte di quelle inchieste, il suo rientro in servizio su una portaerei era per permettergli di arrivare ad informazioni altrimenti insabbiate, ma questo lo sapevano lui e i due AJ, il più anziano quando aveva saputo della cosa gli aveva ricordato la sua frase di anni prima: “Non esistono ex-agenti CIA.”
Infatti cos’era quella storia se non un incarico segreto

Abbracciò la moglie poi la prese tra le braccia e la portò di sopra, lei si lamentò, preoccupata per la sua schiena e lui scrollo le spalle sorridendole.

Comunque Harm non era l’unico ad avere un segreto quella sera, a Mac era mancato il coraggio di raccontargli un particolare del sogno, anche perché avrebbe dovuto parlargli di una cosa che non gli aveva mai detto e quello non le pareva il momento di tirarla fuori.

USS CLINTON,
AL LARGO DELLE COSTE DELLA FLORIDA

Era l’alba e il tenente Rabb stava scrutando l’orizzonte, come il fratello e il padre si sentiva completo solo quando era in volo, l’adrenalina che sentiva scorrergli dentro insieme ad un’ebbrezza, come una sensazione di libertà che a terra non era nemmeno immaginabile.

Ma stamani era inquieto, avrebbe voluto poterne parlare di quello che gli stava capitando, ma le uniche persone con cui avrebbe potuto farlo erano a terra, a miglia di distanza.
Una di loro era Elizabeth, presto contava di farla conoscere ai suoi, non che parlassero già di matrimonio, ma ci teneva che sua madre conoscesse la donna che era stata capace di far tacere “Talker”, sapeva che le sarebbe piaciuta; sua madre, ecco l’altra persona che avrebbe capito in pieno la strana angoscia che lo aveva colto quella mattina.

Era solo un bambino quando aveva raccontato un incubo a sua madre…
Stava nuotando con gli zii ed il cuginetto, quando si erano avvicinati i suoi genitori con la barca, lui era salito per primo, Henry era rimasto in acqua, poi sua zia Erin lo aveva messo tra le braccia di sua madre, mentre suo padre dirigeva la barca verso la costa lasciando al largo gli zii, Henry si era messo a piangere e lui si era svegliato che piangeva a sua volta.

Sua madre gli aveva detto che era solo un sogno, e che aveva paura perché quando erano stati in barca con gli zii lui per un pelo non era annegato.
Era tornato a letto sereno, senza notare gli occhi lucidi di sua madre e l’assenza del padre, era felice di non avere svegliato il cugino che quella sera dormiva nel suo letto, si riaddormentò dimenticandosi il brutto sogno, per quella notte.
Lei lo aveva aiutato ad accettare quello strano dono, ma non aveva mai avuto il coraggio di dire al padre o ad Henry ciò che aveva sognato, era stato un segreto fra lui e la madre.

Temeva di ricordare i sogni, invece capitava di rado, una notte Elizabeth si sveglio con lui che chiamava il suo nome, chiese spiegazioni e lui le disse che aveva sognato che erano in macchina insieme e un bambino attraversava loro la strada e lei non riusciva a frenare, il bambino indossava una maglietta rossa e dei pantaloncini bianchi; le disse di guidare con prudenza, ma di non farsi spaventare era solo un sogno.

Quando quella sera rincasò trovò la sua ragazza in lacrime, e alle sue domande rispose che mentre stava tornando da lezione quel mattino aveva visto di essere un po’ in anticipo e dato che non era tranquilla era andata a far controllare la macchina, il meccanico le aveva detto che i freni andavano sistemati, in caso di frenata brusca l’auto avrebbe sbandato in quelle condizioni.
Lasciata l’auto dal meccanico aveva fatto le altre commissioni e nel tardo pomeriggio era andata a riprendere l’auto e si era diretta verso casa di una sua amica con cui aveva appuntamento, poco prima di una curva sbuco fuori un bambino con una maglietta rossa e dei calzoncini bianchi che le attraversò all’improvviso la strada, se non avesse fatto aggiustare i freni lo avrebbe investito.

“Ma non è successo, stai tranquilla.”
“Ma io stanotte avevo riso di te.”
“Pure io, non sai quanto mi prenda in giro da solo per questa storia, solo non lo dire in giro, sai i colleghi…”

Sean tornò al presente, già i colleghi, quelli buoni forse ne avrebbero solo riso, ma i maligni ne avrebbero approfittato magari per fargli le scarpe, meglio tenere per se i suoi pensieri.
L’arrivo del suo RIO lo distolse dai pensieri, scesero sul ponte e le varie procedure di controllo del mezzo assorbirono tutta la sua attenzione; quando finalmente decollò niente poteva più distarlo, c’era in vista una dura sessione di prove ed esercitazioni, per di più le previsioni non erano buone, stava arrivando una tempesta e dovevano sbrigarsi se non volevano ritrovarsi a fronteggiare un uragano di cattivo umore!

Ma lui confidava nella sua buona stella, non credeva nella sfortuna, ma alla fortuna sì!

UFFICI JAG
Harm fece chiamare Mac, le dita contratte sulla cornetta del telefono, rimase immobile senza riuscire a riagganciare come se il filo alzato potesse impedire alla realtà di travolgerlo.
Questione di istanti, riprese il controllo e con lo sguardo freddo di chi sa che non può permettersi di lasciarsi andare si recò dalla moglie, non ci fu bisogno di dire nulla lei sapeva.
“No, dimmi che non…”

Lui la prese tra le braccia e la strinse forte, mentre le diceva che lo stavano cercando, e che presto lo avrebbero trovato, c’era stata una collisione, la tempesta era arrivata prima del previsto e due aerei in esercitazione si erano sfiorati, gli equipaggi avevano fatto in tempo ad eiettarsi, tre di loro erano già stati tratti in salvo, all’appello mancava solo Sean.

“Vedrai che lo troveranno, andrà tutto bene.”

Mac si sentì trascinare in un vortice, aveva già sentito quelle parole anni prima, ripensò alle sue lacrime mentre aspettava notizie di Harm, le tempeste, gli aerei, un moto di rabbia verso chi aveva trasmesso l’amore per quei rischi ai suoi figli.

Lo spinse via rifiutando il suo conforto, lo sapeva che era ingiusta, era anche figlio suo e lui aveva già attraversato una volta quel sentiero, ma non riusciva a non avercela con lui.
E con se stessa, perché non aveva fatto nulla, non le veniva in mente che non poteva farci nulla, adesso lo strazio era troppo forte; lui non cercò di prenderla di nuovo tra le braccia, vedeva la sua rabbia e si sentiva impotente, anche tormentato dal senso di colpa, lui sapeva che qualcosa non andava, ma era legato al segreto!

Sarah rivisse il momento in cui avevano saputo che Harm era disperso, ricordò le sue lacrime davanti ad un Brumby che capiva in quel momento quanto quel rivale fosse avanti a lui nel cuore della sua donna, ma no forse non era mai stata veramente sua, e se ne era andato…dopo il ritrovamento di Harm, non voleva essere la seconda scelta e si era dileguato dalla vita di Mac.

Mac si sedette ad aspettare notizie, decisero di non avvisare i ragazzi finché non avessero avuto notizie precise, e lei si ricordò di come anni prima lo stesso riguardo fosse stato fatto alla madre di Harm, inutile preoccuparla quando non si avevano ancora notizie certe, Bud lo aveva spiegato ad una scossa Renée, allora fidanzata di Harm, che la voleva chiamare.

Invece per lei, generale dei marines, sposata con il comandante in capo dello JAG certe attenzioni non erano riservate, per loro niente sconti sulla pena di un attesa che logorava e sconvolgeva in modo tanto doloroso.
Ricominciò a piangere, Harm le si inginocchio a fianco e le asciugò le lacrime, lo guardò e vide il suo stesso dolore riflesso noi suoi occhi e si vergognò del suo comportamento di poco prima, glielo disse, e lui le mise un dito sulle labbra mentre parlava.

“Non dire nulla, hai ragione è colpa mia!”
“No…”
“Sttt, adesso pensiamo come fare per aiutare chi lo sta cercando, non è che nel tuo sogno c’era qualche particolare, che magari stanotte ti era sfuggito.”

OCEANO ATLANTICO
In mezzo all’oceano, intanto, Sean si teneva con tutte le sue forze al canotto di salvataggio, un frammento dell’aereo lo aveva ferito, rompendo il giubbino di salvataggio che aveva sganciato per non farsi tirare sotto, l’acqua gelida aveva fermato l’emorragia, ma quello che prima lo aveva salvato adesso poteva diventare la sua morte, ipotermia.

Quante volte aveva sentito di come suo padre avesse passato un esperienza simile, ma non era per niente interessato a viverla di persona, invece eccolo lì; la tempesta non si placava e secondo lui il vento lo aveva allontanato dalla zona del lancio, sentiva le forze venirgli meno e ripensò al sogno fatto la notte precedente.

Era in vacanza con i suoi, c’erano ancora gli zii, lui era solo un bambino, ad un certo punto lui cadeva in acqua e zio Peter lo tirava fuori, e zia Erin gli diceva, ma dai Sean dobbiamo sempre tirarti fuori dai guai.

Lui si era svegliato, non era la prima volta che faceva quel sogno, diversi anni prima lo aveva fatto, ed era dalla loro morte che non sognava gli zii, e per l’agitazione, durante l’esercitazione del giorno seguente, non era stato zitto un secondo alla radio, beccandosi il nomignolodi Talker, oltre ad una bella reprimenda dal suo istruttore, che lo fece atterrare venti minuti prima.
Solo che dopo ai controlli a terra risultò che c’erano dei problemi al sistema idraulico e che se fosse rimasto in volo ancora pochi minuti durante l’atterraggio si sarebbe sicuramente schiantato.
Il capomeccanico venne rimosso dall’incarico, lui evitò di raccontare il suo sogno, tranne a sua madre, in fondo non era sicuro che volesse dire qualcosa, ma stamani quando si era svegliato non era stato facile non fare collegamenti.

Un onda più forte gli fece perdere la presa sul canotto, andò sott’acqua, riemerse a fatica, nuotò in direzione del canotto, rimpiangendo che Henry lo battesse sempre quando erano in acqua, un'altra onda lo spinse di nuovo sotto, stavolta non riemerse.
Mentre l’acqua si chiudeva su di lui, pensò a com’era strano, aveva sentito dire che quando stai per morire rivedi tutta la tua vita, ma lui vedeva solo Elizabeth e il loro ultimo giorno insieme.

Lei era sdraiata a letto, lui stava finendo di preparare la sacca per l’imbarco da li ad alcune ore.
“Mi mancherai, pilota, torna presto!”
Lo aveva detto sorridendo, tendendogli la mano, come un invito a godere degli ultimi momenti insieme.
“Pensavo saresti stata più preoccupata all’idea del mia partenza.”
“Mi vorresti in gramaglie? Se vuoi vado a prendere una cipolla;-)”
“No, sono contento di come sei, mi piace il tuo modo di essere sicura di me, ti piacerebbe mia madre, mai una volta che dica sta attento, eppure lo so che detesta il mestiere che ho scelto.”
“Mi vuoi già presentare tua madre? Devo preoccuparmi?”
“Non so, vedremo se c’è da essere preoccupati, però davvero hai una calma che poche ragazze avrebbero, o forse sei solo una brava attrice.”
“Ecco bravo, forse dimentichi che mio padre è un sommergibilista, e i miei fratelli maggiori sono entrambi in marina, insieme a mia madre mi sono abituata alle partenze e alle attese.”
“E sei la pecora nera della famiglia!”

Lei afferrò un cuscino e glielo tirò addosso, stava studiando veterinaria, e in casa la prendevano spesso in giro con quella battuta, dato che anche la madre era in marina, anche se svolgeva incarichi di tipo amministrativo e non era mai stata in servizio in mare.

“Roger e Michael ti hanno insegnato subito bene! Adesso ti sistemo io!”

La finta lotta prese presto altri connotati, Elizabeth era felice di come stava andando la sua storia, ne aveva parlato un poco a casa con i suoi quando le cose avevano iniziato a farsi serie, aspettava le loro reazioni con un poco di ansia dato che sapeva che il nome Rabb in marina è parecchio conosciuto, ma i suoi fratelli le avevano detto qualcosa del tipo sei maggiorenne e vaccinata, lo sai che ti aspetta con un marinaio, il padre aveva precisato che il padre di Sean era troppo alto per il suo sommergibile, e la madre, ridendo gli aveva detto che ne aveva parlato per giorni di quel tale che a momenti gli distruggeva il sommergibile a testate, oltre che salvare lui e i sui uomini da una brutta situazione, poi aveva detto alla figlia di avere incontrato il generale Mackenzie quando era una giovane recluta, e l’allora maggiore le aveva dato dei buoni consigli.

Insomma per i suoi tutto bene,non parevano per niente intimoriti dall’ammiraglio e dal generale, ma il fatto che lui volesse che lei conoscesse sua madre la metteva un poco in ansia e allora bisognava fargli cambiare argomento e ci riuscì molto bene.
Fecero l’amore con passione, poi lui dovette filare a razzo, o sarebbe stato in ritardo, prima di salire in auto aveva guardato verso la loro finestra e lei era là, con indosso una sua camicia a farle da pigiama, a sorridergli e a tenere una mano premuta sul vetro come se potesse ancora toccarlo un ultima volta…

UFFICI JAG
Una neo-marine stava andando, ignara, a trovare i suoi genitori, si fece annunciare, ma appena l’attendente disse che i suoi erano soli, lei entrò, e vide suo padre molto agitato.
Dunque all’accademia dicevano preparatevi agli imprevisti, ma lei pensava che quello fosse un evento impossibile, e invece eccolo lì davanti ai suoi occhi, mentre stava urlando al telefono che non era possibile che non avessero più il segnale, suo figlio non si sarebbe mai tolto il giubbino e no, non accettava l’idea che potesse essere morto.

“Morto?Ma che sta succedendo?”

La videro e sua madre la prese tra le braccia, le raccontò ogni cosa, le chiese cosa ci faceva in ufficio, non aveva le esercitazioni?
Lei disse che erano state rimandate per un problema degli istruttori con il comando, e allora il suo plotone era stato mandato in licenza per due giorni. Era furibonda con loro per non averla chiamata subito, decise che non era il momento di fare rimostranze, si controllò, ma i bagliori del suo sguardo la dicevano lunga sul suo stato d’animo.

“Sean è mio fratello, adesso resto con voi ad aspettare buone notizie, e saranno buone!”
Mac ripeté ad Harm il sogno fatto quella notte, aggiungendo il particolare che la barca su cui lei stava in lacrime era quella con cui erano andati in vacanza al largo anni prima con Peter ed Erin e gli spiego anche del sogno che aveva fatto Sean da bambino e di come le avesse descritto la barca che a volte sognava da grande, lui non lo ricordava, ma lei sì, era quella stessa imbarcazione.
Harm rimase un attimo sgomento, non sapeva che dire, fu Ashley ad avere una folgorazione.

“Papà il diario di bordo di zio Peter, Henry me lo leggeva da piccola, erano le nostre fiabe.”

Mac si ricordò del racconto che Peter aveva tratto dal diario di bordo, aveva romanzato un poco e ne era uscito uno spiritoso ritratto di loro sei, quattro adulti e due bambini, senza immaginare che quello sarebbe stato l’ultimo ricordo che lasciava a suo figlio, ed Henry aveva avuto buona cura del diario.
“So che lo ha in casa sua, ma cosa dobbiamo cercare?”
“Il mancato annegamento di Sean, lo hai detto tu, che Erin, in sogno, ti ha detto che Peter avrebbe sempre protetto Sean, e fu lui a prenderlo quando cadde fuori bordo.”
“Sì ma, non ricordo con esattezza dove!”

Stavano parlando uno sull’altro ed Ashley ad un certo punto elencò latitudine e longitudine, Harm la fissò, poi scotendo la testa disse che era tutta sua madre, e chiamò il comandante della portaerei.

USS CLINTON
Sulla portaerei uno dei sottoposti si stupì della celerità con cui il comandante esegui la richiesta dell’ammiraglio Rabb.
Una volta inviati gli ordini, non resistette e ne domandò spiegazione.
“Giovanotto, io avevo all’incirca la sua età quando salvammo l’ammiraglio Rabb da morte certa grazie all’intuizione di quella che oggi è sua moglie, e dato che quello là fuori è figlio loro, io intendo fare ciò che mi chiedono!
Altre domande?”
“No, signore! Mi scusi signore, avrei dovuto saperlo che aveva delle ottime ragioni per tanta fiducia, signore!”

NELLA TEMPESTA
Sean sott’acqua, con il pensiero di Elizabeth alla finestra, attinse alle sue ultime forze e riuscì a tornare a galla, e il canotto era lì, come se la mano di lei ve lo avesse spinto.
Era semisvenuto quando dall’elicottero lo videro e scesero a prenderlo a bordo, era ferito, aveva freddo, ma era vivo.

UFFICI JAG
La notizia del suo ritrovamento, e delle sue buone condizioni nonostante ferita ed inizio di ipotermia, si sparse rapidamente negli uffici, accolta da esclamazioni di gioia e sospiri di sollievo.
AJ Roberts si trattene a lungo al telefono con Harm e Mac rassicurando il suo padrino e la sua madrina di battesimo che il figlio era in forma e presto sarebbe stato mandato a terra per la convalescenza, poi informò Harm che qualcosa di veramente grosso era successo, ma che attendeva la commissione d’inchiesta sull’incidente.

Mac guardò il marito e intuì che c’erano delle cose che lui non le aveva detto, non disse nulla, avrebbero parlato a casa, con più calma.

INTANTO, IN MONTAGNA
Henry, all’oscuro della mancata tragedia, stava arrampicandosi su di una cresta; le poche ore di sonno non lo infastidivano, vi era abituato, aveva voglia di stare solo, per pensare.

Quante volte da ragazzo avrebbe avuto tante cose da chiedere, ma c’era sempre quel riserbo, le domande lui le sentiva come una violazione del dolore dei suoi, oh certo molte cose gli erano state spiegate, aveva letto la lettera del padre, era il segnalibro di quel diario che egli aveva scritto anni prima, le loro ultime vacanze insieme, una gita in barca, due intere settimane passate senza mettere piede sulla terraferma, era divertente il modo in cui suo padre aveva raccontato la cosa, si era messo in terza persona a narrare ciò che era accaduto in quei giorni, calcando la mano sulle cose spiritose; sua madre, Erin, aveva poi corretto il lavoro del marito, in fondo l’insegnante era lei, lui si occupava di ricerche…almeno era quello che credeva fino a stanotte.

No, meglio pensare ad altro; il diario, quando Ash era piccola gliene leggeva un poco per volta, ma quando lo finiva lei lo voleva ricominciare dall’inizio, era quasi sicuro che lo conoscesse a memoria, come lui del resto.
Mentre a Sean non piaceva sentirlo leggere, forse non lo aveva mai nemmeno preso in mano, gli aveva chiesto come mai, poi, dato che dal fratello non era giunta risposta, aveva smesso di domandarselo.

Era in cima, parecchio distante dal rifugio, sarebbe rientrato a sera, si domandò quanto avrebbe trovato da leggere, quando lui era partito AJ era molto preso, come chi ha trovato un ispirazione e tema di vedersela sfuggire.

OSPEDALE DI BETHESDA
Mac stava andando a trovare il figlio, lo avevano trasferito dopo poche ore dal suo ripescaggio, si stava dirigendo verso la sua stanza, quando senti fare il nome Rabb e tornò indietro verso l’accettazione.
Qui una bella ragazza mora sui vent’anni o poco più stava discutendo animatamente con un infermiera, voleva notizie di Sean, aveva saputo da suo fratello che era stato mandato in ospedale.

“Chiedetelo a lui se non vuole ricevere la visita della sua ragazza, ma se non potete chiederglielo allora vuol dire che era grave e io non mi muoverò di qui senza averlo visto, per nessun motivo.”
Mac sapeva che il figlio usciva da un po’ con una ragazza, il fatto stesso che lui gliene avesse parlato implicava che la cosa fosse abbastanza seria, si avvicinò al banco, l’infermiera appena la vide assunse un espressione di sollievo, la ragazza si voltò di scatto, per capire il motivo del cambiamento.

Quando riconobbe il generale MacKenzie divenne di brace, non sapeva quanto avesse sentito, e lei si era definita la ragazza di suo figlio, magari lei si domandava chi fosse questa folle.

“Buongiorno, l’accompagno io da Sean, sono certa che sarà felice di vederla.”
“Ecco io…grazie.”
“Mi scusi sa, ma il regolamento”

Era stata l’infermiera a parlare, Elizabeth stava per scrollare le spalle poi si rammentò chi c’era al suo fianco e decise di essere diplomatica.
“Mi scusi lei, stava solo facendo il suo dovere.”
Elizabeth si presentò a Mac mentre andavano verso la stanza del giovane, sulla porta esitarono un istante ad osservarlo, era addormentato, dalle lenzuola si intravedevano le bende che gli fasciavano il torace, era ferito alla schiena, i lividi sul volto erano un ulteriore prova della brutta avventura, ma l’aria quieta con qui riposava le rasserenò.

Sentendosi osservato il pilota si destò, aprì gli occhi di un nocciola intenso, e guardando le due donne che senza saperlo lo avevano tenuto a galla là fuori, sorrise, lo stesso sorriso da infarto del padre.

“Accidenti, vi siete già conosciute, allora sono nei guai.”
“Sciocco!”

Avevano parlato all’unisono, si guardarono e non poterono che scoppiare a ridere, mentre stavano ridendo entrò nella stanza Harm, che era stato trattenuto per decidere chi inviare per l’inchiesta, al suo ingresso Elizabeth rimase ammutolita, non era la prima volta che lo vedeva, ma la televisione e le foto dei giornali non gli rendevano giustizia; adesso capiva meglio da chi avesse preso l’uomo di cui era innamorata, e l’idea di invecchiare con lui le parve ancora più interessante ora che aveva visto come sarebbe stato Sean tra molti anni.

Adesso il generale e l’ammiraglio non erano più solo delle entità non meglio definite, ma erano lì in carne ed ossa davanti a lei.
Capì anche la battuta del padre sulla statura dell’ammiraglio, Sean non era alto quanto il padre nonostante superasse il metro e ottanta.
Dietro di lui una ragazza, che lei identificò come la sorella, aveva la pelle leggermente ambrata della madre e gli occhi verdi, scintillanti di curiosità, come quelli del padre.


Dopo i convenevoli di presentazione, e rassicurazioni sulle sue condizioni parlarono un poco, Sean chiese ad Elizabeth che ne pensava dello stare con un pilota, lei gli rispose che adesso che sapeva che stava bene era molto più tranquilla, lui insistette e le chiese se adesso ce l’avrebbe fatta ancora a scherzare come poche settimane prima, lei rispose che stando alle statistiche era altamente improbabile che gli capitasse un altro incidente.

A quella frase Mac ed Harm si guardarono, pensando alle statistiche private della famiglia Rabb, lei sospirò e lui ammirò l’intonaco del soffitto, intuendo i pensieri della moglie.

“Elizabeth, tua madre è in marina, giusto?”
Mac aveva notato una somiglianza, che la ragazza confermò, i suoi erano tutti in modo o nell’altro dentro il mondo della Marina, ma era onorata che il generale si ricordasse di sua madre.
“Una ragazza molto in gamba, all’epoca ero un po’ indisponente, e a volte tendevo ad essere un po’ troppo brusca, ma spero di averle dato dei buoni consigli.”
“Brusca tu? Ma quando mai? Quando ti ho conosciuta io eri un maggiore che faceva invidia ad un panzer tedesco.”
“Capitano! Le ricordo che anche lei ha dato sfoggio di uno o due difetti nel corso dei nostri primi incontri, e anche in seguito.”
Elizabeth osservò divertita lo scambio tra i due, guardò Sean che stava dicendo una cosa alla sorella.

“Cosa fai in licenza, non dovresti stare al campo?”
“Non fare il fratello maggiore adesso.”
“Ma lo sono!”

Ashley si voltò verso Elizabeth decisa a cambiare argomento ed inizio a chiederle come aveva conosciuto suo fratello, lei disse che era stato per colpa di suo fratello Roger che lei era andata a prendere un giorno di rientro da una missione, con lui c’era Sean a cui dettero un passaggio, la casa di Sean era vicino all’università che lei frequentava e avevano finito con l’incontrarsi altre volte.

Harm e Mac decisero di lasciare il figlio in compagnia della fidanzata e si portarono dietro una riluttante Ashley che avrebbe subissato di domande la poverina se gliene davano l’occasione.
Ash disse che sarebbe andata da un’amica, loro si diressero a casa, lui sapeva che lei si era trattenuta in ufficio, ma a casa avrebbe fatto i conti con la ninja girl che ben conosceva.

CASA RABB
“Hai avvertito Henry?”
“Sì, più o meno, era fuori, il cellulare non prendeva allora ho avvisato AJ, ci penserà lui a dirglielo.”
“A proposito dell’altro AJ, che intendeva il nostro figlioccio parlando di cose grosse?”

Harm distolse lo sguardo degli occhi indagatori della moglie, ecco il momento tanto temuto era arrivato, pensò a qualcosa che distogliesse la sua attenzione.
“Senti ma quella Elizabeth non sarà la figlia del comandante di quel sottomarino, ricordi, era un periodo che litigavamo sempre e fummo costretti a stare insieme per settimane sotto la calotta artica, il sommergibile era di un modello po’ basso e davo continuamente zuccate, e…”

Si era interrotto perché lei lo stava a guardare con un aria decisamente inferocita e non pareva avesse intenzione di farsi distrarre.
“Ecco bravo cambia argomento! VOGLIO SAPERE COSA NE SAPEVI DI EVENTUALI PROBLEMI! STANOTTE MI AVEVI DETTO DI NON PREOCCUPARMI! E INVECE TU SAPEVI CHE QUALCOSA A BORDO NON ANDAVA! HARM, DIMMI CHE NON HAI MANDATO NOSTRO FIGLIO AD INDAGARE INVECE DI FARLO FARE A CHI DI DOVERE!”

Lei si stupì per prima del modo in cui lo stava aggredendo, si era ripromessa di parlarne con calma, ma il suo tentativo di parlare d’altro l’aveva fatta imbestialire.

Lui scosse il capo, ma non sorrise aveva ben capito che lei non glielo avrebbe perdonato stavolta di essere presa in giro.
“No, Sean non stava indagando per me, io stavo indagando su alcuni disservizi lamentati da altri piloti, ed AJ mi stava aiutando dall’interno della portaerei, non potevo far assegnare nostro figlio da un’altra parte, avrei voluto tu non sai quanto, ma senza un inchiesta ufficiale il mio sarebbe parso strano come atto. Quando stanotte ti ho detto di non preoccuparti era perché sapevo che nostro figlio è in gamba, e non sarebbe servito farti stare in pensiero più di quanto già stai ogni volta che loro sono per mare.”

Fece per abbracciarla, ma lei lo spinse via e si diresse in cucina, si sedette sullo stesso sgabello che aveva occupato la notte precedente, e poggiando i gomiti sul tavolo si prese la testa tra le mani.
“Tu sapevi, come hai potuto mentirmi?
Credevo che tra noi la fiducia fosse totale, invece ogni tanto rispunta fuori l’agente della CIA.”
“Sarah, lo sai se non lavorassimo nello stesso ufficio, sarebbe normale che alcune cose del lavoro non le sapresti.”
“MA NOI LAVORIAMO NELLO STESSO MALEDETTO UFFICIO! E VIVIAMO INSIEME DA MOLTI ANNI ORMAI! CREDEVO CHE DOPO I FATTI DEL PARAGUAY E DI PANAMA NON AVREMMO Più AVUTO MENZOGNE NELLE NOSTRE VITE!”

“Che ne dici di lasciare stare il Paraguay, e anche Panama? Non c’entra con quello che sta succedendo adesso, sei irrazionale tiri in ballo il passato quando il presente ti spaventa.”
“Immagino vorresti che quella fosse una tua esclusiva! Come mai hai coinvolto AJ? Harriett e Bud ovviamente non ne sanno nulla, certo che no.”
“Non lo sanno, è vero, per loro era un normale cambio d’incarico, e una volta chiusa la faccenda lo sarà, dato che AJ mi ha chiesto se può rimanere in servizio nella squadriglia, ha ottime possibilità di diventare CAG col tempo.”
“Chi hai mandato ad indagare adesso?”
“Ho inviato sul posto Dexter e Coats”
“Una buona squadra, l’esperienza di Jen e la tenacia di Ray sono un buon mix per scoprire magagne, solo non capisco perché non hai avviato prima un inchiesta formale, perché hai fatto svolgere indagini prima da AJ?”
“Non volevo che insabbiassero la cosa, e se avviavo un indagine per dei sentito dire non avrei scoperto molto; lo so ho messo a rischio la vita dei piloti, ma sono pilota anch’io Sarah e lo sappiamo che vi sono dei rischi, ma se la cosa veniva insabbiata allora i danni sarebbero andati a farli altrove e magari li avremmo scoperto troppo tardi.”
“Ma era troppo tardi, quattro ragazzi hanno rischiato di morire!”

Harm osservò la faccia tirata della moglie, erano due vecchi coniugi che stavano litigando, proprio come in quel sottomarino, solo che allora non erano sposati…


ANNI PRIMA

Da diversi giorni non facevano che scontrarsi, ogni causa o discussione era motivo di lite, l’ammiraglio li mandò in missione in un sottomarino, nei giorni che seguirono la tensione tra di loro raggiunse il culmine, e quando lei aveva cercato di farlo parlare di loro due e dei loro continui litigi lui aveva preferito cambiare argomento, non che ne ebbe il tempo, picchiò l’ennesima testata e un fischio lacerante irruppe nel sottomarino, in seguito avrebbero scoperto che l’ufficiale medico di bordo aveva causato egli stesso i problemi per poter curare gli ammalati.

Quando era andato per parlargli dopo che, grazie a Bud da terra, aveva scoperto dettagli sulla scheda personale dell’ufficiale c’era mancato un pelo dal diventare la sua ennesima vittima, per l’ennesima volta il legame che scorreva tra loro aveva permesso a Mac di salvarlo, il medico lo aveva colpito e quando si era ripreso era sul lettino dell’infermeria non riusciva a parlare e all’arrivo di lei il medico parlava di un intervento da eseguire immediatamente per salvargli la vita, lui aveva cercato di far capire a Mac che era una menzogna e lei aveva compreso, non subito però, a momenti finiva nei guai pure lei.

Quanto si erano tenuti stretti tra le paratie del sommergibile, quanto tempo avevano perso per i suoi stupidi blocchi prima, e la rabbia di lei dopo!

CASA RABB
Harm ritornò al presente e rispose alla moglie.
“Forse hai ragione, ma solo oggi AJ ha avuto le informazioni che servivano, e purtroppo a causa dell’incidente di Sean.”
“Vuoi dire che senza il suo incidente l’indagine sarebbe ancora segreta.”
“Forse.”
“E non mi avresti detto nulla, nonostante il mio sogno?”

Mac fissò il marito, in quel momento nel suo cuore lo stava supplicando di mentirle, e dirle che le avrebbe confidato ogni cosa, ma la sua testa sapeva che non lo avrebbe fatto. Magari poteva nasconderle dei fatti, ma dirle apertamente una menzogna, per quanto bramata da lei, non era nel carattere del suo capitano.
“No, non ti avrei detto niente, come ti ho già detto prima saresti solo stata in ansia.”
“A volte ti odio, lo sai?”
“Sai che ci sono delle volte in cui anch’io mi detesto?;-)”

Ecco la tempesta era passata, oh certo dell’argomento avrebbero discusso ancora e lei non avrebbe dimenticato, ma la burrasca più forte era alle spalle.

RIFUGIO
AJ stava aspettando il rientro di Henry, non aveva ancora deciso come dirgli dell’accaduto, immaginava che avrebbe voluto correre subito a casa, e doveva fare in modo che non commettesse imprudenze.
Certo che i Rabb lontano dai guai non sapevano proprio stare, questi erano i suoi pensieri mentre ripensava a quello che era accaduto anni prima, quanti incidenti aerei aveva avuto Harm? Poteva avere una casistica tutta personale, poi con la storia di famiglia, il nonno abbattuto sulla Manica durante la seconda guerra mondiale, il padre disperso in Vietnam e poi prigioniero in Russia, il fratello che ogni tanto veniva abbattuto…forse volare non faceva per loro, ma erano testardi.

Sfogliò le cose scritte fino a quel momento, non era sicuro le avrebbe fate leggere ad Henry, aveva seguito l’istinto e dato che avevano parlato di Lindsey aveva deciso di raccontare ogni cosa che riguardava quell’uomo, così da levarsi il pensiero.
Era stato uno dei suoi primi incontri allo JAG, se il capitano Rabb aveva la nomea di piantagrane, del capitano Lindsey si poteva tranquillamente dire che era un politicante, senza timore di offendere certi papaveri di Washington.
Nei mesi che precedettero il suo passaggio da capo dello JAG del Pacifico, a ufficiale in comando dell’intero Judge and Advocate General, Lindsey e la Krennick avevano svolto l’incarico protempore dato che l’ammiraglio Brovo era stato silurato dopo l’errore commesso durante una delicata indagine.

In quell’occasione il biondo e occhialuto capitano dette sfoggio di rara abilità, spedendo un giovane e, credeva, inesperto tenente ad indagare sulla morte di una giovane donna.
L’ammiraglio Brovo gli aveva confidato di aver chiesto a Lindsey di andarci lui e che egli aveva accampato velocemente una scusa, al che gli aveva detto che aveva l’istinto di sopravivenza di un politicante, e non sapeva quanto aveva visto giusto, viste le amicizie in alto loco che per un pelo non erano costate anche a lui delle dimissioni anticipate, vedi alla voce secnav 1998-2001.

Tempo dopo voleva fermare un indagine dei tenenti Rabb ed Austin, c’erano state pressioni dall’alto perché non si coinvolgesse l’ambasciata Thailandese, ma Rabb aveva insistito, di far fare loro un indagine informale, così da trovare una pistola fumante.
Da voci di corridoio sapeva che il capitano non aveva capito che era un modo di dire e gli aveva obbiettato che i tenenti erano stati accoltellati e non gli avevano sparato, Rabb gli aveva spiegato trattenendosi a stento dal ridergli in faccia; dopo la Austin aveva detto a Rabb che pensava che in Marina fosse diverso, riferendosi alle beghe di tipo politico-diplomatiche, e la risposta del tenente era stata lapidaria.

“Ma è diverso, finché non si entra in una stanza al Pentagono!”

Il caso era a rischio di incidente diplomatico, alla fine avevano scoperto che la moglie dell’ambasciatore uccideva giovani tenenti perché le ricordavano il padre che aveva abbandonato lei e la madre anni prima; per un pelo non aveva ammazzato pure Rabb, Mag intervenne provvidenzialmente, quello che AJ non capiva era come mai la moglie dell’ambasciatore giorni prima fosse a casa di Rabb, ma con lui spesso era meglio non fare domande, specie se non si aveva voglia di sentire la risposta.

Poco dopo il tenete ricevette la promozione a capitano di corvetta, cosa che dovette magari anche dare fastidio a Lindsey, forse inizio da lì a non volerlo tra i piedi, ma faceva male i suoi conti, lui era il CO e riteneva molto più utile un buon ufficiale magari un poco sopra le righe,
che un leccapiedi.
Una cosa non aveva mai capito, come mai Mag avesse chiesto il trasferimento, si era domandato spesso se il capitano avesse in qualche modo a che fare con la questione, ma non erano affari suoi, e non aveva fatto domande; poi invecchiando, invece, sarebbe diventato meno rigido e formale e si sarebbe intromesso anche troppo.

1995 APPARTAMENTO RABB
TOC TOC
Una mano apparve dalla porta che si apriva, e una biondina molto allegra avrebbe fatto un suo rinomato test di controllo delle funzioni audio visive del collega.
“Quante sono queste?”
“Due”
“Allora sta meglio.”
Entrò nella stanza, Harm stava sfogliando un libro semisdraiato sul divano, si sedette di fronte a lui e gli chiese di nuovo come si sentiva.
“Sto meglio, ma quello è un test di cui la Marina attesta la validità?”
“La Marina forse no, ma era il mio sistema per controllare se a mia zia era passata la sbronza.”
“Ne deduco che beveva.”
“Se lei chiama bere scolarsi boccali da birra colmi di bourbon, io lo chiamo tentativo di suicidio!”
Harm scosse la testa, e socchiuse il libro che teneva in mano, osservò la collega, la sera prima era arrivata appena in tempo, era stato molto stupido a mangiare il cioccolatino, credeva che la moglie dell’ambasciatore avesse messo la droga nello champagne e non aveva riflettuto che poteva essere altrove, quando aveva iniziato ad avere la vista annebbiata lei gli aveva detto serafica: “non era nello champagne” e aveva cercato di accoltellarlo, lui si era difeso meglio che aveva potuto, ma stava per soccombere all’effetto della droga, se Mag non fosse arrivata…

“Come mai eri rimasto un po’ diffidente anche dopo l’episodio del cecchino?”
“Mag l’unica ragione per cui non piloto sono i miei occhi, ci vedo benissimo, ma non mi fiderei ad atterrare su una portaerei in una notte senza luna; ci sono un sacco di cose che non vediamo, e quando ce ne accorgiamo è troppo tardi.”

Lei guardò il collega, la frase le pareva un poco insensata, ma forse era ancora scombussolato dalla sera precedente; oh lei lo aveva visto eccome, decise che per quel giorno era sufficiente, lo salutò e uscì; quando la porta fu chiusa Harm riaprì il libro, non stava leggendo stava guardando la foto della ragazza vietnamita che la moglie dell’ambasciatore tanto gli ricordava, ma lei era morta laggiù in Vietnam e gli era rimasto solo quello scatto che ritraeva una ragazza sorridente, e quel sorriso era per lui che le stava facendo la foto.
Certo AJ questo dialogo non poteva scriverlo nella sua biografia, le voci di corridoio non potevano giungere a tanto.
(Tanto per cambiare: licenza della narratrice, ok?)



RIFUGIO

Lindsey aveva usato tattiche poco piacevoli per il capitano anche in altre occasioni, poi era stato assegnato ad altri incarichi, e solo di tanto in tanto capitava che incrociasse lui e i suoi uomini, un’occasione fu il processo all’allora maggiore Mackenzie accusata dell’omicidio del marito.
Lui era l’accusa, e iniziò allora a rivelarsi per la serpe che era, poi lo smacco finale glielo diede AJ stesso non aiutandolo ad ottenere la promozione, cosa che, gli eventi futuri lo avrebbero ampiamente dimostrato, non meritava in alcun modo.

In una sola occasione Lindsey aveva apertamente preso le difese dei suoi uomini, almeno così lui diceva, avevano aperto un inchiesta per i numerosi di imprevisti che il capitano incontrava nello svolgere le indagini, cose del tipo doversi paracadutare in Bosnia per portare a casa un pilota, nel farlo aveva trovato le prove che gli servivano per scagionare il suo assistito, l’allora CAG Boone, di certo i metodi del capitano ai piani alti non andavano molto a genio, ma sembrava che Lindsey quella volta avesse risposto piccato che non spettava a loro decidere come dovessero svolgersi le indagini.
Forse quella fu l’unica volta in cui rischiò la sua carriera, ma doveva aver deciso che non era il caso di ripetere l’esperienza, e da allora si limitò ad assecondare i politicanti.

AJ decise che aveva perso fin troppo tempo a scrivere di Lindsey, era ora di passare ad altro.
Mise in una cartellina i fogli che non intendeva far leggere ad Henry, e tenne fuori quelli che aveva appena iniziato a riempire.
Quando AJ era da pochi mesi al comando, Rabb era stato preso prigioniero, il rischio di un incidente diplomatico con la Cina era dietro l’angolo…

PRIGIONE CINESE 1996
Harm era seduto in una cella, poco prima era stato torchiato da una donna intenzionata a sapere delle cose sulle intenzioni degli USA nel caso che la Cina avesse attaccato Taiwan, ma a parte il fatto che lui non aveva intenzione di collaborare, c’era da dire che lui non sapeva proprio nulla della questione, doveva ancora sentire le persone che lo avrebbero messo al corrente.

Adesso stava cercando di rimettere ordine nei suoi pensieri quando ecco un rumore, dei colpi, non erano casuali era alfabeto morse, ecco c’era qualcuno che cercava di mettersi in contatto, ma poteva essere un trucco.
Non doveva farsi condizionare, ma quando poco dopo lo riportarono in cella dopo un altro interrogatorio, ecco che la persona che lui aveva sentito prima era nella cella sotto la sua, iniziarono a parlarsi, cercando di non farsi scoprire; una buona dose di diffidenza da parte di entrambi, ma dopo un poco il prigioniero misterioso chiese ad Harm il nome, e quando egli rispose Harmon Rabb da sotto gli giunse una risata strana, come di un folle.
“Sei l’ennesimo trucco del colonnello Han, ormai lo conosco, digli che ti è andata male.”
“Quale trucco? Non capisco.”
“Ah no! Be è semplice, sono io Harmon Rabb!”

Ad Harm prese un colpo, si diceva che non poteva essere e che quello era davvero un trucco, ma quando fece delle domande a cui solo suo padre poteva rispondere, si convinse che era lui.

Invece i suoi aguzzini avevano studiato bene il piano, lo avevano fatto parlare all’inizio con un tizio qualunque che si era fermato dopo avere detto che era Harmon Rabb, e la sua mente annebbiata delle droghe usate per fargli confessare chissà quali segreti aveva fatto il resto.

Intanto fuori una Allison Krennick molto decisa aveva messo alle strette il l’uomo dell’ambasciata che stava temporeggiando senza darsi da fare per sbloccare la situazione, e aiutata da Mag Austin avevano convinto un funzionario a dare loro una mano, in parole povere ungere un po’ di cardini cigolanti per facilitare un eventuale evasione di Rabb.
Le due donne si ritrovarono a parlare in modo decisamente poco attinente all’etichetta di quello che rappresentava per loro quel mascalzone che temevano di perdere.
Quando l’evasione ebbe luogo, Harm avrebbe voluto far evadere anche il padre, ma il colonnello che lo stava aiutando nella fuga, glielo impedì dicendogli che non c’erano altri prigionieri; Harm lo chiamò colonnello Han, al che l’uomo gli disse che lui non era il colonnello Han, che era morto dieci anni prima, ed era il precedente capo della prigione.

Ad Harm non rimase che voltarsi verso il suo carcere, guardando al di la della recinzione metallica si domandava come era possibile che un allucinazione avesse usato quel nome, forse di quel prigioniero si erano dimenticati tutti, o forse il fantasma di suo padre lo aveva tenuto all’erta impedendogli di lasciarsi andare.

RIFUGIO
AJ non avrebbe mai saputo fino in fondo che era successo in quella prigione, ma sapeva che era stata la molla per cui poi negli anni a venire Rabb non retrocedesse nella speranza di ritrovare suo padre.
Chissà cosa era solo sogno e cosa reale, le torture che l’uomo sa infliggere ai suoi simili travalicano ogni immaginazione, erano passati anni prima che Harm avesse notizie certe su ciò che era capitato al padre, e il ricordo di quella che forse altro non era che una proiezione della sua mente lo avrebbe tormentato a lungo.
Henry aprì la porta, era quasi buio fuori, salutò l’ammiraglio e si sedette stanco sulla branda.
Sentendo l’ammiraglio schiarirsi la voce il giovane lo guardò con maggiore attenzione, c’era qualcosa che non andava.

“Sean sta bene, ma ha dovuto eiettarsi, adesso è ricoverato a Bethesda, tuo padre ha chiamato poco fa, ha voluto attendere di avere buone notizie; ho anche parlato con Sean, era spiritoso come sempre, ha detto che non poteva scendere a far comizio con dei pesci perché non aveva letto abbastanza libri sulla biologia marina.”

“Scenderei immediatamente, ma se lei gli ha parlato e sta bene, posso andare giù domani all’alba; inutile rischiare di farmi male scendendo di notte.”

AJ tirò un sospiro di sollievo, il ragazzo era saggio, temeva di dover lottare per convincerlo a rimanere finché non avesse fatto giorno, invece era bastato inventarsi di avere parlato col fratello per tranquillizzarlo, la frase l’aveva detta Harm riferendosi ad un commento del figlio.

Si ricordò di una cosa letta una volta… se dovete dire una menzogna non inventatela di sana pianta, ma modificate solo alcuni fatti…

Henry preparò una cena frugale, e dopo si mise a leggere quello che l’ammiraglio aveva scritto.
AJ aveva raccontato ancora qualcosa del matrimonio con Marcella, di come il suo ritorno dal Vietnam fosse stato duro con lei, lui era profondamente cambiato pareva che il giovane che aveva sposato pochi anni prima fosse sparito; il loro matrimonio non aveva retto e lei aveva chiesto il divorzio, così sua figlia Francesca era cresciuta con il cognome del suo secondo marito, Paretti, ma quella era una cosa a cui preferiva non pensare troppo, tanto, si diceva, i miei nipoti portano il cognome del marito di Francesca, quindi il mio di nome si sarebbe perso in ogni caso.
Certo che mai avrebbe pensato di avere quel genero.

ANNI ADDIETRO FULLS CHURCH
AJ stava conferendo la seconda stella all’ammiraglio Rabb, che presto sarebbe stato il nuovo CO allo JAG, quando nel giardino del quartier generale entrò un ufficiale, erano passati anni da quando era sotto il suo comando, ma non era cambiato molto, fece i suoi complimenti a Rabb per la sua meritata promozione e si congratulò con l’ammiraglio per la sua arringa vittoriosa.
Venne invitato al ricevimento di quella sera a casa Rabb, e passò quasi tutta la sera fuori a parlare con sua figlia Francesca che si era da poco trasferita negli USA.
Sapendo quanto i portici avessero uno strano effetto su molte persone che conosceva, avrebbe dovuto preoccuparsi, invece non badò troppo alla cosa; il giorno dopo sua figlia passò dall’ufficio per avvertirlo che non poteva accompagnarlo al ricevimento dell’ambasciatore Italiano, perché

sarebbe uscita con un caro amico, la vide fermarsi da Mac a parlare qualche minuto, non seppe mai cosa si dissero, ma alcuni mesi dopo accompagnava sua figlia all’altare a diventare la signora Tiner.
Lui avrebbe avuto da ridire, non su Jason, che riteneva un ottima persona, ma sulla fretta, e sulla differenza d’età, Tiner era un po’ più giovane, Mac molto diplomaticamente gli fece notare che sua figlia era ormai una donna, e con la testa sulle spalle, non sarebbe stato saggio da parte sua farne una questione anagrafica, a meno che non volesse che la figlia non gli rivolgesse più la parola.
Preso in contropiede le chiese come mai lei ed Harm ci avessero messo tanto dopo quella sera al portico a casa sua, la festa del fidanzamento di lei per intenderci, mentre per Jason e Francesca era stato tutto così chiaro.

“Semplicemente loro erano già pronti o più maturi, o meglio ancora più svegli di me ed Harm, specie di me.”
“Perché dici così? Mi sembra che ci siano stati malintesi da ambo le parti.”
“Harm non parla molto di quello che prova, io lo volevo diverso, senza capire che a modo suo già mi amava da allora, direi che avevo delle spesse fette di salame sugli occhi, e il capitano avrebbe avuto bisogno di un buon logopedista che gli sciogliesse un poco la lingua, ma temo che sia stata anche un po’ colpa di sua madre.”

E spiegò ad AJ di come avesse cresciuto il figlio nel mito del padre, dandogli solo da grande ed in un momento di rabbia la cassetta in cui lui diceva alla moglie di rifarsi una vita.

“Se lo immagina, era cresciuto credendo fosse vivo senza averne le prove e quando le aveva trovate e voleva andare a cercarlo in Russia lei aveva cercato di fermarlo tirando fuori una cosa che forse sarebbe stata più utile quando era un ragazzino, da adulto ormai non lo avrebbe più smosso dalle sue decisioni.”
“Certo non fu una mossa azzeccata con il carattere di Harm.”

Per l’ennesima volta il colonnello lo aveva stupito, non pensava che desse delle colpe alla madre di lui, anche se doveva riconoscere che l’atteggiamento della donna quando si era trattato di aiutare Sergeji ad ottenere la cittadinanza non gli era piaciuto per niente, sapeva che poteva aiutare l’eventuale riconoscimento di paternità postuma mettendo a disposizione delle lettere che le aveva mandato il marito, ma aveva rifiutato, ritenendo il ragazzo colpevole di chissà cosa.
Sapeva che il suo atteggiamento aveva ferito Harm, che si era allontanato da lei, i contatti si erano fatti sporadici e solo la presenza dei nipotini aveva, in seguito, appianato le cose.

RIFUGIO
Henry aveva letto di come al suo arrivo allo JAG l’ammiraglio temesse di trovare un clima di ostracismo nei confronti si un superiore che arrivava dalla gavetta e dai combattimenti, e non dagli ambienti politicizzati tipici per la procura militare, invece aveva ben presto trovato in Rabb e Austin, prima, e Mackenzie dopo, degli ottimi elementi su cui fare pieno affidamento.
Intanto si era fatto tardi ed andarono a riposare, il giorno dopo Henry sarebbe sceso, mentre l’ammiraglio aveva in mente di fermarsi lassù ancora un paio di settimane.

Non avrebbe finito in quei pochi giorni di scrivere tutto ciò che desiderava, ma non aveva ancora preso impegni con un eventuale editore per cui non aveva fretta.

OSPEDALE DI BETHESDA
Elizabeth era rimasta fino all’ultimo minuto consentito insieme a Sean, lui le aveva raccontato come il pensiero di lei l’avesse aiutato a resistere, lei gli aveva detto quanto si fosse spaventata, nonostante le frasi dette prima in presenza dei suoi, quando suo fratello l’aveva avvisata che lo stavano portando all’ospedale.

“Sapeva che i tuoi ignoravano chi fossi, quindi non mi avrebbero contattato, ha atteso di sapere che eri fuori pericolo e mi ha chiamato, l’ho fulminato via etere per la decisione; poi visto lo stato in cui sono arrivata in ospedale, ho capito che aveva fatto bene, sarei stata sola, i miei sono in Colorado, Roger è a S.Diego, e non avrei avuto nessuno a confortarmi.”
“Perché in che stato eri al tuo arrivo qui?”
“Chiedilo a tua madre, stavo sbranando un infermiera che non voleva dirmi dov’era la tua stanza…”
“E lei è arrivata a salvare la malcapitata dalla tua ira, mi sarebbe piaciuto vedere la scena.”
“Adesso è meglio che vada, prima che sia io a dovere affrontare l’ira di un’altra infermiera, è la terza volta che appare sulla porta guardando l’orologio, l’orario di visita è finito. Torno domani mattina, tu comportati bene.”

Persero ancora qualche minuto per un bacio appassionato, la donna che prima era passata guardando l’ora li osservò per qualche istante, le facevano tenerezza e non aveva intenzione di cacciare via la ragazza, ma ad una certa ora i parenti dovevano andarsene, a meno che il paziente non avesse bisogno di assistenza, ma non era il caso del bel pilota.

Quando Elizabeth uscì dalla stanza, salutò la donna che era tornata al banco dell’accettazione, che rispose con un cenno del capo; le spiaceva avere messo fretta alla ragazza, che però non pareva contrariata.
Infatti lei era al settimo cielo, lui stava bene, e null’altro importava.
Chiamò i suoi, grazie al fuso orario in Colorado non era molto tardi, li rassicurò circa le condizioni di Sean, sua madre le chiese come stava lei.
“Sto bene mamma, dopo avergli parlato; sai il generale si ricordava di te, ha detto che le ricordavo una giovane recluta, avevi lasciato il segno durante il corso ufficiali.”
“Si ricordava di me? Spero in modo positivo.”
“Sì, anzi ha detto che forse era lei ad essere stata un po’ troppo brusca.”
“Doveva esserlo, c’era in gioco il futuro delle donne in marina, e visto che io non le sembravo adatta per incarichi sul campo, mi consigliò di cercare dentro di me, le vere ragioni per cui volevo servire il paese, e che non si serve solo col fucile in mano, trovai la mia strada grazie alle sua parole, forse senza avrei perso tempo prezioso per dimostrare qualcosa che era oltre le mie possibilità.”
“Tu sei in gamba!”
“Non mi disse che non lo ero, ma solo che forse fare parte di un unità di combattimento non faceva per me, so che altre non presero così bene la sua schiettezza, ma per me fu una conferma di ciò che stavo elaborando per conto mio, solo che avevo paura che ammetterlo sarebbe stata una sconfitta, lei mi fece capire che non era così.”
“Capisco, una bruschezza salutare allora; sai lei e l’ammiraglio sono molto simpatici, temevo sarei stata a disagio ed invece.”
“Sono felice di saperlo, anche se non avevo dubbi al proposito, anche tu sei in gamba, ricordalo sempre.”
“Me lo ricorderò, quando contate di tornare a Washington tu e papà?”
“Bè, se tu stai bene, contavamo di fermarci ancora una settimana.”
“Sì, sto bene, godetevi la vacanza. A presto.”
Nel frattempo si era infilata in macchina, prima di partire attese di finire la conversazione con la madre, e non si era accorta che dietro di lei un’altra auto aspettava che partisse per mettersi nel parcheggio, l’altro guidatore le scambio le luci e lei si sbrigò a ingranare la marcia e partire.
Osservò che stranamente per l’ora non c’erano molti parcheggi liberi, poi vide il cartellone di uno spettacolo teatrale di quella sera, a poche centinaia di metri dall’ospedale e capì che la sua vita sociale a causa degli esami era davvero ridotta al lumicino.

Ancora un anno e poi…e poi probabilmente avrò ancora meno tempo libero…

Le luci posteriori della sua auto si confusero presto insieme alle altre nel traffico serale di Washington, dall’alto le vie della città parevano fiumi di luci, c’era una canzone che diceva che nelle le strade ci si perde, in cielo e in mare no*, forse era vero.

* la canzone è Naso di falco, Baglioni, dall’album OLTRE
fine seconda parte
 
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rabb-it
view post Posted on 4/11/2007, 12:56




RIFUGIO
Era l’alba, Henry stava terminando di chiudere il suo zaino, non rientrava solo per Sean, sapeva che stava bene, quindi non era preoccupato; entro pochi giorni doveva ripartire, la sua licenza era agli sgoccioli, meglio rientrare un po’ prima che fare tutto di corsa.
Gli spiaceva perdersi il resto del racconto dell’ammiraglio, ma avrebbe letto la biografia appena fosse uscita.

AJ stava preparando il caffè, aveva osservato a lungo il giovane mettere in ordine nello zaino, quante volte i suoi avevano preparato un borsone di tutta fretta ed erano partiti, magari lasciando lui, Sean ed Ashley dai Roberts, oppure passavano i genitori di Erin, o i Thompson(N.d.A.i genitori adottivi di Peter) a prenderli e loro tre stavano un po’ di tempo con i nonni; Ashley una volta gli aveva confidato che era stato facile per lei e Sean legarsi ai nonni di Henry come se fossero anche i suoi.

“Dì a tuo fratello che la prossima volta che vuole mettersi in mostra cerchi qualcosa di meno rischioso.”
“Riferirò, non senta troppo la mia mancanza;-))”

Il ragazzo uscì e si incamminò con passo spedito verso casa, gli sarebbe occorsa quasi tutta la mattinata; AJ rimase sulla porta ad osservarlo mentre si allontanava.
Prese un blocco e si sedette sulla panca in pietra, osservo le nuvole per qualche istante e penso ai suoi nipotini Albert e Stephany; Francesca e Jason vivevano in California, lui lavorava presso lo JAG del pacifico agli ordini di Sturgis, lei aveva trovato un impiego in una rivista di moda; quante volte gli avevano detto di andare a vivere la con loro, ma preferiva lasciare loro la giusta intimità e poi andava a trovarli ogni mese, e durante le vacanze erano loro a raggiungerlo, quando Francesca non andava dalla famiglia materna.
Il gioco preferito dei suoi nipoti era dire a cosa somigliavano le nuvole.
Lui rimase ad osservarle per diversi minuti, poi decise che gli mancava la componente essenziale, l’immaginazione sfrenata di un bimbo, e iniziò a scrivere.

Rimise mano alle cartelle che aveva lasciato in sospeso, i primi rapporti che si era messo a leggere appena arrivato allo JAG parlavano quasi solo dei casi inverosimili che capitavano tra le mani di Rabb ed Austin, pareva che avessero un radar per le situazioni al limite del consentito.

1995
C’era stato un caso curioso, una bambina era scomparsa all’interno di una base della marina in disuso, lo zio aveva detto ai giornali che era stata rapita dagli alieni, o che nelle basi della Marina facessero strani esperimenti; vennero mandati ad indagare Rabb e la Austin.
Lo zio aveva parlato di un rumore lancinante che aveva spaccato i vetri della sua roulotte e lo aveva lasciato stordito, e sospettava di qualche esperimento segreto.
Quando entrarono nella base, il tenente Austin chiese al capitano Rabb se erano possibili simili rumori, egli le rispose che dei suoni ad alta frequenza potevano essere il mascheramento di rumori più forti, aggiunse che a certi livelli poteva far saltare loro tutte le otturazioni, al che Mag ritenne doveroso informarlo che lei di otturazioni non ne aveva, lui la osservò indeciso se replicare a tono o meno, poi optò per l’indifferenza, e le sorrise, poco prima in auto l’aveva canzonata perché parlava di alieni e lei si era vendicata con quella bonaria freddura, poteva soprassedere.
Avevano trovato la piccola e sventato un traffico di droga, i trafficanti si erano insediati nella base, e l’elicottero che usavano per il trasporto era mascherato proprio da quei suoni e da delle luci posizionate ad hoc.

Poi in un'altra occasione erano stati coinvolti in un evasione, che in realtà era la copertura per rubare dei missili portatili ,chiamati sadam.
Quella volta Mag era stata rapita degli evasi, e Harm era stato aiutato de Kate Pike, di tanto in tanto loro due si rinfrescavano la memoria, dopo che lei aveva detto che gli uomini in divisa bianca erano irresistibili avevano avuto una relazione, non impegnativa, era del tipo, oggi ci siamo domani chissà…

La Pike si era lamentata del fatto che al suo prossimo incarico avrebbe dovuto indossare i guanti, per la rigidità del clima, e Harm aveva sorriso sornione sussurrandole all’orecchio che gli sarebbe piaciuto vederla con “solo” i guanti addosso.

Nel frattempo Mag era stata rapita, quando stavano cercando il modo per liberarla, tra i due c’era stata una discussione quando Harm aveva capito che sospettavano qualcosa e che deliberatamente non lo avevano informato, mettendo la sua collega in pericolo.
In seguito erano ritornati alla base, l’evasione era un trucco per far allontanare il maggior numero possibile di uomini, e avere campo libero; avevano fermato la fuga del sergente che era stato l’artefice del piano, però questi aveva innescato il timer di uno dei missili in modo da distruggere tutte le prove, ed era morto quindi non vi era modo di sapere quale fosse la password per fermare il timer.
Harm visto che mancava il tempo perché giungessero gli artificieri, aveva caricato l’ordigno in auto per cercare di portarlo più lontano possibile dalla base e dagli esplosivi in essa contenuti, ma le due donne erano salite con lui per cercare la combinazione.
Pioveva a dirotto, e mentre lui guidava a rotta di collo, le due donne tentavano con la data di nascita del sergente, con il suo numero della previdenza sociale…poi l’illuminazione: il codice che il sergente doveva usare più volte nella giornata… il numero del protocollo che si usava per avere l’accesso ad un prigioniero.
Solo che mentre la Pike diceva che finiva per 05 la Austin asseriva 04 (o viceversa) stavano perdendo secondi preziosi, quando Harm esclamò, con comprensibile nervosismo:
“DIGITATELI ENTRAMBI!”

Rapidamente Mag scrisse il suo… e visto che dava errore passo quello della collega, il timer si fermò.

Harm chiese quale fosse quello giusto e lei rispose che chi aveva sbagliato non ci teneva a saperlo, si ricordava solo ora che il sergente quel mattino l’aveva corretta con la numerazione, e non aveva intenzione di far sapere a Rabb che la Pike aveva ragione.
Comunque era vero, ne a lei ne a Kate importava sapere chi aveva ragione o torto, esplosero in una fragorosa risata liberatoria, dentro l’auto ferma nella fanghiglia con la pioggia che proseguiva imperterrita.

RIFUGIO
Certo che ne avevano vissute di avventure Rabb e la Austin, ricordava ancora lo sconquasso che aveva fatto il tentativo di omicidio da parte di un sicario all’interno dello JAG…
E quanto lui avesse dato mano libera ai suoi uomini per le indagini.

1996
Era arrivato un fax, Mag lo aveva preso e nel mentre che lo osservava era arrivato il capitano, in ritardo come al solito.
“Guardi non è strano…Shepard, chi sarà?”
“Non lo so, Mag devo vedere un mio vecchio amico, tra un paio d’ore sarò di ritorno, posso chiedergli notizie.”
“Guardi che la Krennick è sul piede di guerra, non le conviene tirare troppo la corda;-)”
“Grazie Mag, ti devo un favore.”

Lei scosse la testa, quel capitano l’avrebbe fatta diventare matta, ma si mise al lavoro rassegnata a reggergli il gioco.
Arrivò la Krennick a cercare Rabb, lei inventò una scusa, la Krennick si stava allontanando e all’ascensore incontrò un tale, ma non vi badò troppo, poi mentre le porte scorrevoli stavano per chiudersi capì cosa non la convinceva, tornò dalla Austin per farsi dire la verità sull’assenza del capitano e trovo il tale incontrato poco prima che stava sparando a Mag, riuscì per un pelo a non fare la stessa fine; il malvivente venne messo in fuga, e lei soccorse Mag che era in un lago di sangue.
Intanto Harm era a fare brunch con il suo amico(il James Denton di Jarod, Casalinghe disperate e Band From Tv) , quando gli parlò di Shepard questi trasalii e non volle spiegare come mai; lui chiamo l’ufficio e la Krennick gli comunicò cos’era accaduto…
Furono ore terribili, la vita di Mag appesa a un filo; i servizi segreti che li volevano fuori dal caso.
AJ ordinò loro di catturarlo, disse che voleva impagliare il tizio che aveva osato entrare nei suoi uffici e sparare ad un suo ufficiale!
Il Killer doveva liberarsi della Krennick che lo poteva riconoscere, Harm le salvò la vita impedendole di accendere l’auto che questi aveva imbottito d’esplosivo.
L’amico di Harm credeva di averlo ucciso la sera precedente in una missione, ma il timer sulla bomba indicava che era stata messa dopo, quindi l’uomo ucciso dagli agenti era solo un complice.
Grazie ad Harm e alla Kreenick lo presero, poche ore dopo Mag usciva dal coma, un Harm sollevato passo a trovarla….

RIFUGIO
AJ era pensieroso
Quelle donne dovevano essersi presa una cotta per il bel capitano, poi però erano state trasferite ad altri incarichi e al JAG era arrivata una giovane maggiore dei marines, Sarah MacKenzie, per anni lei e il capitano avrebbero dato di che sussurrare all’interno degli uffici…
Oh il capitano ne dava anche da solo a dire il vero, ma in coppia facevano faville!


Si rimise a scrivere, ma noi adesso andiamo a vedere come procede una certa indagine.

USS CLINTON
OCEANO ATLANTICO

Ray stava interrogando uno degli uomini che era presente sul ponte, per verificare che le testimonianze collimassero, era stato sorpreso uno degli uomini a manomettere il sistema che controllava gli aerei in volo dalla portaerei.
Ecco spiegato perché non era stato possibile rintracciare subito il tenente Rabb, il suo RIO si era eiettato pochi secondi prima, insieme all’altro equipaggio ed erano stati trovati subito, ma l’aereo di Rabb era rimasto al buio per quello che riguardava il radar, e il luogo dell’eiezione era centinaia di iarde più avanti, poi il vento aveva peggiorato la situazione; per fortuna lo avevano trovato in tempo, ma ora c’era da scoprire cosa diamine stava facendo quell’uomo alle apparecchiature!

Dalle indagini emerse che una delle ditte che forniva alla Marina i caccia, anzi solo alcuni componenti per dirla tutta, aveva scoperto un difetto, e voleva sostituire le parti difettose senza comunicarlo a chi di dovere, quindi con l’omertà o peggio la collaborazione di ufficiali corrotti avevano mascherato piccole grane, e quando uno degli aerei aveva iniziato ad avere problemi uno di questi ufficiali aveva deciso di cancellare le registrazioni degli strumenti, ma così facendo aveva lasciato gli aerei a volare alla cieca.

Quando i problemi avevano iniziato a presentarsi il tenente Roberts, che sospettava dell’uomo, lo aveva cercato in sala controlli, e lo aveva trovato che cercava di ripristinare il sistema, troppo tardi però per i ragazzi la fuori.
L’indagine avrebbe coinvolto le alte sfere, visto che l’uomo sorpreso a fare ciò era il CAG della nave, ebbene sì il caposquadriglia, colui nelle cui mani i piloti affidavano la vita, si era macchiato di un tale reato.

Era l’unico che poteva avere accesso ai caccia in ogni momento e dato il suo ruolo era al di sopra di ogni sospetto, quei fatti avrebbero scatenato un vero terremoto al comando, Ray capiva bene come mai l’ammiraglio Rabb si fosse mosso coi piedi di piombo prima di muovere accuse, se la corruzione era arrivata a tali livelli, ci si poteva aspettare ogni cosa, era molto deprimente come pensiero!

Sulla portaerei già si parlava di una probabile promozione a capitano di corvetta per Roberts, fino a quel momento era stato solo un istruttore sulla nave, ma forse già al suo prossimo incarico sarebbe stato un caposquadriglia; aveva declinato l’offerta del comandante che lo voleva nominare CAG seduta stante, dicendo che non sarebbe stato giusto nei confronti degli altri in attesa di tale incarico da molto prima di lui.

Il gesto sorprese Ray, non si rifiuta una promozione, ma dopo parlando con lui aveva capito meglio la questione.

“Vedi se io subentrassi al CAG, in primo luogo per gli uomini io sarei quello che gli ha fatto le scarpe, facendo il delatore, e poi il suo avvocato difensore potrebbe usarla come arma a discredito della mia testimonianza dei fatti.”
“Non credo che per gli uomini lei sarebbe da biasimare, ma sono d’accordo per la storia dell’avvocato, un buon difensore deve attaccarsi ad ogni appiglio possibile, certo che rinunciare ad una promozione…”
AJ scosse le spalle, l’aria serena di chi sa di avere fatto la scelta giusta.

“Avrò altre occasioni, e poi mi piace troppo volare e già stare a capo di una squadriglia di aerei mi mette spesso in condizione di stare a terra, tra burocrazia varia, come CAG, quindi capo di tutta la flotta di aerei sulla nave, mi sa che volerei davvero poco.”

Ray aveva raggiunto Jen all’interrogatorio del CAG, che si stava difendendo asserendo che aveva capito il problema e voleva sistemare il guasto, al che Jen aveva fatto presente che diversi uomini lo avevano visto allontanarsi dal ponte molto prima che iniziassero i problemi tecnici; quindi l’uomo aveva detto che non avrebbe detto altro se non in presenza del suo avvocato.

Mentre Jen e Ray stavano uscendo mormorò:

“Chissà se avrei il medesimo trattamento se nell’incidente non fosse rimasto coinvolto il figlio dell’ammiraglio Rabb, non è la prima volta che si coprono piccoli incidenti, ma a me è andata male.”

Jennifer si voltò irata:
“PICCOLI INCIDENTI? Ci sono due piloti in ospedale e altri due saranno dimessi nel pomeriggio dall’infermeria, altri hanno corso il rischio di far loro compagnia, se non peggio, e lei me li chiama piccoli incidenti?

In quanto alle sue infamanti accuse all’ammiraglio, sappia che l’inchiesta è stata iniziata su suo ordine alcune mesi fa, e il figlio è giunto qui in avvicendamento solo da poche settimane, quindi, come vede, lei è male informato, noi non siamo qui per il tenente Sean Harmon Rabb… ma solo per lei e i suoi complici!”

L’ufficiale trasalì capendo che erano sulle sue tracce da un po’, era stato scaltro l’ammiraglio nell’assegnare al suo reparto l’istruttore Roberts, gli era parsa manna dal cielo, avere qualcuno su cui scaricare eventuali responsabilità, invece questi era lì per indagare. Pensava che il fatto che lo avesse sorpreso fosse un caso invece, era stato poco accorto e adesso la corte marziale lo attendeva.
Chissà, forse sarebbe riuscito a patteggiare in cambio dei nomi degli altri ufficiali coinvolti, ma aveva idea che non sarebbe stato facile cavarsela.

Ray e Jen raggiunsero la mensa ufficiali, Roberts li invitò a sedersi al suo tavolo, si permise un piccolo scherzo con il capitano Coats.

“Jen, ops capitano Coats posso invitarla a sedersi al mio tavolo, con il suo collega, sa sono abituato a mangiare in compagnia di avvocati quando vado a trovare i miei, sarebbe un po’ come essere a casa.”
Lei raccolse e rispose a tono:
“Tenente faccia meno lo spiritoso, altrimenti rischia di scordarsi la striscia in più.”

La frase burbera era smentita dall’espressione affettuosa con cui guardava il giovane, che aveva visto bambino scorazzare per gli uffici.

“Tenente che ne dice, allo JAG sono troppo informali per i suoi gusti?”
“Be ammetto che i primi giorni mi è sembrato davvero strano un simile cameratismo, poi però ho avuto presto modo di apprezzare i colleghi.”
Il pranzo prosegui serenamente, ogni tanto Ray sentiva su di se gli sguardi degli altri, ma ben presto i suoi pensieri andarono al giorno prima del suo ingresso nello JAG…

POCHI MESI PRIMA
IN UN BAR A WASHINGTON D.C.

Si era laureato da pochi anni, e dopo alcuni incarichi nelle basi in giro per il mondo era stato assegnato alla sede principale dello JAG con sede a Fulls Church, l’ammiraglio Sturgis era stato il suo superiore fino a poco prima, nella sezione del Pacifico, ma ora sarebbe entrato nel centro di comando di tutta la procura militare della Marina.
Alcuni suoi amici avevano deciso che l’evento andava festeggiato, ma a lui pareva più che fosse una scusa per ubriacarsi; non che fosse astemio, tutt’altro, ma non gli piaceva esagerare, come invece doveva avere fatto l’amica che stava con Faith.

Faith era la sorellina minore di un suo amico d’infanzia, lui aveva chiesto a Ray di dare un occhiata a che combinava la sorella al campo di addestramento; lei appena saputo della festa aveva deciso di passare a salutarlo.
Adesso stava decidendo con gli altri amici per proseguire il giro dei pub, ma c’era la sua amica che era crollata di traverso sul bancone, uno spettacolo davvero indecoroso.

Faith si avvicino a Ray con fare cospiratorio e gli chiese se abitava ancora sopra il bar.
“Sì, non ho ancora trovato niente che mi vada a genio, ma sono in trattativa per un appartamento, che hai in mente?”

Aveva notato il suo sguardo alla sua amica, ed era decisa a continuare a divertirsi, sapeva che Ray era un bravo ragazzo, o forse era troppo alticcia per preoccuparsi se non lo fosse stato.
“Vedi, la mia amica passerebbe un guaio se la scoprissero in queste condizioni, per stanotte non deve rientrare, se hai un divano comodo può riposare lì, ti prego…”
“Ma non può andare a casa?”

“Se i suoi la vedessero sarebbe in guai ancora peggiori, dai ascoltami, non era abituata a bere, e volevamo farle uno scherzo, certo non credevo che bastassero due drink a metterla KO.”

Lo guardò con occhi supplichevoli e non seppe rifiutarle il favore anche se sentiva che se ne sarebbe pentito…

Mentre la portavano di sopra la ragazza parve riprendere un po’ conoscenza e farfuglio qualcosa
“Ma…chi è…questo…bel…ragazzo?”

Faith stava per fare le presentazioni quando all’amica venne un conato di vomito e, in tutta fretta, la accompagno nel bagno.
L’uomo scosse il capo, non poteva capire come ci si potesse ridurre in quello stato, va bene che l’addestramento era duro, ma l’alcool non è una soluzione!

Faith usci dal bagno con l’amica riversa sulla sua spalla, l’aiutò a stenderla sul suo letto, aveva deciso che avrebbe dormito lui sul divano, la donna si addormentò immediatamente rannicchiandosi sotto le coperte, aveva un aria fragile e minuta decisamente pareva poco adatta alla vita militare.
Non sai in che ginepraio ti stai ficcando, piccola.

“Adesso che fai?”
“Be io me ne andrei, tu hai detto prima che saresti salito presto a riposare per via del tuo nuovo incarico, anzi adesso che ci penso evita di dirle che lavori per la procura militare, credo farebbe un infarto.”
“La lasci sola così?”
“Non è da sola, ci sei tu, andiamo Ray adesso non farmi passare per un amica degenere, ti conosco troppo bene!”
“Fila, che ne vuoi sapere tu, eri una bambina quando sono partito…”
“Guarda che ho solo sei anni meno di te, e quattro più di lei.”
“Cos’è un modo per dirmi che sono vecchio per lei?”
“Lo hai detto tu, non io!;-)”

E con quell’ultima battuta scese di fretta le scale che la riportavano dai suoi amici a gozzovigliare.

Ray sorrise, pensando che al suo amico non avrebbe potuto raccontare che una versione rimaneggiata della storia, Faith era maggiorenne e vaccinata non aveva certo intenzione di farle da balia.

Prese delle coperte e si sistemò sul divano, ripensò a quello che aveva detto Faith, di non dire alla sua amica che lavorava per la procura, e si chiese cosa avrebbe fatto se un domani se la fosse ritrovata davanti, magari per comportamento sconveniente come in quel caso; poi si disse che pure lui a vent’anni aveva fatto alcune sciocchezze, e non per questo ora era un pessimo elemento, decise di dare una possibilità alla giovane donna che dormiva placida e serena nel suo letto.
Si addormentò e al suo risveglio vide che la ragazza stava ancora riposando.

Sarà meglio che mi sbrighi ad usare il bagno, sia mai che lei si sveglia e io arrivo in ritardo!
Quando uscì si diresse nella sua stanza per prendere la sua divisa, ma si fermò, era presto, avrebbe potuto vestirsi dopo la colazione, così la ragazza non avrebbe visto i gradi con le insegne dello JAG.

Mentre stava uscendo dalla stanza la ragazza si svegliò, lo osservo uscire e avvampò…
Che ci faccio qui? FAITH che mi hai combinato! Chi è quell’uomo?

Aveva dei ricordi confusi della sera precedente, lei che chiedeva chi era quel bel giovane e cose del genere.
Giuro che non toccherò più un superalcolico finché campo! Stava uscendo dalla stanza, e aveva solo i boxer addosso…no non posso essere stata tanto ubriaca.

Si rivestì di tutta fretta, domandandosi se era stata Faith a svestirla, o se vi aveva pensato lei, o…
No gli abiti sono in ordine sulla sedia, se me li fossi tolti io colta dalla passione per il bel tomo appena uscito sarebbero stati gettati malamente a terra, e non credo lui li avrebbe rimessi in ordine.

Uscì dalla stanza e cerco di arrivare alla porta senza essere vista, ma il piccolo cucinino era proprio davanti all’ingresso, e lui la vide.

“Buongiorno, dormito bene?”
“Sì, mi scusi non ricordo nemmeno il suo nome…noi non…vero?”

Ray la vide arrossire, capì che era imbarazzata per l’accaduto e temeva vi fosse stato dell’altro oltre al dormire nel suo letto, era tentato di farle prendere uno spavento e dirle che la notte era stata strepitosa, poi cambiò idea, inutile spaventarla, aveva l’aria di esserlo già parecchio per conto suo.

“Mi chiamo Ray. Noi… nulla, mi piace che una donna sappia che sta facendo quando sta con me; e poi Faith mi avrebbe sicuramente ucciso se avessi fatto qualcosa di diverso dal metterla a dormire.”

Quell’accenno alla sua condizione di ubriachezza parve disturbarla, ma anche il riferimento a Faith.
“Faith sta con te? Non sapevo avesse il ragazzo a Washington D.C.”
“Non sta con me, è solo la sorella di un caro amico; vuoi fare colazione.”
“No, è meglio che filo a casa, che lavoro fai?”

Erano passati rapidamente al tu; gli occhi le si erano accesi di uno strano scintillio quando aveva detto che non stava con Faith, Ray la osservò curioso, poi si rammentò della sera prima e del suo stato e decise che era meglio non indagare.
“Faccio l’avvocato.”
“Avvocato? Pure io voglio laurearmi in legge, quando il corpo dei marines mi permetterà di farlo.”
“Se continui come ieri sera, sarà dura!”
Era stato caustico, ma non se la sentiva di indorare la pillola, o metteva la testa a posto o difficilmente avrebbe praticato.
La ragazza abbassò lo sguardo, ma solo per pochi secondi, quando lo rialzò negli occhi verdi c’era la luce di una sfida.

“Hai ragione, ma non succederà più! Quando c’incontreremo di nuovo sarò sobria, e soprattutto saprò quel che sto facendo, parola di marine!”

E con quell’ultima allusione ad un eventuale sviluppo di genere decisamente interessante, infilò la porta e lo lasciò a bocca aperta!
Andò in camera a cambiarsi, il letto era rifatto, nessuna traccia del passaggio di quella specie di ciclone, mentre chiudeva l’ultimo bottone della divisa bianca estiva gli venne in mente che lei non gli aveva detto il suo nome, decise che lo avrebbe chiesto a Faith la prima volta che l’avesse rincontrata.

Arrivo in ufficio in perfetto orario, venne presentato ai nuovi colleghi, l’ammiraglio lo avrebbe ricevuto appena arrivato; stava sistemando alcune cartelle nello schedario quando vide la ragazza di quel mattino, arrivava dal corridoio e camminava decisa verso la sua direzione.
Le si parò davanti, un po’ indispettito dal fatto che lo avesse seguito.
Evidentemente Faith le ha detto dove lavoro, ma dico io, il mio primo giorno in un nuovo ufficio, cosa mi va a capitare!

“Buongiorno, vedo che mantiene le promesse, è sobria!”

La ragazza trasalii, negli occhi lo stupore genuino nel trovarselo davanti.

“Ma mi aveva detto che faceva l’avvocato!”
“Perché qui chi credi vi lavori? idraulici?”
“No, so benissimo che ci stanno gli avvocati, lo so molto bene! Solo avevo creduto che fossi avvocato civile, dato che non avevi specificato!”
“Mi ha chiesto Faith di non dirti che lavoravo per la procura, per non farti preoccupare, credo. Ma scusa cosa fai qui?”
“Non credo che la cosa la riguardi, non ancora almeno.”
“Ashley, quando sei arrivata?”

Era stata una donna a parlare, lui l’aveva conosciuta quella mattina, il capitano di corvetta Coats.
“Capitano, è un piacere rivederla, sono rientrata ieri sera, ma domani si riparte di nuovo. Sa se i miei genitori sono in ufficio?”
“L’ammiraglio è fuori per una riunione, ma dovrebbe rientrare tra una mezz’ora, il generale è in aula.”
“Sì può assistere?”
“No, è un caso delicato, solo i giurati e gli avvocati.”

“Capisco, udienza a porte chiuse, dovrò aspettare ancora un po’ per poterne seguire una…”

Ray era rimasto senza parole, era la figlia dell’ammiraglio Rabb e il generale Mackenzie, certo che Faith gli aveva tirato un bello scherzo a non dirglielo.
Ash si voltò a guardare l’uomo che quella mattina aveva trovato tanto affascinante, be in divisa era ancora meglio, alto, capelli castano biondo, occhi azzurri degni di Paul Newman o James Stewart, suo padre adorava i vecchi film e lei era cresciuta con i miti del secolo passato; dopo un attento esame dell’esemplare in questione decise che sarebbe stato un rischio passare spesso a trovare i suoi, ma se lui avesse tenuto il segreto sul loro primo incontro, sarebbe stato un rischio molto allettante.
Coats dovette andarsene e lasciò Ashley ad attendere suo padre insieme al tenente che doveva sistemare l’archivio in attesa di incarichi più stimolanti.

“Adesso capisco cosa intendeva Faith dicendo che se i tuoi lo venivano a sapere sarebbe stato peggio che venire scoperta in camerata.”
“Hai intenzione di dirglielo?”
Era spaventata all’idea, e lui lo capì guardando in quegli occhi così espressivi, no, quella ragazza non sarebbe mai stata un buon avvocato, le si leggeva tutto in viso.
“No, non ci tengo a far sapere al mio superiore che sua figlia ha passato la notte con me.”
“Ma…avevi detto che…”
“Che non c’è stato nulla, ma il fatto non sarebbe rilevante agli occhi di un padre, te lo assicuro!”
“Allora è il nostro segreto?”
“Altroché, io ti ho conosciuta stamani, quando hai visto un nuovo ufficiale e ti sei presentata, piacere tenente di vascello Ray Dexter!”
“Oh, il piacere è mio Ashley Rabb!”

Si strinsero le mani a saldare il patto, uno sguardo d’intesa che la diceva lunga passo tra di loro, Ray stava pensando a quanto sarebbe stato difficile per lui concentrarsi quella mattina, e anche nei giorni a venire se la ragazza passava spesso dai suoi, e lei indugiava ancora sui pensieri di poco prima.

USS CLITON
PONTE DI VOLO

Quel pomeriggio Jen e Ray stavano attendendo di salire sull’aereo che li avrebbe riportati a Washington D.C. con loro l’ex-CAG della nave, in stato di arresto, lo attendeva un lungo soggiorno a Leavenworth.

“Capitano spero che l’ammiraglio ci lasci rappresentare l’accusa, avrei proprio voglia di sistemare quest’ufficiale e i suoi complici.”
“Be riuscirebbe a difenderlo?”
“Cosa? Ma che vuol dire?”
“Che un buon avvocato deve anche difendere, a volte, persone che preferirebbe sbattere dentro; lo saprebbe fare? No, perché accusarlo è facile, sarebbe una causa già vinta, ma trovargli delle attenuanti, non dico scusanti perché non ve ne sono, quella sì che sarebbe una sfida.”
“Se l’ammiraglio mi ordinasse di farlo, lo farei al meglio delle mie possibilità, ma mi auguro non succeda, sono un bravo avvocato e mi spiacerebbe che se la cavasse per merito mio.”
“Complimenti per la modestia;-)!
No, fai bene, bisogna sempre essere sicuri di se in questo mestiere. Certo che se lo farai assolvere non vorrei essere nei tuoi panni davanti all’ammiraglio.”
“Mica per niente ho detto che preferirei essere l’accusa;-).”

Il comandante dette l’ordine di salita, si accomodarono sui sedili, allacciarono le cinture e incrociarono le braccia attendendo la spinta che arriva alla partenza, l’effetto della catapulta lo conoscevano già.
Mentre il loro aereo si librava in volo, sulla terraferma altri stavano volando anche se in modo molto più leggiadro…

CIELI DELLA VIRGINIA
Un piccolo biplano giallo stava compiendo evoluzioni sopra i campi, davanti stava Ashley, dietro Henry , il giovane era arrivato in mattinata e dopo aver fatto visita al fratello in ospedale, aveva chiesto alla sorella se voleva fargli compagnia in volo.
C’era lei ai comandi adesso, lui attendeva che venisse il suo turno e intanto le dava lezioni di volo.

Non che ne avesse bisogno era salita per la prima volta su “Sarah” da bambina, esattamente come lui e Sean, certo quando stamani era arrivato si era guardato bene dal dire cosa voleva fare nel pomeriggio, non era il caso di aggiungere altre ansie a sua madre, e poi gli era parso di averli visti un po’ tesi, e non era solo per quello che era successo a Sean ne era sicuro, poi la sorella mentre si stavano dirigendo all’hangar dove era custodito il gioiellino di famiglia gli aveva confermato la sensazione.

UN ORA PRIMA, STRADA STATALE
CABRIOLET DI HENRY

Sean stava meglio, era in buona, anzi buonissima, compagnia e lui aveva voglia di un voletto, tra due giorni sarebbe partito per la sua nuova destinazione; Ashley aveva accettato con gioia di accompagnarlo, ed ora si stavano dirigendo all’hangar.
“Meno male che me lo hai chiesto fuori di farti compagnia, non so se la mamma avrebbe apprezzato la nostra idea.”
“Per quello ti ho fatto cenno, avevo notato un po’ di tensione.”
“Già, sai che non mi ricordo di avere mai visto mamma e papà discutere, non che stavolta li abbia visti, ma era evidente quando ieri sera sono rientrata che era successo qualcosa di grosso. Spero che lo superino, avrei voluto dire a mamma che non è colpa di papà se a noi piace tanto volare, poi ho capito che avrei peggiorato le cose.”
“Non credo sia solo per il volo, per quello mamma si è messa il cuore in pace la prima volta che papà ci ha fatto anche solo vedere “Sarah”, ci sono altre cose a volte dietro ai litigi.”
“Tu cosa sai?”
“Nulla, io li avevo visti in altre occasioni tesi e turbati, ma tu eri piccola e non puoi ricordare quei giorni.”
“Adesso mi racconti…”

“No, quando avrai un ragazzo che ti farà dannare e chiederai consiglio alla mamma allora ne parlerai con lei di cos’è avere a che fare con noi uomini, io ho la versione di papà su voi donne.”
“Ah stanno così le cose? E dimmi la versione di papà è obbiettiva o magari è un po’ di parte?”
“Bho;-) io la prendo per buona, poi sai ognuno ragiona con la sua testa.”
“Chissà, magari i consigli di mamma mi serviranno prima di quanto pensassi…”
“Che succede?”
“Eh, no! Tu non dici nulla a me, e io non dico niente a te!”

SULL’AEREO
Henry era felice che fossero arrivati all’hangar, non capiva come gli fosse venuto in mente di parlare di dissapori tra i suoi, e aveva cercato di deviare il discorso della sorella toccandola sul suo lato femminista; era una storia vecchia di molti anni prima, lui e Sean erano bambini e spesso stavano dai nonni, una di queste volte aveva recepito aria di burrasca, ma poi col tempo la cosa era stata dimenticata, si vede che i ricordi dell’ammiraglio avevano fatto riaffiorare i suoi.
Si riscosse dai suoi pensieri, la sorella gli stava dicendo di prendere lui i comandi che adesso era lei a volersi godere il panorama.
Mentre Henry pilotava Ashley imitò il fratello e lasciò vagare la mente.
Ma cosa cavolo mi è venuto in mente di dire ad Henry quella cosa? mentre facevamo il controllo dell’apparecchio mi ha fatto il terzo grado.

HANGAR
UNA MEZZ’ORA PRIMA

“Hai un nuovo ragazzo?”

“Henry Rabb Thompson ti sconsiglio di proseguire con le domande, ricordati che sono tua zia!”

Henry sorrise, sua sorella arrivava a usare quel ricatto quando si sentiva messa alle strette, e il suo nome completo era una sorta di feticcio che da un altro avrebbe preso in malo modo, ma da lei tollerava tutto…la sua adorazione per quella piccola streghetta risaliva a oltre vent’anni prima, quando sua madre tornata dall’ospedale gliela aveva messa tra le braccia, lui e Sean erano diversi nell’approccio con la sorella, ma entrambi erano estremamente protettivi.

“Come? Un marine e futuro avvocato che ha paura delle domande? Andiamo chi è questo tizio che ti fa tribolare, ci scambio due paroline.”
“Piano col futuro avvocato, non so se ne ho la stoffa, e poi anche se fosse le domande mi piacerebbe farle non subirle, non credi?”
“Che vuol dire non sai se ne hai la stoffa? Hey, ti sei dimenticata che sei cresciuta tra codici e cavilli? Se vuoi fare altro ok, ma non dire mai che non hai la stoffa per fare una cosa, è come partire sconfitti in partenza!”
“A volte mi dimentico che nella nostra famiglia essere un po’ insicuri è visto come il peggiore dei peccati!”
“Ashley, adesso sono serio, cosa c’è che non và?”
“Niente!”
“Hey, sono io, hai presente quello a cui hai confessato che avevi paura di entrare in piscina perché temevi ci fossero gli squali…”
“Nooo, ancora con quella vecchia storia, avevo solo 4 anni e mi ricordavo la descrizione dello squalo fatta da zio Peter nel suo diario, non puoi usarla ancora contro di me, mi appello alla momentanea infermità mentale dovuta all’età e ad una forte fantasia!”

Scoppiarono a ridere, e terminarono i controlli senza chiarire cosa angosciava la giovane Rabb.

SULL’AEREO
Oh, lo so che ha lasciato perdere solo per il momento, avevamo finito i controlli e non voleva stare a terra più del necessario, il round è solo rimandato…ma come faccio a raccontargli che è successo ieri sera…

LA SERA PRECEDENTE
APPARTAMENTO RAY

Ray stava sistemando i documenti che gli sarebbero serviti la mattina dopo, senti bussare alla porta, era da poco che si era trasferito, e non aveva idea di chi potesse essere.
Alla porta c’era Ashely con un aria furibonda.

“Dimmi che non ne sapevi nulla!”
“Entra, di che parli?”
“Quando ti ho chiamato questa mattina per dirti che sarei passata dall’ufficio tu mi hai detto che eravate molto presi e che avrei fatto meglio a passare più tardi, magari verso sera…no dico mio fratello era disperso in mare e tu hai avuto il coraggio di fare finta di nulla!”
“Erano ordini, i tuoi sono usciti dall’ufficio con quella notizia e hanno detto di non far trapelare la cosa, per quanto possibile, dagli uffici, non volevano preoccupare te ed Henry, penso si riferissero ai capitani Roberts e Coats, dato che non sanno che ci frequentiamo, ma se ti avessi avvisata avrei violato un ordine.”
“E rischiato la carriera, bene adesso so come consideri la nostra relazione, tranquillo, non ci sarà pericolo che il tuo C.O. venga a sapere che te la intendevi con sua figlia; noi abbiamo chiuso.”
“Intendevi? Mi sa che qui se c’era qualcuno che sottovaluta la nostra storia non sono io!
Proprio perché per me sei molto importante ho preferito tenere separato il lavoro dalla vita privata, almeno all’inizio. Ma se la metti così, mi sa che non ci siamo intesi molto bene.”
“Non girare la frittata, chi è stato a dire a mio padre che non hai nessuno che ti accompagni alla cena annuale della battaglia di superficie? Io avevo detto che potevamo uscire allo scoperto allora, ma tu hai preferito fingere che eri solo soletto e che andare in mia compagnia sarebbe stato un onore….tranquillo troverò una scusa per non venire.”
“Non sarà necessario, dirò che devo andare a trovare i miei; adesso scusa ho da prepararmi.”

La vide aprire la porta, prima che se la tirasse dietro, lui la afferrò e facendola girare verso di se le disse:

“Adesso sei sconvolta per quello che è accaduto a tuo fratello, quando ti sarai calmata magari potremmo parlare più serenamente, non chiudermi fuori per punire qualcuno, visto che non puoi prendertela con i tuoi per averti tenuto all’oscuro, non ci sto a fare il capro espiatorio.”

E con queste parole scese con le sue labbra sulle sue a rubarle un bacio, che sapeva di sale, erano le lacrime di lei, rimasero li stretti in un abbraccio sul pianerottolo, se qualcuno fosse passato non sarebbe più stato un problema la segretezza della loro relazione.
Ma non passo nessuno, l’appartamento che aveva trovato era in un palazzo semidisabitato, e quando si staccarono lei fece alcuni passi indietro come sconvolta dalla sua reazione al bacio, poi si volto e scese le scale…

SULL’AEREO DIRETTO A WASHINGTON D.C.
Ray aveva rivissuto la stessa scena, era rimasto sul pianerottolo a sentire i suoi piedi che correvano giù da quelle scale, velocemente andava lontano da lui.
Si sentiva un po’ in colpa, sapeva che lei non aveva tutti i torti ad accusarlo di pensare solo alla carriera, ma non era solo quello, è che gli avrebbe dato fastidio essere visto come quello che se la faceva con la figlia dell’ammiraglio, non era una ragazzina, ma non era sicuro che lei sapesse affrontare la situazione in tutti i suoi aspetti.
Avevano iniziato a vedersi quasi per gioco, la cosa era diventata improvvisamente più seria quando lei era venuta ad assistere ad una causa in cui lui era la difesa, dopo poche settimane dal suo ingresso allo JAG aveva avuto occasione di dimostrare di che pasta era fatto il nuovo avvocato!

CIRCA 5 MESI PRIMA
AULA JAG

Un anziano istruttore dei marines, andato in pensione con il grado di sergente, dopo che la divisa gli era stata inchiodata da un giovane tenente che lo aveva processato anni addietro, aveva chiesto la revisione del suo processo, secondo la legge erano scaduti i termini per cui poteva presentare reclamo, ma aveva tentato di portare avanti la cosa, e dato che il tenente in questione aveva fatto carriera adesso era capitano di corvetta, c’era chi sosteneva che fosse per quello che non si procedeva.

Il capitano Tiner si era così visto mettere sotto inchiesta, e a Ray era stata assegnata la difesa.
Ora Ray stava interrogando quello che riteneva il testimone che avrebbe risolto la questione.

“Dottoressa Evans quando ha preso visione per la prima volta delle impronte che hanno fatto accusare di furto il sergente Hydes?”
“Due settimane fa.”
“E in questi giorni cosa ha appurato da quelle impronte?”
“Che non sono quelle del sergente.”
“Come mai invece sono state attribuite a lui?”
“Vede diversi anni fa usavamo dei sistemi che avevano un minimo margine d’errore, ma quando i punti di contatto tra impronte erano meno di 7 allora ci si affidava all’esperienza dell’esperto.”
“Cioè, lei?”
“Non in quel caso, poi oggi il metodo è sorpassato.”
“Quindi il suo collega potrebbe avere sbagliato?”
“Sì, ma in assoluta buona fede, di norma sette punti di contatto sono sufficienti per dare approssimativamente l’indicazione esatta, oggi coi sofisticati programmi a nostra disposizione abbiamo praticamente la possibilità di sovrapporre le due impronte per verificarne la veridicità.”
“Quindi all’epoca dei fatti l’avvocato dell’accusa ebbe ogni valido motivo per perseguire il sergente?”
“Con le prove in suo possesso, sì.”
“Per cui se il sergente vuole prendersela con qualcuno dovrebbe cambiare direzione!”
“Purtroppo, sì, ma come ho detto, all’epoca dei fatti non vi erano ancora sistemi così sofisticati.Quindi non avrebbe nessuno con cui prendersela a parte la sfortuna di avere sei punti in comune con le impronte di un ladro.”
“Be le dico io cosa è successo, il suo insegnante alla facoltà di criminologia, che era anche l’esperto delle impronte dello NCIS all’epoca dei fatti decise che bastava avere un colpevole, e non mise in guardia l’allora tenente della fragilità delle prove, che non vennero confutate a causa dei precedenti del sergente, era stato indagato più volte per rissa, e non era certo uno stinco di santo, ma quel materiale non lo rubò lui.”
“Obbiezione la difesa sta facendo illazioni!”
“Accolta, stia attento tenente, le sto già dando molta libertà d’azione, non me ne faccia pentire.”
“Si, signore!”

Durante il resto dell’interrogatorio venne fuori che il ladro era stato identificato solo adesso con certezza, ma ormai era tardi per punirlo, nell’arringa Ray non manco di osservare che il fatto di non poter punire il vero colpevole non dovesse far dimenticare il torto subito dal sergente Hydes.
Ma non per questo si poteva punire un avvocato che si era fidato dell’esperto, quindi chiedeva che venissero fatte cadere le accuse al capitano Tiner, in base all’articolo #*#@*# del codice civile militare.
Dopo l’arringa uscì dagli uffici per prendere una boccata d’aria e trovò Ashley seduta su una delle panchine.

“Ciao, ti ho vista prima, finalmente hai potuto seguire una causa.”
“Già, sei bravo, mentre ti ascoltavo pensavo che avevo voglia di prendere quel famoso esperto e passarlo nel tritaverdure, ma come si fa…adesso c’è il rischio di dovere riaprire tutti i vecchi casi perché lui se gli chiedevano un colpevole se lo inventava?”
“Bè, a volte noi avvocati siamo pressanti, sai se adesso mi dicessero di difenderlo non avrei difficoltà, per la tecnologia che aveva a disposizione un errore poteva succedere, lo sbaglio è stato non dire che non era certo al 100% di quello che aveva trovato, certo che anche la difesa, ho letto i verbali e non ha mai fatto domande che potessero far sorgere dei dubbi…un certo Mattoni, mi pare che ora eserciti come avvocato civile, lui si che sarebbe da perseguire per difesa negligente!”
“Accidenti, però questo non lo hai detto dentro come mai?”
“Bè, intanto sarebbe scaricare la colpa su troppe persone e ai giurati potrebbe venire in mente che lo faccio solo per salvare il six al mio assistito, il che sarebbe pure vero, quindi mi limito a far sorgere un ragionevole dubbio.”
“Mi aiuterai a studiare quando inizierò l’università dopo il campo?”
“Molto volentieri, solo che con il fior di avvocati che ti ritrovi per casa mi pare una cosa strana.”
“Tu non conosci i miei, il lavoro non si porta a casa, quasi mai.”
“Capisco, ok signorina Rabb, l’aiuterò molto volentieri a districarsi nei meandri tortuosi che sono i cavilli, i codici e tutte quelle cose che fanno della legge uno degli indirizzi universitari più duri.”

La giuria aveva terminato e vennero chiamati gli avvocati...

INTANTO SU “SARAH”
L’atterraggio l’aveva riportata al presente aveva ricordato come la loro iniziale attrazione si fosse presto rivelata, quando erano rientrati in aula lei lo aveva osservato a lungo mentre il presidente della giuria leggeva il verdetto, Tiner era stato considerato non colpevole, in quanto non poteva sapere con che metodo l’esperto avesse agito, certo non si aspettava l’intuito.
Era andata a casa sua quella sera, e da allora ogni volta che poteva passavano del tempo insieme ma sempre cercando di passare per due semplici amici che trovavano simpatica la reciproca compagnia.
Poche settimane prima c’era stata una scena comica, lei era a mangiare con i suoi genitori, quando suo padre se ne esce a dire che ha scoperto il nuovo indirizzo del tenente Dexter, per un pelo non mandò di traverso ciò che stava mangiando.

CENA A CASA RABB
POCHE SETTIMANE PRIMA

“E come mai il suo indirizzo ti interessava?”

Era stata sua madre a parlare, lei non aveva osato chiedere.

“Non è che m’interessava c’era la sua scheda di cambio di residenza e conoscevo l’indirizzo in questione; ha affittato un vecchio monolocale, che era stato ristrutturato quasi trent’anni fa dal sottoscritto, adesso sta a lui risistemarlo, i proprietari che mi hanno seguito non ne hanno avuto altrettanta cura a quanto mi dice.”
“Casa tua, accidenti era talmente fredda, non lo invidio, se poi ti somiglia anche quando è fuori oltre che dentro un aula di tribunale, be non invidio le poverine che passeranno da lì!”
“Hey, non ti lamentavi così quando cucinavo per noi;-).”
“Già, ma allora ero giovane e incosciente;-).”
“Comunque sbagli, non è delle ragazze che porterà quelle per cui devi preoccuparti, ma sono le coronarie dei loro poveri padri che verranno messe a dura prova!”

Stavolta Ashley non riuscì a impedire alla minestra di scendere nella direzione sbagliata, tossì ripetutamente per riportare ossigeno ai suoi poveri nervi sull’orlo di un collasso.

“Ash, tutto bene?”
“Sì, sì, mi stavo solo domandando quanto eri discolo prima di conoscere la mamma…”
“Prima? Tesoro tuo padre era una peste di uomo prima durante e dopo l’avermi conosciuta.”
“Come sarebbe dopo? Io sono ancora al durante?”
“Che papà romantico che ho, mamma praticamente dice che ha ancora delle cose di te da scoprire, che effetto ti fa dopo tutti questi anni di matrimonio?”
“Be, dato che sto nella sua stessa situazione non so bene l’effetto che mi fa;-).”
“Ho capito, be io stasera esco, magari mi fermo fuori da un amica, poi riparto per il campo, passate una buona serata.”
“Impudente, ma ti sembra questo il modo di rivolgerti ai tuoi anziani genitori.”
“Anziani? parla per te! Io ho ben 4 anni meno di te, te lo ricordi?”
“E come potrei scordarlo;-).”
Li aveva lasciati soli, e si era diretta a casa di Ray.
Quando era arrivata aveva visitato la casa,e la stanza da letto!
Era davvero minuscola, ma per un avvocato sempre fuori casa era l’ideale, mentre erano a letto a scambiarsi coccole, gli chiese se sapeva a chi era appartenuta prima.

“Una coppia che l’ha lasciata andare in rovina, eppure si vede che aveva avuto una bella ristrutturata diversi anni fa.”
“E sai chi l’ha fatta?”
“Ho idea che sto per scoprirlo, aspetta… tuo padre stamani mi ha chiesto da quando mi era trasferito in North Union Station…non dirmi che…”
“Arguto, avvocato molto arguto, sì era la sua casa da scapolo, meglio che stiamo attenti d’ora in poi, potrebbe venirgli voglia di vedere com’è l’appartamento adesso e tu non vuoi che mi trovi qui, vero?”
“Non voglio che lo scopra in questo modo, è il mio superiore, non mi piace mentirgli, ma se in ufficio girasse voce che io e te…be tu sai le malelingue, a che servirebbe?”
“Ma prima o poi dovremmo affrontare l’argomento, capiterà che qualcuno che ci conosce entrambi ci veda insieme e magari ne parli con i miei…”
“Meglio poi…”

WASHINGTON D.C.

Intanto Jen e Ray erano atterrati, avevano consegnato il CAG alla polizia militare e si stavano dirigendo a casa.
Lui si stava arrovellando sul perché avesse tergiversato così con Ashley, sarebbe bastato dirle andiamo insieme al ballo, i tuoi vedranno e capiranno, ma no, lui era frenato, loro erano i suoi superiori, e temeva il loro giudizio…

Certo che sei furbo Ray, se adesso lei sconvolta dalla tua replica dovesse dire tutto?…non sarebbe ancora peggio! Sicuramente l’ammiraglio apprezzerà molto che mentre lui mi raccontava di cosa faceva sua figlia da bambina io pensavo a lei tutt’altro che piccina tra i fratelli, anzi quei fratelli un poco mi preoccupavano!


Rientrato in casa ascoltò i messaggi della segreteria.
Ce n’era uno che non immaginava di trovare…

“Ray, ciao hai ragione sono stata troppo impulsiva, oggi sono stata a fare un volo con mio fratello, è strano come tra le nuvole tutto appaia così chiaro. Ero arrabbiata con i miei, e tu ne hai fatto le spese, mi perdoni?”

Gli sembrava di vederla in piedi, vicino al piccolo aereo giallo di cui aveva visto un modellino nell’ufficio di Rabb, mentre parlava agitata al telefono, non capiva perché non lo avesse chiamato al cellulare, poi si rese conto che lei non sapeva come lui l’avesse presa e forse lasciargli un messaggio era un modo per dare anche a lui il tempo di riflettere.

Prese il telefono e la chiamò.

“Ciao, posso tirare fuori l’uniforme di gala dalla naftalina, allora?”
“Solo se i balli li riservi tutti a me, non voglio vederti ballare con un'altra!”
“Accordato, stai andando al campo? Ci vedremo prima del ballo?”
“Temo di no, due settimane di duro lavoro, al mio rientro sarà dura rendermi presentabile.”
“Come no, puoi sempre venire con la mimetica, sai che scoop un calamaro in bianco che si lascia sedurre da una testa di latta coperta di fango, faremmo furore!”
“Sì e al segretario della marina viene un infarto.”
“Non dirlo, se succede poi salta il ballo e noi quando lo diciamo ai tuoi.”
“Sei sicuro? Insomma non vorrei che poi te ne avessi a pentire.”
“Sono sicuro, basta sotterfugi, esco con la figlia del mio capo, e allora, tuo padre di sicuro non passa per un nepotista quindi chi dovesse pensare male, be si faccia avanti se ne ha il coraggio, lo aspetto!”
“Poveretto, o poveretta, non sa contro chi si va a mettere, adesso devo lasciarti sono in vista della base.”
“Stavi usando il vivoce vero?”
“Certamente, crederai mica che mi voglio schiantare perché guido con la testa piegata o con una mano sola.”
“Brava la mia ragazza, in groppa alla tartaruga, hai un duro esame davanti.”
“Speriamo non cappotti, a presto!”

Il click della comunicazione interrotta lo raggiunse, quella ragazza…un tornado ecco che era, mai ferma il tempo necessario per riuscire a farle una foto, non una foto di lei, ma della sua personalità.

CAMPO ADDESTRAMENTO
NELLO STESSO MOMENTO

Faith stava aspettando che Ash arrivasse, era un po’ in ansia, lei sapeva quanto fosse legata ai fratelli, e poi c’era Ray, ricordava ancora la sfuriata che l’amica le aveva fatto quando era rientrata il pomeriggio seguente la sua avventura conclusasi sul bancone del Two Days Inn…..

MESI PRIMA
Un fulmine moro, che lanciava saette verdi con lo sguardo andava decisa nella sua direzione.

Oh Oh, mi sa che ha già scoperto per chi lavora Ray…
“Tu devi essere impazzita, no dico mi lasci in quelle condizioni a casa di un estraneo, e non mi avvisi poi che me lo ritroverò davanti andando dai miei, ma dico vuoi farmi morire prima del tempo!”
“Intanto per me Ray non è un estraneo, è un vecchio amico d’infanzia, e sapevo che non avrebbe fatto nulla di male…e sul fatto che lavori alla procura, beh a che sarebbe servito dirtelo eri un po’ troppo sbronza per registrare alcunché!”
“Ti posso assicurare che mi sarebbe passata alla velocità della luce, se avessi saputo. E scusa che vuol dire è un amico d’infanzia, adesso è un uomo e sta parecchio in giro, quindi non è più il ragazzino che conoscevi tu!”

Faith impallidii vistosamente.

“Ma, ha fatto qualcosa di sconveniente, no perché se mi dici che ti ha toccata lo uccido con le mie mani!”

Ash scosse il capo, era incredibile proprio quello che aveva detto lui…

“No, non è successo nulla, ma tu come potevi averne la certezza? Non avresti dovuto farlo.”
“Scusami, non capiterà più!”
“Oh questo è poco ma sicuro, non toccherò più un goccio di alcool finché campo!”
“Adesso non essere drastica, non eri abituata…”
“E non intendo farlo, se significa dimenticarsi i propri amici, preferisco non prenderle certe abitudini!”

Faith era mortificata, non credeva che Ash sarebbe stata così intransigente, poi le venne in mente che lei arrivava da una famiglia di Seattle che non aveva mai avuto nulla a che fare con la vita militare, mentre l’amica era cresciuta tra i militari e forse un po’ di indottrinamento alle regole lo aveva succhiato col latte materno.

Ma non sembrava più così arrabbiata come appena arrivata, e notò che gli occhi le brillavano di una luce birichina.

“Ma dimmi un po’, come hai trovato Ray una volta sobria?”
“Ne parliamo più avanti, adesso torniamo agli addestramenti.”

ADESSO
Ash scese dall’auto e vide l’amica, le andò incontro sorridendo, le pareva passata un eternità dalla sera precedente; non aveva voglia di parlarne nemmeno con lei, era strano cos’era successo quando lei ed Henry erano atterrati.

HANGAR
ALCUNE ORE PRIMA

Quando scese dall’aereo era un po’ preoccupata, sapeva che Henry avrebbe iniziato con le domande, e lei non aveva voglia di dargli risposte, stava iniziando come poco prima del decollo, e intanto ritirarono l’aero all’interno dell’hangar e lei vide Elizabeth che andava loro incontro, subito si preoccupò che fosse capitato qualcosa a Sean, poi la vide sorridente e capì che doveva essere lì per altro.

“Ciao, Sean mi ha detto che vi avrei trovati qui, era fantastico vedervi compiere evoluzioni, chi pilotava? Io sono qui da una decina di minuti.”
“Allora hai visto solo me, Ash si è goduta il panorama nell’ultimo quarto d’ora, ma che succede? Qualche problema?”
“Nulla di serio, il cellulare di tuo fratello era scarico e il mio …be stendiamo un velo pietoso, voleva chiederti una cosa prima che partissi.”
“Ma prima di andare via sarei passato ancora…”
“Henry credo che Sean abbia da chiederti una cosa in prestito, lascia che Elizabeth ti spieghi.”
“Ashley ha ragione, Sean vorrebbe che tu gli prestassi il diario di tuo padre, dice che sai di che parlo…”
“Sì, lo so…Ash tu sai perché lo vuole?”
“È meglio se te lo spiega lui, passa a portarglielo e parlate.”
“D’accordo, passo da casa a prenderlo, Elizabeth tu vai nella direzione di casa dei miei, ti secca dare tu un passaggio ad Ashley.”
“No, figurati, di a Sean che tornerò domattina presto.”

Ashley guardò il fratello allontanarsi, quasi non credeva di essersi salvata dal suo terzo grado, Elizabeth la vide osservare il fratello e pensò fosse dispiaciuta.

“Perché lo hai lasciato andare via? Magari volevi stare ancora un po’ in sua compagnia e io ho guastato la riunione familiare.”
“Stai scherzando, vero? Tu mi hai salvata, Henry Rabb stava affilando le armi per farmi parlare di una cosa di cui non avevo voglia e il tuo arrivo è stato provvidenziale, altro che la manna…”
“Capisco, come sorella minore di due fratelli molto protettivi conosco la sindrome da carenza di ossigeno, causata da due cerberi sulla porta.”
“Eppure è stato Roger a farti conoscere Sean.”
“Oh, ma tu non sai cosa è stata la mia adolescenza, tornavano in licenza ed erano domande su domande, cose che non mi chiedevano nemmeno i miei genitori si sentivano autorizzati a domandarle loro.”

“Uh Uh allora è vero, noi ci capiremmo al volo!”

“Comunque se hai bisogno di una persona discreta per depistarli, conta su di me!”
Nel frattempo erano giunte alla macchina, un piccolo catorcio rosso granata un po’ ammaccato, vi salirono e Ashley che non voleva raccontare i dettagli a suo fratello che avrebbe capito a chi si riferiva, si confidò invece con Elizabeth, che poco sapeva dell’ufficio dei suoi.
“Lavora per i miei genitori e all’inizio ero d’accordo con lui che non era il caso che sapessero che ci frequentavamo, ma dopo un po’ la cosa ha iniziato a darmi sui nervi, poi ieri sera l’ultima goccia, non mi ha avvisato di quello che stava succedendo a mio fratello, non credo di poterlo perdonare anche se, prima in volo, ho avuto tanti dubbi.”

Elizabeth non girò la chiave dell’accensione, osservò quella sua coetanea che decideva che si fidava talmente di lei da farle una confidenza così personale, conoscendola appena da un giorno, o i Rabb erano degli emeriti incoscienti, o lei ispirava fiducia.

“Ascolta, forse ne dovresti parlare con tua madre, in fondo ha sposato un suo collega e vi lavora insieme, credo che avrebbe un punto di vista molto obbiettivo e ti aiuterebbe a valutare le cose con maggior chiarezza; non devi necessariamente dirle che lavora per loro, basta che tu dica che lui teme di passare per quello che approfitta della figlia dell’ammiraglio così può essere chiunque per un motivo o per l’altro conosca tuo padre.”
“Ma secondo te, lui ha ragione quando dice che me la prendo con lui perché non posso prendermela con i miei.”
“be…mio fratello era in servizio con Sean e sai quando mi ha fatto sapere che succedeva? Dopo che lui era partito per Bethesda, non prima…e capisco la tua rabbia perché è la stessa che ho provato io, solo che io l’ho sfogata su un infermiera, tu avevi una vittima migliore, un vero capro espiatorio!”
“Devo telefonargli, ti secca aspettarmi qualche minuto?”
“No, fai pure, posso uscire io.”

Ma non le dette il tempo di farlo, corse fuori e si fermo nell’hangar vicino allo Stearmen, la osservò mentre parlava concitata al telefono e ogni tanto col la mano libera toglieva immaginaria polvere dalla fusoliera giallo limone.
Penso che un giorno chiederò a Sean se mi porta a fare un giro, deve essere un’esperienza inebriante.

Ash rientrò in auto pareva più serena ora.

“Non c’era, ma gli ho lasciato un messaggio in segreteria, poi a casa parlerò con mia madre, o magari lo farò quando rientro dal campo, ho due settimane molto dure davanti.”
“Vedrai che te la caverai alla grande, Sean oggi mi ha invitato al ballo che si terra tra due settimane, verrai con lui?”
“Se accetterà il mio ramoscello di ulivo sì, ma ti prego, magari continuerà a non volere che i miei sappiano e in quel caso…”
“In quel caso il tuo cavaliere sarà solo un collega dei tuoi, che impietosito perché uscendo dal campo non hai trovato lo straccio di un cavaliere si è offerto di accompagnarti. Va bene come copertura?”
“Sei grande, se mio fratello fa il cretino dimmelo che lo sistemo per le feste, pure quelle degli altri stati!”
“Me lo ricorderò, anche se mi auguro che non serva;-).”

NOTTE
Ash era sveglia sotto la coperta, con Faith aveva parlato a monosillabi, l’amica sapeva che lei si vedeva con Ray, ma non le aveva mai detto dei suoi dubbi, come invece aveva fatto con Elizabeth, era felice di averla conosciuta, sperava anche lei con tutto il cuore che non ci fosse bisogno del suo intervento con il fratello, e poi era troppo felice, tra due settimane avrebbe fatto il suo ingresso al braccio di Ray e la loro relazione non sarebbe più stata segreta.

Non aveva detto nulla alla madre, l’aveva vista molto turbata e si era detta che era meglio rimandare a tempi più sereni, aveva avuto l’intuizione giusta vista la telefonata che aveva ricevuto prima di arrivare, con Ray.

Sì girò su un fianco e si ripromise di addormentarsi, tra poche ore il sergente istruttore avrebbe fatto scattare l’intera camerata e sarebbe iniziato l’inferno, e all’inferno è meglio andarci riposati!

RIFUGIO
AJ durante la mattinata aveva scritto parecchio, poi nel pomeriggio era andato a fare una passeggiata per i boschi e adesso che era ormai buio e il sonno pareva non volesse arrivare, stava indugiando sui pensieri che gli erano venuti nel pomeriggio.
Aveva deciso di proseguire raccontando mano a mano dei suoi anni allo JAG, ma il pensiero tornava al Vietnam, una volta lo aveva detto a Rabb, quella guerra ha lasciato lunghe ombre, e purtroppo non era stata l’unica a lasciarne.
Mentre si inoltrava nella boscaglia si era ricordato di un'altra fitta foresta, e dell’agguato che ne era seguito…

Approssimativamente siamo alla
FINE ANNI 60, INIZIO ANNI 70
VICINO AL FIUME T’CHAO

Era in perlustrazione con i suoi uomini quando erano caduti in un imboscata, erano accerchiati e pareva che fosse tutto perduto, quando ecco iniziare gli spari; non che fino ad allora non ce ne fossero stati, ma questi erano diversi, arrivavano dall’alto, e ad ogni colpo cadeva un vietcong….alla fine aveva contato 18 colpi, e c’erano 18 soldati nemici a terra, un cecchino aveva salvato lui e la sua squadra…

RIFUGIO
Aveva raccontato i fatti a Rabb, gli stava affidando la difesa di quel soldato, che si era cacciato nei guai, lui gli doveva la vita, e come minimo gli avrebbe fornito la migliore difesa possibile; anche se sapeva che non sarebbe stato facile visto quello che aveva combinato, c’era la guerra in Bosnia e lui aveva rifiutato in modo davvero particolare di eseguire un ordine…

1995
BASE DI QUANTICO

Un sergente istruttore sta facendo esercitare dei futuri tiratori scelti in un campo della base, arrivò una jeep e il colonnello che ne scese andò dal sergente per congratularsi del suo nuovo incarico, gli disse che sarebbe andato ad addestrare degli uomini direttamente sul campo per i corpi di pace i Bosnia, e si voltò per allontanarsi.

Il sergente gli disse che lui aveva preso degli accordi con i precedenti comandanti della base e che lui non sarebbe dovuto partire, ma il colonnello salì sulla jeep e gli disse di prepararsi per l’indomani, e partì, ignorando palesemente il suo sottoposto, che si fece dare un fucile da uno degli uomini e mentre la jeep era già distante fece fuoco, colpendo lo specchietto retrovisore dal lato del colonnello.
Questi fece partire la denuncia per tentato omicidio nei confronti del sergente e qui l’ammiraglio narrò a Rabb e alla Krennick della sua disavventura in Vietnam, affidò a Rabb il caso, ed egli parti immediatamente per la base di Quantico, insieme al tenente Austin.
Il colonnello Gordon voleva sistemare la questione in tempi brevi, ed era seccato che non si potesse chiedere la pena di morte, era una cosa prevista solo in caso che fosse stato omicidio premeditato, e lui era vivo, quindi doveva accontentarsi di sbatterlo in cella e fuori dal corpo dei marines, ma Rabb chiese del tempo dato che si doveva evitare troppo interesse da parte della stampa sul caso.

Chiese di andare a parlare col prigioniero, l’uomo che vide pareva tutto meno che preoccupato, gli disse che lui era in una posizione favorevole, aveva degli accordi con i comandanti precedenti della base per cui lui sarebbe dovuto rimanere in servizio solo per addestrare gli uomini a cavarsela e non sarebbe più andato direttamente sui campi di battaglia, ma il colonnello Gordon non aveva voluto ascoltarlo.

“Sa lei anni fa salvò la vita ad un giovane tenente, ora è l’ammiraglio Chegwidden, vuole che abbia la migliore difesa possibile.”
“Ho salvato la vita a tanti giovani tenenti laggiù….”
Spiegò ad Harm che era bravo come istruttore perché sapeva un sacco di cose, una frase sconcertò un poco l’avvocato…
“Per esempio, so bene che o lei è gay nonostante le apparenze, o lavora con una donna che porta un profumo di lilla.”

Quando tornò nell’ufficio che era stato assegnato loro per le indagini, e stava osservando cosa Mag avesse trovato sullo stato di servizio del sergente, non seppe astenersi dal verificare…e si stupì, la fragranza era molto leggera, ma era sicuramente lilla…come avesse fatto Crockett a percepirla addosso a lui era un mistero, ma aveva altro a cui pensare.

I rapporti sul sergente erano per la maggior parte criptati, insomma non c’era modo di sapere qualcosa sul passato di quell’uomo.
Mag era sorpresa.
“Ma perché segretare tutto in questo modo?”
“Semplice per non far sapere che addestriamo uomini alla guerriglia, specie in altri stati.”

A volte Harm trovava l’ingenuità della collega davvero disarmante, ma adesso la sua priorità era scoprire qualcosa che lo aiutasse a difendere Crockett.

Telefonò alla Krennick per avere maggiori informazioni, il dialogo lo mise un po’ in crisi.

“Capitano, se ha dei problemi con l’indagine posso sostituirla con altri.”
“Non ho dei problemi, mi occorrono delle informazioni, altrimenti io non ho un indagine…”
“Che strano…mi è sembrato di sentirla implorare il mio aiuto?”
“Io non imploro…”
“Forse dovrebbe imparare a farlo!”
Harm pensò per alcuni secondi come tenere lontana da se quella donna, e nello stesso tempo farsi dare le informazioni che gli servivano….decise che le due cose erano difficilmente attuabili insieme, era evidente che lui le interessava e la cosa lo metteva a disagio perché quella donna gli pareva attraente come una mantide religiosa, sì, l’insetto che si nutre del suo compagno dopo l’accoppiamento.

“Ecco, sarei felice di ogni aiuto che lei potesse darmi nel ricevere maggiori dettagli sulla carriera di tiratore del sergente.”
“Farò il possibile per venirle incontro capitano.”

Dopo quella poco attraente conversazione andò con Mag a ispezionare la stanza del sergente, che trovarono piena di trofei ricevuti per l’abilità al tiro, nelle gare che i marines organizzavano annualmente, poi andarono a parlare al prigioniero, e scoprirono la sua evasione, era fuggito sulle colline che attorniavano la base; per il colonnello Gordon quello chiudeva l’inchiesta avrebbe mandato i suoi uomini a stanare il fuggitivo.

Mentre gli uomini si preparavano arrivò la Krennick con lo stato di servizio del sergente, Harm e Mag dettero uno sguardo veloce alle carte e trovarono il libretto su cui annotava le missioni, Mag domandò ad Harm di che si trattava.
“Un tiratore scelto deve segnalare ogni uccisione compiuta.”
Sfogliò il libretto e arrivo all’ultimo foglio compilato.
“163…”
Mag si stupì
“Pare impossibile pensare che abbia ucciso 163 persone.”
Harm inarcò un sopracciglio e sorrise dell'ingenuità della collega.
“Impossibile? Se ne uccidono molte di più sganciando un solo missile sulle postazioni nemiche! Ma adesso preoccupiamoci del sergente.”

Uscirono all’aperto i marines erano pronti a partire alla ricerca con i sensori di calore, Harm chiese di andare con loro; il colonnello era contrario, ma lui fece notare che come legale del sergente avrebbe potuto aprire un inchiesta su di lui per intralcio alle indagini.

“E cosa crede che mi farebbero, lei è un avvocato, non può andare in missione con i miei marines!”

Intervenne Mag.

“Signore, un inchiesta dello JAG, comunque si concluda, ha effetti paralizzanti sulla carriera, glielo lasci fare il volo in elicottero.”

La minaccia implicita ebbe l’effetto sperato ed Harm si ritrovo in partenza con mimetica e volto colorato, mentre si dirigevano sul luogo in cui i sensori avevano avvistato una zona di calore che doveva corrispondere al sergente, lui disse che sarebbe rimasto indietro, la risposta del marines fu sarcastica, ma non potè replicare in alcun modo…

“È ovvio signore, la Marina sta sempre al largo quando noi marines andiamo all’attacco!”
Poco dopo quegli uomini si ritrovano a scendere dall’elicottero con cui erano saliti, privi dei vestiti, erano caduti nell’imboscata del sergente, che non aveva fatto loro del male, ma li aveva umiliati per bene.
Il colonnello era furibondo, chiese dove fosse finito quel dannato avvocato, e gli venne riferito che era rimasto staccato da loro e non ne avevano notizie.

Dissero al tenente Austin che probabilmente era già stato catturato.

“Voi non conoscete il capitano Rabb.”
“E lei non conosce Gunny!”

Nel frattempo era scesa la notte, Harm aveva individuato il sergente, ma si era tenuto a debita distanza, sistemando le sue piastrine in modo che al mattino con la luce dal sole facessero riflesso e lo distraessero mentre si avvicinava.
Il mattino seguente, il sergente notò il trucco, e commentò che era un po’ vecchio, Harm si avvicinò e scopri un filo metallico che lo avrebbe fatto scoprire, indietreggiò e non si avvide di una altro filo, che aveva messo allo scoperto passandoci sopra, e che mentre andava indietro si incastrava ai suoi anfibi….un esplosione e un razzo da segnalazione rischiarò l’alba.

Dal campo altri elicotteri si stavano preparando al decollo, Mag venne richiamata dal colonnello che la voleva lasciare a terra, ma lei caparbiamente ottenne di salire a sua volta, per raggiungere il collega.
Intanto Harm seduto su un albero caduto stava intagliando un ramoscello.
“Venga fuori Gunny, sono solo!”
“Se invece di un razzo da segnalazione avessi usato una mina, lei sarebbe morto!”
“La ringrazio di essersi contenuto!”

L’uomo scese dal declivio, dietro ad Harm, era ammirato.

“Credevo che gli avvocati dello Jag fossero solo palloni gonfiati, ma devo riconoscere che lei ha dei numeri, dove ha imparato? Non sapevo che agli avvocati insegnassero tecniche di guerriglia.”
“Lo devo ad una gioventù bruciata in Laos, insieme ad un certo Stricker.”
“Lei è stato con Francis Stricker? Ma andiamo è troppo giovane!|”
“Nemmeno sua madre lo chiama più Francis… Mio padre era disperso in Vietnam e io a 16 anni andai a cercarlo.”
“No questa proprio non la bevo…”

Harm stava per replicare quando i due elicotteri in volo distolsero la loro attenzione; si nascosero, lui voleva convincere “gunny” ad arrendersi e per farlo lo seguì senza dire altro.
Egli gli racconto di alcune sue missioni, in una di queste aveva dovuto dare la caccia ad un cecchino che dai tetti di Beirut sparava sui soldati americani di guardia all’ambasciata o all’aeroporto, fu la volta di Harm di dubitare della sua parola quando gli disse che quando lo prese era distante oltre due km. (è un telefilm che pretendete?)

Una frase colpì Harm
“Non mi piaceva quello che facevo, ma avevo imparato a farlo bene, e il comandante Garcia mi aveva accordato questa tregua in attesa della pensione, il colonnello mi deve stare a sentire.”

Dopo un po’ avvistarono alcuni dei marines.

“Adesso basta, si arrenda e mattiamo fine a questa farsa, un pareggio.”
“Non mi piacciono le partite che finiscono pari…”
E dicendo queste parole prese la mira, Harm fece per fermarlo, ma ormai era tardi il colpo era partito.
E aveva centrato un alveare che stava sulle teste degli ignari marines, che si ritrovarono a dovere fuggire dalla postazione.
Harm si alzò e invitò il sergente per l’ennesima volta alla resa, egli nego ancora, ed essendo lui armato invitò l’avvocato ad andarsene, questi aveva ancora in mano il cannocchiale con cui avevano stanato i soldati di prima, fece per ridarglielo, ma appena il sergente ebbe una sola mano sul fucile con un rapido movimento gli prese l’arma.

“Adesso scendiamo.”
Il sergente non si arrese così facilmente, prima invitò l’avvocato a sparagli, e visto che non era certo nelle intenzioni del capitano farlo, finirono con il fare a pugni, Harm riuscì a prendere il sopravvento e puntandogli un coltello alla gola gli chiese fin dove voleva spingersi.

Il sergente gli rispose di non capitargli mai nel mirino.

Invece fu proprio lì che andò, una volta rientrati alla base lui aveva cercato di convincere Gordon, durante una corsetta mattutina, che il lavoro che avevano fatto fare a Crockett lo aveva portato ad ignorare la sua coscienza a lungo e adesso non era giusto chiedergli di farlo di nuovo, il colonnello obbiettò che non c’erano rapporti a proposito della storia asserita dal sergente, quel pomeriggio Rabb disse che avendo contattato il comandante Garcia sapeva che aveva dato la sua parola e si aspettava venisse rispettata anche senza un rapporto scritto.

“Ma rimane il fatto che ha tentato di uccidermi, non posso passarci sopra!”
“Colonnello, con tutto il rispetto, ma se gunny avesse voluto ucciderla lei adesso sarebbe morto.”
“Comandante, ero su un automezzo in movimento, a quasi un km di distanza, e lei vuole farmi credere che aveva mirato allo specchietto?”
“Sì signore, e glielo posso dimostrare, mi conceda di far ritentare il tiro al sergente.”

Il colonnello concesse, e il mattino seguente erano al campo dove era avvenuto tutto, Harm chiese al sergente se quando aveva sparato intendeva colpire il colonnello, e a risposta negativa gli disse che avrebbe guidato lui la jepp lungo la strada per permettergli di dimostrarlo senza mettere in pericolo la vita del colonnello.
Il sergente gli disse che era serio quando gli aveva detto di non mettersi davanti al suo mirino, e Harm replicò:

“Qui non si mette in dubbio la sua serietà, ma le sue intenzioni quel giorno!”

Nel frattempo si avvicinò un altro automezzo da cui scese l’ammiraglio, Harm si volto verso la Krennick.
“Cosa ci fa qui?”
“L’ho chiamato io, per fermare questa sciocchezza!”
Invece l’ammiraglio dopo avere ricevuto il saluto dai sottoposti, si rivolse a Crockett.
“Mi hanno detto che oggi ci sarà una sua esibizione di tiro, splendida giornata per un’esercitazione, vero?”
“Sì, signore.”

Harm salì sulla jepp, Mag lo accompagnò al mezzo e gli chiese se era sicuro di quel che stava facendo, lui le rispose che ormai era un po’ tardi per tornare indietro.
Partii e arrivato al punto stabilito blocco il mezzo quando il proiettile mando in frantumi lo specchietto sinistro dell’auto, un sospiro di sollievo gli venne spontaneo prima di girarsi a sorridere a chi stava guardano col binocolo.
Il colonnello decise che non poteva non lasciare cadere le accusa di tentato omicidio, condannò il sergente a rifondere il costo dello specchietto e a rimanere consegnato in caserma a mezza paga per qualche mese.

L’ammiraglio invitò il sergente a bere una birra con lui per ricordare i vecchi tempi, Harm arrivò in tempo per sentire la risposta di gunny.
“Si, signore, con vero piacere.”
E gli disse, a bassa voce.
“Non lo ha ancora riconosciuto, vero?”
“Un sergente non può dire ad un ammiraglio che non lo riconosce.”

Nel frattempo la Krennick si avvicinò, mandò la Austin in libera uscita fino al mattino seguente, e Harm stava iniziando a sudare freddo, quando l’ammiraglio che si stava allontanando si voltò.
“Capitano Rabb, si unisca a noi!”
“Si, signore.”

Ad Allison Krennick non rimase che guardare piccata la sua preda che le sfuggiva per l’ennesima volta.

RIFUGIO
Quella volta ho avuto la netta impressione che Harm avesse tirato un sospiro di sollievo ancora più grande di quello che doveva avere fatto quando il sergente aveva sparato allo specchietto e non a lui.
Ma si era lasciato trascinare dai ricordi, era tornato a pensare al primo anno allo JAG, quando le sua intenzione era di andare oltre.
Be' e che importa? Ne ho di tempo, meglio lasciare che i ricordi vengano da soli che cercarli…


Fine terza parte






Edited by rabb-it - 4/11/2007, 19:33
 
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UFFICI JAG
MATTINO PRESTO

Il tenente Dexter stava attendendo con il capitano Coats di essere ricevuto dall’ammiraglio Rabb, dovevano fargli rapporto sull’inchiesta, l’avrebbero fatto la sera precedente, ma erano rientrati tardi e l’incontro era stato rimandato per quella mattina.
L’attendente, li fece entrare, Rabb era in piedi volgeva loro la schiena e stava osservando dalla finestra il viavai di persone nel cortile antistante; i due ufficiali si misero sull’attenti, Harm ordinò il riposo e disse loro di sedersi, rimase ancora alcuni istanti voltato, poi come se la cosa gli costasse fatica si girò per ascoltarli.

Fu Jen a spiegare cosa avevano scoperto, almeno altri due ufficiali erano coinvolti, ma avevano già lasciato la portaerei per altri incarichi, pochi giorni prima dell’incidente, avevano già chiesto il loro immediato rientro e arresto, e c’era la netta impressione che quella fosse solo la cima dell’iceberg.
“Purtroppo rischiamo di vederci la cosa sfuggire di mano, poco fa ero al telefono col segretario, che vuole che la cosa venga risolta al più presto col minore polverone possibile, sapete bene che significa.”

Ray era esterrefatto, non seppe trattenersi e scavalcò Jen.

“Vuol dire che dobbiamo limitarci a perseguire chi abbiamo tra le mani….presi loro presi tutti, anche se sappiamo che il marcio sta più in alto?”
“Tenente, condivido la sua rabbia, lei non sa in questi anni volte avrei preferito non avere la responsabilità di certe scelte; purtroppo a volte bisogna accettare dei compromessi, il che non significa che le persone in questione posso dormire sonni tranquilli, se dagli interrogatori con gli ufficiali scoperti finora salterà fuori qualche nome illustre…be stia pur certo che non sarà la telefonata del segretario a fermarmi, come non ha mai fermato il mio predecessore!”
“Sì, signore!”
“Ora, per evitare che dall’alto dicano che io piloto l’indagine per il coinvolgimento di mio figlio nell’incidente, sarà meglio affidare accusa e difesa ad avvocati che non lavorino in questi uffici. Li metterete al corrente delle vostre indagini, poi passerete ad altri casi.”

Jen stava per obbiettare, ma uno sguardo attento ad Harm le rivelò che se non avesse deciso in tal senso non ci sarebbe stata nessuna indagine, il segretario doveva averlo messo con le spalle al muro, c’erano circa 300 avvocati allo JAG doveva avergli imposto di scegliere tra quelli che non avevano coinvolgimenti diretti con l’ufficio principale.

Harm diresse lo sguardo verso Ray.

“Se lei fosse ancora di stanza a S.Diego, saprei a chi affidare l’accusa, c’è qualche suo collega che si sentirebbe di consigliarmi? Mi fido del suo giudizio.”
Ray trattenne il respiro, era una grossa responsabilità quella che gli dava l’ammiraglio, ma sapeva che era anche un modo per metterlo alla prova, un buon avvocato deve saper valutare i suoi colleghi e lui nonostante avesse pochi anni di esperienza non era un novellino.

Gli dette alcuni nomi di colleghi con cui aveva lavorato, o contro i quali si era scontrato in aula, che sapeva erano noti all’ammiraglio stesso, non avrebbe lasciato una scelta simile in mano ad un tenentino fresco di nomina.
Harm prese mentalmente nota del fatto che erano i medesimi nomi di cui aveva richiesto i dossier per decidere; Mac aveva ben ragione quando gli diceva che lui e quel giovane avevano parecchio in comune.

Congedò gli ufficiali, presto avrebbe fatto sapere che decisione aveva preso in merito alle nomine, la telefonata del segretario se l’aspettava,ma il fatto di esservi preparato non voleva dire che non gli fosse seccato dover cedere le armi in quel modo.
Ma forse è meglio così, tanto i nomi illustri verranno fuori, uno su tutti quel senatore che ha appoggiato la candidatura dell’azienda incriminata…voglio proprio vedere che s’inventa per non essere costretto a mollare la poltrona! Ah come sembra lontano adesso quel brunch.

Il senatore era un certo Paul Carmichael, al brunch in questione egli aveva pronosticato ad Harm un futuro nel mondo politico, dicendogli che gli mancava solo la moglie giusta, lui gli aveva detto che non era masochista, e non si era capito se si era riferito al fatto di sposarsi o a quello di darsi alla politica.
Durante quel pranzo Harm aveva cercato, tra un ricordo di gioventù e l’altro, di sapere chi era il misterioso Shepard, la loro amicizia si era incrinata dopo che Paul gli aveva mentito, mettendo in pericolo la vita della sua collega.
Con gli anni lo aveva visto diventare man mano più importante nella scena politica, ad un certo punto aveva scelto di appoggiare un candidato alle elezioni, e da lì il suo trampolino per il Senato.
Adesso pensava che in qualche modo fosse coinvolto, sapeva che non poteva parlare dei suoi sospetti, sarebbero stati poco più che pettegolezzi, meglio attendere i nomi dalle testimonianze, poi magari era stato un caso che facesse di tutto per far accettare quella commessa alla Marina un anno fa, ma se non lo era…
Be' in quel caso penso che gli darò la lezione che si merita, e che avrebbe meritato anche anni addietro!
Si mise a leggere i rapporti che aveva sulla scrivania, negli ultimi due giorni gli si era accumulato un po’ di lavoro.

OSPDEDALE DI BETHESDA
QUEL MATTINO

Sean stava aspettando Elizabeth, lo avevano dimesso e aveva da passare un paio di settimane a casa per la convalescenza, prese in mano il diario che il fratello gli aveva portato la sera prima, era stato molto più facile del previsto parlargli di quello che era capitato tempo fa, forse avrebbe dovuto decidersi prima, ma del senno di poi son pieni i fossi.

Henry era solo sorpreso di scoprire, dopo tutti quegli anni, il motivo delle sue fughe dalla stanza di Ashley ogni volta che le leggeva il diario, ma il fatto che la cosa avesse a che fare con la morte dei suoi non lo sorprese; pregò il fratello di avere cura del diario e lo lasciò, l’orario di visita era finito da un pezzo quando si decise ad andare, senza rendersene conto avevano parlato per oltre due ore, raccontandosi aneddoti d’infanzia.

Aveva passato buona parte della notte a leggere, suo zio non era decisamente uno scrittore, ma capiva l’importanza che quel libro un po’ logoro aveva per Henry…e ora anche per lui, lesse più volte le coordinate che erano state annotate a piè di pagina per indicare il punto in cui lui per poco non era annegato, non ricordava l’episodio, o meglio ne aveva una vaga sensazione come quando credi di avere sognato; cosa sarebbe successo se sua sorella non si fosse ricordata la numerazione precisa, il tempo di andare a casa di Henry, sempre ammesso di trovare subito cosa si cercava poteva fare la differenza tra la vita e la morte per lui, doveva ricordarsi di ringraziare Ashley per la buona memoria.

Stava leggendo l’ultima pagina quando Elizabeth era arrivata.
“Ciao, sei già pronto?”
“Sì, le infermiere avevano fretta di liberarsi di me, dicono che ho amici e parenti indisciplinati che non rispettano gli orari di visita;-)”

Mentre lei guidava verso casa, lui lesse la fine dell’ultima pagina ad alta voce.

L’imbarcazione dei sei fuggiaschi sta rientrando in porto, erano state due settimane ricche di scoperte, non solo per i due bambini che avevano assaggiato la vita in mare per la prima volta, ma specialmente per i quattro adulti che per una volta erano stati soli a raccontarsi un po’ di cose, senza l’assillo del lavoro, della sveglia al mattino, i cellulari erano stati tenuti rigorosamente spenti, cosa un po’ anomala per due avvocati dello JAG, infatti appena in vista del porto li avevano riaccesi per vedere quante chiamate avevano e..bhe lo skipper aveva lasciato i comandi agli altri tante erano le chiamate a cui dovette rispondere, praticamente erano già a terra molto prima di attraccare alla darsena.
La vacanza era finita e il mondo reale richiamava a gran voce la loro attenzione.
Ci sarebbero state altre occasioni, quella era finita, ma era stata una vacanza decisamente indimenticabile.
P.T. Rabb


Elizabeth rimase in silenzio, sapeva che per Sean non era stato facile leggere quel diario.
Erano arrivati al suo appartamento, gli disse di stendersi, non era il caso di strapazzarsi appena uscito dall’ospedale, lo vide serio, e si strinse a lui.

“Vuoi parlarne?”
“Non lo so…sai leggere che pensava alle altre vacanze insieme e pensare che invece non ne abbiamo più avute, che Henry non le ha più avute!”
“Bhe era normale che scrivesse di volerne avere ancora di occasioni di stare tutti insieme, era talmente giovane, sarebbe stato strano il contrario, non credi? E poi è la prima volta che lo leggi, vero?”
“Che vuoi dire?”
“Che forse non aver mai voluto leggere quelle righe era un modo per non affrontare la loro morte, la rendeva meno vera, visto che tu di loro serbi pochi ricordi.”
“Avevo solo cinque anni…avevamo, sia io che Henry…”
“Sean, tuo zio non vorrebbe che questo diario fosse altro che un insieme di cose per ricordare una bella vacanza, era con quello scopo che lo aveva scritto, non pensava certo sarebbe diventato il libro delle fiabe di Henry ed Ashley che ha conosciuto i suoi zii solo attraverso i ricordi degli altri; non farlo diventare una cosa che non è…non tormentarti per quello che non è stato, hanno vissuto una buona vita, interrotta troppo presto, ma l’hanno vissuta e qui vi leggo di due persone felici…che vegliano ancora su di voi.”

“Hai ragione, leggi cosa scrive dello squalo…

Erin stava per entrare in acqua, quando vide una pinna in lontananza, decise di stare sulla barca, chiamò gli altri a vedere…era lungo oltre tre metri e la pelle grigia e ruvida come carta vetrata raspò la chiglia dell’imbarcazione, per alcuni secondi trattennero il respiro, poi così com’era arrivato se ne tornò nelle profondità marine. “Lo hai spaventato…” La canzonò il marito; “Ha visto che volevi dargli uno
s-piedino e si è dato alla fuga!”
Lei lo guardò male, ma sorrise:
“Molto spiritoso, sapete penso che non metterò più piede in acqua finché non mi assicurerete un porto sicuro.”
Però pochi giorni dopo si sarebbe lasciata convincere da Mac a scendere, con i due uomini di vedetta, e i bambini che di tanto in tanto dicevano “pinna a babordo”
Poi lo skipper disse loro che gridare allo squalo è controproducente…modifico a bella posta la storia del lupo…be in fondo lui era un po’ lupo di mare, anche se più che lupo a volte pareva un aquila di mare, un po’ spennata…il narratore qui presente si riferisce al ciuffo con cui il suddetto lupo di mare si presentava al mattino quando usciva dalla cuccetta; ma mentre noi ci perdiamo in divagazioni varie, uno squalo sta arrivando davvero…allarme! Fate salire le donne…ah no sono già salite….però…falso allarme erano dei delfini, lo skipper dette ordine di ripartire e andare più a nord..cosa non si fa per distogliere l’attenzione da una figuraccia, la pinna dello squalo è un po’ diversa da quella di un delfino..ma meglio non infierire, c’erano già i bambini che ridevano a crepapelle e non era il caso di dare il colpo di grazia, specialmente dal momento che pure chi scrive aveva avuto la medesima reazione dello skipper;-).

La narrazione proseguiva poi con una minidescrizione di come è fatto uno squalo, pareva che avessero tenuto una lezione di biologia marina ai due bambini.

“Davvero simpatico tuo zio; prima prende in giro suo padre poi lo salva facendolo anche con se stesso.”
“Già e tutto il libro è così, una frecciatina dietro l’altra; Henry gli somiglia non te ne lascia scappare una.”
“Anche Ashley non mi pare sia da meno…”
“Anzi è pure peggio, lei non solo non se le lascia scappare, ma le cerca pure!”
Elizabeth rimase in silenzio per alcuni secondi poi disse scherzosa:
“Mentre tu sei una povera vittima innocente, vero?”
“Ma certo, vedi uno aveva la scusa di essere il maggiore, l’altra la minore e io stavo nel mezzo…”
“Sarà, ma io ho i miei dubbi sulla tua presunzione d’innocenza, credo mi ci vorranno giorni di camera di consiglio per decidere.”
“Per me non c’è problema basta che nella camera vi sia una letto;-)”
“Eccolo qui in tutta la sua innocenza! Tenente Sean Harmon Rabb…mi stupisco di lei;-)”

Ma l’aria sul volto di entrambi raccontava un'altra storia, il diario venne riposto con cura su un comodino e….
E noi andiamo agli uffici dello JAG lasciando stare soli soletti i due innamorati, che hanno tanto da fare…
;-)

UFFICI JAG
Bud stava sistemando alcune cartelle sulla sua scrivania, un discreto bussare lo distolse dal compito, era Jen.
“Capitano, mi serve il file del guardiamarina Foster, c’è stata una riassegnazione.”
“E la cosa non è piaciuta a nessuno di voi due, vero?”
“Gli ordini non si discutono, ma no, non ci è piaciuta! Anche se so bene che l’ammiraglio aveva le mani legate, spero solo che coloro a cui affiderà l’inchiesta non si facciano spaventare dalle implicazioni legate al caso.”
“Dopo tutti questi anni, non credo che Harm, cioè l’ammiraglio, si faccia mettere nel sacco tanto facilmente, avrà già in mente le persone adatte.”
Jennifer sorrise, lei e Bud conoscevano Harm da un sacco di tempo e a volte era difficile restare obbiettivi.
“Lei lo conosce da più tempo di me, sicuramente ha ragione.”

Bud osservò la donna uscire dal suo ufficio.

Ha ragione lo conosco da un sacco di tempo, era venuto sulla SeaHawk per l’inchiesta sulla morte di un ufficiale, poi c’era stato l’omicidio di Diane Shonke, e la mia assegnazione allo JAG… accidenti ero presente al primo incontro tra l’allora maggiore Sarah Mackenzie e il capitano di corvetta Harmon Rabb Jr….

1996
PENNSYLVANIA AVENUE
WASHINGTON D.C.

Il presidente Clinton stava consegnando onorificenze ad alcuni ufficiali, tra cui c’era il capitano Rabb; alla consegna della sua medaglia, ottenuta per il salvataggio di Thomas Boone, il C.A.G. della SeaHawk, il presidente si era congratulato dicendo che con il suo comportamento egli aveva contribuito ad innalzare il prestigio dell’intera categoria degli avvocati, tra le righe Bud vi lesse un grazie personale, visto che anche Clinton era un avvocato.

Era presente l’ammiraglio che, mentre si allontanavano dal giardino della Casa Bianca, fece i complimenti ad Harm; Bud rincarò la dose, al che l’ammiraglio gli disse di non esagerare, non riteneva fosse il caso che un pilota si sentisse più importante di un ammiraglio.
“Ad una o due stelle, Signore?”

Il silenzio scese sulla sua uscita, al che si senti in dovere di dire che stava scherzando, AJ gli fece presente di stare attento a scherzare con un superiore, a meno che non volesse ritrovarsi alle Aleutine.
“Le battute sono privilegi da ammiraglio!”

Harm si rivolse a Bud domandadogli se ora era trasferito allo JAG, il giovane neo promosso tenente disse che adesso stava frequentando dei corsi serali per laurearsi; AJ aggiunse che tra breve lo avrebbe assegnato alla sezione di Harm, che rimane un poco titubante, ma l’ammiraglio proseguii, era stato un consiglio di Mag Austin prima di essere trasferita ad altri incarichi.
AJ si accorge dell’esitazione del capitano e gli chiese se non fosse d’accordo, il comandante guarda il suo superiore, poi si volta verso Bud e aprendo il volto in un sorriso dice:
“Signore, il tenente sarà un ottimo aiuto.”

A queste parole Bud riprende a respirare, il verdetto del capitano per lui contava e molto.

Arrivarono vicino a una delle limousine che li avrebbe riportati nei loro uffici, a fianco dell’auto c’era una giovane donna con l’uniforme dei marines; questa si volta ed Harm rimane di sale, è la copia di Diane Shonke, rivede il suo sorriso e per alcuni secondi rimane bloccato con il maggiore, questo il grado della donna, che ha la mano a mezz’aria, egli si riprende in pochi istanti, e le stringe la mano mentre lei la stava per abbassare.
L’ammiraglio fa le presentazioni, quando vede l’esitazione nell’uomo domanda se si conoscono già, il maggiore Sarah Mackenzie dice di no, mentre al capitano sfugge un sì, poi subito corretto, con un:
“Mi scusi maggiore, certo che non la conosco, lei mi ricorda una persona che conoscevo.”

La donna dice che forse è stata l’uniforme, ma lui le dice che la persona in questione era in Marina.

L’ammiraglio interviene dicendo che ci sarà tempo per fare conoscenza visto che lavoreranno insieme, poi aspetta per salire in auto.

Bud viene interpellato su cosa dica il protocollo riguardo al salire in auto, il giovane da sfoggio di conoscenza del manuale, spiegando a menadito che l’ufficiale più basso in grado sale per primo, per dare modo al superiore di scendere per primo una volta giunto a destinazione, ma nonostante citi bene il manuale rimane immobile a fianco della portiera, finché Harm non gli fa notare che è lui il più basso in grado, al che il tenente pare svegliarsi dal torpore e si fionda all’interno seguito dagli altri.

In auto l’ammiraglio gli ragguaglia su cosa è capitato quel mattino.
Degli uomini, forse dei marines, si erano appropriati della Dichiarazione d’Indipendenza, a loro il compito di coadiuvare le indagini con l’FBI e il ministero per chiarire l’eventuale coinvolgimento di loro uomini nei fatti.


Mentre loro parlavano due degli uomini che quel mattino avevano assaltato il furgone postale che trasportava la Dichiarazione si stavano aggirando nei pressi di un mezzo della ZNN(Rete televisiva nazionale?;-) con addosso delle giacche dell’FBI.

UFFICI JAG
PRESENTE

Bud scosse il capo, ripensando alla figura fatta all’auto, era proprio un giovane ufficiale imbranato, si era chiesto spesso come mai Harm e Sarah non lo avessero mai spedito loro alle Aleutine, poi era migliorato, ma a volte gli capitava ancora di avere delle uscite niente male, solo che ormai era un fatto assodato; lui ogni tanto parlava senza pensare, e meno male che a volte alcune sue uscite erano state utili.
Riportò la sua attenzione al lavoro che stava svolgendo, anche se un pensiero passò fugace:
Chissà cosa sta facendo ora Chegwidden


RIFUGIO

Quel mattino AJ si era alzato di buon ora, era deciso a fare una camminata, ormai aveva capito che i ricordi gli affluivano meglio quando lasciava la mente sgombra e poi solo in un secondo tempo riportava tutto sulla carta, chissà che avrebbe detto chi si sarebbe sobbarcato il lavoro di ricopiare il tutto;-).
Bud Roberts… quella volta che bagnò il naso a Webb, decisamente un buon ufficiale, se solo ogni tanto avesse taciuto….

1996
UFFICI JAG

Nell’ufficio dell’ammiraglio i nostri fanno la conoscenza con un certo Clayton Webb, era l’incaricato della sicurezza nel trasporto, vuole informazioni ed aiuto per riavere la Carta!
L’ammiraglio gli presenta gli ufficiali, egli stringe la mano a Rabb e a Mackenzie, ma ignora Roberts; inizia a descrivere l’accaduto parlando dei sospetti come dei marines, il maggiore gli fa notare che devono ancora dimostrare che erano marines, e lui le dice che erano vestiti come tali, ne avevano i mezzi e l’atteggiamento, se non lo erano lo erano stati e: “Come dite voi militari, non c’è niente di peggio di un Ex-marine incavolato!”

“O di un ex-agente della CIA!”

La donna non aveva trattenuto la risposta, guadagnandosi uno sguardo tra il sorpreso e l’ammirato dagli uomini presenti, era un chiaro riferimento ai sospetti sull’incarico del signor Webb.
Quest’ultimo prosegui dicendo che forse il fatto era riconducibile ad un gruppo che si faceva chiamare I Difensori, a cui a capo stava appunto un ex-marine un tale Matthew O’Hara.

A quel nome la donna trasalii visibilmente, Harm le chiese se lo conosceva, e lei disse che il colonnello era una sorta di leggenda nel corpo dei marines, tutti lo conoscevano, a detta di Mac fu uno dei pochi a rientrare dal Vietnam con una medaglia appuntata al petto anziché sulla bara.
In quell’istante il segnale televisivo, nell’ufficio dell’ammiraglio c’era un televisore per essere in contatto con le notizie che provenivano da fuori, venne disturbato e il colonnello O’Hara apparve sullo schermo a spiegare le ragioni del loro gesto, e lo scontento che loro provavano con l’attuale governo, che pareva avere dimenticato le parole della costituzione, etc etc…

Webb si chiese come avevano fatto a trasmettere, Bud intervenne dicendo che si doveva essere inserito nel segnale del satellite che usava la ZNN, infatti era quella la rete che era stata messa al buio durante la trasmissione su un servizio, su un furto di armi, la copertura di Webb, per coprire il furto della dichiarazione.

L’ammiraglio osservò che il colonnello era un duro, Webb lo definì un traditore che meritava la fucilazione; Mac gli chiese da quando in qua si sparava ad un americano (N.d.A.Non ad una persona, notate bene…) perché esprimeva un’opinione.

La risposta di Webb fu veemente:
“Così istiga all’anarchia! Ci sono un sacco di esaltati che non aspettano altro che ascoltare tizi del genere.”
Intervenne Rabb.
“Io non credo sia un estremista”
“Ha rubato la Dichiarazione d’Indipendenza, mi sembra un azione abbastanza estrema.”
“Io do ragione al capitano, si può trattare col colonnello”
“Trattare cosa? Una presenza gratis in TV? Mi pare l’abbia già avuta!”

Lo scambio tra di loro venne interrotto dal cellulare di webb, che si allontano di alcuni metri per parlare.

L’ammiraglio parlo con loro mentre Webb era impegnato:
“Per recuperare credibilità dobbiamo ricondurre il colonnello alla ragione, o l’intera Marina ne uscirà infangata.”
“Sì, signore.”

Era stata una risposta ad una sola voce, erano ben consci della gravità dai fatti, Webb ritornò da loro, con la conferma che era successo come diceva il tenente, alcuni uomini si erano introdotti in un furgone della ZNN e avevano trasmesso, poi aggiunse che il loro patriota aveva appena chiamato con un messaggio assai meno nobile, avrebbe ridato la Dichiarazione se il governo pagava una riscatto di mezzo miliardo di dollari.

L’ammiraglio prese atto di come Roberts avesse avuto buon fiuto, e disse che sarebbe andato con loro tre ad indagare, Bud inizio a ringraziare e stava esagerando un poco coi salamelecchi, al che l’ammiraglio gli disse di non fargli cambiare idea.
Webb obbiettò che il tenente non aveva alcuna competenza al riguardo, ma l’ammiraglio gli disse che aveva entusiasmo, e una conoscenza che si era già rivelata utile, e poi quella era la sua Marina; Webb domandò all’ammiraglio se il suo andare controcorrente dipendeva dal fatto di essere avvocato.

AJ disse che era solo un militare, Webb uscì dall’ufficio con un laconico: “Si parte tra un ora!”

L’ammiraglio parlò ai suoi ufficiali, disse di non giudicare troppo male il signor Webb, in fondo la Dichiarazione era sotto la sua responsabilità, e se non l’avesse ritrovata avrebbe passato il suo tempo a leggere gli annunci di lavoro.

Il capitano Rabb sorrise dicendo: “Sì signore.”

Ma il sorriso gli si gelò in volto quando l’ammiraglio aggiunse, notando il buonumore del suo sottoposto: “Succederebbe lo stesso a voi!”

RIFUGIO
Il capitano rimase di sale, e non solo lui;-)

AJ prosegui nella sua esplorazione, era arrivato vicino a un torrente, si sedette a riposare, e a godersi il tepore del sole, non c’era una nuvola e il cielo era di un azzurro così limpido da far pensare che fosse stato dipinto e messo lì a bella posta.
Chissà cosa accadde di preciso in quelle ore, furono concitate e convulse, con i servizi segreti da una parte e l’apparato burocratico, che noi come avvocati rappresentavamo, dall’altra.

Lasciamo AJ alle sue elucubrazioni, e torniamo a valle, nei soliti uffici, sempre pieni di attività.

UFFICI JAG
Mac stava scorrendo i dettagli di alcune cause, negli ultimi due giorni aveva lasciato molto indietro, ma adesso era meglio rituffarsi nel lavoro, anche per non pensare troppo; era ancora irritata con Harm, persino sua figlia se ne era accorta.

Ho capito che ieri, prima di partire, voleva parlarmi, ma ha lasciato perdere e io non sono riuscita a starla a sentire, ha detto che ne avremmo parlato al suo rientro, ma che razza di madre sono? Avrei dovuto essere più disponibile, so bene che lei, come suo padre, non ama molto confidarsi e avrei dovuto imparare a cogliere i momenti in cui ha bisogno di me! Certo che qualche sospetto di cosa voleva parlarmi ce l’ho, ho visto in che modo si guardano lei e Dexter e non mi era sfuggito il suo disagio quando Harm aveva parlato del suo appartamento, solo lui pareva non averlo notato! Ah quell’appartamento, mi ricordo ancora la prima volta che sono stata là….

UFFICI JAG
1996

Harm e Mac si stavano dirigendo agli ascensori, lui le chiese se aveva qualcosa da prendere a casa, lei rispose che aveva sempre una sacca pronta.
“Ecco la differenza tra voi marine e noi aviatori, io nell’auto ho solo mazze da golf; mi parlerà del suo colonnello mentre io prendo le mie cose.”

Mac si bloccò prima di salire sull’ascensore
“Cosa intende per Mio Colonnello?”

Harm fermo la chiusura delle porte con la mano e le disse che era solo un modo di dire, erano entrambi marine, aggiunse di spicciarsi che rimaneva loro solo un ora; lei gli disse che mancavano 57 minuti, lui osservo l’orologio, e poi guardò stupito la donna, mentre le porte dell’ascensore si chiudevano, erano passati effettivamente tre minuti da quando Webb aveva detto che avevano un’ora.

Da un ascensore ad un altro, ci risparmiamo il viaggio in auto per le vie di Washington, e ci ritroviamo nel pianerottolo dell’appartamento di Harm, solo che più che un ascensore quello di casa sua pareva un montacarichi.

“Però, interessante.”
“Non giudichi un appartamento dal suo ascensore.”
“Appartamento? A me sembra più un magazzino merci, non trova?”
“Bé, veramente è un po’ tutte e due.”
Mac si guardava intorno, mentre Harm apriva la porta metallica, si ritrovò dentro l’abitazione, che evidentemente il capitano stava ristrutturando, lui la invitò a servirsi delle bibite fresche che erano in frigo e andò a cambiarsi.

Lei osservò un poco la casa, guardo con attenzione una foto che stava al posto d’onore che ritraeva un uomo molto somigliante a Rabb,a parte i baffi, probabilmente il padre, che teneva vicino a se un bimbo di pochi anni a fianco di un aereo.
Con ogni probabilità, la prima volta dell’avvocato pilota vicino ad un caccia.
Mise giù la foto ed guardò il disordine da lavori in corso.
“Come definirebbe quest’arredamento?”

Harm si stava togliendo la camicia, e levando le scarpe dopo avere deposto il cappello bianco da comandante in ordine nell’armadio.
“È una questione di priorità, finire quest’appartamento sta in fondo alla lista.”

Lei aprì il frigo e trovò al suo interno una borsa termica piena di cubetti di ghiaccio e delle bottigliette di acqua e bibite, ne prese una e commentò:
“Interessante come ha utilizzato il frigo.”

Da dietro i vetri smerigliati che proteggevano la zona notte si vedeva che il comandante si stava levando i pantaloni.
“Non ho ancora avuto il tempo di collegarlo.”
“Forse deve solo attaccare la spina.”
“Mac, non ci sono prese.”
“Ha mai sentito parlare degli elettricisti?”
“Mi piace fare le cose da me, e ho la sensazione che il suo colonnello mi somigli.”

Mentre parlava e si stava infilando un paio di pantaloni puliti, si sporse con la testa dalla stanza a guardare il maggiore, che stava proseguendo il giro in cucina, forse l’angolo più ordinato della casa, dopo l’armadio in cui le divise erano sistemate in un ordine certosino.

“È la seconda volta che lo chiama il mio colonnello, e non mi dica di nuovo che è solo un modo di dire.”
Harm arrivò in cucina, con indosso i pantaloni color kaki e una maglietta bianca, teneva in mano una scatola e canticchiava: “Cubaniii”

Prese uno strofinaccio lo inumidii nel lavello e lo avvolse intorno alla scatola.
“Questo li conserverà sempre freschi.”
“I sigari cubani sono illegali.”
“Sta cercando di farmi la predica?”
“NO, semplicemente mi fa capire il suo carattere!”
“Huu, lei è veramente una dura, lo è diventata prestando servizio con O’Hara?”

Lei bevve un sorso dalla bottiglietta che aveva preso in frigo, poi rispose piccata.
“Questo non mi risulta!”

L’espressione del suo viso lasciava intuire che i suoi discorsi le stavano dando noia, mentre l’aria di lui era canzonatoria.
“Lo conosce, però!”
“È una leggenda, ogni marine lo conosce!”
“E perché la sua leggenda ha rubato al Dichiarazione d’Indipendenza? Per i soldi?”
“Mmmm, le cose materiali non sono mai state importanti per lui…”

Nel dire quelle parole si rese conto troppo tardi che aveva dato un arma in mano a quel collega un po’ troppo sveglio per i suoi gusti.
Infatti Harm divenne più serio, e visto che lei non aggiungeva altro, le puntò contro indice e medio con aria inquisitoria e le disse:
“Lei lo conosce, e non solo come leggenda!”

Poi riaprì il volto in un sorriso, non voleva litigare con la collega appena conosciuta.
Lei cercò di sviarlo.
“Ci restano solo 33 minuti.”

Lei aveva parlato senza guardare l’orologio, Harm invece lo guardò e si stupì come poco prima sull’ascensore.
“Ma come ha fatto?”
“Questione di abitudine!”
Lui andò a finire di cambiarsi, mentre la donna guardò fuori dalla finestra un elicottero della televisione stava passando sopra l’abitazione e….

…cambio di scena e vediamo un elicottero passare veloce sul deserto, dove al riparo in un anfratto due marines stanno a guardia di un elicottero, nascosto da una rete mimetica.
All’interno della grotta, il colonnello O’Hara stava guardando, con un altro uomo, le reazioni della gente durante il telegiornale, alle loro azioni. Chiedevano l’immediata restituzione della Dichiarazione, anche se ammettevano che molte cose dette dal colonnello erano vere, Washington pareva dimenticare i motivi per cui era stata scritta quella carta…

“Le vogliono bene, colonnello.”
“Non a me, ma alla Carta, avevano dimenticato cosa ci stava scritto sopra, e io gliel’ho ricordato.”
“Credo che lei sottovaluti l’effetto che il suo gesto ha avuto sulle persone.”
“No, gli Stati Uniti hanno la memoria corta, tra meno di una anno saremmo notizia dimenticata, se non continuiamo a farci sentire.”
“Non sono d’accordo, l’America sta cercando un eroe da seguire e lei lo è! Se chiederà un atto di forza contro il governo, tutti la seguiranno!”
“CAPITANO KEDDIL! Non ho trascorso trent’anni a difendere questo Paese per poi ritrovarmi a guidare una rivolta! Io voglio svegliare Washington, non dargli fuoco!”
“Con tutto il rispetto, signore, ma se raggiungiamo l’obbiettivo qual’è la differenza?”
“La differenza consiste nel fatto che il suo è alto tradimento!”
“Chiedo il permesso di congedarmi.”
“Permesso accordato!”

UFFICIO DI MAC
OGGI

Mac tornò al presente, vide Bud che si stava dirigendo nell’ufficio di Harm, era stato prezioso in quell’occasione, Webb non lo poteva soffrire…e non è che lui non gliene avesse dato motivo.
Sorrise al ricordo dell’impacciato Roberts che aveva delle uscite, magari azzeccate, ma nei tempi sbagliati.

DESERTO DI YUMA
1996

I quattro, Harm, Mac, Bud e Webb, stavano nel furgone della ZNN, dove Bud stava spiegando come aveva fatto il colonnello a usare la loro frequenza, il tecnico fu d’accordo con la spiegazione; Harm chiese a Bud come sapesse queste cose, e il giovane disse che ai corsi serali ve ne stavano di facoltativi e visto che i computer e i video lo interessavano molto, si era iscritto, il capitano borbotto qualcosa sul fatto che credeva studiasse legge, ma dall’espressione era chiaro che gli faceva piacere qualcuno a cui chiedere delucidazioni senza dover domandare a esperti CIA o altro.
Chiese se sarebbe stato possibile rintracciarlo in caso di ulteriore messa in onda, Bud disse che la banda di trasmissione sarebbe stata troppo vasta, che sarebbe stato diverso se avessero potuto usare il Rivet Joint…
A quelle parole il cronista presente, si mise a scrivere su block notes.

“Rivet cosa?”
Intervenne Webb, visibilmente alterato.
“Segreto di Stato!”

Harm suggerì di proseguire il discorso fuori, una volta all’aperto Webb disse a Bud che si era guadagnato un biglietto di ritorno, Harm disse che non aveva detto nulla di compromettente, al che l’agente insorse.
“Il Rivet Joint è un super-segreto!”

Mac intervenne in difesa di Bud.
“Non più, NewsWeek ha pubblicato un articolo dettagliato due settimane fa.”
Webb rimase irritato.
“Stiamo lavorando su quella soffiata!”

Harm chiese delucidazioni e gli venne spiegato che si trattava di un aeroplano di sorveglianza, usato nella guerra alla droga; era già in funzione e sarebbe bastato un collegamento di oltre trenta secondi per rintracciare O’Hara!
Webb fece mettere sotto sequestro il furgone e intimò di tenergli Bud alla larga, si allontanò dirigendosi all’elicottero per andare al campo operativo.
Harm disse a Bud di stare più attento a ciò che diceva, Mac suggerì di separarsi per proseguire più velocemente nelle indagini, Bud si offrì di accompagnarla, ma lei rifiutò, Harm e Bud salirono sul mezzo con Webb, ma quando Harm la vide partire, disse al pilota che era meglio se scendeva.

Fece fermare Mac e la raggiunse.
“Sta sbagliando direzione, la base è dall’altra parte”
“Non me ne ero accorta.”
“MAGGIORE! Lei sa dove si trova il colonnello!”
“Perché dovrei?”
“ORA BASTA MAGGIORE! COSA C’E’ SOTTO?”

Mac non riuscì a sostenere lo sguardo irato del collega, con un sospiro gli disse che il colonnello Matthew O’Hara era suo zio.
“Cosa, suo zio? E lei me lo ha tenuto nascosto?”
“Credevo lo sapesse da tempo.”
“Ho la faccia dell’indovino forse?” (N.d.A. Perché, hanno una faccia particolare?)
“Qualcuno lo è! Sono stata sollevata da un’indagine su un duplice omicidio, e ho i miei dubbi che sia stato a causa della mia vasta conoscenza dei problemi postali dell’Arizona!”
“Non sarà stato l’ammiraglio, lui è uno che parla chiaro! Magari il signor Webb sta facendo un gioco sporco…”
Prese in mano il telefono e fece per comporre un numero, ma lei lo fermò, gli chiese che intendeva fare e alla sua risposta che doveva avvertire l’ammiraglio lei gli chiese di non farlo.
“Perché?”
“Perché se mi chiedesse dove si trova mio zio io non risponderei.”
“Io non lo farei, l’ammiraglio sarebbe costretto ad incriminarla per disobbedienza ad un ordine.”
“E ne avrebbe tutte le ragioni; per cui la prego non lo chiami.”
“Mac, così sono io che rischio guai.”
“Finora nessuno si è fatto male, se intervengono gli uomini di Webb chissà cosa potrebbe succedere, mi dia una possibilità di risolvere la questione, posso provare a parlargli.”
“Solo se vengo con lei.”
“Impossibile, non conosco gli altri, magari crederebbero a me, ma se viene anche lei non so cosa potrebbe succedere.”
Harm ricompose il numero e attese che qualcuno rispondesse ai suoi squilli.
Lei vedendolo deciso acconsentì, ma nonostante ciò lui non mise giù il telefono, lo guardo male, poi lo senti salutare Bud e capì il bluff del collega, che le fece un sorrisetto mentre la vedeva cambiare espressione.
“Bud sei solo? Come vanno le cose?”
“in modo strano signore, Webb sta chiuso in un furgone che ha più antenne delle formiche che mi stanno tormentando.”
“Che tipo di antenne?”
“Piccole, nere e pelose…”
“BUD! Quelle del furgone!”
“Mi scusi, signore! Penso siano in grado di captare ogni segnale, dal ricognitore satellitare al timer del forno a microonde.”
“Sembra che Webb abbia trovato un posto fresco.”
“Non saprei, non mi lascia entrare.”
“Guarda il lato positivo! Così non può romperci le scatole!”

Dall’interno del furgone Webb, che stava ascoltando la conversazione dei due ufficiali, scosse il capo.

Harm terminò la conversazione dicendo a Bud che se Webb gli avesse dato noia era autorizzato a dire ce parlava a nome dell’ammiraglio.
Una volta riappeso disse a Mac che aveva ragione e che Webb la stava usando per arrivare a suo zio.
Aggiunse che probabilmente controllava le loro telefonate e che sicuramente la macchina aveva un rilevatore di posizione, era meglio cambiarla prima possibile.

UFFICIO AMMIRAGLIO RABB
Bud stava aspettando che Harm terminasse la telefonata che aveva in corso, gli venne da sorridere pensando a quando dopo una telefonata che gli aveva fatto molti anni prima si era preso gioco di Clayton Webb, la prima volta che aveva avuto a che fare con l’agente della C.I.A.

CAMPO OPERATIVO
1996

Bud stava osservando con la coda dell’occhio le sue spalle, e intanto si passava una mano con le dita aperte davanti alla faccia mentre era voltato verso il sole; Webb gli arrivò dietro e gli chiese che stava combinando, il tenente rispose che era un segreto di stato, l’agente insistette forte del suo maggior grado, che non volle provare, ma al tenente bastò la parola per spiegare…
“Vede è una tecnica particolare per cui con molta attenzione e una vista ottima è possibile vedere i satelliti in orbita, con un po’ di pazienza sarà in grado di distinguere tra gli oggetti ce si muovono nel suo raggio visivo, aerei, oggetti non identificati, palloncini…”
L’ultima parte, evidentemente ironica, l’aveva detta guardando l’agente che si era messo freneticamente a muovere la mano davanti alla faccia fissando il sole.
“Ma così si diventa ciechi!”
Al che Bud aveva scoperto le carte e gli aveva detto che infatti era un metodo stupido…e si era allontanato lasciando Webb con la mano a mezz’aria, e con la consapevolezza che si era fatto fregare da quello che lui considerava un sempliciotto e nulla più.

Nel frattempo nell’ufficio dell’ammiraglio, che stava guardandosi una partita di baseball, entrò l’attendente, Tiner, che gli disse che il colonnello era sulla ZNN di nuovo.
AJ cambiò canale e ascoltò O’Hara dire che I Difensori non avevano chiesto alcun riscatto e che quella era una bugia del governo per screditare la loro azione dimostrativa.
Il collegamento durò troppo poco per poter rintracciare il segnale, ma a sufficienza per far perdere ad AJ un HomeRun, con un gesto di stizza spense il televisore.

UFFICIO RABB
OGGI

Anche Harm spense il televisore, i giornalisti non facevano che parlare del caso che era venuto alla luce, certo che la verità venisse a galla era giusto, ma la verità che trasmetteva la stampa era spesso legata al sensazionalismo, e faceva audience che fosse coinvolto direttamente un ammiraglio il cui figlio per un pelo non era morto, degli altri tre tra piloti e radaristi coinvolti non venivano nemmeno citati, sperava che Sean non stesse guardando la tv, sapeva che si sarebbe arrabbiato quanto lui.
Parlò con Bud delle ultime decisioni, gli dette i nominativi di chi intendeva assegnare al caso in questione e gli chiese di che umore fossero i due avvocati che aveva estromesso dalle indagini.

“Bé sono seccati, puoi ben immaginarlo, ma sanno che gli ordini non si discutono.”
“Mmmm Dexter allora è già migliore di me alla sua età. Ricordo bene quante volte l’ammiraglio mi ha salvato dal cacciarmi nei guai. O abbia evitato di farmi rapporto per insubordinazione.”
“Avrebbe perso uno dei suoi migliori avvocati, se ogni volta ti avesse fatto rapporto…”
Dopo averlo detto si rese conto che era come ammettere che lui fosse un piantagrane e maledisse al sua lingua lunga…
Ma non imparo proprio mai…
“Bud, te lo ricordi che ti disse l’ammiraglio sullo scherzare coi superiori?”

La frase poteva apparire seria, ma lo sguardo ironico che l’accompagnava fece capire a Bud che anche per quella volta era salvo.
Harm sorrise dell’espressione dell’amico, quante volte se ne era uscito con topiche di quel genere, ormai non vi badava nemmeno troppo, ma era sempre divertente metterlo in crisi guardandolo torvo e osservando il suo sollievo quando lo vedeva cambiare registro.
Povero Bud, eppure a volte mi piacerebbe essere come lui e riuscire a dire quel che mi passa per la testa fregandomene delle conseguenze…

“È curioso giusto poco prima pensavo a quando AJ mi aveva proposto le Aleutine, parecchi anni fa…Adesso torno al lavoro.”
Harm pensò a quello che gli aveva appena detto Bud e rammentò che quella era stata l’occasione del suo primo incontro con Mac, lo zio Matt…..

STAZIONE DI SERVIZIO
ARIZONA 1996

Si stava avvicinando una tempesta, alla prima stazione di servizio avevano noleggiato un furgoncino, e si erano cambiati d’abito.
Harm era in canottiera e calzoncini corti.
“Questi sono tutti gli abiti che hai portato?”
“Mica sapevo che mi sarei dovuto fingere il tuo fidanzato…”
Partirono, mentre la pioggia iniziava a scendere a dirotto, una volta in strada Harm iniziò con le domande.
“Ti spiace dirmi dove stiamo andando?”
“A nord”
“Pensa a quello ero arrivato da solo!”
“Ti sto portando con me, non ti basta?”
“Alla prima occasione puoi sempre mollarmi per strada…”
Il silenzio scese nell’abitacolo, lei osservava concentrata la strada, senza dare cenno di voler conversare, ma il capitano era di un altro avviso.
“Deve essere stato un ottimo zio. Ti ha cresciuta lui?”
“Ti sbagli!”
Galvanizzato dall’avere ottenuto un accenno di risposta proseguii.
“Sto cercando di capire come mai un ufficiale dei marine sia disposto a rischiare tanto.”
“È un uomo dai forti convincimenti.”
“Parlavo ti te, maggiore.”
E nel dire questa frase aprì il volto ad un sorriso, al che la donna, che forse a colazione aveva mangiato dello yougurt, gli disse:
“Il tuo è un sorriso molto carino, e scommetto che ti fa sempre ottenere quello che vuoi, ma io non ti conosco capitano e preferisco non parlare dei fatti miei.”
Il sorriso sparì dal viso dell’uomo che parve improvvisamente perso in altri pensieri.
“Dimenticavo che anch’io non ti conosco.”
“Un altro dejavù?”
“Solo quando sento la tua voce, o guardo il tuo volto, un tuo sorriso no, perché ancora non ne hai fatto uno da quando ti conosco.”
“Trovi che io abbia qualcosa per cui sorridere? E così pare che io abbia una gemella?”
“Non più ora…”

Harm rivide davanti a se il corpo senza vita di Diane; Mac osservò l’aria affranta del collega e si pentì di averlo stuzzicato, ma non disse una parola.

Il furgone proseguiva la sua corsa nella notte.

UFFICI JAG
PRESENTE

Mac era andata in caffetteria, lì aveva sentito degli ufficiali mormorare del caso che stava per essere assegnato allo JAG del Pacifico.
Non so se sentirmi sollevata o meno, da una parte vorrei poter seguire nei dettagli che succede, ma da un'altra…mio figlio per un pelo non è morto perché un ufficiale si è venduto! Oh certo agirei contro quell’uomo anche se non vi fosse coinvolto Sean, ma la sua difesa troverebbe il modo di usare il nostro coinvolgimento, meglio se il processo si tiene lontano da qui, le informazioni le avremo in ogni caso. Siamo avvocati e giudici, sappiamo come vanno certe cose!
Con il caffè in mano andò verso l’ufficio e prima di entrare dette uno sguardo agli schermi che stavano nella sala principale, si vedevano delle riprese fatte da un elicottero stava sorvolando Red Rock Mesa….

Quella volta…niente di strano che Harm mi abbia sempre visto come un incostante, un momento gli dico che non voglio parlargli di me e poco dopo gli racconto uno dei dettagli più privati della mia vita…

RED ROCK MESA
ARIZONA 1996

Harm e Mac arrivarono nei pressi di un cartellone pubblicitario, lui lo lesse ed ironizzo sul fatto che UFO e serpenti a sonagli erano quello che aveva sempre desiderato, Mac gli spiegò che lei e suo zio andavo lì a cercare orme di dinosauro e a disintossicarsi.

Lui capì che fosse lo zio ad avere problemi, ma lei gli disse che lei era quella con un problema di alcolismo, però era da quando aveva 19 anni che non beveva.
Guardarono verso la rocca che si stagliava nel deserto.
“Come ci arriviamo lassù”
“O ci arrampichiamo o voliamo”
“Direi che è troppo buio per arrampicarci, e visto che non abbiamo le ali, faremo venire lui a prenderci.”
“E come?”

Dalla cima uno dei marines notò dei fari che lampeggiavano, lo zio di Mac riconobbe dei segnali morse, questi dicevano S.O.S SARAH.
Scesero a prenderli con l’elicottero, O’Hara chiese alla nipote chi fosse il suo prigioniero, ed Harm voltandosi vide che il maggiore gli puntava contro una pistola.

Una volta all’interno della grotta zio e nipote discussero su cosa credeva di fare con quel gesto, Mac gli chiese se davvero pensava che a Washington gli avrebbero detto “ci scusi ha ragione siamo degli sporchi burocrati.”

Mentre loro dentro discutevano due dei marine fuori, si domandavano cosa fare con il mezzo miliardo, e sospettavano che il colonnello li stesse fregando….

UFFICI JAG
PRESENTE

Bud stava uscendo dagli archivi vide Mac ferma a guardare le immagini sugli schermi, osservò cos’era che aveva attratto la sua attenzione.
Red Rock Mesa, perché ho come la sensazione che oggi io e Mac abbiamo pensato alle stesse cose?

YUMA
ARIZONA 1996

Al campo Webb si stava domandando dove diavolo erano finiti Rabb e MacKenzie, avevano detto che sarebbero andati a mangiare, ma la loro auto era ferma da un pezzo; poi all’improvviso sentirono delle voci, era un uomo che parlava dal cellulare di Rabb, stava raccontando alla sua ragazza di quel marinaio che gli aveva lasciato auto e cellulare.

Webb corse fuori a prendere l’elicottero, Bud che era all’esterno venne colto di sorpresa, ma gettò la scatola della pizza e lo raggiunse, Clayton gli disse che i suoi colleghi si erano macchiati di tradimento dato che avevano scambiato l’auto.

Bud domandò come li stavano controllando.
Egli rispose che erano privilegi da ammiraglio.
Il tenente allora spinse per entrare sull’elicottero.

“Vengo anch’io!”
“Se lo scordi!”
“VENGO!
ALTRIMENTI L’AMMIRAGLIO SAPRA’ CHE STAVATE CONTROLLANDO LA SUA SQUADRA, ALTRIMENTI COME AVRESTE POTUTO SAPERE DEI PRIVILEGI DA AMMIRAGLIO?
SECONDO L’ARTICOLO 3 DEL CODICE PENALE MILITARE PARAGRAFO SETTE E’ SEVERAMENTE PROIBITO METTERE SOTTO CONTROLLO L’APPARECCHIO DI UN UFFICIALE SENZA LE DOVUTE AUTORIZZAZIONI…”

Bud stava urlando per sovrastare il rumore del motore dell’elicottero, Webb lo bloccò perché gli stava elencando l’intero codice penale militare.
“BASTA, SALGA, MA STIA ZITTO!”

Una volta giunti alla stazione di servizio Webb interrogò l’uomo che aveva noleggiato l’automezzo, chiese da che parte fossero andati e da quanto tempo, tornò sui suoi passi inferocito come non mai, quando Bud che era rimasto vicino all’elicottero su ordine di Webb, ma aveva sentito tutto, lo fermò dicendogli che forse avrebbero dovuto sapere anche che tipo di automezzo avevano preso, per trovarli.

L’agente scornato tornò sui suoi passi, maledicendo mentalmente quell’imbranato che forse era meno imbranato di quanto lui supponesse.

UFFICI JAG
PRESENTE

Mac e Bud rientrarono nei rispettivi uffici, Harm uscì dal suo per dirigersi ad una riunione di alti papaveri, passò davanti a quegli stessi schermi, ma le immagini adesso erano diverse, facevano vedere le manovre di una portaerei che stava rientrando nella rada di un porto; quella portaerei si chiamava O’Hara, no, non era lo zio di Mac era solo una curiosa omonimia che però lo fece ripensare a quel giorno nel deserto….

RED ROCK MESA
ARIZONA 1996

Nella grotta il colonnello spiegò ad Harm che sua nipote aveva agito così perché era l’unico modo per garantire al sua sicurezza, intanto stava tagliando la corda che lo legava ad una sedia, massaggiandosi le mani intorpidite Harm disse che avrebbe tanto voluto poter credere che quello era il motivo.
“Mi creda è così! Io sono felice che Sarah sia venuta da me, ma ciò che ha fatto è stata una follia.”
“Fare follie pare un vizio di famiglia”

Ironizzò Harm
“Sì, forse è così, anche Sarah ha buttato una carriera sicura.”
“Non ancora signore, se lei riconsegnasse la dichiarazione potrei dire che il maggiore ed io abbiamo agito insieme per venirle a parlare.”
“Io sacrificherei la mia vita per mia nipote, ma non i miei principi!”
“A quali principi si riferisce? Quelli elencati alla ZNN o al mezzo miliardo?”
“Questa è una sporca menzogna per gettare discredito su di me e i miei uomini e lei lo sa.”

Harm chiese come avessero saputo del trasferimento della carta e inizio a pensare che fosse davvero una trappola di Webb, e del governo per liberarsi di noiosi scocciatori.
“Mi domando se questa cosa l’ha architettata Webb o se è stata programmata dal suo computer.”
“Webb?”
L’espressione del colonnello era perplessa, uscì all’aperto seguito dal capitano, vennero raggiunti da Mac; era l’alba O’Hara mostrò alla nipote delle impronte che aveva trovato lo scorso anno.

Harm disse che Mac aveva cercato di spiegargli che dalle orme si può ricostruire la storia dei dinosauri.
“Sì, vede queste sono impronte di un tirannosauro.”

Mac spiegò che era un carnivoro
“Mentre queste altre appartengono ad un teropodo.”

Mac stava per parlare, ma Harm disse
“La cena del tirannosauro;-)”

Il colonnello prosegui dicendo che era possibile immaginare il tirannosauro che stava inseguendo il povero teropodo; Harm intervenne dicendo che magari avevano solo fatto la medesima strada.

“È un altro modo di vedere le cose.”
“C’è sempre un altro modo, colonnello.”
“Ho la sensazione che stia per dirmi qualcosa…”
“Se posso… Lei vede la restituzione come la fine io la vedo come un inizio; Ci dia la prova che non l’ha presa per i soldi, poi un regolare processo le consentirà di spiegare il suo punto di vista.”
“E potrebbe salvare la carriera di Sarah?”
“Al diavolo la carriera, zio! Io non voglio vederti in prigione!”

Harm intervenne dicendo che se davvero era stato incastrato forse non vi sarebbe andato, certo bisognava provare che fosse tutto vero, il colonnello disse che lo era, ed Harm disse che sarebbe stato più che sufficiente per chiedere la sospensione della pena, al che il colonnello gli chiese se si stava forse offrendo di essere il suo difensore, e se sapeva a che difficoltà sarebbe andato incontro.
“Sì, signore!”
“Dove hai trovato quest’uomo Sarah?”
“In un giardino di rose, zio.”

Nel frattempo Webb e gli altri erano arrivati vicino al furgoncino usato da Harm e Mac.
Sulla rupe il colonnello dette ordine di mettere la carta sull’elicottero, ma si trovò di fronte all’ammutinamento di due dei suoi uomini, che volevano i soldi, intimarono al colonnello di pilotare l’elicottero e portarli lontano da lì; il capitano Keddyl cercò di fermarli e venne freddato, il colonnello disse che potevano uccidere anche lui se credevano che li avrebbe aiutati, e loro presero Sarah e gli dissero che sarebbe stata lei a venire uccisa.

Fecero allontanare Harm, che però quando l’elicottero si stava staccando da terra vi si aggrappò e grazie a Mac, che da dentro si mise a lottare con i due uomini, cerco di salirvi, nella lotta il contenitore della Dichiarazione cadde e si schiantò nel deserto, ma era fatto di materiale resistente e la Carta non subì danni, diverso esito ebbe la caduta di uno degli uomini, mentre l’altro veniva tramortito con il calcio del fucile da Mac, che poi andò ad aiutare Harm a salire.

“Chiedo il permesso di salire a bordo”
“Permesso accordato!”
Giorni dopo Harm e Mac erano seduti fianco a fianco a difendere il colonnello.

UFFICIO DEL SEGRETARIO
PRESENTE

La riunione era stata lunga e snervante, come tutte le riunioni di quel genere, approvarono i nomi scelti da Harm per l’inchiesta, e passarono ad altri argomenti evitando abilmente i commenti compromettenti.
Poi una volta finita la parte burocratica il segretario aveva invitato Harm a bere uno scotch, lui aveva accettato, si sentiva la gola secca, e lo stress delle giornate iniziava a pesargli.
Il segretario disse che comprendeva benissimo quali sentimenti si agitassero nell’animo dell’ammiraglio essendo anche lui padre, al che Harm ritenne di dover precisare che non era solo per suo figlio che era preoccupato, ma per tutti i membri delle forze armate che potevano venire messi in pericolo da ufficiali irresponsabili, non degni della divisa…
Temette di avere esagerato con il tono, ma vide l’uomo assentire.

“Sa ammiraglio, avevo letto molti rapporti su di lei, e sono felice di constatare che non ha perso la grinta con l’età! Non tema andremo a fondo su questa storia, non possiamo permettere che il buon nome della Marina ne esca infangato!”
“Sì, signore.”

Harm osservò bene l’uomo che aveva di fronte, tra le righe gli stava dicendo di non esagerare, che il suo passato da…domatore di leoni, come lo aveva definito una volta AJ poteva sempre dar noia.
E il termine infangare il buon nome della marina gli rammentò di quella volta che aveva sparato in aula ed era stato ripreso da AJ, e lui ebbe l’ardire di…

FULLS CHURCH
1996

Harm aveva appena ricevuto i richiami del giudice Morris e adesso era nell’ufficio di AJ, ma poco fa Bud gli aveva mostrato i risultati del laboratorio sulle pillole trovate in casa di Harridane, la cosa scombussolava la sua tesi accusatoria, ma non poteva dirlo all’ammiraglio!
“Il capitano Morris vorrebbe spedirla in Somalia, ma ho detto che se la caverebbe troppo a buon mercato!”

AJ stava praticamente gridando ad un cm dal viso di Harm, ma se l’ammiraglio aveva mangiato pesante non lo si capiva certo dall’espressione del capitano che rimase impassibile.
“Sì, signore!”
“Come diavolo le è venuto in mente di sparare in un aula di giustizia?”
“Non ho scuse, signore!”
“È PROPRIO COSì! NON HA SCUSE! L’AVEVO ANCHE AVVERTITA! RIIIPOSO!”

Harm si mise in posizione attendendo il resto della tirata.

L’ammiraglio andò a guardare alla finestra, poi quasi a se stesso, disse

“Che devo fare?”
Il capitano disse che aveva nuove informazioni e che aveva bisogno di tempo per indagare.
“Che informazioni?”
“Non glielo dirò, signore.”
“CAPITANO! Lei sta tirando troppo la corda!”
“Se gli rivelo le informazioni l’ammiraglio dovrà agire di conseguenza, pur non avendo voglia di farlo.”
“E perché non dovrei avere voglia di farlo?”
“Signore sono informazioni di cui parte della stampa approfitterebbe per insozzare la Marina.”

L’ammiraglio non seppe trattenere lo stupore, misto alla rabbia, per l’impertinenza del capitano di corvetta.
“Ora lei si assume anche l’incarico di difendere il buon nome della Marina!”
“No, signore…sì, signore, sono certo che se conoscesse le informazioni mi darebbe ragione, ma come capo della Procura Militare avrebbe l’obbligo di renderle di pubblico dominio, in veste di accusatore io non vi sono tenuto.”
“Ho capito, sono pro o contro l’accusa?”
“Ancora non lo so, è quello che devo appurare.”
“Mi auguro che lei sappia che sta facendo.”
“Anch’io signore!”
“SI TOLGA DAI PIEDI!”

Praticamente il ragazzo si era suicidato gettandosi davanti all’amico che stava sparando una raffica contro il nemico, questi aveva poi cercato di risparmiare ai genitori il dolore del sapere della sua malattia, e del fatto che piuttosto di affrontare suo padre aveva preferito morire, in seguito Harm era andato da quell’uomo e gli aveva detto la verità sulla medaglia ottenuta dal figlio di cui lui era tanto fiero, era fiero di una medaglia e non aveva saputo esserlo di suo figlio; aveva risparmiato la madre, che aveva dato una lettera del figlio ad Harm, e aveva intuito da sola cosa doveva essere capitato realmente.
Poi a casa era stato raggiunto da Mac, durante la causa erano stati ai ferri corti, ora era giunta con un offerta di pace.
La cena, hamburger per lei, cous-cous e gamberetti per lui.

CASA RABB
QUELLA SERA

Harm era arrivato a casa, sperava che Mac non avesse preparato la cena, era passato dalla rosticceria, voleva farle una sorpresa sperando di sgelare un po’ il clima che si era instaurato in casa.
Lei era in cucina, stava apparecchiando la tavola.
“Ciao, e se stasera non mangiassimo qui?”
“Ciao, non ho voglia di uscire.”
“Nemmeno io, ti ricordi che tempo fa venisti con un offerta di pace?
Casa mia era in uno stato disastroso, mangiammo sul mio letto…
Qui ho un hamburger per te, cosa avevo detto una volta?
Tutti i gruppi alimentari: amidi, proteine e ketchup…
lo so poi ci saranno delle briciole, ma prometto di passare l’aspirapolvere in ogni angolo, sali con me….”
Lei ricordava bene a cosa si stesse riferendo

1996
GIARDINO DAVANTI AGLI UFFICI DELLO JAG

Mac ed Harm erano seduti su di una panchina lei stava mangiando e lui le aveva fatto leggere la lettera che gli aveva consegnato la madre di Harridane, il soldato ucciso.
Da quella lettera traspariva l’amore del ragazzo per la madre, egli la rassicurava sul fatto di essere ben addestrato, e che semmai gli fosse capitato qualcosa in missione sperava che il padre fosse fiero di lui, era evidente il timore di deluderlo del ragazzo.
“È la tipica lettera di un marinaio.”
“Mac, questa è la lettera di un uomo che sa che sta per morire.”
“Ma andiamo! Era in procinto di compiere una missione rischiosa, era normale che temesse di perdere la vita!”
Uno schizzo di ketchup cadde sulla 24 ore di Harm che nel pulirla con un tovagliolo disse che era davvero un bell’assortimento dei principali gruppi alimentari, lei tornò a parlare della lettera ignorando il sarcasmo del collega.
“Lei ce l’ha messa tutta, ma il suo aereo precipita; se è arrivato a usare cose come questa lettera è arrivato il momento di catapultarsi.”
“Si tira l’espulsione automatica quando non c’è altro da fare.”
“Appunto!”
“Quando si arriva a usare l’espulsione ci sono ottime possibilità di lasciarci la pelle, e anche quando va bene c’è sempre qualche osso rotto!”
“Stia tranquillo capitano, lei ha delle ossa robuste. Si arrenda le manca il movente ciò vuol dire che non può vincere.”
Si alzò e rientrò negli uffici lasciando l’uomo seduto a riflettere sulle sue ultime parole.
Solo dopo Harm avrebbe saputo cosa contenevano le pillole e trovato sì il movente, ma del suicidio, aveva ritirato le accuse senza darne spiegazione, e il caso si era chiuso così senza un vincitore, ne un perdente, come Harm disse a Bud al termine della causa, il vero colpevole non lo potevano processare.

PRESENTE
CASA RABB

Sarah scosse la testa ritornando al presente, lui stava già salendo di sopra e lei si ritrovò a pensare che forse non era il caso di tenerla lunga, Harm era bravo con i compartimenti stagni, da una parte il lavoro e dall’altra la vita di casa, proprio quella volta aveva avuto il primo assaggio di come Harm in aula si sapesse comportare in modo anche estremamente aggressivo, quella mitragliata in aula poco dopo la loro chiacchierata sulla panchina era stato il top, e poi una volta fuori, la invitava a pranzo come se nulla fosse, era stata una delle loro prime cause su fronti opposti, e non le era piaciuto come si era comportata; anche se pure Harm ci aveva messo del suo a farla incavolare, quella dei proiettili di rimbalzo era stata una vigliaccata alla Rabb, per dirla in modo gentile.
Ma in fondo dentro di se sapeva che gli avrebbe perdonato qualunque cosa…sali le scale e rise nel sentire che partiva a tutto volume quella stessa musica che spesso aveva sentito andando a casa sua.

Fine quarta parte

Edited by rabb-it - 9/11/2007, 18:22
 
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rabb-it
view post Posted on 4/11/2007, 20:22




CASA ROBERTS
Bud stava facendo colazione con Harriett, avevano parlato della tensione che aveva percepito in ufficio in quei giorni tra Harm e Mac, lei gli aveva detto che era normale, entrambi avevano due caratteri forti.
Bud assentì; molte volte aveva visto i suoi amici affrontare i casi con determinazione, spesso insieme, ma a volte uno contro l’altra…

MOLTI ANNI PRIMA
UFFICI JAG

Mac aveva appena screditato un teste di Harm, in aula i due avvocati avevano tenuto un comportamento molto aggressivo guadagnandosi un ammonimento dal giudice Morris.
Una volta fuori Harm stava parlando con Bud che era il suo aiuto nel caso.
“Nervoso, Bud?”
“Bhe signore, è che vedere lei e il maggiore ai lati opposti della barricata è come vedere litigare tuo padre e tua madre.”
Harm sorrise al paragone che era venuto in mente al tenente.
“Ma Bud, quello che facciamo in aula non c’entra con ciò che siamo fuori.”
“Spero che il maggiore la pensi come lei. Certo che ha demolito l’attendibilità del capitano Chen la dentro.”
Vide l’espressione perplessa del suo superiore ed aggiustò il tiro.
“Ma sono sicuro che lei saprà recuperare.”
Quando stavano per rientrare in aula, Harm disse a Mac che le avrebbe concesso del tempo per studiare il caso, lei replicò che era a posto, lui le fece notare che aveva ricevuto solo quel mattino i rapporti balistici e di stare attenta avrebbero potuto esserci dei rimbalzi inaspettati.
Durante la testimonianza dell’esperto di balistica Mac domandò se a colpire l’ufficiale poteva essere stato un proiettile di rimbalzo, l’ufficiale confermò la tesi del colonnello.
Ma quando fu il turno di Harm di interrogare l’uomo, gli mostrò uno dei proiettili, venne fuori che una delle funzioni di quel tipo di proiettili era di trapassare i giubbini antiproiettile.
“E mi dica questo genere di munizioni possono perforare un giubbino dopo avere colpito qualcos’altro?”
“No.”
Harm aveva rovesciato la testimonianza, lui e Bud erano fuori degli uffici, lui stava gustandosi un sigaro, mentre spiegava alcune cose al giovane tenente.
“Mac prende questo caso sul personale, Connors voleva cambiare avvocato e Mac si rese disponibile, l’ammiraglio disse che questo caso le sarebbe servito per fare esperienza.”
“Sui proiettili di rimbalzo?”
“Buona questa!”
“Per quale motivo Connors non ha fatto rapporto dopo l’incidente? Se è stato un incidente che poteva rimetterci?”
“Pensi nasconda qualcosa?”
“Penso che è strano, ecco tutto!”
“Anch’io scopri tutto il possibile su Harridane, dove sono i suoi? Trovali!”
“E come signore?”
“Usa la tua iniziativa.”
“La mia iniziativa…ma”
Harm si stava allontanando, quando si sente apostrofare da un maggiore sul piede di guerra.
“CAPITANO RABB! Lei ha colpito basso con la storia dei proiettili di rimbalzo!”
“Mac. Faccio solo il mio lavoro; t’invito a pranzo.”
Mac rifiutò sdegnata, non capendo come potesse sdoppiarsi in quel modo.

Dottor Jack e Mister Harm!

CASA DI HARM
QUEL POMERIGGIO

Bud stava aggiornando Harm su cosa aveva scoperto.
Harm stava levigando il parquet, ad un certo punto prese lui gli incartamenti, lasciando Bud alle prese con la levigatrice.
“Vedi Bud ormai siamo in confidenza e mi permetto di chiederti favori”
“Signore ho fatto solo il mio dovere…dovevo indagare…”
“Bud, sto parlando della levigatrice.”
Il capitano sorrise, mentre terminava di leggere il rapporto del tenente.
Andarono a parlare con i genitori del giovane, era stata ventilata la proposta di una medaglia, il padre di Harridane accusò gli avvocati di volere sminuire il valore del figlio.
Harm chiese se ci fossero problemi tra lui e il figlio, ma questi gli disse normali problemi tra padre e figlio.
“Lei non ha mai discusso con il suo vecchio?”
“Mio padre fu abbattuto la vigilia di Natale del 1969, avevo solo sei anni.”
“Su quale unità era imbarcato?”
“Ticonderoga”
“Dove mi sono guadagnato la mia gamba artificiale, per colpa di un pilota. Ora quel tale ha lasciato la marina, so che esercita come avvocato a Boston.”
Sicuramente Harm non aveva nulla per stare simpatico a quell’uomo, pilota ed avvocato era la condensazione dei suoi incubi e il fatto che con la sua indagine mettesse a rischio la medaglia del figlio non poteva che peggiorare le cose.
Il mattino seguente in tribunale Harm stava per entrare in aula, lui e Mac si urtarono davanti alla porta, lui gliela tenne aperta, ma lei rimase ferma dov’era non scambiandosi altro che sguardi, irritato e fermo quello di lei, quasi capriccioso; ironico e sornione quello di lui, quasi arrogante.
Durante il dibattimento Harm notò l’ammiraglio che seguiva il tutto, rammentò di averlo visto anche il giorno precedente, doveva esserci una ragione, non è uso degli ammiragli seguire passo passo una causa, questa poi era solo l’inchiesta preliminare per vedere se c’erano i presupposti per la corte marziale.

RIFUGIO
AJ stava osservando un’aquila volteggiare in cerchi sempre più stretti, per poi lanciarsi in picchiata sulla preda inerme, una quaglia che non si era nascosta in tempo tra l’erba alta.
Ecco quella era l’aggressività che Rabb portava in aula, quella su cui così spesso lo misi in guardia.

UFFICIO AMMIRAGLIO
1996

“Lei è un ottimo avvocato, sa portare in aula quell'aggressività che l’ha resa un buon pilota, ma anche un buon pilota può sbagliare il bersaglio.”
“Vuole che ritiri le accuse?”
“No, ma non si faccia trascinare dalla sua sete di vittoria.”
“Non c’è pericolo.”
“Sa che la Marina ha proposto Harridane per la croce della marina? È tutto sospeso nell’attesa della fine dell’inchiesta.”
“Non ne capisco il motivo, signore.”
“Ne parli con suoi colleghi piloti le cui promozioni sono bloccate da anni con motivazioni ancora più fumose.”
“Ammiraglio, mi sta chiedendo di chiudere il caso?”
“Non ho detto questo!”
“Non è stato un incidente; Connors ha sparato deliberatamente contro Harridane.”
“Le dica in aula queste cose.”
Intanto fuori Mac mette in crisi Bud che sta cercando di nascondere le pillole che hanno trovato in casa di Harridane e che deve far analizzare, lei cerca di farsi dire che nasconde, ma l’arrivo di Harm permette a Bud di filarsela.
“Maggiore, gli ha teso dei trabocchetti?”
“Non tendo trabocchetti io.”
“Sì, ma magari vorrebbe sapere cosa ho in mano?”
“Se avesse dei nuovi elementi…”
“Vorrebbe saperlo per studiare un accordo?”
“Se lo può anche sognare.”
“Oh, vuole entrare nei miei sogni?”
Lo disse allontanandosi; lei replicò:
“Semaforo rosso, capitano!”
Harm era già dentro l’ufficio, tornò fuori con la testa dalla porta e con uno sguardo tra lo stupito e il divertito ironizzò:
“Semaforo rosso? Non c’erano sottintesi sessuali, e se ha pensato che ve ne fossero allora sarò io darle semaforo rosso!”
Chiuse la porta in faccia a Mac, ma la guardò dalle veneziane, mentre lei proseguiva.
“Non vuole accettare che prima o poi dovrà perdere una causa, e sarà questa! Perdere l’imbattibilità la renderà più umano.”

RIFUGIO
Quante volte ho avuto la sensazione di avere a che fare con dei bambini dell’asilo invece che adulti maturi e consapevoli; certo che quando il giorno dopo il capitano aveva scaricato una mitragliata in aula…Morris davanti ad una birra tempo dopo ne avrebbe dette di tutti colori su quel capitano.

CASA ROBERTS
Harriett chiese a Bud che cosa è successo poi nel caso Harridane, e lui le spiegò che cosa aveva scoperto dalle analisi delle pillole, e che poteva solo supporre cosa avesse poi scoperto il capitano per rinunciare alle accuse contro Connors.
“Certo che il capitano e il maggiore quella volta arrivarono proprio ai ferri corti in aula.”
“Quella fu la volta in cui sparò la famosa mitragliata?”
“Si….fu poco dopo una mia gaffes…”
“Una tua gaffes? Ma quando mai…;-))”
“Spiritosa….”

UFFICI JAG
1996

Mac rientrò dalla chiacchierata con Harm sulla panchina, fischiettando, passò davanti a Bud che rimase un po’ interdetto.
Arrivò anche Harm a cui fece notare che il giorno prima era lui a fischiettare, mentre il maggiore aveva una brutta espressione, mentre oggi le cose erano invertite.
“Il capitano Morris sta per chiudere l’inchiesta e lei lo sa.”
“E se fosse stato davvero colpito accidentalmente?”
“Bud, vuoi abbandonare la nave che affonda?”
“No signore, affonderò con la nave!”
Harm sorrise all’uscita del tenente, ormai vi si stava abituando.
“Speriamo di tenerla a galla. In ogni caso se Mac segnasse un altro punto avrebbe la vittoria, e noi non sapremmo mai la verità…”
Mentre diceva questa frase si era avvicinato alla porta, la terminò mentre con la schiena spingeva la stessa per entrare.
“…e la verità è fondamentale!”

Solo che durante l’interrogatorio dell’aviere Perez che doveva testimoniare sull’arma Harm fece una cosa di cui negli uffici dello JAG si sarebbe mormorato per decenni, anzi se ne mormorava tuttora, dato che gli era stato di non fare altre domande e Mac aveva sbriciolato la sua tesi sulle prove fatte per verificare che l’arma non si era inceppata lui inserì il caricatore nella mitraglietta e fece partire una raffica contro il soffitto.
Il giudice Morris intimo loro di andare nel suo ufficio, dove dette una ripassata al troppo intemperante avvocato, assicurando che lo avrebbe messo nelle mani del suo superiore, e che al rientro in aula voleva le sue scuse a lui e alla corte.

Lasciò soli i due avvocati, Mac non seppe trattenersi.
“Ma è impazzito?”
“Dovevo chiarire un concetto.”
“Ha distrutto un soffitto!”
“Forse ho un po’ esagerato.”
“Lo può dire forte! È disperato fino a questo punto?”
“Mac, Harridane non è morto accidentalmente, lasci deporre Connors e lo dimostrerò!”
“Dovrei darle in pasto il mio cliente per farla vincere…”
“Per arrivare alla verità!”
“La verità è che Harridane è stato ucciso da fuoco amico, accidentalmente!”
Mac uscì dall’ufficio di Morris, Harm rientro in aula dove trovò Bud seduto al tavolo con aria funerea.
“C’è di peggio Bud.”
“Ho paura di no signore, ho i risultati degli esami sulle pillole.”
Harm guardò il foglio, e un nuovo scenario gli si presentò davanti, ma ora doveva andare dall’ammiraglio.

CASA ROBERTS
“Mi immagino come lo avrà fatto a fette AJ, ricordo bene certe sue sfuriate, specie con Tiner.”
A quel nome Bud sorrise, ricordava bene l’espressione stupita dell’ammiraglio quando aveva saputo che la figlia usciva con il suo ex-attendente.
“Hai ragione si sentiva tutto quello che AJ gridò all’indirizzo di Harm, però non ho mai saputo fino in fondo che fosse accaduto per far ritirare le accuse al capitano, certo che avrà avuto i suoi buoni motivi, li aveva sempre, in quasi tutto quello che faceva.”
“Quasi? Bud è la prima volta che ti sento dire una cosa del genere.”
“Bhe togli il quasi mi è sfuggito involontariamente…”
Harriett sorrise al marito, non c’era altro modo per prenderlo, il bello era che lei condivideva in pieno il suo pensiero, il quasi ci stava bene anche secondo lei, ma non le piaceva pensare male di Harm nemmeno di striscio, erano amici da troppo tempo.
Bud torno a parlare dei vecchi tempi, Harm lo aveva portato alcune volte in giro con il suo Stearmen. Di una volta si ricordava in modo particolare.

LEESBURG VIRGINIA
1997

Uno Stearmen giallo e rosso stava compiendo evoluzioni, ad un certo punto Harm passò i comandi a Bud per qualche minuto, ma al tenente squillò il telefonino.
“Cosa diavolo ci fa un cellulare su quest’aereo? Non lo sai che è severamente proibito l’uso di qualsivoglia telefonino su questo mezzo….”
“È il maggiore.”
“Cosa? Mac lavora pure di domenica?”
“Dice che è importante.”
Quando scesero dal velivolo Mac spiegò loro che un tomcat era precipitato, Harm chiese di che squadriglia e quando lei nominò la Howlers a Bud sfuggì un: questa è scalogna; anche alla base di Miramar, dove erano andati per indagare se ne uscì elencando il precedente incidente di un pilota della squadriglia, Harm lo guardò male, ed entro negli uffici.

Bud venne informato da Mac che il pilota morto l’anno prima era il compagno di stanza di Harm all’accademia e suo migliore amico, allora una volta dentro il tenente si scuso con Harm, che però lo zittì, Bud come suo solito stava usando un numero di parole maggiore del necessario per delle semplici scuse.

CASA ROBERTS
“Certo che avevi un occhio per le frasi azzeccate…”
“Sì ero davvero bravo a mettermi nei guai, mi sono chiesto più di una volta come hai fatto a sopportarmi…fin dal ballo della NATO…

1997
BALLO DELLA NATO

Lui aveva dato buca a Harriett ad una cena, non era stata colpa sua, ma Harm diceva bene:
“Il giorno che la goffaggine salirà a 40 dollari il barile, diventerò ricco con il giacimento di Bud.”

Così la donna molto arrabbiata aveva accettato l’invito al ballo di un altro ufficiale, e lui per una serie di coincidenze, sapeva benissimo mettersi nei guai con poche parole e lo aveva già dimostrato, aveva invitato una collega.
Non sapeva se si fossero messi d’accordo, ma il capitano aveva invitato a ballare la sua dama e il maggiore era sulla pista con il cavaliere di Harriett; così lui si trovò a spiegarle, impacciato come sempre, cosa era successo; la donna gli disse che stava succedendo una cosa molto preoccupante…riusciva a seguire il filo dei suoi discorsi e gli chiese se sapeva ballare, lui disse di no, ma che avrebbe tentato se le faceva piacere.

Harm e Mac li osservarono felici che il loro piano avesse funzionato, presentarono i due ufficiali che parvero non avere nessun problema a dimenticarsi dei precedenti partners.
“Come sapevi che lei era il suo tipo?”
“È un uomo! Ho confidato nella scollatura!”

CASA ROBERTS
PRESENTE

Harriett sorrise tra se pensando a quanto tempo era passato da allora, e a come col tempo Harm e Mac fossero sempre stati i migliori amici, su cui lei e Bud avevano sempre potuto contare nei momenti di crisi, certo che i rapporti tra loro due erano stati molto più complicati…

ANNI PRIMA
UNA VIGLILIA DI NATALE
A CASA ROBERTS

Da alcuni mesi Harm e Mac parevano ai ferri corti, doveva essere successo qualcosa di grosso dopo il Paraguay.
Qualche mese prima Harm era dovuto andare in Europa per una serie di conferenze, i bambini erano dai Thompson, Ashley aveva poco più di due anni, Sean ed Henry otto.

Clayton Webb era passato dagli uffici dello JAG per chiedere la collaborazione dell’ammiraglio Chegwidden, chiesero a Mac se se la sentiva di aiutare la CIA in una missione, lei era titubante, ma era un ufficiale e obbedì all’ordine implicito, che AJ non era per niente felice di dover dare, ma secondo Webb di un'altra non si sarebbe potuto fidare, serviva Mac.

Quando Harm era tornato aveva scoperto che cosa stava succedendo e appena arrivarono cattive notizie dal Paraguay, dove si stava svolgendo la missione, chiese di poter andare a soccorrere la moglie, l’ammiraglio gli negava il permesso e lui aveva dato le dimissioni.

Quando rientrarono lui andò a lavorare per la CIA, sarebbe tornato tempo dopo di servizio allo JAG, intanto però il rapporto tra lui e Mac pareva avere preso una brutta strada, lei e Bud non avevano idea di cosa fosse successo, ma cercarono di convincerli a rivolgersi ad un consulente familiare.
La cosa irritò entrambi, Mac affermò che tanto non sarebbe servito e che se voleva confidarsi lo poteva fare con lei, Harm disse che non sentiva la necessità di uno strizzacervelli…

Ma Harriett disse loro che a volte confidarsi con gli amici non basta, perché gli amici conoscono alcuni retroscena e prendono, anche inconsapevolmente le parti di uno o dell’altro, mentre un estraneo ai loro trascorsi, avrebbe ascoltato in modo più obbiettivo e sereno senza coinvolgimenti, lei e Bud non avevano passato le crisi solo parlandone, ma anche accettando che altri ne sapessero più di loro, compresi loro due, e forse ora toccava a loro accettare un consiglio.

Alla fine accettarono di andare, per un po’ le cose parvero peggiorare, ma poi sembrò che avessero trovato un loro equilibrio come coppia, non sapeva quanto avesse influito il suo consiglio, non si era certo mai permessa domande, ma da alcune frasi di Mac aveva intuito che delle cose erano venute a galla, il peggioramento iniziale era dovuto a vecchie storie mai chiarite, ma poi proprio da lì erano partiti con delle nuove basi e il matrimonio n’era uscito rafforzato.

Quella sera però era stato molto difficile non far percepire ai bambini il nervosismo, Ashley era troppo piccina per rendersi conto della profonda crisi dei suoi genitori, ma i due bambini avevano recepito eccome che al rientro dai nonni c’era qualcosa che non andava tra mamma e papà.

Mac quella sera era rimasta a casa, mentre Harm accompagnava i bambini al Muro a salutare il nonno, Henry aveva subito detto a Harriett che la mamma doveva essere molto arrabbiata con papà per non accompagnarlo, e lei aveva capito quanto la cosa stesse sfuggendo di mano ai suoi amici, se non si rendevano nemmeno conto che i bambini ne soffrivano.
Quando chiese a Mac perché avesse lasciato Harm da solo con i bambini lei disse che era arrabbiata con lui per il lavoro alla CIA e cambiò discorso.

CASA RABB
PRESENTE

Mac era abbracciata ad Harm, era stato bello la sera prima ritrovare un po’ del giovane capitano che tanto l’aveva colpita anni prima, certo che se tempo fa Harriett non avesse insistito tanto a farli andare da quella consulente forse le cose non sarebbero andate così bene.
Erano stati ad un passo dal divorziare, troppe cose non dette, e troppe cose dette o fatte nel momento sbagliato avevano portato ad una crisi profonda, che loro non stavano affrontando nel modo giusto.

ANNI PRIMA
SEDUTA DI COPPIA

Harm era sicuramente poco incline alla cosa, ma Bud lo aveva messo in un angolo giorni prima, gli pareva impossibile di solito era lui che dispensava consigli.

Mac si torceva le mani domandandosi cosa avrebbe potuto dire Harm di quel che era successo in Paraguay.
Era già la terza seduta, e ogni volta Harm pareva più insofferente alla cosa…

Lei e Webb erano stati tenuti prigionieri per alcuni giorni, Harm e Galindez li avevano salvati, poi c’era stato il bacio…non sapeva nemmeno come fosse stato possibile, Clayton si era sollevato leggermente e le aveva detto che l’amava e l’aveva baciata, davanti a Harm che lo aveva preso a tergo e si era trattenuto dal colpirlo solo perché era ferito, ma si vedeva che la tentazione di cambiargli i connotati era forte.

Non vi era stato alcun seguito e la consulente affermò che forse l’attaccamento provato in quei momenti era da imputare alla situazione particolare, una sorta di sindrome di Stoccolma, ma Mac era andata oltre e aveva detto che a volte in quegli ultimi tempi sentiva il marito distante e che si sentiva desiderosa d’attenzioni, non di tradire il marito, ma come di volere qualcosa in più che lui pareva negarle.

La cosa aveva fatto irritare Harm, che lasciato fuori l’autocontrollo per una volta in vita sua, anche grazie alle abili domande della psicologa, che pareva sapere bene dove colpire il capitano e come, disse che lui se lo sentiva!
“Come sarebbe a dire, che te lo sentivi? Di cosa stai parlando?”
“Dico solo che anni fa quando non mi decidevo a dirti che ti amavo mi era capitato di immaginarci insieme, se io sul ferry avessi reagito diversamente alla tua domanda…e sai una cosa nella mia mente tu mi lasciavi per un altro!”
“Mi stai dicendo che non ti facevi avanti per timore che ti tradissi?”

Erano inferociti parevano pronti a scagliare uno sull’altro del veleno che nemmeno sapevano di avere in corpo, la psicologa li avvertì che all’inizio certe rivelazioni potevano ferire e molto, ma che potevano essere di aiuto per capire le difficoltà dell’altro, li invitò a calmarsi, magari a riflettere sul perché il capitano pensasse che la moglie lo avrebbe lasciato e invitò il colonnello a domandarsi se il suo bisogno d’attenzioni non fosse una sorta di ripicca per la storia di Panama, di cui Mac aveva parlato in una precedente seduta.

Harm si rinchiuse in un ostinato mutismo e la donna decise che per quel giorno la seduta era finita, ma di tornare, forse era la volta buona per chiare le cose e lasciarsi dietro i rancori mai confessati.

Una volta a casa la lite era stata furibonda, lei gli aveva chiesto come poteva pensare che lei lo avrebbe tradito ancora prima di dirle che l’amava e lui le rammentò del bacio che gli aveva dato sotto il portico dell’ammiraglio.
“Ti stavi per sposare con un altro, e hai baciato me! Permetti che qualche dubbio lo potevo anche avere! Per non parlare del fatto che ti avevo chiesto di darmi tempo e ti sei gettata subito tra le braccia dell’australiano!”
“Non credevo fossi tanto meschino! Va bene stavo per fare lo sbaglio più grosso della mia vita sposando Mic, ma pure tu avevi la tua donna dentro la casa dell’ammiraglio, non sei esattamente un santo mio caro Rabb!”
“Mai detto di esserlo! Ma io non la stavo per sposare!”
“Sbaglio o fu lei a lasciarti? Tu nemmeno mi rispondesti quando ti chiesi se l’avresti lasciata.”
“Risposi invece, ma tu eri già andata via!”

Sentirono arrivare l’auto di Bud, si era offerto di andare a prendere i bambini a scuola, li accolsero sorridendo, ma la tensione era evidente.


CASA RABB
PRESENTE

Harm si accorse che Mac era sveglia, la strinse più forte a se, questa crisi era passata in modo meno traumatico, forse si erano talmente tanto feriti in precedenza che ora era impossibile raggiungere quei livelli.
“Buongiorno ammiraglio! Si ricordi dell’aspirapolvere, mi raccomando!”
“Certo generale, lo sa che mantengo sempre le mie promesse!”
“Dici che Henry passerà a salutarci prima di partire? L’ultima volta che è partito e lo abbiamo saputo giorni dopo…”
“Credo che stavolta passerà, sa che siamo in ansia dopo quanto capitato a Sean, però è vero che a volte non si fa vivo per mesi.”
“Chissà a chi somiglia, vero?”
“Sostieni che ha preso da me? Bè è vero che io a mia madre comunicavo poche notizie, ma ero motivato, l’avrei fatta stare in ansia se poi per un po’ non mi facevo vivo, invece così era abituata a sentirmi solo di tanto in tanto…”
“Già mentre noi siamo un po’ troppo coinvolti nelle vite dei nostri figli, no dico io, ma tutti e tre dovevano scegliere la carriera militare? Possibile che non uno abbia deciso che non sopportava divise ed armi e abbia scelto un'altra strada? Siamo stati noi a rendergliela così accattivante?”
“Non credo, anzi penso che proprio le nostre continue assenze avrebbe dovuto spingerli verso altre strade, non mi pare che, volo a parte, gli abbiamo poi presentato la vita militare in modo idilliaco.”
“Forse, o forse nel vedere che noi eravamo felici del nostro lavoro e della vita scelta hanno deciso che non era poi tanto male.”
“Già alla fine i genitori anche senza volere te la condizionano un po’ la vita, ma poi si cresce e ci si deve pigliare la responsabilità delle scelte che si fanno.”
“Senti detto dal Peter pan dello JAG….”
“Hey era anni ed anni fa…”
“Certo ora sei un vecchio Peter Pan.;-))”
“Ma come osi…”
Iniziarono così la giornata, prendendosi in giro come dei ragazzini, non c’era nulla da fare nonostante gli anni passati certe punzecchiature erano irresistibili per entrambi.

Mac guardò in viso il marito, lei una volta gli aveva rinfacciato di Panama, mentre lui del Paraguay non aveva mai più detto nulla tranne sere prima, ma era stata lei a tirarlo in ballo per prima.
Era fatto così più una cosa lo disturbava e meno ne parlava, sapeva che si era sentito tradito, e forse in un certo senso lo era anche stato…emotivamente per lo meno, lei si era allontanata da lui man mano che lui l’aveva chiusa fuori dal suo mondo nel corso degli anni, solo dopo quella lite avevano iniziato a dirsi le cose in un altro modo, aveva ragione Harriett a volte si parla meglio davanti ad un estraneo.

Per la psicologa Harm era arrivato al punto di rottura solo quando aveva visto i suoi peggiori timori realizzarsi davanti ai suoi occhi, mentre lei rispondeva al bacio di Webb.

E lei aveva ammesso che era stata una sorta di ripicca, inconscia, dato che Webb era presente quella volta a Panama.
Dopo di allora lo avevano incontrato poche altre volte, e la cosa non le dispiaceva per niente, anche se ricordava ancora bene come Harm l’avesse accusata di volerlo difendere quel giorno fuori dell’aula.
Aveva ragione, volevo difenderlo dalla sua ira, avevo la netta sensazione che avrebbe voluto pareggiare i conti, e dargli anche quelle che non gli aveva dato quella volta perché era ferito!
“Hey, marine, dove sei?”

Lei sorrise e inventò una scusa plausibile, non voleva rovinare la mattinata tirando in ballo quella vecchia storia.
“Ero…ad un paio di miglia da casa nostra; cosa dici starà facendo Sean?”
“Spero per lui che se la stia spassando!”
“HARM!”
“Che ho detto di male? È giovane, ha una gran bella ragazza, e ha alcuni giorni da passare a casa prima dei test di riammissione al volo…”
“I test di riammissione, quelli del tipo:
-ma perché non ha rispettato il regolamento e ha tagliato le funi del paracadute?”
“Sì, quelli a cui di solito si risponde:
-mi scusi la prossima volta vedrò di annegare rispettando il regolamento!”
“Ecco, mi ricordavo che avevi avuto di che lamentarti delle domande che ti avevano fatto in quell’occasione.”
“Altro che, ok giuste le inchieste e tutto, ma certe domande…nemmeno un bambino dell’asilo!”
“Poi tu le domande preferisci farle!”
“Colpevole, vostro onore, mi rimetto alla clemenza della corte.”

E noi adesso lasciamo i due a scambiarsi coccole, tanto è domenica mattina;-) e andiamo a vedere come se la passa AJ al rifugio.

RIFUGIO
AJ stava osservando un orsetto lavatore che mangiava qualcosa dopo averlo a lungo sciacquato nell’acqua del fiume, e non si avvide di un orso che probabilmente stava cercando al tana per entrare in letargo, quando lo sentì era a pochi metri da lui, non si mosse, una delle cose che ti fa guadagnare una bella zampata sono le corse, meglio cercare di allontanarsi con calma, mantenendo il sangue freddo.

L’orso non dette segno di averlo notato, e passo oltre, un rivolo di sudore correva lungo la schiena di AJ, si era visto ad un passo dall’essere sbranato, poi pensò a cosa sarebbe accaduto se quell’orso fosse stato abituato a ricevere cibo dagli umani…
Il problema più grosso nelle aggressioni all’uomo è che succede che un orso abbia collegato del cibo con l’uomo e quando questi non ne ha…

Ecco perché diceva sempre ai suoi nipoti di non dare da mangiare agli animali selvatici, magari a te non faranno nulla, ma se chi incontrano in un secondo momento non ha nulla da dar loro per tenerli buoni ecco che avrai quel tale sulla coscienza.

Si allontanò dalla zona, non ci teneva a ripetere l’incontro; non in quel modo almeno, meglio essere a svariati metri di distanza e sottovento!
Non si avvide di un buco nel terreno e mise il piede in malo modo; cercando di rimanere in piedi si appoggio ad un tronco, però questi si sfaldò, era marcio e l’interno era inesistente, ed AJ si ritrovo a cadere nel vuoto….

CASA RABB
Henry passò a trovare i genitori, li trovò di tutto un altro umore rispetto ai giorni precedenti.
Meno male, se li avessi trovati ancora tesi avrei iniziato a preoccuparmi.
“Ciao, volevo salutarvi, nel pomeriggio parto per Miramar, stavolta assegnazione a terra per i prossimi quattro mesi.”
“Fatti vivo, ogni tanto, stamani ci stavamo domandando se hai ancora il nostro indirizzo…”
“Papà, detto da te…mi ricordo bene di come la nonna mi dicesse di scriverle che tu non lo facevi mai.”
“Hey, ma che avete oggi tutti, contro di me?”

Mac osservo divertita lo scambio tra i due uomini, e ritornò a quel giorno quando Henry li aveva scoperti mentre litigavano.

DIVERSI ANNI PRIMA
CASA RABB

Bud se ne era andato invitandoli per quella sera alla tradizionale cena di Natale, i bambini erano di sopra e Harm e Mac ripresero la discussione…i toni erano accesi, i volti irati, pareva davvero che fossero arrivati al capolinea del loro matrimonio.
“Mi domando come hai fatto a stare con me tutti questi anni se pensavi che fossi una poco di buono!”
“Non ho mai detto che pensavo che fossi…”

Si interruppe forse rendendosi conto solo in quel momento delle implicazioni di quello che aveva appena confessato a sua moglie, no non credeva che lei fosse una poco di buono, ma dentro di se sapeva che il timore di essere tradito od abbandonato era radicato, e le radici provenivano da molto lontano, dal muro…da suo padre, quando aveva scoperto che la sera della vigilia per un pelo non aveva tradito sua madre lo aveva odiato per alcuni istanti, poi era sbucato fuori Sergej.
“Quando avresti immaginato il mio tradimento, e con chi di grazia, con Webb?”
“Al pranzo con Peter ed Erin, quella volta tu ti arrabbiasti con me e preferisti andare a casa prima, Peter aveva detto qualcosa a proposito di momenti in cui dobbiamo prendere una decisione davanti ad un bivio, e poi ci domandiamo a vita che sarebbe stato se avessimo scelto l’altra strada…mi ritrovai a pensare a tutti nostri momenti in cui le cose avrebbero potuto prendere un'altra piega, e senza nemmeno rendermene conto feci delle ipotesi…”
“E io nelle tue ipotesi ti lasciavo! Grazie della fiducia davvero…”

Stavano per rimettersi a discutere quando videro Henry sulle scale, era serio, li stava osservando e non sapevano da quanto fosse lì.
“Hey di a tuo fratello di scendere andiamo dal nonno, portate giù anche Ashley.”

Mac osservò il marito con rabbia, stava scappando usando i bambini come scusa, certo non era il caso che li sentissero discutere, ma andarsene via così…
“Passatemi a prendere quando tornate, da Bud ed Harriett andiamo al vostro rientro.”

Harm la guardò, non si aspettava che non andasse con lui al Muro, ma si disse che era meglio così.

Quella sera quando rientrarono dalla cena, misero i bambini a letto, poi scesero di sotto, Mac aveva ben capito che intendeva Harriett, non poteva far soffrire così i bambini…vide Harm assorto davanti alle foto sulla mensola del caminetto.
“Non mi lasciasti, lo sai?”
“Che stai dicendo, stamani dalla dottoressa hai detto che me ne ero andata…”
“Non era esatto, tu volevi andartene, ma alla fine rimanevi con me, mi davi un’altra occasione, me lo ero scordato…poi stasera, mentre guardavo Bud ed Harriett ho ripensato alle volte in cui loro hanno avuto bisogno di noi, e mi sono ricordato di una cosa che avevo detto a Bud, che era talmente impegnato a guardare se stesso da non accorgersi di chi gli stava a fianco… Io ho fatto lo stesso, talmente preso dal lavoro, dalle dimissioni che non credevo l’ammiraglio accettasse, da non rendermi conto che ti stavo perdendo…non so perché mi è tornato in mente quell’episodio oggi, ma non era per quello che non mi facevo avanti, ero io a sbagliare, a non capire il tuo bisogno di amare e di essere riamata.”

Mac si sbalordì davanti alla capitolazione di Harm, in tanti anni non lo aveva mai sentito arrendersi in quel modo, non sapeva se esserne felice perché finalmente le spiegava ciò che provava o se preoccuparsi per lui, ma era ancora molto arrabbiata e il suo stupore venne presto accantonato.
“Adesso stai cercando la tua altra chance? Non so se ne ho la forza, sai te ne ho date parecchie in tutti questi anni…”

E con quelle parole salì di sopra voleva solo andare a letto e non pensare più.
Harm prese una coperta e si mise a dormire sul divano.

PRESENTE
CASA RABB

Quella sera segnò la svolta, nei giorni che seguirono finimmo col confessarci le reciproche paure, e riscoprimmo tante piccole cose che negli ultimi anni avevamo dato per scontate.
Non che mi sia dimenticata il male che mi ha fatto, ma quella psicologa è stata molto abile, a far leva sui punti giusti, riuscendo a farci parlare di cose che ignoravamo, e permettendo di perdonarci a vicenda gli errori.
Poi l’ammiraglio richiamò Harm in servizio, per quasi due anni non avemmo notizie di Webb, fino a quell’udienza e dopo di allora scomparve nuovamente.


Henry stava ridendo per qualcosa che aveva detto Harm, aveva la stessa espressione sfrontata di Sean, o di Harm alla loro età….oh loro due non gli somigliavano in modo tanto evidente come Harm a suo padre, ma quando sorridevano…be li era un'altra storia, quello era un marchio di famiglia.

INTANTO IN MONTAGNA
Sulla cresta si vedeva il tronco fradicio, pareva fosse lì da tempo immemorabile, invece fino a poco prima si era erto come un ancora sicura sullo strapiombo, lentamente ci avviciniamo a guardare di sotto, con il cuore in gola all’idea dello spettacolo orrendo che ci si prospetta davanti, e invece…

Invece AJ era riuscito ad aggrapparsi ad uno spuntone e stava scendendo mettendo i piedi sulle rocce aguzze che tempestavano il dirupo profondo alcuni metri.
Arrivato in fondo si guardò intorno e trovato il sentiero risali in cima, aveva un dolore lancinante alla spalla destra, ma la radio per chiamare i soccorsi stava nel rifugio.

Passò davanti al tronco e guardandolo pensò che dato che intorno erano rocce e non si vedeva che era caduto, se fosse precipitato avrebbero potuto pensare ad un suicidio.
Poi si rammentò di quella volta in cui Rabb gli assicurò che se gli avessero detto che si era tolto la vita lui non ci avrebbe creduto.
Quella volta avei fatto volentieri degli scongiuri molto eloquenti, era morto l’ammiraglio a cui dovevo la vita, dopo il Vietnam, tutti dicevano suicidio, ma io non vi credevo. Per un po’ era parso fossi l’unico, ma poi Rabb se ne esce con quella cosa, e scopriamo che era stato assassinato. Per un errore commesso da me e altri ufficiali in un processo. No, se fossi caduto avrebbe cercato il motivo, a costo di salire quassù personalmente.

Una volta al rifugio cercò di capire meglio il problema alla spalla, non pareva lussata, forse aveva solo preso uno strappo, ma adesso che era seduto e aveva trovato uno posizione comoda non gli faceva poi tanto male, decise di aspettare un poco prima di chiamare aiuto, si sistemò meglio sulla branda e cercò di riposare.
Lasciamo l’ex-seal a riprendersi, e andiamo a vedere se un giovane Rabb se la sta spassando o no;-).


APPARTAMENTO DI SEAN RABB

Le coperte erano aggrovigliate in un ammasso confuso, non si capiva se sotto le lenzuola ci fosse o meno qualcuno, poi la sveglia iniziò a trillare, e una mano sbucò fuori a fermarla.

“Ma che fai…”

Borbottò una voce assonnata.
“Devo studiare, e di mattino sono più concentrata, di solito mi svegli tu, quando vai a correre, ma in questi giorni dovevo puntare la sveglia.”
“Ma è domenica, rimani nel letto…”
“Sean…martedì ho un esame, non c’è domenica che tenga, e poi ho già trascurato parecchio lo studio in questi giorni.”
“Ok, mi arrendo non vorrei mai che mi accusassi di non farti laureare…”

Il giovane si alzò insieme a lei.
“Ma tu puoi rimanere a riposare.”
“Se credi che io sia uscito dall’ospedale per passare il mio tempo a letto ti sbagli. Almeno preparo la colazione.”
“Lo sapevo che sei un ragazzo da…”
Si interruppe con un colpo di tosse e non finì la frase.
“Volevi dire da sposare?”
“Lascia stare non so nemmeno come mi sia venuto in mente.”
“Hey, non dovrei essere io quello preoccupato all’idea di farmi avanti seriamente? Sì insomma dovrebbe essere l’uomo quello con la paura di un impegno…o sbaglio?”
“Mai sentito parlare di parità tra i sessi? Mi sa che hai idee un po’ antiquate….io ritengo sia troppo presto per noi due per affrontare certi argomenti, anche se ammetto di averci pensato.”
“Be nessuno dice che dobbiamo sposarci domani, ma nemmeno che non ne possiamo parlare. Io vorrei vivere il resto della mia vita con te, matrimonio o no, tu sei interessata alla proposta?”
“È la dichiarazione meno romantica che abbia mai sentito, ma sì ammetto che l’idea m’interessa, e molto.”

“Anche la tua risposta non è che sia molto romantica;-)”
Rise lui.

“Mi adeguo;-))”
Rispose lei, e mentre parlavano erano tornati a sedersi sulle coperte e all’improvviso a lei non pareva interessare poi molto di studiare…bhe forse all’esame non sarebbe andata troppo bene, ma non si vive di solo studio;-)).

RIFUGIO
AJ si svegliò, la spalla non gli faceva più male, era stato fortunato decise che per quel giorno era stato in giro a sufficienza e che avrebbe fatto meglio a scrivere un poco, standosene tranquillo.
Mi immagino che direbbero Rabb e Mackenzie se sapessero, erano protettivi nei miei confronti quando ero il loro ufficiale in comando, mi ricordo bene certi discorsi di Mac…a volte imbarazzanti.

Quando Francesca era stata rapita anni prima in Italia, lui era molto preoccupato e Mac se ne uscì con un: ammiraglio se ha bisogno di una spalla su cui piangere….
decisero di fingere che quella conversazione non fosse mai avvenuta.

In fondo lei aveva delle buone intenzioni, erano le parole ad essere inappropriate. Ma era anche colpa mia, avevo instaurato un rapporto decisamente troppo personale con quelli che erano dei subordinati, come quando picchiai Webb quando venne fuori che aveva usato l’ossessione del capitano per il padre per usarlo come esca per stanare un traditore russo. No Henry aveva visto giusto giorni prima quando lo aveva definito un superiore decisamente anomalo. Anche se non erano mancate le volte in cui era stato duro, come quando ad un eccessiva libertà del capitano durante un caso in Giappone gli avevo detto che pur essendo io un tipo aperto al dialogo se si fosse permesso ancora di rivolgermi la parola con quel tono lo avrei spedito via da Washington D.C. a calci. Lo feci una volta sola in realtà, ma fui ben felice di riaverlo in forze al JAG quando venne estromesso dalla CIA. Certo che a quel tempo tra lui e il colonnello tirava aria di burrasca, e forse alla loro unione avrebbe fatto meglio non lavorare nel medesimo ufficio, ma sono riusciti a tenere duro, non come me e Marcella…

ITALIA
ANNI PRIMA

AJ era seduto nel salotto della sua ex-moglie, dei delinquenti avevano rapito Francesca, e il giorno prima erano stati nel suo appartamento a Milano a cercare una traccia qualunque, ora lui sapeva che Paretti, il nuovo marito della donna, era coinvolto con il crimine organizzato, e voleva che Marcella lo aiutasse a capirci qualcosa.
Nel dialogo tra i due venne fuori che Marcella aveva lasciato AJ sperando che lui la fermasse, ma non c’era tempo per i sentimentalismi ora bisognava andare a liberare sua figlia.

Si fece aiutare dal capitano, ringraziando Bud per la giusta intuizione, il tenente aveva detto che forse c’era una sorta di gioco ottico, per cui secondo come si guarda ci sta una scritta o un disegno, e forse loro erano troppo concentrati sulla scritta, il rapimento di Francesca, per notare il disegno, tutto l’insieme di cose che avevano in mano: armi rubate, faida interna, e l’ex di Francesca.

Con Rabb passò in armeria a farsi dare delle armi per l’azione, il furiere fece notare che forse era una potenza di fuoco eccessiva per degli avvocati e AJ replicò che diceva così perché non aveva mai visto il capitano in azione in aula.
Harm sorrise all’uscita dell’ammiraglio conscio del fatto che quella sua mitragliata non sarebbe stata dimenticata troppo facilmente.

Arrivarono al capanno e liberarono Francesca…violando una decina di norme del trattato in vigore con l’Italia in quegli anni per quanto riguardava l’uso delle armi al di fuori delle basi o delle ambasciate…

RIFUGIO
Una sola cosa ci salvò dal finire in manette, il fatto d’essere statunitensi Il fastidio che molti provavano nei nostri confronti era ben motivato.
Mai avrebbe ammesso un simile pensiero, non era contemplato che un ammiraglio della Marina USA trovasse da dire al suo paese, ma i pensieri erano concessi, bastava non tradurli in parole.

CASA RABB
Harm stava osservando l’auto di Henry che si allontanava, il figlio gli aveva detto che sarebbe stato in sevizio con Josh Pendry, meno male che Mac pareva pensare ad altro.
Josh ed Annie c’era stato un tempo in cui ero sicuro che sarebbero stati la mia famiglia, che io ed Annie…

CALIFORNIA 1997
Harm è seduto in un bar, al suo fianco l’amico Luke che gli dice che Tess se ne era accorta eccome che stava per morire, quello è l’istante più lungo di tutta l’esistenza; poi cambiò argomento e chiese a Harm se faceva sul serio con Annie.
“Sono felice per lei, ma tu non andare avanti se non vuoi andare fino in fondo.”
Arrivo il barista che portava una foto di Tess da mettere vicino a quelle degli altri piloti morti, proprio a fianco di quella di Luke.
Che disse:
“Ecco adesso siamo tutti insieme.”
Il barista stava piantando con un martello il chiodo che avrebbe retto la foto…

…I colpi del martello svegliarono Harm che si ritrovò sul divano della casa di Annie, quando accese la luce si trovò davanti la foto dell’amico, quella stessa foto che aveva visto nel sogno.
Arrivo Annie, lui si scusò di averla svegliata, lei disse che non era nulla e gli chiese se andava tutto bene.
“Solo un sogno.”
“Vuoi parlarne?”

Lui sorrise cercando una scappatoia.
“Ma sai…la Marina mi consente di farmi interpretare i sogni solo da uno psicoterapeuta autorizzato…”
“E ce l’hai?”
“No!”
Alla sua risposta lei iniziò a raccontare il suo di sogno, sulla frustrazione per la morte di Luke avvenuta l’anno precedente.

Lui le chiese se usciva con qualcuno, lei sviò il discorso dicendo che si sentiva strana e chiedendo se nessuna era ancora riuscita a domare il capitano Rabb.
Un cenno di diniego con l’abbozzo di un sorriso fu la risposta.
“No, dalla tua espressione direi proprio di no…”
“Bhe dai non sono un caso disperato come credi.”
“Oh no, no lo so, ne sono sicura. Sei di stoffa buona…in fondo.”
“Ah in fondo? Bhe grazie davvero buona…”
“Bhe dico solo che per essere perfetto dovresti innamorarti.”
“Ci sto provando…”

Annie si era seduta per terra con la testa appoggiata al divano dove era steso Harm, che con la mano iniziò a carezzarle dolcemente i capelli…

CASA RABB
PRESENTE

Ma quanto ero stupido? Non puoi provare ad innamorarti, o lo sei o no!
Si voltò verso l’interno della casa e vide Mac che stava finendo di sparecchiare.
Non so quando dalla semplice amicizia con lei è iniziato a nascere altro, e forse il trucco sta lì, non lo capisce nessuno quando ci si innamora, succede e basta. Certo che tra entrambi ne abbiamo fatti di casini per complicarci la vita, o forse non saremmo dove siamo senza il nostro travagliato passato….il passato che sia un segno preoccupante questo mio continuo pensarci? No è solo per via di quello che AJ sta facendo al rifugio, il fatto che lui ripercorra la sua vita, mi fa ripensare alla mia, passata quasi per intero in servizio, come lui.

CALIFORNIA
1997

Durante l’inchiesta venne fuori che i piloti temevano il malocchio su di loro a causa di un fatto avvenuto durante la prima guerra in Iraq, Mac notò che Harm era teso e gli consigliò di prendersi un paio di giorni di vacanza, lui replicò che sarebbe rimasto finché le cose non si fossero risolte.

Vennero raggiunti dai giornalisti, che fecero domande su domande, Harm replicò con diversi no comment, ma da un certo punto con una giornalista piuttosto insistente che continuava a tirare in ballo la sfortuna e i precedenti casi tragici della squadriglia non resse più.

“LEI NON VUOLE CAPIRE VERO? Quegli uomini rischiano la vita ogni giorno, e alcuni di loro muoiono, per questo paese, per lei. Se non è in grado di apprezzarlo se ne vada all’inferno.”
Salì in auto e partì sgommando, poi guardò in tralice Mac che non aveva aperto bocca, ma aveva uno sguardo molto eloquente, e le disse che forse quei due giorni se li sarebbe presi.

Ma non rientrò a Washington D.C. andò da Annie, le riparò le scale del porticato, e lei gli parlò del suo trasferimento a Baltimora, lasciando intendere che desiderava tempo, ma che era felice che Washington fosse vicina.
Stavano per baciarsi quando arrivò Mac con la notizia che il RIO della McKee aveva rassegnato le dimissioni, Harm prese in mano la questione e fece tornare l’uomo nel seggiolino posteriore, con lui come pilota, cosa che mise in ansia Annie…

“Meno male che ti sei calmato, altrimenti che faresti?”

CASA RABB
PRESENTE

Harm si riscosse dai suoi pensieri, si era seduto sul dondolo nel portico e Mac si era seduta al suo fianco, per un secondo pensò alla sua reazione se sapesse che stava pensando ad Annie…
Meglio non indagare, non credo ne sarebbe particolarmente felice.
“Allora che ne dici se andiamo via da tutto e da tutti un paio di giorni?”
“E come di grazia?”
“Bhe prendiamo la barca e usciamo al largo, i cellulari non prendono, avvertiamo solo i ragazzi di non preoccuparsi…anzi nemmeno loro, vuoi mai che ci beccano!”
“Harm non so tu, ma io avrei un paio di cause da seguire…”
“Ma dai una giornata di libertà che male vuoi che faccia…”
“Uhmmmm mi ricordo di un’altra occasione in cui mi offristi di bigiare il lavoro, e quella volta non fu molto divertente…”
“Non ho idea di cosa tu stia parlando…”
“Ah davvero? Permetti che ti rinfreschi la memoria, caro? Mac dai vieni a fare un volo, ci divertiremo, avevi detto…”

BOSCHI DELLA VIRGINA
1997

Harm e Mac stanno volando sul piccolo velivolo giallo e rosso, quando un guasto li costringe ad un atterraggio d’emergenza. Durante la manovra Harm dice “Sarah non tradirmi” quando sono a terra Mac gli dice che lassù pareva avesse perso il controllo visto che non la chiama mai per nome, e lui replica che “Sarah” è anche il nome dell’aereo.
Quell’aereo che lui vorrebbe non mollare, mentre lei vuole andare a cercare soccorso altrove, visto che lei si allontana da sola, lui si decide e va con lei, separarsi potrebbe essere pericoloso in quelle montagne.

Dei bracconieri hanno ucciso un ranger che li aveva sorpresi, loro due arrivano mentre lo stanno sotterrando e per un pelo non fanno la sua stessa fine, riescono a fuggire ma Mac viene ferita; Harm ha preso un pezzo che potrà usare per far ripartire l’aereo, dalla macchina del ranger, che non partiva, però per sfuggire agli inseguitori devono inerpicarsi su per la montagna, cosa non facile per una persona ferita ad una gamba.

Intanto Bud è in difficoltà negli uffici, si era dimenticato di avvisare Harm dell’appuntamento con un cliente, così lo cerca, arriva persino a telefonare all’ammiraglio, che non fa mancare la ramanzina telefonica al tenente per il disturbo arrecatogli, cerca Harm col cercapersone ma lui non può rispondergli, e i cellulari non prendono.
Va perfino in casa sua, che all’epoca non era molto ordinata, e quando sente nei messaggi in segreteria che l’amico è andato a volare insieme a Mac ci rimane un poco male, il giovane che Harm deve difendere nella causa per arruolamento fraudolento, gli dice che pure lui potendo uscire con una donna non sceglierebbe un uomo.
Bud replica che il maggiore ed il capitano non sono amici in quel senso.

Torniamo ai due fuggiaschi in mezzo ai boschi…

Harm disinfetta la ferita della donna con del bourbon che aveva in una piccola fiaschetta, lei ironizza su che peccato sia sprecarlo così, poi si appoggia a lui per camminare.
In un momento di sosta Harm spiega a Mac perché quell’aereo sia così importante per lui, era l’aereo di suo nonno abbattuto durante la seconda guerra mondiale quando suo padre era piccolo.

Avrebbe dovuto restaurarlo con suo padre, invece…

Lo aveva fatto quando era stato in convalescenza da sua nonna dopo il suo appontaggio fallito, mentre lo riparava gli pareva che suo padre fosse con lui, Mac gli dice che da come è apparsa la radura quando cercavano un punto per atterrare forse c’era ancora.

Mentre loro parlano, però i bracconieri si stanno avvicinando, Harm si allontana per portarli fuori strada, funziona con due di loro, ma il terzo arriva da Mac e l’aggredisce armato di coltello, Harm arriva tardi per aiutarla, per fortuna lei si era difesa bene, quando dopo un po’ gli altri due scendono e trovano il corpo dell’uomo il fratello di questi giura vendetta.

Intanto i nostri trovano un giaciglio in cui riposare, Harm le sostiene che si devono mettere vicini per scaldarsi col calore dei loro corpi, lei fa un po’ l’ironica con un: “Uh, che emozione”, e lui le replica che cambierà idea quando la temperatura inizierà a scendere.
Lei ha un crollo nervoso, quando vede che non riesce a pulirsi le mani dal sangue dell’uomo che ha ucciso, adesso è il suo turno per le confidenze e parla a Harm di quando aveva iniziato a bere e di come avesse smesso solo dopo la morte di un suo amico, in un incidente d’auto erano entrambi sbronzi e lei lo aveva visto morire non riuscendo a fare nulla perché troppo ubriaca per connettere.
Lei si scusa per il crollo dicendo che non le era mai successo, lui le dice che era normale dato lo stato di shock causato dalla ferita e la dura prova affrontata.

Poco dopo sono davanti al fuoco, lui accende un sigaro e lo passa anche a lei che domanda se le è concesso dire che ha il sedere congelato, lui replica che le donne sono per natura più isolate degli uomini grazie al 10% in più di grasso corporeo, lei gli chiede se per caso le sta dando della grassa, definendolo stickboy (Jack lo smilzo in doppiaggio italiano), e ridono insieme stemperando la tensione delle ultime ore.

Il mattino Mac ironizza sul fatto che vorrebbe cappuccino e brioches, lui dice che il servizio in camera non è previsto. E partono in gran carriera in direzione dell’aereo, bhe gamba ferita permettendo.
Si stanno avvicinando i bracconieri, Mac non ce la fa più e dice ad Harm di salvarsi, lui non la vuole abbandonare e per darle una scrollata si lancia in una lamentela contro le donne che vogliono essere mandate in battaglia, dicendo che quello è il motivo per cui non ci si può fidare appena si arriva a momenti di crisi loro crollano.
La donna reagisce con la rabbia prevista complimentandosi per la predica da manuale e riescono ad arrivare all’aereo.
Harm sale letteralmente al volo, dopo aver sparato per tenere a distanza l’ultimo inseguitore, l’altro lo avevano steso con un trabocchetto in precedenza.

Intanto negli uffici Bud è stato messo in ridicolo dal cliente di Harm che è riuscito ad ottenere un rinvio.


CASA RABB
Presente

“Ricordi ora?”
“mmm sì mi sovviene qualcosa, tipo il sospiro di sollievo che hai fatto quando ti ho detto che Sarah era il nome di mia nonna…. “
“Sospiro di sollievo? Quale sollievo? Ero distrutta, mi avevano sparato ero affamata e stanca qualunque cosa tu abbia inteso quel giorno….No non dirmelo cosa hai inteso altrimenti mi sa che litighiamo di nuovo.”
“Mac ti piacevo già allora, e tu piacevi a me, solo che…siamo stati due sciocchi, o no?”
“Tu sei stato sciocco…no va bene pure io non ho scherzato, meno male che nostra figlia pare più sveglia di me.”

Trattene il respiro, non sapeva se Harm avesse capito a cosa si riferiva, sperava di non creare una situazione antipatica tra lui e Ray.
“Ah ma allora con te ha parlato?”
“No, cioè, ma tu a cosa ti riferisci?”
“Di Ray, Mac dai credevi davvero che quel pomeriggio non avessi capito cosa era successo? A momenti si soffoca mandando per traverso quello che mangiava.”
“No aspetta, tu sapevi e non hai fatto un terzo grado a Ray? O c’è qualcosa che non so?”
“Bhe il terzo grado l’ho fatto, ma con discrezione, quando ho intuito qualcosa l’ho invitato nel mio ufficio e con la scusa di raccontargli del mio passato di pilota ho mostrato lui la foto di Ashley tra Sean ed Henry, avresti dovuto vedere la sua faccia.
Oh è stato impassibile, anche troppo, non un sorriso mentre gli raccontavo di come io sia molto geloso della mia unica figlia femmina….e di come abbia istruito a dovere i due fratelli maggiori sui loro doveri di protezione.”
“Sei perfido, ma come hai fatto a non fare il padre iperprotettivo?”
“Conosco Ashley, e sto imparando a conoscere anche Ray, mettermi a fare il vecchio scorbutico con loro sarebbe stato controproducente, meglio tenerli d’occhio e vedere che fanno senza allarmarli.”

Mac era stupefatta, ma come aveva avuto modo di dire a sua figlia alcune settimane prima nonostante gli anni di matrimonio, Harm aveva ancora la capacità di sorprenderla.

CASA ROBERTS
Bud mise giù il telefono, aveva appena finito di parlare con James, il loro secondogenito aveva lasciato la Marina dopo pochi anni, non era nemmeno arrivato alla laurea, aveva mollato prima, e si che pareva che lo desiderasse, ma si vede che era stato solo condizionato dal resto della famiglia, ora stava a NewYork dove cercava la sua strada, uno sceneggiatore in famiglia, chi lo avrebbe mai detto, bhe Mike aveva del talento artistico, ma aveva lasciato stare la pittura quando era entrato in marina, per suo figlio era stato l’opposto, prima era entrato in marina poi aveva scoperto la sua vera vocazione.
“Hai sentito, era entusiasta, non l’ho mai sentito tanto agitato per qualcosa.”
“Bhe hanno accettato una sua sceneggiatura, devo ammetterlo sono fiero di lui all’inizio credevo fossero solo storie le sue di voler fare lo scrittore, poi mi sono ricordato di come mi divertivo a scrivere le fanfiction su Star Trek e mi sono detto che forse il nome che gli ho dato è stato azzeccato…”
“Bud, quella storia del nome io la devo ancora digerire…”
“Hem, senti ti ricordi quando ci siamo incontrati?”
“Bravo cambia discorso…in ogni modo, sì che lo ricordo ero il tuo sostituto sulla Seahawk, il caso del pilota Isaacs, con la deputata DeLong che era salita a bordo.”
“Bhe sai giusto pochi giorni fa il tenente Dexter ha usato il precedente creato da quel caso in aula, ha ottenuto l’assoluzione facendo leva su quelle volte in cui i regolamenti militari non venivano rispettati per via di pressioni politiche.”

PORTAEREI SEAHAWK
1997

Il tenente Isaacs accusava il primo capo di molestie, lei diceva che questi le aveva compiute per ordine del CAG, il capitano Boone, ordine dato per metterla in crisi, così che il mattino dopo avrebbe sbagliato un appontaggio e il CAG le aveva tolto l’idoneità al volo.
Per Harm la cosa era sospetta dato che la donna non aveva sporto subito denuncia ma solo dopo che il capitano aveva deciso la sua bocciatura come pilota, mentre Mac diceva che le era solo occorso del tempo per decidere come agire.
Per l’ennesima volta sono uno contro l’altra, ma quando il tenente inizia ad accusare a destra e a manca di cospirare contro di lei anche Mac inizia ad essere dell’avviso di Harm.
Intanto Bud dispensa consigli ad una Harriett che desiderosa di far bella figura prende mentalmente appunti di ciò che il tenente le dice, Harm li vede camminare a fianco, entrambi impacciati e si fa sfuggire, sentito solo da Mac,
“Ho avuto un immagine spaventosa”
Lei terminò capendo dove andasse a parare il collega.
“I loro figli?”

Erano vicini al bordo del ponte, lui le disse di stare attenta, che poteva cadere, lei assicurò che sapeva nuotare e lui le spiegò che se cadeva da lì non sarebbe servito, dato che i mulinelli l’avrebbero tirata sotto la nave.

Intanto arriva sulla portaerei la Delong accolta dal servizio d’onore preparato dal guardiamarina Simms.
La deputata fa di tutto per far infuriare il comandante con le sue pretese.

Durante l’interrogatorio al CAG questi fa notare come alla Isaacs sia stato concesso di tentare l’esame tre volte, due volte in più di quello che veniva concesso ad un uomo.

La Delong cerca di mettere Harm in imbarazzo facendogli profferte e chiedendogli come si sentirebbe se a farlo fosse un suo superiore, lui replica a tono e dissente dalla sua idea di far ritentare la prova al tenente, lei gli rinfaccia il suo incidente.

Sulla plancia di comando quando stavano osservando come si comportava la Isaacs in volo la donna riaccese la diatriba con Harm che di sicuro non si fece pregare, dicendole chiaramente che non era affare suo intromettersi nelle decisioni del CAG!

Il comandante Parris lo richiamò all’ordine, dandogli appuntamento a dopo nella sua cabina per l’ammonimento, Harm chiese di poter andare ad assistere all’atterraggio dal ponte anziché dalla plancia.

Ammonimento che non avvenne dato che il volo della Isaacs finì tragicamente, e solo grazie alla prontezza di Harm la RIO Skates venne salvata, aveva fatto in tempo ad eiettarsi ma stava cadendo in mare, con il paracadute era rimasta appesa proprio in quel punto del ponte tanto pericoloso.

La Delong fece le sue scuse per essersi intromessa, magari avesse riflettuto un po’ prima….

CASA ROBERTS
“Però, questo tenente Dexter deve essere un tipo tosto.”
“Eccome, dovevi vedere come ha documentato i fatti risalenti ad oltre trent’anni fa, per un secondo ho temuto che mi chiamasse come test a discarico visto che ero presente come assistente del capitano…soprattutto non ho potuto obbiettare alcun che visto il modo in cui ha gestito l’arringa.”
“A Sturgis sarà spiaciuto perdere un tale valido elemento.”
“Sì lo credo anch’io, ma era stato lui stesso a raccomandarlo a Harm, quando ha saputo che cercavamo nuovi elementi. In fondo rimane sempre un avvocato dello JAG non importa dove stai stanziato.”
“Questo è vero, ma non dirmi che a te è spiaciuto iniziare dall’ufficio principale, quando ti sei laureato?”
“No, tutt’altro, anzi, però io alla laurea non sarei arrivato se non ti avessi avuto al mio fianco, erano esami su esami, e…ne abbiamo passate tante da allora…”
“Sì, anche se mi sa che spesso eravamo la barzelletta degli uffici.”
“No non tu, io…”
“Bud dopo oltre trent’anni non hai ancora capito che siamo bene assortititi? In quanto a gaffe ti seguivo a ruota.”

Il telefono fermò i loro discorsi, era Harm che avvertiva Bud che lui e Mac sarebbero stati assenti per un paio di giorni.
Quando riagganciò gli scappava da ridere all’idea della faccia che avrebbe fatto l’ammiraglio Chegwidden se avesse saputo che certe brutte abitudini del capitano non erano cambiate con gli anni.
“Che succede?”
“Oh niente…credo solo che prossimamente vedrò Harm e Mac meno tesi, tutto qui.”
“Bene, visto che la cosa era passeggera, ne hanno passate troppe prima di mettersi insieme per non superare certe piccole crisi.”
“Sarà come dici tu, noi invece le crisi le abbiamo attraversate durante il matrimonio….”
“Bud, è normale, l’importante è superarle e trovarsi ancora insieme sereni potendosi voltare indietro senza rimpianti.”
“Meglio non voltarsi non credi?”
“Giusto meglio guardare avanti, ma a volte i ricordi sono un bel rifugio dove ritrovare tutti i vecchi amici e, a volte, anche vedere che i nemici sono solo nebbia che svanisce non è poi male.”

Fine quinta parte
 
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rabb-it
view post Posted on 4/11/2007, 21:10




UFFICI JAG
Bud era alle prese con il secnav, che voleva sapere che fine avevano fatto l’ammiraglio Rabb e il generale Mackenzie; il comandante s’ingegnò per bene spiegando che le cause del generale erano state assegnate al colonnello Cresweel e che l’ammiraglio sarebbe rientrato il mattino seguente, l’uomo se ne andò molto contrariato, esclamando sulla porta:
“Gli dica di chiamarmi appena rientra, non intendo tollerare certi comportamenti.”
“Sì, signore!”
Alla sua uscita scese un pesante silenzio negli uffici, Bud sperava che l’uomo limitasse la sfuriata all’interno dell’ufficio di Harm, invece si era fatto sentire da tutti i presenti; vide gli sguardi che si scambiarono di sottecchi i vari ufficiali e sottufficiali.
“Allora? Lo spettacolo è finito, tornate ai vostri compiti!”

Ray si diresse nell’ufficio del suo superiore, doveva presentargli dei rapporti, e soprattutto, voleva cercare di scoprire come mai l’ammiraglio e il generale si fossero assentati da alcuni giorni senza darne motivazione.
Era da quando Ashley era partita per il campo che non la sentiva, e adesso l’assenza in contemporanea dei suoi genitori lo metteva in ansia.
“Capitano, tutto bene? Da quando sono qui non ho mai visto il generale e l’ammiraglio assentarsi senza darne preavviso.”
“Perché è qui da poco! Tenente faccia finta di non aver sentito, o stavolta le Aleutine non me le leva nessuno.”
“Aleutine, signore?”
“Lasci stare, privilegi da ammiraglio. Comunque è tutto a posto, l’ammiraglio e il generale sono stati molto sotto pressione in questi ultimi tempi.”
“Sì, immagino che questi non siano stati giorni facili; solo non credevo che si sarebbero assentati proprio ora con il caso inerente l’incidente sulla USS Clinton in questa fase.”

Accusa e difesa stavano sostenendo quella parte dell’inchiesta che porta all’incriminazione, o come pareva stesse accadendo ora, al patteggiamento.

“Sa che accadrebbe se uno di loro si presentasse in aula, o fosse anche solo in contatto con l’ammiraglio Turner, durante queste prime fasi?”
“Mi scusi non avevo riflettuto che sarebbe parso come un condizionamento.”
“Esatto, non mi stupirei che fosse stato lo stesso segretario a consigliare loro di prendersi questa vacanza; poi manda qui un suo uomo a far la voce grossa, perché non sono al lavoro, in modo che se qualcuno un domani dovesse chiedere a noi dell’ufficio se i capi ci stessero con il fiato sul collo per pilotare le indagini noi saremmo degli ottimi testimoni a discarico, non crede?”
“Pensa che il segretario sia tanto machiavellico?”
“Forse mi sbaglio, ma era nei servizi segreti al tempo della seconda guerra del golfo, e mi creda da quegli ambienti non ci si tira mai fuori del tutto, e si impara molto bene a giocare a scacchi.”

Ray guardò Bud con un aria perplessa.
“A scacchi, signore? Scusi non capisco.”
“Per una buona partita bisogna prevedere quali saranno le mosse degli avversari, e adeguare le proprie a quelle che potrebbero essere le reazioni, con una buona dose di paranoia aggiungerei.”
“Non sapevo che il segretario arrivasse dalla CIA.”
“Non era un segreto, aveva svolto diversi incarichi, poi bruciò la sua copertura per denunciare dei colleghi e dei militari che avevano ucciso dei civili, non a scopo difensivo.”
“Rammento di avere letto qualcosa, ma non sapevo che l’uomo testimone chiave fosse il secnav, pensavo ad un omonimia.”

“Diciamo che la notizia non venne molto pubblicizzata, in seguito si dette alla politica, all’inizio trovando ostracismo, poi alcuni anni dopo il termine di quel conflitto, un uomo che si era messo contro i suoi stessi capi quando aveva visto delle ingiustizie parve la persona adatta a ridare fiducia nelle istituzioni, dopo un inchiesta controversa che portò alle dimissioni di vari esponenti dell’apparato burocratico.”

“Ho letto qualcosa a riguardo. Rammento dei commenti sentiti da mio padre quando ero ragazzo.”

Bud osservò il giovane, temendo di essersi sbottonato troppo, poi si rammentò che nemmeno lui sapeva molto, non poteva sbottonarsi su cose che non conosceva.
“Suo padre che ne dice della sua carriera in marina?”
“A mia madre e agli amici dice di essere fiero di me, a me passa le barzellette sugli avvocati; dice che sennò mi monterei troppo la testa. Mia madre dice che il fatto che suo figlio scegliesse al carriera militare è stato uno shock, lui era tra quelli che manifestarono contro la guerra del golfo, ma non ha mai ostacolato il mio desiderio di arruolarmi, nonostante sia di idee opposte alle mie.”
“Un tipo a posto il suo vecchio, furono in molti a non essere d’accordo con quella guerra…dopo tanti anni mi domando ancora se ci fosse qualcosa che potevamo fare per evitarla.”

Scosse la testa come a volersi liberare dei brutti pensieri, lui in Afghanistan ci aveva lasciato una parte di se, e non si riferiva solo al piede,non era il caso di ritornare con la mente a quei momenti tanto bui, nebbia lontana come diceva Harriett pochi giorni prima.
“Tenente cosa ha da riferirmi sul caso Smith?”

Ray prese la palla al balzo per tornare a parlare di lavoro, elencò le prove che aveva raccolto a discarico della sua cliente; e dentro di se sospirò di sollievo all’idea che Ashley stesse bene.

E noi andiamo a vedere come se la passa la più giovane dei Rabb.

CAMPO DI ADDESTRAMENTO
Ashley e Faith stavano terminando il percorso di guerra con le altre reclute, il sergente istruttore era stato ai patti, aveva promesso che avrebbero visto l’inferno, e decisamente quella specie di palude resa ancora più dura da superare dai vari ostacoli disseminati lungo il percorso, non aveva nulla di paradisiaco.
L’ultimo muro da superare, poi un miglio di corsa fino alla base, e chissà per le dieci avrebbero potuto forse vedere una leggera colazione, quel mattino erano state sbrandate all’alba, e non si erano ancora fermate.

Quando furono in vista delle camerate l’intero plotoncino parve sospirare di sollievo, erano una trentina, fra uomini e donne, il sergente istruttore dette la libertà e intimò loro di ritrovarsi entro mezz’ora in fila davanti a lui!

Una corsa veloce a prendere qualcosa di caldo e via di nuovo pronte a farsi spedire a faticare, Faith disse qualcosa sul fatto che per i sergenti istruttori non si è mai abbastanza veloci.
“Mio padre una volta ha fatto l’istruttore…mamma mi diceva che secondo lei si era pure divertito.”
“No, aspetta, tuo padre è avvocato, pilota, per non dire ammiraglio e mi dici che è pure stato sergente istruttore? Ma scusa c’è qualcosa che non ha fatto?”
“L’astronauta, disse che una volta aveva pure accarezzato l’idea di essere il primo avvocato dello JAG ad andare in orbita…”
“Però, certo che in casa tua la competizione deve essere il pane quotidiano.”
“Non lo so, io non mi sono mai sentita in competizione con i miei, magari un po’ intimorita, quando mi presento mi accorgo che la gente mi guarda in un altro modo, per tutti io sono la figlia dell’ammiraglio Rabb e del generale Mackenzie…e poi adesso ci si mette anche mio fratello Sean ad attirare l’attenzione dei giornalisti, no più che competizione io direi che spesso mi sento schiacciare sotto il peso delle aspettative altrui.”
“Fai quello che ti senti e fregatene degli altri, tutti veniamo giudicati anche dai nostri antenati non lo sapevi?”
“”Sì, ma a te l’istruttore non ha sentito la necessità di dirti che non ti avrebbe facilitato il compito, come ha fatto con me, e non sarebbe servito assicurargli che non mi aspettavo favoritismi, posso solo dimostrarlo sul campo.”
“E lo stai facendo, sei una delle migliori, a parte me ovviamente;-))”
“Ah già dimenticavo, oggi ti ho dato solo 15” la prossima volta mi impegnerò maggiormente
;-)”
“La prossima volta sarò io a dartene almeno 30 di secondi!”
“Illusa!”

Le due ragazze proseguirono verso la mensa, non avrebbero avuto molte altre occasioni per parlare, alla sera crollavano addormentate prima che la testa toccasse il cuscino, e durante il giorno non avevano un secondo di pausa.
Le lasciamo al loro addestramento.

E io vi rinfresco la memoria su quello di cui stava parlando Ashley poco fa.

MOLTI ANNI PRIMA
DAVANTI ALL’ASCENSORE ALLO JAG

Mac e Bud stanno andando ad eseguire un inchiesta su un ufficiale dei marines accusato di avere messo in pericolo eccessivo i suoi uomini durante una missione d’addestramento; Harm li saluta, mentre stanno prendendo l’ascensore.
“Vi manco già vero?”

Mac lo guarda trattenendo il riso, mentre Bud se ne esce con un Sì, signore, che gli fa guadagnare un occhiataccia dal maggiore.

Harm va da un sergente istruttore per imparare a fingersi tale, all’inizio pare soccombere alla prova cui lo sta mettendo l’uomo, però riesce a batterlo, l’uomo riconosce la sconfitta con un:
“Non male per un marinaio!”

Quando arriva la campo Mac ci rimane male di trovarselo davanti nell’ufficio del comandante della base che ignora che Harm sia un avvocato dello JAG, lei per un pelo non lo fa scoprire tirando in ballo un loro ipotetico precedente incontro…

Una volta fuori dall’ufficio Harm le fa notare che non è stata una buona idea mettere a rischio la sua copertura, lei si infuria perché non l’ha messa al corrente, lui replica che è stata una decisione dell’ammiraglio, stanno iniziando un litigio coi fiocchi, ma interviene Bud.

“Signori, state sbagliando entrambi….cioè avete entrambi ragione al 95% e torto solo al 5%…”

Ad Harm e Mac non rimane che sorridere dell’uscita provvidenziale del tenente.

Le indagini proseguono, Mac e Bud scoprono che far sbottonare gli incursori sul loro superiore è un impresa, decine di colloqui non riempiono che poche pagine di un notes.
Nome grado e numero di matricola paiono essere le uniche informazioni ottenibili, manco loro fossero il nemico.

Invece Harm si guadagna la fiducia degli uomini grazie ad una scazzottata che costa loro una notte in cella, ma a lui porta preziose informazioni, sul conto dell’ufficiale indagato.
Pare che realmente l’uomo metta dei trabocchetti in alcune prove per preparare gli uomini agli imprevisti che possono trovare in battaglia.

Lui informa Mac delle sue scoperte, la donna scherzosamente gli rammenta che le deve fare il saluto, lui è un sergente lei un maggiore…Harm sorridendo le dice che ci sta prendendo gusto..lei osserva che pure lui ha l’aria di divertirsi un sacco mentre sbraita ordini nella migliore imitazione del sergente istruttore di ufficiale e gentiluomo.

Harm tenta di difendere l’operato dell’ufficiale accusato.
“Mac, come vuoi preparare degli uomini a quello che potrebbero trovare in battaglia?”
“Certamente non uccidendoli prima che quest’ipotetica battaglia abbia inizio.”

Uno scambio di radio durante l’ultima prova della squadriglia di Harm per un pelo non costa loro la vita, l’ufficiale viene congedato, il comandante della base che lo aveva accusato si congratula con il maggiore per il risultato.

Fuori Harm incontra l’ufficiale in procinto di andarsene, questi nota la divisa della marina e gli dice che lo preferiva in mimetica, un sorriso di scuse per l’inganno da parte di Harm, e un saluto militare per l’ultima volta ad un uomo che ha finito con l’apprezzare nonostante il rischio che gli ha fatto correre.

UFFICI JAG
PRESENTE

Bud stava entrando nel suo ufficio quando senti un esclamazione seguita da un tonfo sonoro, andò a vedere che era successo e si trovo davanti un guardiamarina che guardava sconsolato un mucchio di fogli sparsi sul pavimento.
“Avanti non stia li impalato, rimetta in ordine.”
“Sì, signore!”

Vedendo che il ragazzo andava molto piano, decise di dargli una mano, raccolse alcune delle cartelle che erano cadute e lesse fugacemente un nome PRIMO CAPO HOLST.
Rammentava il caso, all’epoca non era nemmeno laureato, era l’assistente della difesa, l’allora maggiore Mackenzie….come spesso capitava Rabb era l’accusa, Harriett gli era stata assegnata come aiuto.

1997
PRIGIONE

Mac sta andando a parlare con il suo assistito, incrocia Harm, che ironizza.
“Mio Dio, hanno mandato il maggiore Mackenzie!”
“Preoccupato perché l’ultima volta ti ho battuto?”
“Non conta, mi ero ritirato.”

Lei lo fulminò con un occhiata, e passò oltre.

Al colloquio con il primo capo Holst si trovò a disagio, lo credeva colpevole e non pensava sarebbe stato un buon difensore, l’uomo se ne accorse e s’infuriò, ma lei lo rimise al suo posto, con poche taglienti parole.
L’uomo era accusato di avere ucciso l’amante della moglie.

Durante l’inchiesta probatoria Harm interrogò i vari testimoni che confermarono la violenza dell’uomo; Mac decise di andare dall’ammiraglio a chiedere l’esonero dal caso.
AJ le disse che era a conoscenza della sua storia familiare,e del fatto che suo padre si ubriacava e picchiava sua madre.

Le aveva affidato il caso proprio per quello, come avvocato non poteva rifiutarsi di difendere un uomo in base alle sue sensazioni, doveva far rispettare la legge che imponeva la presunzione di innocenza di ogni imputato, stava all’accusa dimostrare la colpevolezza.
Lei ci rimase male a sapere che l’ammiraglio l’aveva appena messa alla prova, ma da brava ed obbediente marine raddrizzò le spalle e si preparò ad affrontare il caso.

Mentre si dirige in aula trova Harm che sta tenendo il capello in bilico sulle dita facendolo ruotare mentre è appoggiato con la schiena al muro, vede arrivare Mac e le si affianca.
“Come stai?”
“Davvero mi hai aspettato per sapere come stavo?”
“È così difficile da credere?”
“Come sapevi che ero dall’ammiraglio?”
“Bud lo ha detto ad Harriett, che lo ha detto a me.”
“Ricordami di punirlo.”

Durante le indagini Harm entra in possesso di alcune lettere d’amore che la donna riceveva da un altro suo spasimante, cosa che poteva servire alla difesa per far sorgere un ragionevole dubbio su chi fosse l’omicida; lui deve consegnarle alla difesa, quando va da Mac per parlargliene lei è in palestra, a scaricare un po’ di tensione.
Ma non le riesce molto bene, con un po’ di paranoia accusa Harm di cercare di metterla sulla cattiva strada come aveva già fatto in passato con certi trabocchetti, lui le dice che prende il caso troppo sul personale a causa di suo padre, lei lo manda al diavolo.

Però quella sera quando Harm passa a portarle le lettere da usare a discarico lei ammette che forse lui ha ragione e che è ora che si metta a fare l’avvocato difensore sul serio.
Infatti la linea difensiva pare dare buoni frutti, il collega di Holst, che è l’uomo che ha scritto quelle lettere, ammette che avrebbe potuto aver usato lui le pinze che sono servite per commettere il delitto, l’uomo era stato strangolato con del filo di ferro tagliato dalle pinze che stavano nell’officina del primo capo.
Intanto Bud scopre che alla sera un satellite passa sempre sulla spiaggia della base, dove è stato commesso il delitto, e guarda caso proprio nell’orario in questione.
Ne parla con Mac che gli dice di chiedere a Webb se è possibile avere le immagini scattate dal satellite che potrebbero provare l’assenza del capo Holst dal luogo del delitto.
Ma le immagini invece rivelano che era lì e non a casa come detto da lui e dalla moglie.

Mac decide di non informare della scoperta Harm, la difesa non è tenuta a fornire prove all’accusa.
Bud ne resta amareggiato, al punto che dice ad Harriett che lo disgusta l’idea di star per diventare avvocato, la donna resta sorpresa, non conoscendo i retroscena, parla dell’atteggiamento del tenente con il capitano che mettendo insieme i vari pezzi dei racconti di Harriett, Bud che si imbarazza all’idea di essere ripreso da un satellite mentre sulla spiaggia amoreggia con la sua donna, e la fuga precipitosa la sera precedente quando si era reso conto che passava sempre alla medesima ora, capisce che Bud deve avere scoperto qualcosa di cui Mac non lo mette al corrente, quindi utile per l’accusa.

E in aula consegna lui le foto che si era fatto mandare dal suo amico che lavorava per il servizio segreto navale, Carmichael; Mac sulle prime sospetta che Bud abbia tradito il segreto d’ufficio, ma Harm le dice che sottovaluta il Tenente se lo crede capace di una cosa del genere.

Holst viene riconosciuto colpevole, e la moglie considerata come complice in quanto aveva cercato di creare un alibi per il marito, e pure di far finire dentro un innocente al posto suo, facendo trovare quelle lettere ad Harm.

UFFICI JAG
PRESENTE

Quando Harriett mi disse cosa aveva detto al capitano ho capito come avesse fatto lui ad arrivare alla soluzione, in parte fu colpa mia se il maggiore perse la causa, ma non credo le sia dispiaciuto più di tanto, in fondo anche lei non sarebbe stata felice di avere aiutato un colpevole a stare libero sfruttando dei cavilli.

Bud entrò nel suo ufficio, lasciando il giovane guardiamarina a catalogare nuovamente quei vecchi casi, stavano ristrutturando parte dell’edificio e materiale dell’archivio adesso si trovava lì, ecco come mai saltava fuori quel vecchio caso.
Chissà magari in un pomeriggio di calma potrei dare una sbirciata, prima mi rivedevo sulla spiaggia con Harriett, mio Dio eravamo così giovani… stasera a casa le chiedo che ne dice se al ritorno di Harm e Mac prendo un po’ di ferie e ci rinfreschiamo la memoria. ;-)

Lasciamo Bud ai suoi peccaminosi ;-) pensieri, e dirigiamoci in quel di Miramar, a verificare come vanno le cose per un certo tenente Rabb.

CALIFORNIA
BASE DI MIRAMAR

Henry stava terminando una serie di controlli al suo caccia, era atterrato da poco, dopo un’esercitazione, venne informato che il capitano lo voleva vedere dopo il volo per il rapporto sul nuovo mezzo.
Manco il tempo di atterrare mi lascia! Bah cosa mai potrò dirgli ho avuto a malapena il tempo di prendervi un po’ confidenza.

Terminò l’ispezione e si diresse negli uffici.
Il comandante della base in quei giorni era fuori, ne eseguiva i compiti il capitano Pendry, che era in ogni caso il diretto superiore di Henry in quell’assegnazione.
“Tenente Rabb a rapporto, signore!”
“Riposo tenete, si sieda, voglio sentire le sue prime impressioni a caldo, lo so che lo ho messo fretta, ma lassù bisogna essere rapidi, quindi mi dica come le è parso il nuovo modello di caccia, paragonato a quelli che ha usato finora?”
“Come prima impressione non c’è male signore, ma vorrei poter provare alcune cose prima di spingermi in giudizi affrettati. Non sia mai che per la fretta lascio indietro dei dettagli che a tutta prima posso sembrare insignificanti, ma nel caso di nuovi mezzi meglio essere prudenti.
Un Rabb a mollo per questo mese è sufficiente.;-)”
“Noto che non le manca lo spirito, buon proseguimento di giornata, e mi tenga informato.”
“Sì, signore!”

Scatto sull’attenti e si diresse all’uscita, il comandante si appoggiò allo schienale della sedia.

Henry è in gamba, quando da ragazzo passai da casa di Harm per comunicargli che entravo all’accademia ricordo che per un secondo invidiai la posizione dei suoi figli, poi me ne vergognai, non era certo colpa loro se mia madre preferiva fingere che bastava tenermi lontano dagli aerei perché a me passasse la voglia di fare il pilota. Pazienza, ha trovato un uomo che le ha dato la sicurezza che cercava, con me è stato un buon patrigno, anche se sotto sotto ho sempre rimpianto che non si fosse messa con Harm.
Piccoli sogni di un bambino, rivedevo in lui mio padre; pure per mia madre era così ecco come mai tra di loro non ha funzionato… Certo che io vi ho messo del mio a mettere in crisi mia madre, ben prima che Harm rientrasse nelle nostre vite, anzi vi è rientrato proprio per un mio colpo di testa.


MOLTI ANNI PRIMA
BASE DI ANDREWS

Josh sale su un tomcat fermo su un hangar, infilato nella carlinga non vede che appena al di la del capolino, all’improvviso arrivano degli uomini, che si mettono a discutere, uno di loro viene colpito e il suo corpo viene trascinato via.

Intanto negli uffici dello JAG Mac è un po’ irritata perché l’ammiraglio, da quando è rientrata dopo il suo tentativo di carriera civile, le da solo incarichi prettamente burocratici e di amministrazione, Harm ironizza:
“Dai Mac non ti abbattere l’ammiraglio potrebbe andare in pensione tra un anno o due.”

Arriva Annie a chiedere aiuto per quello che Josh dice di avere visto, non sa se il figlio se lo sta inventando per non essere punito per essersi allontanato dalla scolaresca durante la gita alla base.
Harm chiede all’ammiraglio di poter verificare cosa è successo, e dice che Mac è sprecata in amministrazione, rischiando di essere impacchettato per Timbuctù.

Harm parla con Josh che gi spiega cosa ha visto, e da dove.
“Ma come hai fatto a salirci?”
“Me lo hai insegnato tu, ricordi?”
“Non lo avrai detto a tua madre?”

Esclama preoccupato Harm.
“Fossi matto, è un segreto!”

Poi alla sera a casa di Annie, parlano un poco, del vialetto che lui e Luke avevano sistemato a suon di birre, facendolo leggermente sovraccarico di curve.

Lei gli chiede come vanno le cose con Mac, lui replica che Mac ha un compagno, al che lei, acuta, osserva:
“Allora la ami segretamente!”

Harm esce nel portico a parlare con Josh, che si sfoga, lui vuol fare il pilota, perché contare i soldi non è divertente.
Arriva un furgone, che il bimbo riconosce come quello che aveva visto il giorno prima alla base, Dal furgone sparano, il poliziotto chiamato ad investigare pensa che sia siano solo sbagliati di indirizzo, la zona pullula di trafficanti che a volte regolano i conti con un po’ di piombo.
Harm non ci crede e li porta a casa sua, a North of Union Station, li saranno al sicuro.

È sera ora di andare a nanna, ma Josh non ha sonno e chiede ad Harm dove ha il televisore, ma il televisore non fa parte dell’arredamento di casa, il bambino deluso gli chiede cosa fa allora se non vede la tele.
Lui prende la chitarra ed esegue un brano,Have you told, mentre Annie a Josh si preparano per la notte.
Harm chiama Bud per fargli svolgere delle indagini, al telefono risponde Harriett, Bud incespica per giustificare la cosa, il capitano sorridendo lo manda al lavoro.

Il giorno seguente dall’ammiraglio, Harm spiega l’accaduto chiedendo di poter indagare sul caso, chiede anche se può far stare Josh ed Annie negli uffici dove sarebbero al sicuro.
“Se da quella porta entra qualcuno che non conosco gli sparo.”
Harm resta bloccato per alcuni secondi sulla porta alla frase dell’ammiraglio, poi decide che non è il caso di prenderlo alla lettera, spera stesse scherzando.

Mac continua ad occuparsi di scartoffie, mentre Harm va ad indagare, al porto trova Webb, e insieme trovano il cadavere di un uomo, un agente infiltrato che stava indagando su dei furti all’interno della base.
Annie negli uffici sta cercando Josh, lo trova nell’ufficio dell’ammiraglio si scusa del disturbo, ma AJ dice che non è stato un problema, e parlando al ragazzino gli dice che sarà felice di dargli una mano ad entrare in marina se lo vorrà, Anni gli dice che si augura che non avvenga mai.

Quando alla sera Harm rincasa trova la casa piena di gente, Annie e Josh hanno invitato Harriett e Bud che hanno fatto la spesa e con Mac stanno preparando la cena.
Mac chiede ad Harm cosa ha scoperto e lui la mette al corrente, il giorno dopo Webb farà vedere delle foto al bambino per vedere se riconosce gli assassini; Harm domanda a Mac com’è andata la giornata negli uffici e lei lo informa che Josh ha passato la giornata con l’ammiraglio.
“Povero me, sono un uomo morto.”
“No, sono diventati buoni amici.”
Arriva AJ che informa Rabb di avere predisposto un servizio di sorveglianza sotto casa sua, Josh lo invita per cena, mentre mangiano l’ammiraglio lascia trapelare dei dettagli insospettati, era sposato con la figlia di un suo maggiore, conosciuta quando era di stanza in Italia.

Quando sono tutti a casa tra Harm e Annie ci sta qualcosa di più del bacio della buonanotte, al mattino si scambiano coccole, mentre preparano la colazione, il bambino li vede, Harm capisce che la cosa lo turba e gli parla della sua infanzia, e della collezione di fumetti che sua madre ha dato via quando andò in accademia, la prende alla larga, ma arriva a parlare del suo patrigno cercando di far capire al bambino che lui ha sbagliato a non dargli una possibilità.
Il bambino replica che lui è a posto perché è un pilota.

Harm sorride al piccolo che, inconsapevolmente, ha centrato quello che sa potrebbe essere un grosso problema nei suoi rapporti con Annie.

Quel mattino negli uffici il bambino riconosce uno degli uomini che aveva colpito l’agente.
Mentre Harm sta parlando con l’ammiraglio della cosa un uomo si introduce negli uffici e rapisce il piccolo che era andato in bagno, mentre Webb stava al telefono.

Harm s’infuria con l’uomo che non ha sorvegliato il bambino.
“Ma doveva andare in bagno, avrei dovuto seguirlo anche li?”
“Perché non è il tuo lavoro?”
Esclama stizzito Rabb.
Harm ed AJ mettono Webb alle strette vogliono sapere cosa sa di quest’organizzazione, lui collabora un po’ ma dice che si chiama fuori da eventuali loro azioni che possono compromettere la riuscita della missione principale che è quella di catturare i ladri delle armi.

Trovano, grazie alla guardia costiera, la nave dove quasi sicuramente è tenuto prigioniero il bambino, e lo liberano, con un azione lampo ad opera di Harm Mac ed AJ, Webb alla fine entra in azione pure lui, salvando la vita ad Harm a cui uno degli uomini stava per sparare.

AJ dice a Mac che lei è sprecata in amministrazione, dopo che ha visto la donna in azione, lei gli stampa un bacio in fronte.

HANGAR NUOVO CACCIA
PRESENTE

Henry stava finendo di stilare il suo primo rapporto, dopo un secondo volo il capomeccanico gli passò la scheda delle verifiche da approvare prima dei prossimi test, lesse e siglò il tutto con una firma. Osservò per alcuni momenti gli uomini che pulivano la pista dai residui, si voltò verso il caccia e lascio vagare un po’ la mente pensando ad un altro hangar molti anni prima: lui e suo fratello fecero prendere un bello spavento ad Harm quella volta…

DIVERSI ANNI PRIMA
LEESBURG VIRGINIA

Henry e Sean stavano aspettando che il padre smettesse di parlare al telefono, erano impazienti di fare un giro su “Sarah”, ma quando erano arrivati all’hangar era arrivata la telefonata dall’ufficio, due secondi prima che lui spegnesse il telefono per non essere disturbato.
“Henry, che ne dici se iniziamo a mettere l’aereo in pista? Così ci portiamo avanti.”
“Non so, finora ce lo ha lasciato usare solo con lui seduto ai comandi…”
“Sappiamo come si fa, guarda è già messo con il muso verso l’apertura; è facile, dai tu ti siedi davanti.”
“No, io vado nel seggiolino dietro.”

A dodici anni erano decisamente dei temerari, Harm alle prese con la telefonata non si accorse che i due discoli avevano acceso l’aereo.
Si vede che le sue orecchie risentivano ancora dell’incidente occorsogli tempo prima, altrimenti non si spiega come mai non sentì il motore partire.

Sean era ai comandi, stava dirigendosi nella giusta direzione, le manovre erano corrette, ma stava prendendo un po’ troppa velocità. Henry gli gridò che decollare sarebbe stato semplice, ma poi non avrebbero potuto atterrare, non in Virginia almeno…
“PAPA’ CI FA A FETTE SE DECOLLI!!! RALLENTA!!!”
Harm senti le grida e vide con sgomento il suo prezioso Stearmen nelle mani di quei due incoscienti patentati, lo vide prendere velocità e staccarsi dal terreno con strani balzelli…poi prendere il volo.
Riattaccò il telefono in faccia all’interlocutore, e rimase a guardare a bocca aperta il volo di quei due.
<se Mac fosse qui adesso sarei morto… gli ho dato troppe lezioni teorico pratiche e quelli hanno pensato bastassero per far che volare da soli.>

Era preoccupato, avevano già provato decolli ed atterraggi, ma mai da soli, c’era sempre lui a guidarli.
Li vide fare un ampio giro sopra la pista e mettersi nella posizione giusta per atterrare…un ottimo atterraggio per fortuna, ma dentro di se aveva tremato.

Adesso erano i due giovani a dover tremare, sapevano bene che non dovevano farlo, li aspettava una dura punizione.
“Ma cosa hai fatto, dovevamo solo portarlo sulla pista!!!!”
“Scusa, ma quando sono stato la ero troppo veloce e non ho resistito.”
“Adesso resisterete a terra per un bel pezzo, questo scherzetto alle mie coronarie vi costerà parecchio, di chi è stata l’idea?”

I due ragazzi si guardarono consci della rabbia che era latente nelle parole apparentemente calme del padre.
“Lo abbiamo deciso entrambi, ma io ho decollato, Henry non voleva.”
“Se avessi avuto io i comandi avrei fatto lo stesso, è anche colpa mia.”
“BENE MI FA PIACERE CHE VI PRENDIATE ENTRAMBI LA COLPA DATO CHE LA PUNIZIONE SARà PER ENTRAMBI. SCENDETE ADESSO, A CASA NE DISCUTEREMO.”
“Papà ma non possiamo non dirlo alla mamma? In fondo si preoccuperebbe per niente.”
“No, tua madre saprà che avete combinato, non intendo nasconderle che non sono stato capace di insegnarvi a rispettare delle semplici regole…se vi fosse accaduto qualcosa…”
“Ma non è accaduto, è stato un atterraggio da manuale.”
“Già, volete anche un premio? E se qualcosa fosse andato storto, avete solo dodici anni perdiana!!!! Via in macchina si torna a casa appena avrò ritirato “Sarah” nell’hangar.”

I due ragazzi andarono all’auto, sconsolati, non notarono il vago sorriso che aleggiava sul volto del padre, passato lo spavento iniziale era subentrato l’orgoglio paterno, ma non poteva farsi vedere fiero della cosa….o quei due ne avrebbero combinate di peggio.

CALIFORNIA MIRAMAR
PRESENTE

Henry tornò al presente, si diresse verso il circolo ufficiali, era passata da un pezzo l’ora di pranzo e il suo stomaco brontolava, dietro di lui gli uomini stavano chiudendo i portoni dell’hangar.
Si sedette al tavolo e inizio ad attaccare il risotto che era nel menù quel pomeriggio.
Era un po’ colloso, ma passabile.
Prese un foglio da una delle tasche della tuta da pilota, si era stampato una mail che aveva ricevuto quel mattino per rileggersela con calma una volta in pausa.

“Ciao, come vanno le cose al mio pilota preferito?
Qui sono le due del pomeriggio, mi hai detto che sei in California, quindi da te sono le sei del mattino, giusto?
Sono in pausa, oggi la mia collega aveva l’influenza così mi sono sobbarcata anche il suo lavoro, lo sai che forse vengo a fare uno stage negli USA?
Mi mancano le nostre chiacchierate al chiar di luna, e non solo le chiacchiere mi mancano….mi autocensuro, sennò sta mail non ti arriva, la fermerebbe la buoncostume.
Prima di iniziare lo stage passò a trovare una mia amica che sta in California, la prossima settimana, che e dici tra un volo e l’altro lo trovi un po’ di tempo per farmi da cicerone?
La mia amica sta a LaJolla, gestisce la Burnett Gallery, non so se l’hai sentita nominare, è abbastanza famosa nell’ambiente artistico, un po’ meno in quello navale, suppongo.”


Henry sorrise leggendo quelle parole, la Burnett Gallery portava quel nome in memoria di sua nonna che ne era la fondatrice, Patricia “Rabb” Burnett, non conosceva chi se ne occupava ora, ma sapeva che era una conoscenza di Francesca, la figlia di AJ, piccolo il mondo.

“Insomma se hai del tempo libero fatti vivo, il mio indirizzo e-mail ce l’hai, le tue mail sono sempre molto piacevoli da leggere, quando descrivi un volo, anche quello fatto con tua sorella l’altra settimana, pare di stare con te nella cabina di pilotaggio, lo sa la marina che annovera uno scrittore nelle sue file?
Ah ti stai domandando deve farei lo stage?
Te lo dico la prossima settimana se ci si trova.
Perfida, vero?
E non hai ancora visto niente.
A presto.
Cate.”


Scosse il capo, era una ventata d’aria fresca, Cate era la ragazza a cui aveva accennato ad AJ al rifugio, non avevano una storia, non senso classico del termine, ma si sentivano spesso, e quando si incrociavano…bhe erano entrambi maggiorenni e vaccinati, lui non voleva impegni e lei non voleva legami, si trovavano bene insieme e stop.

Non per niente aveva detto all’ammiraglio che anche in Italia erano da un bel pezzo nel XXI secolo.
Immaginava dove sarebbe venuta a fare lo stage, lei lavorava per un azienda che aveva la sua sede principale a Washington D.C., difficile pensare che avesse un'altra destinazione.

Chissà magari sarebbe stato un po’ più spesso a casa durante le licenze…

Intanto il capitano Pendry terminata la mattinata lavorativa decise che una birra al circolo ufficiali faceva al caso suo, vide Henry al bancone, e lo raggiunse.
“Henry, qualcosa in contrario a bere con il tuo ufficiale in comando?”
“No, a patto che offra io.”
“Come stanno i tuoi? È da un po’ che non sento tuo padre.”
Henry si sorprese un poco, sapeva che Harm e il padre del capitano erano stai compagni di accademia, aveva anche incontrato Josh in un paio di occasioni, ma visto il tono formale tenuto da quest’ultimo ore prima non credeva volesse chiacchierare.

“Stanno bene, iniziano ad avere una certa età, anche se non me la sentirei di sfidare il mio vecchio, sullo stearmen sa ancora il fatto suo, e non solo la.”
“Quello stearmen, mia madre non lo voleva nemmeno sentire nominare…”
Si interrupe di colpo, non sapeva quanto ne sapesse Henry e non certo il caso di mettere in piazza fatti privati.
“Non creda capitano, anche a Mac sarebbe piaciuto che noi avessimo scelto altre strade.”
“Sì, come ogni madre che teme per la vita del figlio, ma poi avrebbe dovuto lasciarmi libero, invece quando ho deciso di andare all’accademia sono state liti su liti. Credeva di tenermi lontano dal volo lasciando Harm, ma ha solo rimandato il mio sogno, ho dovuto aspettare di essere maggiorenne, invece di entrare all’accademia come cadetto già l’anno prima.
“Ricordo che venivi a trovarci di tanto in tanto quando eri all’accademia.”
Henry si rese conto che aveva dato del tu ad un superiore.
“Mi scusi, signore.”
“Henry, per favore, d’accordo che abbiamo indosso la divisa, ma stiamo parlando dei nostri vecchi, possiamo essere meno formali.”
Finirono di bere la birra scherzando come due commilitoni, poi Josh tornò a casa, aveva deciso di prendersi il pomeriggio libero,dove c’erano ad aspettarlo sua moglie e la loro bimba di pochi mesi, Henry si diresse negli alloggi ufficiali.

Mentre guidava verso casa Josh ripensò a quella volta in mare con Harm.

MOLTI ANNI PRIMA
CROCIERA TIGROTTI

Josh è con Harm su un incrociatore, sono al largo delle coste della Florida, Bud è con loro dice ad Harm che è sorpreso che la madre di Josh abbia dato il permesso visto che non vuole che il figlio abbia a che fare con le navi, al che lui confessa all’amico che ha detto che sarebbero stati in barca a vela, le dirà tutto una volta rientrati.
Harm si deve assentare e lascia a Bud la sorveglianza del giovane, che lo imbroglia e riesce ad allontanarsi dal gruppo e va nell’hangar dove stanno gli elicotteri.
Harm lo scopre e gli intima via radio di stare fermo lì, arriverà lui con la punizione per la disobbedienza.
Intanto dei terroristi prendono in ostaggio gli altri bambini e sequestrano la nave. Harm e Josh sono liberi e cercano di avvertire l’esterno di quello che sta accadendo.
Harm dice a Josh di non fare cose avventate, e raggiunge la sua cabina per provare ad usare il cellulare che aveva dimenticato li, purtroppo non c’è segnale.
Josh non frattempo sta cercando di salire dove ci sta una botola che permetterebbe di usare l’antenna dell’elicottero per dare l’allarme a terra, rischia di fare un volo non autorizzato, il rientro di Harm è provvidenziale per salvare il piccolo, che già che è arrivato fin lassù fa che agire mettendo l’antenna nel punto giusto.

Arriva Annie allo JAG che apprende che Harm le ha mentito, AJ apprende delle intenzioni dei terroristi, l’intenzione è di uccidere Castro(l'episodio è andato in onda del nel1998) usando dei missili che sono sull’incrociatore.

Mac cerca di rasserenare Annie, che le domanda se Harm le avesse mai mentito.
“A volte mi ha messa fuori strada, anche senza mentirmi. Ma con lui Josh sarà al sicuro!”
“Ma se non fosse per lui non sarebbe in pericolo! Lei cosa farebbe se fosse suo figlio?”
“Mi terrei tutto dentro, ma proprio per questo motivo ho avuto problemi con l’alcool.”
Annie guardò la donna stupita da una simile confidenza, sapeva che allo JAG lei era considerata una povera isterica, lo aveva detto a Mac all’inizio quando era arrivata con il te.

Harm viene catturato, Josh è al sicuro nell’hangar, il suo telefono suona mentre è coi terrorista quando aveva appena detto che non c’era segnale, AJ che è all’altro capo del telefono, che è in contatto grazie ad un aereo particolare, dice a Mac di fingere di star chiamando il suo fidanzato dal telefono di una barca.
E Mac da prova di un certo stile, meno nella scelta dei nomi, Tony e Shirley…no comment replica all’ammiraglio che la guarda interrogandosi sul maggiore.

I missili vengono lanciati, ma sono abbattuti dagli aerei che li stavano sorvegliando, Harm uccide la donna che stava per farsi saltare con i bambini, la fuga degli altri terroristi si ferma in mare, quando qualcuno chiede cosa sarà successo, Josh spiega di avere messo l’acqua nel serbatoio come gli aveva detto di fare Harm, che sorride al piccolo tigrotto felice dell’impresa.
Il sorriso di Harm si spegne quando allo JAG Annie gli dice che tra loro è finita, non può accettare che lui abbia cercato di metterle contro suo figlio mentendole, e facendolo mentire a sua volta.
Il bambino saluta Harm con la mano mentre esce dagli uffici, ancora ignaro di quello che è successo.


CASA PENDRY

Mentre apriva la porta di casa Josh rammentò il dolore provato quando aveva capito che la madre aveva chiuso fuori Harm dalle loro vite, col tempo l’aveva perdonata, il suo patrigno era stato bravo in questo, non una volta aveva parlato male di Harm cercando di metterlo in cattiva luce per fargli preferire lui, si era limitato ad aspettare che lui lo accettasse per quello che era, il nuovo compagno della madre e nulla di più.

Entrò in casa, sua moglie era seduta sul divano aveva in grembo la loro bimba che stava succhiando avidamente il latte materno; dimenticò il resto del mondo, da quando era nata sua figlia capiva un po’ meglio le ansie di sua madre, non le approvava, ma riusciva ad immaginare meglio cosa avesse passato all’idea che a lui capitasse qualcosa di brutto.

UFFICI JAG
Bud sta uscendo dall’ufficio, è sera ormai, vede Jennifer ancora dentro il suo che trascrive dei dati, passa davanti alla porta e bussa.
“Capitano Coats, non crede che per questa sera possa bastare?”
“No, signore, domani ho un udienza che mi oppone al tenente Dexter, meglio arrivare più preparata possibile.”
“Jen, non è passando le nottate qui dentro che vinci più cause.”
“Davvero signore? Posso parlare liberamente?”
“Dì pure.”
“Giorni fa stavo spulciando alcuni vecchi casi, l’idea di Ray mi è parsa molto astuta e mi sono detta vediamo che altro aveva combinato l’ammiraglio Rabb, quando il suo grado ancora gli permetteva di indagare…. E sa una cosa? Lui e Mac hanno passato la maggior parte del tempo a lavorare a fondo su ogni caso, con il suo aiuto molte volte, dai numerosi rapporti investigativi mi sa che nessuno di voi staccava dall’ufficio prima delle sette di sera, e a volte sette giorni su sette. Mi sbaglio, signore?”
“Sei impertinente lo sai? Ma hai quasi ragione.”
“Quasi?”
“Oh sì, una volta uscimmo tutti molto prima delle sette… l’ammiraglio Chegwidden aveva lasciato il comando all’allora capitano Rabb, era la vigilia di Natale ed Harm ci concesse di andarcene prima della fine dell’orario.
Poi l’ammiraglio rientrò prima dato che l’aereo che lo doveva portare in Italia non partiva a causa del maltempo e…”

“Bud stai raccontando a Jen i fatti nostri a nostra insaputa?”
Era stato Harm a parlare, lui e Mac erano saliti dalle scale e sentendo la voce di Bud non avevano resistito all’idea di giocargli uno scherzo.
“Signore! Non parlerei mai di fatti privati in sua assenza, signore!”
“Meno male, ci manca solo che bastino un paio di giorni di assenza per vederti degradato a guardiamarina, capitano Roberts.;-)”
“Ammiraglio, guardiamarina è già un grado troppo alto, se mette in piazza i fatti nostri, mi sa che al massimo lo considero in marinaio!”

Bud e Jen guardarono i loro superiori, evidentemente di buon umore, e sorrisero.
“Signore mi risulta che anche lei sia a stato a volte un po’ indisciplinato, o sbaglio?”
“Capitano Coats lei è degradata a marinaretto pestifero, ha la lingua troppo lunga!”
“Hi, Hi Sir!!!”

Harm e Mac presero le cartelle che stavano nella loro casella di posta, e raggiunsero i due ufficiali all’ascensore.
“Che ne dite di bere qualcosa tutti insieme?”
“Ma è sicuro, signore, di volersi far vedere insieme a dei sottufficiali?”

Scesero ridendo della battuta di Jen, niente da fare i rapporti in quegli uffici continuavano ad essere davvero poco formali.
Erano seduti nel locale cui andavano di solito, Harm dette una scorsa veloce alla posta, Bud intanto lo mise al corrente sui fatti più importanti, tipo la visita del segretario.
Poi Harm portò il discorso su quello di cui stava parlando quando lui e Mac erano arrivati.
“Sbaglio o stavi spifferando della mia prima volta come sostituto dell’ammiraglio?”
“Bhe ecco, io…noi….”
Mac intervenne a salvare l’amico dall’imbarazzo.
“Bud non temere, oggi siamo troppo di buon umore per prendere provvedimenti severi.”
“In questo caso…”

Bud inizio un racconto di Natale, portando Harm e Mac a fare una passeggiata nel passato, a Jen parve di vederli, lei li aveva conosciuti alcuni anni dopo, ma le voci di corridoio si erano susseguite copiose in tutti quegli anni.

VIGILIA DI NATALE 1998
UFFICI JAG

Era il pomeriggio della Vigilia, Harm concede a chi non ha incarichi inderogabili di staccare prima, dato lo scarso lavoro di quel giorno, Mac gli domanda che dirà l’ammiraglio e lui replica che a quest’ora è già in volo per l’Italia, arriva una bimba che si presenta come la figlia del maggiore Mackenzie, sguardi stupiti dei colleghi nella sua direzione, la bimba vede Harm lo riconosce dalla descrizione che le aveva fatto Mac, e inizia a dire che sa un sacco di cose su di lui.
Mac prende la bimba e la porta via con se prima che la metta nei guai con la sua linguaccia.
È la piccola Chloe, Mac si occupa di lei di tanto in tanto, la madre della bambina è morta e lei sta con il patrigno in una difficile situazione.
Harm sfoglia un agendina nera, telefona ad amici e conoscenti cercando qualcuno con cui passare la vigilia…tutti impegnati.
Allora si fionda sull’unico caso disponibile, come un assetato che abbia trovato una borraccia piena d’acqua mentre sta nel deserto.
Una psicologa della marina che è stata accusata di guida in stato di ebbrezza. Jordan.
Questa reagisce ad una battuta di Harm sul bere, dato che la donna dice che non era ubriaca, gli dice che una famiglia bella e pronta è il suo ideale, visto che non ha tempo di coltivare i rapporti, dato dedotto dalla sua presenza in tribunale la vigilia di Natale; che è in marina per seguire le orme paterne, e tutta una serie di cose che fa uscire Harm dalla stanza un po’ infastidito.
Ma in un secondo tempo quando la donna si scusa per avere esagerato lui le dice che single lo è…e ha pure lo stesso nome del padre, e si anche lui era un militare….
“decisamente mi ha fatto una bella foto”.
Intanto Bud ed Harriett stanno preparando i pacchi dono da portare ai bimbi dell’ospedale pediatrico, e si sono vestiti da babbo natale e da elfo, arriva l’ammiraglio infuriato perché hanno chiuso l’aeroporto, Bud deve cercargli un nuovo volo diretto in Italia.

Chloe mette in crisi nuovamente Mac quando dice ad AJ che lei le dice sempre che lui è sexy…
Quando mac si scusa con AJ per certe uscite della bambina, lui pacato afferma:
“Vede maggiore, a volte dobbiamo fare cosa che non vorremmo fare, ma a volte il nostro dovere è resistere dal fare ciò che vorremmo.”

Harm scopre che Jordan non ha mentito, aveva preso uno sciroppo a base alcolica a stomaco vuoto, e tanto è bastato per far salire il livello di alcool nel rilevamento effettuato dalle forze dell’ordine.
I due stanno raccontandosi aneddoti sul Natale, Harm le dice della volta che ha scoperto che Babbo Natale era rimasto incastrato nel camino…una gru per liberare lo zio Charlie, arriva mac che cerca Cloe che si è nascosta dopo avere saputo che suo padre è vivo e la madre le aveva mentito.
Trovano la bimba nel vano dell’ascensore, Harm cerca di farla scendere, con scarso successo, poi Jordan si mette a raccontare di quando da bambina si nascondeva in solaio sperando solo che qualcuno andasse a prenderla, nel frattempo Bud ha scoperto dove sta il padre della bimba, è imbarcato e grazie all’ammiraglio riescono a mettersi in contatto con lui, l’uomo è felice di sapere di avere una figlia.
La bambina, trilla felice a Mac che avrà un cavallo, i nonni stanno in una fattoria.
Harm con Jordan parla di andare a bere qualcosa, invita anche Mac con Cloe e Bud ed Harriet… AJ li vede entrare nell’ascensore, vede Bud tornare di corsa per dirgli che ha trovato il volo per l’Italia su un aereo adibito al trasporto truppe.
Anche AJ può avere il suo felice Natale.

NEL LOCALE
PRESENTE

“Certo che a stare allo JAG non ci si annoiava veramente mai.”
“No, Jen, anche se a volte qualcuno decideva di andare ad assaggiare altre torte.”
“Harm….bada a quel che dici.”
“Qualunque riferimento a persone sedute a questo tavolo è puramente casuale;-).”
“Ecco va già meglio.”

Lasciamo per un po’ l’allegra brigata e andiamo a vedere cosa sta combinando un certo tenente.

CALIFORNIA
ALLOGGI UFFICIALI

Henry stava scrivendo la risposta a Cate.

“Ciao
Ti lascio il mio numero di cellulare per quando arrivi in California, sarò ben felice di farti da cicerone, se mi sarà possibile, La Jolla un po’ la conosco, e sì ho sentito nominare la Burnett Gallery, sorpresa?

Non capisco a cosa ti riferisci parlando di censura, mi dovrai dare spiegazioni molto dettagliate al tuo arrivo.
Ho la memoria corta dovrai penare un poco per rinfrescarmela, però sono un allievo molto diligente, tu preparati un bel programma o dossier corposo da leggere e vedrai che capisco in fretta, molto in fretta. Sto approfittando pure io di un momento di pausa.

E no la Marina ignora le mie doti di sc…rittore, alla marina interesso solo con indosso la tuta da pilota! Ti può interessare togliermela?
Henry”


Scrisse il soggetto:
Mandami coordinate e ora zulu di arrivo…visto che ti diverti coi fusi orari;-)

E invio alla ragazza la mail. Poi tornò al lavoro.
Se voleva avere uno o due giorni liberi la settimana seguente era meglio darsi da fare.

CAMPO D’ADDESTRAMENTO
Ashley era stanchissima, la giornata era stata intensa, si era stesa sulla branda da pochi minuti, ripensò alla telefonata della sera precedente, sua madre l’aveva fatta chiamare per dirle che lei e suo padre sarebbero stai fuori un paio di giorni, e aggiungeva che la aspettavano per il ballo della settimana prossima, insieme a Ray…lei ci rimase di sale e chiese alla madre cosa sapeva, la risposta sibillina era stata:
“Tesoro le mamme certe cose le sentono, i papà a volte un po’ meno, ma nemmeno loro scherzano.”
Ecco fatto, i mie lo sapevano, già…due fessi siamo stati io e Ray, come diceva Jen? gli uffici dello JAG non sono fatti per i segreti, prima o poi e cose qui dentro saltano fuori.Chissà se hanno già detto qualcosa a Ray.

NORTH OF UNION STATION
Ray stava finendo di leggere un file inerente alla causa di domani, alla tele avevano appena dato notizia della decisione della commissione indagatrice sul caso del CAG della USS Clinton, radiazione e sei anni di reclusione, per tutti gli imputati, che si erano dichiarati colpevoli per avere uno sconto sulla pena, e accelerare le cose, meno polverone possibile sulla cosa.

Caso chiuso e niente nomi illustri, magari non ce ne erano, ma avrebbe tenuto gli occhi e le orecchie aperti, pronto a cogliere eventuali segnali che lo mettessero su una pista. Intanto quella ditta avrebbe chiuso, altri avrebbero rilevato gli impianti e permesso di continuare il lavoro, senza più imbrogli.

Aveva tirato fuori la divisa di gala che ora era appesa all’anta dell’armadio, l’indomani l’avrebbe portata a far rinfrescare, non voleva arrivare all’ultimo momento.
Anche se non erano certo le pieghe della divisa a preoccuparlo, non sapeva ancora come dirlo all’ammiraglio….forse era lui che avrebbe dovuto infilarsi in una cesto della tintoria, meno rischioso certamente che andare ad affrontare il proprio superiore per raccontagli che usciva con la figlia.

O avere a che fare con uno dei suoi fratelli.

AL McMURPHY
INTANTO

Anche gli altri stanno ascoltando il servizio sul caso della USS Clinton, Bud fa un commento.
“AJ mi ha detto che non è stato facile testimoniare contro il CAG, che era stato un suo ex-istruttore, nonostante quello che aveva scoperto.”
Basta quella frase a portare Harm indietro nel tempo, mentre il chiacchiericcio nel locale diventa un brusio indistinto lui ripensa a…

MOLTI ANNI PRIMA
Durante un esercitazione un tomcat colpisce un traliccio dell’alta tensione, pilota e RIO debbono eiettarsi, il velivolo si schianta sulla strada, uccidendo una donna e il suo bambino che stavano passando in quel momento in auto.
Mac è assegnata alla difesa, Harm all’accusa, il pilota incriminato stava seguendo il suo istruttore, che era stato il primo istruttore di Harm, Falcon.

L’avvocato va a chiedere all’uomo di spiegargli cosa è successo, questi da la colpa ad una corrente discendente e che nessuno avrebbe potuto evitare il traliccio.
“Anzi mi correggo, tu lo avresti evitato, tenendo la cloche con una mano sola, mentre con l’altra suonavi un’armonica.”
Harm sorrise al superiore per la bonaria presa in giro, era stato il migliore del suo corso e lo sapeva bene, a volte perfino troppo.
Solo che durante le indagini Harm ha la sensazione che voglia proteggere il pilota che lo seguiva dall’accusa di eseguire una finta caccia.

Mac arriva alla base mentre Harm sta parlando con il marito e padre delle vittima, una volta che l’uomo si è allontanato Mac dice ad Harm che ritiene che la causa della tragedia sia da imputare alla turbolenza.
“Mac, un pilota di caccia deve convivere con le turbolenze. Ha fatto un errore!”

Quella sera Harm è al circolo degli uomini non vogliono lasciare giocare una giovane tenente, che è l’assistente di Falcon, lui scommette i suoi stivali contro le loro braghe che loro due li batteranno, tempo dopo l’uomo e la donna sono in auto a gustarsi un sigaro con lui che ha ancora gli stivali ai piedi.

I due stanno facendo conoscenza, quando l’arrivo di Mac scombina i piani al capitano, Harm rientra un po’ mogio agli alloggi, e trova Bud che gli comunica che dalla stazione meteorologica gli hanno mandato i dati dei venti, la corrente era ascendente non discendente.
Il mattino seguente Harm affronta Falcon accusandolo di star coprendo il pilota, questi gli dice che a suo tempo aveva aiutato anche lui, chiedendo agli esaminatori di chiudere un occhio su un errore.
Harm ci rimane male, ignorava la manovra di Falcon.
Peggio ci resta quando capisce che l’uomo sta usando quella vecchia storia, come se lui per riconoscenza dovesse stare zitto adesso.
Non esiste!

Va dal pilota, che gli chiede se il senso di colpa se ne andrà mai, Harm gli dice di no, può solo prendersi la responsabilità di quanto fatto, e fare sempre del proprio meglio.
Harm cerca di convincerlo a dire cosa è successo, ma l’uomo rimane sulla sua posizione, turbolenze.

Mac chiede ad Harm cos’è una finta caccia, lui glielo spiega.
“Il pilota tallona il suo istruttore, che deve toglierselo dalla cosa, ovviamente la bravura del pilota sta nel fatto di non permetterglielo, ma per farlo si raggiungono velocità molto più elevate di quelle dichiarata dai due uomini, manca la rilevazione per un guasto.”
Ma Bud ha scoperto che forse c’è un modo per verificare quanti “g”negativi avevano preso in volo, ma il dispositivo che registrava il numero di “G” è stato trafugato.
Harm decide di rifare il test, con Falcon davanti per vedere quanti g erano stati raggiunti quel giorno.
Mac è nel seggiolino posteriore, e non si sente troppo bene, ma il test conferma ad Harm che i due uomini stavano eseguendo una finta caccia.
Harm pensa di avere in mano tutte le prove, quando durante l’atterraggio di Falcon vede l’aereo dell’uomo compiere degli strani balzelli, come se l’uomo non avesse preso bene le misure della pista.

Una volta a terra lo stesso Falcon chiede ad Harm se ha visto il suo atterraggio da canguro, cercando di scherzarci sopra, Harm sta occupandosi di Mac che ha fatto appoggiare ad un camion e piegare con la testa in avanti per farsi passare al nausea, ma la lascia sola quasi subito per verificare una pista.

Adesso sospetta che l’uomo non stia coprendo il pilota, ma se stesso!

Scopre che l’uomo non aveva calibrato bene la distanza dal traliccio, e che aveva fatto volare troppo basso il pilota che lo seguiva, colpevole solo di star coprendo il suo superiore, Harm va da un veterano, vecchio amico del padre, a chiedere se vi sono dei trucchi per passare l’esame della vista, poi affronta di nuovo Falcon stavolta accusandolo della tragedia, questi cerca ancora di far leva sulla gratitudine che crede gli sia dovuta e trova, giustamente, un muro di inflessibilità.

Lo porta sul banco dei testimoni, e durante l’interrogatorio nel rispondere ad una domanda l’uomo chiede ad Harm se a lui sia mai capitato di sbagliare un appontaggio.
“Sì, signore, e per questa ragione non eseguo più voli notturni!”
(NdA problema risolto nella quarta serie, ma questo è un flashback della terza.)
Falcon viene inchiodato grazie ad un trabocchetto che gli tende Harm con un cartellone per le visite oculistiche modificato.

Una volta fuori dall’aula l’uomo, a cui è stata riconosciuta la responsabilità dell’accaduto, accusa Harm di averlo colpito alla schiena.
“Una volta un ufficiale mi ha detto: Un soldato deve fare il proprio dovere, nel lavoro e nella vita. Era lei quell’ufficiale tanto tempo fa.”

PRESENTE
Mac toccò un braccio ad Harm,riportandolo tra loro.
“Scusate, ho perso il filo del discorso, stavi dicendo Bud?”
“Che AJ mi ha comunicato la sua assegnazione, dice che rimettersi ad insegnare per un po’ è strano. Altri istruttori sono un po’ sospettosi nei suoi confronti, si trova bene, ma l’aria sta diventando pesante.”
“Passerà presto, una volta lasciata alle spalle l’inchiesta il clima si rasserenerà.”
“Harm ha ragione, di ad AJ di avere pazienza, il suo lavoro verrà apprezzato quando si renderanno conto di correre meno rischi.”

I quattro uscirono dal locale e si diressero alle auto, si salutarono un ultima volta dandosi appuntamento all’indomani in ufficio.

IL MATTINO SEGUENTE
UFFICI JAG

Ray era nell’ufficio del suo ufficiale in comando, i giurati nella sua causa erano riuniti per decidere il verdetto, e lui aveva chiesto un incontro all’ammiraglio Rabb.
Voleva chiedere il permesso di accompagnare Ashley al ballo, e chiarire i motivi della richiesta, inutile fare un improvvisata col rischio di far incavolare il padre della sua ragazza, meglio dire tutto subito.
“Mi dica tenente, mi era parso di capire che avesse una cosa importante di cui parlarmi con urgenza.”
“Ecco signore, non è semplice, vede io…”

Venne interrotto dall’attendente che bussò alla porta.
“Scusate ho questo messaggio urgente per il tenete.”

Era un telegramma, arrivava dal campo dove stava Ashley.
Ma è ammattita, io non ho ancora parlato con suo padre, se dalle voci scopre che mi manda telegrammi non servirà che parli…
“Mi scusi signore.”
“Legga pure, poi mi dirà cosa c’è di urgente.”

Ray aprì il telegramma.
Lesse e rilesse lo strano messaggio che Ashley gli aveva fatto recapitare.

SALUTI L’AMMIRAGLIO-STOP
PERMESSO DA RICHIEDERE CON PRUDENZA-STOP NON SARà UNA SORPRESA-STOP
SCOPERTO LATO PATERNO SCONOSCIUTO-STOP INDOSSI ARMATURA ALTRO CHE DIVISA INVERNALE -STOP BACI ASHLEY-STOP


“Tutto bene, tenente, è impallidito, cattive notizie da casa?”
“No signore, nessuna cattiva notizia. Mi scusi posso parlare liberamente?”
“Parli pure.”
“Da quanto tempo sa di me e sua figlia?”

Harm sorrise, aveva immaginato che il telegramma fosse di Ashley, quando Mac gli aveva detto che aveva fatto capire alla figlia che loro sapevano lui si era domandato come avrebbe fatto ad avvisare il suo uomo dei rischi a presentarsi in ufficio.
Quello che non si aspettava era che lui avesse una reazione simile, pareva seccato, ma era lui quello che aveva tutti i buoni motivi di esserlo!
“Da troppo direi, mi aspettavo che me ne parlasse molto prima. Ma la vita privata non deve interferire con il lavoro, quindi se è venuto a chiedermi il permesso di frequentarla direi che è arrivato con un po’ di ritardo, o sbaglio? Pensava davvero che avrei lasciato ai miei sentimenti paterni di intralciare lei e la sua carriera? Ha davvero una bassa opinione di me, tenente.”
“No, mai pensato che lei si sarebbe lasciato influenzare, ma volevo evitare inutili imbarazzi se… se tra me ed Ashley non avesse funzionato.”
“Tenente, per la sua carriera non tema, ma cerchi di non far soffrire mia figlia, fuori da quest’ufficio smetto di essere il suo capo e sono solo un padre, mi sono spiegato?”
“Sì, signore, mi scusi anche il generale ne è al corrente?”
“Secondo lei?”
“Capisco signore, quindi quel discorso sui suoi figli non era fatto a caso.”

Nel dire questa cosa il giovane guardò la foto che ritraeva i giovani Rabb appoggiati ad un ala dello stearmen, la sorella stava nel mezzo con in testa un berretto da aviatore, un aria spavalda in viso e lo sguardo sbarazzino, in quella foto non doveva avere che quindici o sedici anni e i fratelli la guardavano con fare protettivo.
“No, non era fatto a caso, ma lei è un bravo avvocato, non fa domande di cui non conosce la risposta, vero?

Adesso che ne dice di tornare al lavoro? Pure io avrei un po’ da fare.”
“Hi, Hi sir.”
Harm osservò il giovane impettito voltarsi ruotando su stesso e uscire dal suo ufficio.
Spero per Ashley che mi somigli meno di quanto appare. Anche se penso che Mac saprà consigliarla su come gestire un tipo alla Rabb, come dice lei.

Fine sesta parte
 
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rabb-it
view post Posted on 7/11/2007, 18:00




RIFUGIO
PRESENTE IPOTETICO
AJ era in forma, gli strascichi della caduta dei giorni scorsi erano ormai un ricordo, stava controllando di avere ancora provviste per alcuni giorni, non aveva ancora voglia di scendere.
Scenderò per il ballo, Francesca ha detto che sarebbe venuta coi ragazzi approfittando di una breve vacanza. Quei ragazzi, quando Francesca mi disse che lei e Tiner avrebbero adottato degli orfani ricordo che pensai che era un peccato che non potessero avere dei figli loro, ma mi sono subito vergognato di quel pensiero.

ALCUNI ANNI PRIMA
CALIFORNIA

Francesca Tiner sta portando nel patio alcuni bicchieri su un vassoio nel cui centro sta una bottiglia di bourbon, avevano terminato da poco di cenare, AJ era passato, mentre rientrava da Honolulu, a trovare lei e suo marito.
“Bourbon? Che si festeggia?”
“Stai per diventare nonno, papà!”
“Cosa? Ma congratulazioni, ragazzi questa si che è una notizia, da quanto lo sapete, perché avete aspettato di finire la cena?”
“Volevamo farti una sorpresa, il centro adozioni ci aveva messi in lista, ma sai con la burocrazia, sono due fratelli, un maschio ed una femmina l’assistenza cercava una famiglia che li adottasse entrambi per non separarli.”
“Non sapevo aveste fatto domanda di adozione.”
“All’inizio non sapevamo come dirtelo, poi non sapevamo nemmeno se ci avrebbero considerati idonei per un adozione e dopo si è mosso tutto talmente in fretta che siamo arrivati a stasera senza avertene mai parlato.”
“Sarete degli ottimi genitori, e sarò felice di aiutarvi, come nonno, in tutti i modi possibili.”
“Grazie ammiraglio.”
“Jason, credo che dovresti smetterla una buona volta di chiamarmi ammiraglio, che diamine sono tuo suocero, non un orco.”
“Sì, signore.”
Risero tutti insieme del tono militaresco usato da entrambi, poco dopo padre e figlia si stavano salutando.
“Ti voglio bene, lo sai vero?”
“Te ne voglio pure io, adesso rientra che sta rinfrescando.”

RIFUGIO
Poco tempo dopo mi trovai davanti a Albert e Stephany, due gemelli di tre anni, adesso ne hanno quasi dodici; i loro genitori erano morti durante il terremoto di S.Diego di poche settimane prima, ed erano rimasti soli.

AJ si riscosse da quei tristi pensieri, rimettendosi a scrivere.
Mancavano pochi giorni al ballo.
La spalla non fa quasi più male, durante la giornata ha ripensato a quando Bud aveva iniziato a esercitare come avvocato a tutti gli effetti, uno dei primi casi che trattò era quello inerente al padre, Big Bud era accusato di furto e chiese al figlio di aiutarlo.
Quell’uomo! Si dice che la mela non cada lontano dall’albero, ma nel caso di Bud mi sa che il melo stava su un terreno scosceso e la mela deve essere rotolata parecchio lontana, per fortuna.

ANNI PRIMA
UFFICI JAG

Bud ha appena ripetuto il giuramento di fedeltà dopo aver ricevuto una promozione, arriva suo padre che gli dice che lo hanno accusato di furto e che vuole che lui lo difenda.
Egli chiede consiglio ad Harm e Mac, ma non da loro nemmeno il tempo di parlare, li ringrazia dicendo che sa già cosa gli direbbero, al che i due all’uscita del tenente ammettono che se la sono cavata bene, ironicamente parlando.

Domanda all’ammiraglio di poter avere lui il caso, AJ non è molto propenso, ma cede di fronte all’insistenza del giovane, però dice al padre di non danneggiare il figlio o se la vedrà con lui.

Bud interroga il testimone dell’accusa, che è a sua volta accusato di furto, infatti testimoniando contro Big Bud lui avrà evitato il processo, arriva Big Bud che picchia l’uomo, Bud lo prende a tergo e gli dice due paroline sul fatto che è propenso a credere a quel testimone, ma che lo difenderà lo stesso dato che è il suo avvocato.

Arriva Harm che cerca di placare l’amico che ha visto irritato, poi gli dice che sarà lui l’accusa, in ascensore gli dice che non userà colpi proibiti e gli da alcuni consigli, al che Bud replica:
“Che sta dicendo, signore? Io lo so come si comporta in aula, comunque grazie per i consigli.”

Bud dice ad Harriett che difendere o non difendere il padre potrebbe diventare un problema per via del loro bambino.
“Un domani mi potrebbe dire, ma perché non hai difeso il nonno dal finire dentro, oppure se perdo potrebbe dirmi, ma come lo hai difeso il nonno?”

Harriett va a scusarsi con Harm per averlo colpito giorni prima quando aveva visto quelle foto, che l’avevano sconvolta, Harm dice che non serve….e che era felice che l’ammiraglio avesse respinto le sue dimissioni, dato che se si dovessero dimettere tutti quelli che ce l’hanno con lui perderebbero metà della marina.

Bud vorrebbe ricusare il caso, ne parla con Mac, che gli dice di combattere con ogni mezzo legale possibile, Rabb non è invincibile.
E lo aiuta a studiare una strategia.

Alla sera da MacMurphy si sta festeggiando la promozione di Bud, AJ dice ad Harm di avere sentito che ci sta un nuovo avvocato allo JAG, riferendosi al comportamento tenuto in aula da Bud, Harriett temeva che si lasciasse intimidire, invece….
Harm replica che sì, è un po’ acerbo ma sta venendo su bene.
AJ gli dice di non sottovalutarlo, visti i maestri che ha avuto.

Un poco discoste, Jordan, Mac e la Imees stanno parlando di Harm, Jordan sta aiutando Harm a risolvere il caso di quella bambina che era stata trovata uccisa all’interno di una base, ma non stanno parlando dell’avvocato, parlano dell’uomo.
Con pepate allusioni, sulle prestazioni del comandante, che nota gli sguardi delle donne, ma non ne capisce l’allusione, o forse la capisce e fa finta di nulla. (N.d.A. propendo per la seconda)
Poi Jordan dice a Mac che Harm sarà suo solo finché lei, Mac, non deciderà che lo vuole per se.
Mac le dice che lei ed Harm sono solo amici, ma la donna non pare convinta.

Harm perde la causa, si complimenta con Bud per l’abile tattica diversiva, non ci sarà corte marziale per Big Bud; ma mentre quest’ultimo se ne sta per andare dagli uffici, Harm lo prende in disparte e gli domanda come ha potuto mettere a rischio la carriera del figlio in quel modo.
“Cos’ha pensato, se vinco bene, se perdo mi appello? Con che scusa? Avvocato inesperto, avrebbe macchiato la carriera di suo figlio pur di uscirne pulito.”

L’uomo fissò Harm con astio, invece di negare si limitò a chiedergli se intendeva dirglielo.
“No, non lo farò, e non lo farà nemmeno lei.”

RIFUGIO
Harriett voleva dimettersi per aver dato uno spintone al capitano Rabb….io avrei voluto fargli ben di peggio a volte, altro che scherzi! Era successo che il capitano stava indagando sull’omicidio di una bambina commesso all’interno di una base, le foto raccapriccianti della povera piccola erano cadute da una cartellina, Harriett all’epoca incinta del primo figlio ne era rimasta sconvolta e aveva inveito contro il capitano che aveva coinvolto Bud in quelle indagini, quando poteva occuparsene la polizia.

Sentì dei rumori, passi appena fuori dalla porta, qualcuno che bussa.
“Ammiraglio, posso entrare?”

Mentre diceva quella frase il disturbatore apriva piano l’uscio, e Sean Rabb fece capolino.
“Sean, ma non dovresti essere in convalescenza!”
“Sto bene, mi hanno consigliato del moto e mi sono detto, chissà come se la passa AJ, Henry mi ha detto che magari le avrebbe fatto piacere un poco di compagnia.”
“Tuo fratello! Aspetta che mi capiti tra le grinfie e gliela faccio vedere io, ma mi avete preso per un vecchio rimbambito?”
“Vede la mia ragazza sta dando degli esami, e dice che avermi sempre intorno le impedisce di studiare, insomma le do sui nervi, così mi sono detto…”
“…Andiamo a dare sui nervi allo zio AJ?”
“Più o meno, ma se le secca faccio dietro front, prima di sera sono a valle.”

“Lascia stare, non mi dispiace avere compagnia, meglio tu degli orsi.”
“Ha avuto un incontro ravvicinato?”
“Quasi, ma entra fuori sta rinfrescando, per il fine settimana contavo di rientrare, tu quanto vuoi fermarti?”
“Pensavo di rientrare con lei, se non le secca.”

AJ scosse la testa sorridendo.
< E io che credevo fossero protettivi i loro genitori. I loro figli, loro sì che sono delle balie in piena regola!>

INTANTO NEGLI UFFICI
Bud incrociò Ray che usciva dall’ufficio di Harm, il giovane pareva contrariato, poi lo vide leggere il foglio che teneva in mano, il volto si aprì in un sorriso, poi piegò con cura il foglietto e se lo mise in tasca.
“Buone nuove, tenente? Non credo riguardi il caso vero?”
“Sì, signore, cioè no, signore ecco io…”
“Tenente? Lei lo sa che è diventato rosso?”
“Mi scusi signore.”

Ray andò con straordinaria velocità nel suo ufficio, a Bud non rimase che osservarlo domandandosi come fosse possibile che a lui, Bud Roberts, fosse riuscito uno scherzetto alla Rabb.

Anni prima era lui quello che, innamorato perso della sua Harriett, che vedeva di rado quando non era ancora distaccata allo JAG, infilava una papera dietro l’altra facendosi spesso e volentieri prendere in giro dall’allora capitano Rabb.

Una volta stava parlando con lei, al telefono, di come era sexi coi tacchi a spillo e visto che il comandante era arrivato e aveva sentito le ultime parole, si era arrampicato sugli specchi finché il capitano non gli aveva detto se lo sapeva che era arrossito.
O come non pensare a quando non voleva incontrare i genitori di Harriett, ed aveva usato la scusa del lavoro, era vero doveva andare con il colonnello e il capitano a seguire un caso, ma i genitori di lei stavano a poche miglia dalla loro destinazione, quella volta lo scherzo glielo aveva fatto il maggiore…dicendolo ad Harriett.

Bud prese in consegna i files dei casi a cui avrebbe lavorato nei prossimi giorni, e rientrò nel suo ufficio, un istante prima di rientrare vide Mac che andava in caffetteria.
Meno male che è tornata, quando ieri sera Harm ha fatto quel riferimento a chi va ad assaggiare altre torte ho capito bene perché lei gli ha intimato il silenzio, non stava certo parlando delle sue di dimissioni, si riferiva a quelle di lei.

MOLTI ANNI PRIMA
UFFICI JAG

Bud sta facendo l’elogio delle ciambelline, Harm lo sta bonariamente sgridando per l’eccessivo consumo di porcherie, quando vede l’avvocato Loone, un civile, nell’ufficio di Mac.
“Chi diavolo rappresenta?”
“È qui per rimorchiare, signore.”

Dalton se ne va e Harm passa da Mac a chiedere cosa volesse, lei gli domanda se è geloso dato che con lo stipendio di avvocato civile Dalton può permettersi una posche, al che l’avvocato dice che tanto lui pilota un tomcat.

E proprio un tomcat è scomparso senza lasciare tracce nel triangolo delle Bermuda.
Bud preferirebbe non andare, pare che si beva tutte le favole reperibili su internet inerenti gli strani fenomeni osservati nella zona, e sulle sparizioni di navi e di aerei.
Harm lo prende in giro, durante le indagini scoprono che il pilota era in contatto con dei gruppi paramilitari, ma è presto per fare ipotesi.

Mentre sono sulla portaerei Harm e Mac parlano un poco, lui le parla dei suoi sospetti che lei voglia andarsene dallo JAG.
“Hai paura di perdermi?”
“No, è che non mi piace cambiare partner, quando l’ammiraglio mi ha detto che avrei fatto coppia con un maggiore dei marine ho temuto di avere a che fare con una testa di latta piena di tatuaggi che si esalta a fare braccio di ferro.”

Lei sorrise alla sua descrizione dello stereotipo e disse
“Bhe io ho un tatuaggio, me la cavo bene a braccio di ferro, e, anche se non mi piace il termine, tecnicamente io sono una testa di latta!”
“Ehy, come sarebbe che hai un tatuaggio? Come mai non l’ho mai visto?”
“Informazione riservata!”

Nel frattempo era stato trovato il navigatore, era in stato confusionale, andò AJ a sentire la sua versione, e dato che i giornali parlavano di alieni egli consigliò l’uomo di non rispondere ad eventuali uomini in nero che fossero passati.
Però anche Bud tira in ballo gli alieni, Harm lo rimbrotta, crede alle cose concrete lui, vanno alla casa del pilota e scoprono che la moglie e la figlia sono state rapite, non era il pilota che contattava la milizia, ma loro che cercavano lui per ricattarlo.

Bud si domanda dove possa aver nascosto il tomcat, Harm gli dice di fargli vedere dove ci sono immagini degli avvistamenti di alieni, il navigatore era stato trovato in una zona dove tutti parlavano di avvistamenti, il tenente si stupisce della richiesta del superiore, ma è svelto nel procedere.
Harm vedendo la foto di quelli che per Bud sono dei dischi volanti riconosce i due postbruciatori del tomacat, vanno all’incontro con chi ha fatto le foto.

Mentre sono in auto Bud si fa sfuggire quanto sia fortunato il capitano con le sua partner sul lavoro, prima se ne va la Pike, poi la Austin e adesso anche il maggiore Mackenzie stava per andarsene.
Harm lo guarda male e sentenzia:
“Mac non se ne andrà!”
“Certo signore, scommetto che anche la Austin le ha detto la stessa cosa il giorno prima di essere trasferita.”
Harm sta per replicare ma ecco arrivare i due ufologi, che dopo un paio di frottole rifilate loro dal capitano decidono di collaborare.

Riescono a rintracciare gli uomini della milizia e a liberare la moglie e la figlia del pilota, ma lui è in volo diretto al bersaglio, e non ha la radio per cui non possono avvertirlo che le sue donne sono salve, per fortuna egli non apre il fuoco, e Harm può godersi il sospirato sigaro.

Tempo dopo durante un'altra indagine su una portaerei, Mac parla bruscamente con un capomeccanico, Harm le domanda se ha fretta di tornare per andare da Dalton.
“Ricchezza, prestigio, una spider.”
“Harm, questa è la cosa più stupida che tu mi abbia mai detto.” (n.d.a. Per ora, dagli tempo!)
“Mac sembri un bulldozer!”

Stanno prendendo un caffè, arriva un inserviente che versa la bevanda bollente sui pantaloni di Harm, lui si alza con un grido di dolore.

La ragazza è mortificata, Harm la rassicura.
“Nessun danno permanente!”
Più tardi si pentirà di averci scherzato insieme, visto che per un pelo non lo ammazza, la donna stava trattando per vendere dei segreti militari alla Corea del Nord, e fare l’inserviente era solo la sua copertura.

Una sua frase resterà emblematica con il passare degli anni:
“Se io vendo un file ai Nord Coreani mi accusate di tradimento, mentre il nostro governo che vende armi all’Iraq lo definite politica estera.”

Pochi giorni dopo Mac sarebbe andata al colloquio di lavoro che le aveva proposto Dalton Lodge e se ne sarebbe andata dallo JAG, proprio quando Harriett veniva li trasferita, con l’ammiraglio che avvertiva Bud di non obbligarlo a sorvegliarli.

RIFUGIO
PRESENTE IPOTETICO

AJ sta ascoltando lo sfogo di Sean, su come si sia sentito impotente durante la tempesta, e dopo sapendo cosa era avvenuto.
“Non riesco a parlarne nemmeno con Elizabeth, sono indeciso, non so se riuscirò a sentirmi ancora tranquillo in volo. All’idea che un mio superiore abbia potuto fare una cosa del genere.”
“Secondo me appena tornerai in volo ti dimenticherai dei pensieri che ti stanno assillando ora, è il riposo forzato a far male a voi piloti.”

Il giovane scosse il capo, in fondo sapeva che gli avrebbe detto, forse le stesse cose che gli avrebbe detto suo padre, era andato a parlargli giorni prima, ma i suoi non erano in casa.

Poi aveva saputo da Henry che forse si erano presi un po’ di vacanza, il suo incidente li aveva messi un po’ in crisi, e lui si era detto che era meglio non trattare l’argomento paura del volo in presenza di sua madre. Meglio farsi una bella scarpinata per schiarirsi le idee, e far quattro chiacchiere con lo zio AJ.

Che sentendo fare il nome di una ragazza si era un poco incuriosito.
“Che mi dici di questa Elizabeth? A parte il fatto che ha molto da studiare.”
“Ha i genitori in marina, suo padre è un sommergibilista in pensione, e i suoi fratelli sono entrambi di servizio in marina, Michael ora è a S.Diego, mentre Roger è l’addetto alle comunicazioni sulla USS Clinton.
Ci siamo capiti al volo, letteralmente!”
“Capisco, una ragazza che sa a cosa va incontro, voler avere a che fare con un pilota di marina se già si conosce l’ambiente ;-) o è folle o molto saggia.”
“AJ…non le conoscevo questa vena umoristica ;-)”
“Davvero? Avresti dovuto sentirmi quando ero più giovane, se non avessi avuto un gran senso dell’umorismo certe uscite di tuo padre gli sarebbero costate molto più care.”
“Vero! Ricordo bene come io ed Henry da ragazzi ci divertivamo a raccogliere informazioni varie da Harriett e Bud, per non parlare di zio Sergeij.”

“Sergeij… Ricordo bene quando tuo padre dette le dimissioni, una delle tante volte, per andarlo a cercare quando era stato dato per disperso in Cecenia. Dimissioni che quella volta rifiutai, accampando la scusa che non me le aveva presentate in triplice copia.”

AJ ripensò all’espressione sollevata di Rabb quando stracciò davanti a lui quelle dimissioni, si aspettava lo stesso trattamento quando anni dopo ripeté l’impresa per andare a salvare la moglie.
Ma quella volta non fu così magnanimo, certo umanamente comprendeva benissimo le ragioni dell’allora capitano, ma proprio per il suo coinvolgimento lui gli aveva ordinato di starsene fuori; e al loro rientro, per quanto fosse felice del risultato, aveva dovuto far valere il suo grado.

Già vedeva Rabb al suo posto al comando dello JAG, come poteva prendere le decisioni difficili che toccano ad un ammiraglio se si lasciava trascinare dai sentimenti in quel modo.
Senza pensare che aveva rischiato di perdere la vita insieme a sua moglie, che ne sarebbe stato dei loro figli? e se la moglie fosse morta e lui se ne fosse fatto una colpa?

Se, Se, Se!
Quanti se nella vita di quei due!

Ma è così per tutti, ognuno si trova davanti a dei bivi, a volte si imbrocca la strada giusta altre volte invece…
Meredith! Dio quanto male mi fece quella donna! Era malata certo, ma ormai iniziavo ad avere una certa età, e da giovani certi colpi si assorbono meglio!

Guardò il giovane che sedeva di fronte a lui, così somigliante al ragazzo che era salito con lui poche settimane prima.

“Sean, ricordati sempre di far sentire la tua donna importante, oh la poverina imparerà, se non lo ha già fatto grazie ai trascorsi in famiglia, che non ha una rivale da poco negli impegni per la Marina, ma se saprà che per te lei è importante saprà aspettarti.”
“E se fossi io a non sentirmi troppo importante per lei?”
“Perché è presa dagli esami?”
“No, quello lo capisco, ma io vorrei fare dei passi in più lei no.”
“Fattelo dire da un vecchio saggio, rispetta i suoi tempi, forse ti lascia spazio adesso nel timore che tu dopo la usi come alibi per non tornare a volare, anche se non gliene hai parlato esplicitamente, scommetto che qualcosa ha intuito.”
“Forse ha ragione! Henry diceva bene, parlare con lo zio AJ chiarisce spesso le cose.”
“Anni e anni di esperienze e di sbagli dovranno pur servire a qualcosa! Ma potrei sbagliarmi pure adesso, non prendere per oro colato tutto ciò che dico!”
“Giusto, come quest’ultima frase per esempio.”
“Spiritoso.. a proposito di Henry di che era umore al rientro?”
“Il solito, l’ho un po’ turbato chiedendogli del diario di zio Peter, ma come mai questa domanda?”
“Abbiamo parlato di suo padre, coincidenze di vita, noi quassù parlavamo di lui e tu intanto…”
“… e io annaspavo tra i flutti nella stessa zona dove eravamo stati in barca da bambini con i nostri genitori.”
“L’importante è che sia andato tutto bene.”
“Non potrei essere più d’accordo!”

Sean sorrise all’ammiraglio, che rivide negli occhi nocciola del ragazzo lo stesso sfavillio che c’era in quelli verdi di Henry, avevano il medesimo sorriso, e lo sguardo vagamente canzonatorio, marchio di fabbrica di casa Rabb lo definiva Mac, e lui non poteva essere più d’accordo anche se…

AJ rifletté sul fatto che nessuno dei due giovani Rabb parevano avere l’istinto della sfida portato all’eccesso che era congenito in Harm, forse Mac aveva contribuito a renderli meno impulsivi, e poi a quanto ne sapeva un impulsiva in casa Rabb c’era, la piccola di casa.
Eccola la differenza tra i giovani Rabb e il padre, loro avevano avuto presto una sorellina a cui badare quando mamma e papà non c’erano, lui era figlio unico, cresciuto in diverso modo, troppo in fretta per alcuni aspetti e maturato tardi per altri.

Ripensò ad alcune scaramucce cui aveva avuto modo di assistere, e a certe risposte del capitano….


UFFICI JAG
MOLTI ANNI FA

AJ stava assegnando alcuni casi, uno di questi aveva delle difficili implicazioni politiche essendo coinvolta una donna elicotterista in tempi in cui erano ancora poche le donna in marina con simili incarichi.
L’ammiraglio sta spiegando cosa vuole il segretario, caso risolto rapidamente senza sollevare polveroni etc…quando Rabb se ne esce con:
“Il segretario ha anche detto come deve concludersi il procedimento?”
“Capitano, fingerò di non aver sentito o la dovrei spedire in Alaska!”

Fuori dall’ufficio dell’ammiraglio Mac dice che vuole il caso, Harm ironizza affermando che forse pensa che alla sua assistita serva un amica…lui sarebbe la difesa, Mac l’accusa.
“Capitano lo sa che non è per niente simpatico quando fa certe affermazioni?”
“Ti sto solo preparando a cosa ti aspetta in aula.”
Ma quella volta Harm perse, la sua cliente era colpevole, condotta disdicevole e disobbedienza agli ordini.
La donna aveva tenuto una relazione con un collega nonostante fosse vietato dal regolamento e aveva anche ricevuto un ordine esplicito in tal senso dal suo superiore.

Chissà quante volte hanno pensato a certe loro cause mentre la temperatura negli uffici saliva oltre i livelli di guardia?

In un'altra occasione una volta usciti dal suo ufficio, dove avevano appena saputo di dover perseguire un colonnello dei marines che aveva disobbedito ad un ordine diretto, era stata quasi lite, tanto per cambiare.
Harm dice a Mac che dovrebbe rinunciare al caso, dato che pare coinvolta, conosce il colonnello in questione, lei replica che non è assolutamente coinvolta e se ne entra nell’ufficio sbattendo la porta.
Harm osserva la porta per alcuni istanti poi sentenzia:
“E meno male che non è coinvolta!”

Vanno sull’incrociatore dove sta il colonnello Farrow, egli ha disobbedito all’ordine dei suoi superiori di non intervenire in un villaggio controllato dai guerriglieri in Sierra Leone, per liberare alcuni suoi uomini prigionieri.
Durante l’attacco è morto un bambino, un fotografo ha scattato la foto al piccolo morente tra le braccia della madre e quella foto ha fatto il giro del mondo, facendo insorgere l’opinione pubblica contro i marines.

Durante l’inchiesta Mac consiglia a Farrow di non rispondere, Harm dice a Mac che non la considera obbiettiva; il segretario domanda la corte marziale, Mac crede che Harm l’abbia scavalcata, lui le fa presente che dato che è lui il titolare dell’inchiesta sarebbe improbabile.

L’ammiraglio sarà la difesa di Farrow,chiede ad Harm se preferisce rinunciare, lui rifiuta.
Mac gli chiede come mai non ha colto la scappatoia che gli stava offrendo l’ammiraglio per non affrontarlo, lui si rivolge a Bud.
“Glielo spieghi tu, Bud?”
“Maggiore, quella non era una scappatoia era una sfida!”
“Ah e il capitano è troppo macho per tirarsi indietro.”

Poco dopo Harm chiede che il maggiore Mackenzie sia sollevata dall’inchiesta, AJ rifiuta fidandosi della professionalità della marine, che fuori aggredisce verbalmente il collega per l’ingerenza.
Lui si difende asserendo che voleva solo aiutarla ad uscire da una situazione spinosa.
“Capitano, mi faccia un favore: LA SMETTA DI AIUTARMI!”

Durante la causa Harm mette in crisi AJ che stava rigirando un teste dell’accusa.

Harm e Mac sono nel parcheggio dello JAG.
“Non credi di avere un po’ esagerato la dentro?”
“Mac, contestare la difesa è un mio preciso dovere!”
Arriva l’ammiraglio è in auto e si ferma davanti ai due, abbassa il finestrino e con aria soddisfatta dice:
“Rabb, bella mossa!”

Mac rimane interdetta per alcuni secondi, poi scrollando la testa pensa alla solidarietà maschile.
Però durante il giorno seguente Harm pare meno intransigente e dopo una serie di domande dell’ammiraglio al suo cliente, lui gliene rivolge una sola.
“Lei ha disobbedito ad un ordine diretto?”
“Sì”

AJ fa chiamare Harm nel suo ufficio, dove gli tiene una ramanzina:
“Non mi interessa se lei considera Farrow un eroe perché ha salvato i suoi uomini; NON PUò FARE UN ACCUSA ALL’ACQUA DI ROSE! CHIARO!”
“HI, SIR!”

Harm decide che gli serve un testimone, allora convince il fotografo ad accompagnarlo alla ricerca della madre del bambino ucciso, e la fa testimoniare.
Dopo una serie di domande tra accusa e difesa, Harm fa un ultima domanda alla donna.
“Signora, ritiene il colonnello responsabile della morte di suo figlio?”
“Sì.”
“Non ho altre domande”
“E anche lei capitano…e…tutti voi”
Dice la donna voltandosi verso i giurati.

Harm cerca di fermare la donna.
“Signora basta così.”

Interviene AJ
“Vostro onore, è un teste dell’accusa e l’accusa non lo lascia parlare.”
“Vada pure avanti.”

La donna, tra le lacrime, prosegue.
“I ribelli uccidono i nostri figli, li fanno diventare assassini e voi non fate nulla, nemmeno quando uccidono i vostri uomini, e adesso volete processare lui perché è intervenuto, io non vi capisco, non vi capisco….”
Terminò la donna in un singhiozzo disperato.

Harm e Mac sono in giardino che aspettano la sentenza, fanno la pace, lei gli chiede perché ha voluto far tutto da solo, lui si salva dal risponderle grazie al trillo del cercapersone.
La sentenza è di colpevolezza, ma il colonnello è dichiarato non punibile anche se di sicuro avrà la divisa inchiodata ,addio promozioni).

AJ accoglie le congratulazioni del capitano, mentre Harm sta lasciando l’aula l’ammiraglio dice a Mac che ha dimenticato la regola più importante per un avvocato, mai fare domande di cui non si conosce la risposta.
“La sapeva signore, la sapeva.”

RIFUGIO
Quella volta mi sono davvero incavolato con Rabb, oh certo in aula non ho detto una parola ma a quattr’occhi…

“Capitano, che non succeda più che lei aiuti la difesa quando è incaricato dell’accusa!
Il suo compito è di far rispettare il regolamento, non di dare scappatoie; che sarebbe successo se qualcuno avesse malignato su come la sua domanda avesse fatto sorgere il ragionevole dubbio sull’integrità dello JAG?
NON MI RISPONDA, QUESTO è UN MONOLOGO!
Tenga solo a mente che è stato lei e non il maggiore ad aiutare Farrow, che mi dice ora della presupposta incapacità del maggiore di essere obbiettiva?”


…quella chiacchierata rimase tra me e lui, ma so che non lo colpì più di tanto, ha proseguito ad agire in base all’istinto, decisamente un elemento ingestibile, negli anni ne avrebbe dato ampie prove!

Ora lasciamo AJ e Sean e torniamo in certi uffici, a controllare i ricordi di altri soggetti.

UFFICI JAG
PRESENTE IPOTETICO

Mac è alla caffetteria, ripensa a quel mattino, Harm stava leggendo il giornale le notizie dell’inchiesta sulla USS Clinton erano state presto soppiantate da novità di tipo politico.

QUEL MATTINO CASA RABB
“Sentite le ultime novità?”
“No che mi racconti?”
“Il senatore Carmichael si è ritirato per motivi di salute, pare che nessuno abbia colto collegamenti tra gli ultimi fatti di cronaca e queste dimissioni.”
“Secondo te ve ne sono?”
“Secondo me dall’alto gli è arrivato l’out-out o fuori di tua iniziativa o lasciamo mano libera a chi di dovere.”
“Ma ci sono prove a suo carico?”
“No, altrimenti avrei già preso in mano la situazione!”
“Harm, senza prove i tuoi non sono che sospetti, magari è davvero per motivi di salute, da quando sei così malfidente?”
“Realista Mac, realista. Piccoli tasselli di un mosaico che si incastrano a perfezione, pazienza mi accontenterò di sapere che non potrà più nuocere, anche se il fatto che non affronti le sue eventuali responsabilità mi secca e parecchio!”
“Tu che ti accontenti? Scusa ma ho i miei dubbi!”
“Non solo, avrei anche in mente di ritirarmi, ormai ho una certa età, e inizio a non poterne più di tutte queste beghe; che ne dici il ballo è un buon momento per salutare tutti?”
“Allora in barca non era solo voglia di una vacanza, non scherzavi. Sei veramente deciso!”
“Sì, ho fatto il mio tempo, ho voglia di godermi un po’ la vita finché il fisico è ancora in grado…”
e lanciò uno sguardo molto esplicito alla vestaglia della moglie, lei si senti avvampare…
Mio dio, manco fossimo dei ragazzini!

“Mac inizio a sentirmi stanco ancora prima di varcare quella soglia.”
“Harm, non prendere decisioni affrettate, sai bene che certi momenti…”

Lui la interruppe.
“Credi davvero che non ci stia pensando da un pezzo? Questa è stata solo l’ultima goccia, se me ne vado io posso ancora dire la mia sul mio successore, in caso contrario sistemerebbero un lecchino dei politicanti, cosa credi?
Che la loro prossima mossa non sia quella di sbarazzarsi di questo vecchio domatore di leoni?”

Lei guardò il marito, non era un momento passeggero, lo aveva intuito, ma voleva che lo dicesse a chiare lettere.
"Be' ci sarebbe quel bel cottage sul lago Tahoe, sarebbe un posto stupendo dove recarsi un poco. E poi potremmo andare a fare i turisti in alcuni di quei posti visti solo di sfuggita.”
“Che fai ti dimetti pure tu?”
“Non crederai che ti lascio spassartela tutto solo? Io in aula e tu a pesca?”
“Pesca? Io pensavo di migliorare il mio handicap a golf…;-)”
“Però dopo il ballo, prima voglio vedere nostra figlia presentarci il suo cavaliere.”
“Sì dopo il ballo….”


CAFFETTERIA
Presente

Invece stamani Ray è andato a parlargli, ma prima l’ho visto di sfuggita ed era ancora tutto intero, quindi… certo che Harm è diventato più bravo a cogliere certi segnali con il tempo, mi ricordo di una volta, non aveva capito che tra Bud ed Harriet la cosa si era fatta molto seria e scommise che mi sbagliavo e che i due non andavano a letto insieme, perse…e non volle pagare dicendo che era per scherzo! Rabb devi avere dei parenti scozzesi nascosti nel tuo albero genealogico! Ma ha avuto occhio per captare chi ronzava intorno alla sua piccola, mmm sarà meglio per Ray che noi si vada in pensione, magari anche a fare un lungo viaggio, Ashley ringrazierà di cuore.

Sorridendo all’idea della gelosia del marito nei confronti dell’unica figlia femmina, rientro nel suo ufficio.

Bud si diresse a sua volta a prendere un caffè, tornato in ufficio rimase alcuni istanti ad osservare la foto della moglie e dei ragazzi.
Mi sembra ieri che io e Harriett ci siamo sposati ad un certo punto volevamo farlo a Las Vegas lontano da parenti e grane per la cerimonia,ma ci andò storta. Poi alla fine…bhe per le nostre nozze ci fu un po’ di baraonda…

ANNI PRIMA
CARCERE DI WASHINGTON

Mac arriva in carcere si trova davanti Bud con il naso pesto, gli rammenta i suoi doveri di futuro sposo, vede anche Harm e gli chiede qual è la sua versione, ma non lo lascia rispondere.
“Chissà che dirà l’ammiraglio!”

AJ fa la sua comparsa tra i due dietro le sbarre.
“Oh, credo che l’ammiraglio sarà molto comprensivo!”

La rissa era stata scatenata dal padre di Bud, mentre il capitano stava cercando di riappropriarsi della sua divisa finita, per lo sbaglio di una lavanderia, nelle mani di uno spogliarellista!
Il padre di Bud lo avevano conosciuto il mattino precedente, era apparso chiaro a Mac e ad Harm da dove derivi l’insicurezza del loro giovane collega, un padre dispotico e prepotente che ha vessato il figlio, anzi i figli, fanno la conoscenza anche con il fratello di Bud il giovane Mickey, che viene trattato molto bruscamente dal suo vecchio.

La sera stessa Bud si confida con Harm, della disciplina a suon di botte presa in casa.
Non aveva presentato ad Harriett suo padre e non le aveva mai parlato di lui perché riteneva che la donna avrebbe pensato che avendo un padre violento anche lui sarebbe diventato così.

Davanti ad una birra un inaspettato Harm dice all’amico che dovrebbe dire ad Harriett la verità, lei lo conosce sicuramente abbastanza per sapere che tipo è persona è lui, e non crede la donna lo veda come una copia del padre.
La sera seguente la rissa; il mattino dopo Harriett è inferocita con Bud, ma Mac mette le cose a posto, poi va da Mickey che deve essere aiutato a coprire un occhio nero, il padre litiga con Bud e dice che non andrà al matrimonio, e si porta via il figlio più giovane.
Bud è molto triste, ma quando è in chiesa con Harriett, Mickey arriva.
Fuori dalla chiesa Harm come testimone bacia la sposa che si lascia sfuggire un: Wow!
Poi arriva la Imees che vuol far lo stesso con lo sposo, lo fa, ma tempo pochi millesimi di secondo ed Harriett le fa cambiare aria!

Harm è alle nozze con la sorella del gestore della lavanderia, la ragazza non parla una parola di inglese, unica lingua parlata dal capitano, allo sguardo interrogativo di Mac replica:
“Non chiedermi nulla!”

Il tale della lavanderia, per dire ad Harm dove stava la sua divisa, gli aveva imposto di invitare sua sorella fuori!

PRESENTE
UFFICIO AMMIRAGLIO RABB

Harm stava preparando la sua lettera di dimissioni, era deciso, stavolta si sarebbe ritirato.
Però si sentiva strano nello scrivere quelle righe, non era come quando aveva dato le dimissioni per andare a cercare Sergeij o Mac, o la richiesta di trasferimento per tornare a volare, no stavolta era l’addio definitivo ad un mondo che aveva amato e che tra breve avrebbe visto solo come ex…ex-avvocato, ex-ammiraglio, ex-pilota.

Be' pilota era un po’ che era ex, per limiti fisici era un bel pezzo che i caccia erano al di fuori del suo raggio di azione.
Quello è stato l’addio più duro, ma quando l’esame della vista aveva evidenziato il ripresentarsi dei vecchi problemi, non potevo che smettere, non avrei mai fatto come Falcon, presi atto dei miei limiti come era giusto fare.
Ma ieri sera al locale non stavo pensando alle mie di dimissioni, e Sarah lo ha capito subito.
Accadde poco dopo che trovammo quel libretto sui prigionieri di guerra, sulla nave che fu il penultimo imbarco di mio padre, prima della Ticonderoga….


MOLTI ANNI PRIMA
Viene rinvenuto uno scheletro all’interno di una nave, che sta per essere demolita, era nascosto nell’intercapedine delle paratie stagne della nave, messo per non essere trovato per decenni, infatti era li dal tempo della guerra del Vietnam.

L’indagine si svolge vicino alla base di LaJolla, Harm si fa mandare dalla madre le cassette che suo padre inviava alla moglie con le lettere perché lui, un bambino di pochi anni, non scordasse la voce del padre durante i lunghi mesi di assenza; gliele consegnano poco prima che si diriga al porto in auto con Mac ad indagare, lui fa partire uno dei nastri e lei lo osserva immergersi nei ricordi mentre ascolta il padre raccontare proprio dell’imbarco su quella nave.

Mentre loro ispezionano la nave, Bud sta svolgendo delle indagini per conto loro negli archivi di Washington, una sua ex, o presunta tale, lo mette in crisi con Harriett con delle frasi allusive, la donna che era solo andata ad accompagnarlo, dopo aver visto e soprattutto sentito la donna, un po’ troppo intraprendente per i suoi gusti, decide di rimanere a dare una mano al fidanzato.

Sulla nave intanto arriva un tale che si presenta come un agente di Alameida, questi fa un filo spietato a Mac che ne è lusingata, Harm intanto gironzola per la nave ascoltando la voce del padre che dice alla moglie quanto sia fiero del fatto che Harm, quando lo aveva portato a visitare la nave mesi prima, per quante volte inciampasse aveva sempre un espressione determinata nel rialzarsi in piedi…

Distratto, non si avvede della buca, anche perché qualcuno aveva tolto le catene che impedivano l’accesso alla zona pericolante, e fini con il fare un'altra caduta, di diversi metri, che lo lascio in posizione fetale per diversi minuti, dopo aver picchiato duramente il capo.
(meno male che la nave era da rottamare, sennò sarebbe stato il caso di verificare che danni aveva fatto Harm/Il Danno con la craniata!)

Probabile commozione cerebrale, ma la testa è dura e lui rifiuta di essere portato all’ospedale, anzi quando sente che Mac sta per rinunciare ad un invito a cena per stare con lui le ordina di andare, asserendo che sta bene.
Prosegue nel suo giro, e sviene all’interno di una delle cabine, Mac lo trova ore dopo, in stato confusionale, lui trova all’interno di quella cabina, in cui dice ce lo avrebbe condotto il fantasma del padre, o dell’uomo ucciso, un libretto giallo con su i nomi di una serie di militari americani deportati forse in Russia, tra quei nomi quello del padre di Harm.

Sulla nave divampa un incendio appiccato dall’uomo che voleva nascondere il suo delitto di trent’anni prima, riescono a salvarsi, ma Harm è intossicato dal fumo, e viene ricoverato in ospedale, l’uomo di Alameida propone di mettere al sicuro il libretto nella cassaforte del distretto di polizia, i due ufficiali si fidano, ma l’amara sorpresa quando vanno per riprenderlo è di scoprire che non era un agente di polizia, in realtà era una spia dei servizi segreti Russi che non volevano saltassero fuori certi incartamenti.

Harm giura di ritrovarlo.

N.d.A. nella prima stesura di questa ff non mi ero ancora rivista gli epi in questione quindi sono molti gli errori, od orrori nelle trame, ho preferito lasciarli.

UFFICIO HARM
ADESSO

Squillò il telefono ed Harm tornò al presente, ma solo pochi istanti, poi una volta terminata la telefonata i ricordi ripresero vorticosi

Eravamo su una portaerei a cercare notizie di un pilota scomparso, quando con Mac finimmo proprio per parlare di quel libretto…
“Tu pensi che io sia ossessionato da mio padre da quando abbiamo trovato quella lista in California?”
“No, lo eri anche prima!”
Per difesa mi misi ad attaccare io parlando di stupidaggini riferendomi a Dalton, e lei mi servi per benino… ma alla fine l’ho scoperto dov’era quel tatuaggio ci avrò messo troppo, ma…oh se l’ho scoperto!
Certo che quando si dimise…si era vista appioppare burocrazia e incarichi fastidiosi a go-go, mentre io e Bud uscivamo ad indagare, lei si sentiva prigioniera e Dalton le offriva una ghiotta occasione a cui non seppe resistere. E io ebbi il mio primo incontro con Palmer…


ANNI PRIMA
Dei marine erano morti quando un elicottero era precipitato, forse a causa di una collisione in volo, lui e Bud andarono ad indagare.
Pareva fosse coinvolto un misterioso velivolo, nero come la notte e silenzioso, trovano dei rottami, ma degli uomini del governo li mandano via, impedendo loro di raccogliere del materiale da analizzare, ma Harm riesce a prendere un pezzo che manda ad analizzare.

Il comandante della base chiede, anzi ordina ad Harm di fargli vedere se la sua nomea di rompiscatole è meritata, vuol sapere come sono morti i suoi uomini, altrimenti…
“Gli alti papaveri che, da Washington D.C., hanno messo in moto i colletti bianchi assaggeranno i miei anfibi!”
Effettivamente una ditta stava testando un nuovo tipo di caccia, solo che per accelerare i tempi di consegna facevano test di volo non autorizzati.

Mentre Harm e Bud indagano, Mac va al colloquio propostole da Dalton.

Durante le indagini Harm viene catturato dagli uomini della Brundresth Corporation, si era introdotto nell’area della ditta, grazie ad un diversivo di Bud, ma poi un impulso a bassa frequenza lo lascia a terra stordito.
Quando si riprende si trova davanti Palmer, che aveva già incontrato la sera precedente, solo che stavolta l’intenzione è di eliminare lo scomodo testimone.

Harm riesce a fuggire, e prende anche un floppy che contiene le prove delle sue accuse, si sta allontanando, in auto, ma lo fermano sparando alle gomme.
Palmer colpisce Harm con un pugno, adesso lo farebbe fuori, dato che come agente della sicurezza ha il permesso di sparare a chiunque si avvicini ai terreni della società, ma l’arrivo del comandante della base salva Harm, che rende il pugno appena preso.

Il comandante alla vista della reazione del capitano si lascia sfuggire un
“E poi parlan male di noi marine…”
(Dite ad un marine e ad un sailor, marinaio, che sono la stessa cosa e vedrete due persone incavolarsi;-)

Harm e Bud rientrano allo JAG, Mac rassegna le dimissioni, con talmente poco preavviso da far infuriare l’ammiraglio.

Mentre raccoglie le sue cose un Bud sconsolato le domanda se era proprio necessario, lei replica, necessario no, ma era quello che volevo; poi chiede se ha visto Harm, ma nessuno nell’ufficio sa dove sia il capitano.

È all’aperto quando si sente apostrofare…
“Te ne vai senza neanche un addio?”

L’uomo sta finendo un sigaro, è appoggiato al muretto che sta vicino alle scale che portano agli uffici, la divisa blu e l’alta statura gli danno un aria imponente, lei lo osserva alcuni istanti prima di replicare.

“Preferirei arrivederci. Harm capisco che tu ti senta tradito, ma vorrei spiegarti..”
“Non occorre, ti capisco. Hey non andrai in Siberia, capiterà ancora di incontrarci in aula.”
Harm si riferisce al fatto che altre volte avevano seguito anche cause che avevano coinvolto sia la procura civile che quella militare.
“Non vedo l’ora.”
Dice lei sorridendo.
“Ma allora sei masochista ;-)”
“Capitano ti posso abbracciare?”
“Permesso accordato :-)”

Un abbraccio veloce ed ecco arrivare l’auto di Dalton
“Ecco il principe azzurro con la sua spider.”

Mac si fa sfuggire sottovoce
“Peccato non sia un tomcat.”


PRESENTE UFFICIO HARM

Le dissi che capivo…No che non capivo, ma cosa le dovevo dire?
Allora tra di noi non c’era che una semplice amicizia tra colleghi, certo ero attratto da lei, ma non mi sentivo assolutamente pronto per un “noi”; e se lei era felice, bhe ero felice per lei!

Anche se maceravo….hu se maceravo.Quando tempo fa mi ha chiesto chi fosse l’uomo con cui avevo immaginato mi tradisse, ho lasciato credesse pensassi a Webb, ma in realtà ero molto più geloso del suo rapporto con Farrow, sapevo bene che per lei era stato importante, e che aveva rappresentato quella figura paterna che le era sempre mancata. Per lui ha giurato il falso in aula, rischiando la sua carriera, e giocandosi la promozione che sarebbe arrivata con molti mesi di ritardo.

Farrow sì che era un rivale nel cuore di Mac, non certo quel damerino di Dalton…
Forse non è molto carino parlare così di un morto, ma in fondo sto solo pensando mica posso fare l’ipocrita anche nei pensieri, e quello era un damerino slavato!

La sua morte alcuni mesi dopo, quando lei era da poco rientrata allo JAG, la lasciò sconvolta, al punto di rimettersi a bere.
Come mi aveva chiamato? “L’integerrimo Harm!” niente da dire quando Mac perde le staffe lo fa fino in fondo!

Mi sembra ieri quando fece un certo discorso a due adolescenti che stavano per iniziare il college, e lei chiarì bene perché l’abuso di alcolici è un grave problema….


CASA RABB
ALCUNI ANNI PRIMA

Harm era seduto nel suo studio, anzi lo studio suo e di Mac, dividevano la scrivania; da un lato le pile di incartamenti di Mac nel suo famigerato disordine organizzato, mentre dal suo lato..ogni cosa al suo posto e un posto per ogni cosa, al centro un pc, lo condividevano, file di lavoro, foto dei ragazzi, e a volte ci avevano pure giocato,colpa dei ragazzi ovviamente.

Ed era proprio con loro che sentiva Mac parlare dalla porta lasciata aperta.
“So bene che non siete più dei bambini, ma voglio che vi sia chiaro fino in fondo come mai io e vostro padre siamo tanto intransigenti sull’abuso di alcolici. Siete abbastanza grandi da sapere cosa avevo fatto io alla vostra età, e capire che me ne vergogno tutt’ora.”
“Ma mamma, io e Sean lo sappiamo che bere fa male e ti prometto..”

Lei lo interruppe.
“Henry, io lo so che voi due siete giudiziosi, ma non voglio che sia solo per obbedire alle regole di casa, troppe regole alla fine possono causare l’effetto opposto, voglio che abbiate le idee chiare.
“Scusa, ti ascolto.” “Anch’io.”

E Mac raccontò loro di come a meno sedici anni avesse già iniziato a bere, di come avesse visto morire il suo migliore amico senza poter far nulla perché troppo ubriaca, di come anni dopo fosse ricaduta nel vizio ferendo molte persone.
“Certe frasi, so che mi sono state perdonate, ma il rimorso per averle dette non mi abbandona mai. Quando si prende la prima sbronza, e poi un'altra e alla fine non si è mai sobri…all’inizio non si è consci di quale inferno si andrà ad incontrare…
Se vi capiterà di essere con persone che non vi considerano perché a 15 anni non bevete, be usate la testa e continuate a non farlo.
Questo non vuol dire che dobbiate mai bere, vostro padre beve tranquillamente di tanto in tanto e la birra in casa non manca mai, il problema sta nell’abuso, quando si inizia a prenderci gusto alla vostra età, poi bhe molti, non tutti, non riescono a smettere.”

“Insomma se stasera qualcuno ci prende in giro perché non correggiamo le aranciate gli diciamo di farsi un giro per gli ospedali e poi di saperci dire.”
“Direi che hai centrato la questione, non lasciate mai che le pressioni di un gruppo, di qualunque genere condizionino le vostre scelte e vi impediscano di usare la vostra testa.”
“Ma e se una sera rientrassi ubriaco?”
“Be' mi auguro che non guidi tu e che il guidatore fosse sobrio… io posso dirti la mia esperienza, tua madre Erin vi avrebbe raccontato di sua sorella Susan, rimasta paralizzata dopo essere stata investita da uno studente ubriaco, e del suo calvario infinito, prima di morire quando tu non avevi nemmeno un anno.”

Le parole di Mac andarono a segno, Henry abbasso lo sguardo, poi lo rialzò pochi istanti dopo e
guardando il fratello sorridendo disse: “Ok eviterò le aranciate di Kip…”
“Come se le avessi mai bevute….”
“Kip?”

Sean spiegò alla madre che il ragazzo in questione aveva l’abitudine di lasciare le feste con più alcool che sangue in circolo.
“Capisco, questo discorso dovevo farvelo prima, ormai ne sapete più di me.”
“Mamma però hai coraggio, non so quante madri racconterebbero di errori commessi in passato, noi non ne sapevamo nulla.”
“Non è coraggio, è che non voglio pensare di non avervi spiegato bene i perché del divieto di bere alcolici fino alla maggiore età, da ragazzi si è plagiabili…a volte anche da grandi, ma quella è una cosa che dovrete imparare da soli.”

Harm decise che era il caso di andare a dare una mano alla moglie.
“Sarah, Henry ha ragione, sei coraggiosa e anche troppo buona, hai dimenticato di dire che pure io non scherzavo quando ti punzecchiavo.”

Mac sorrise al marito, sapeva che lasciare la porta aperta era un ottima idea.
“Avrò maggiori difficoltà a spiegarlo ad Ashley, se ho un po’ capito mia figlia, nonostante la tenera età ha un caratterino di tutto rispetto, del tipo, so pensare a me tu non rompere…”
“La nostra testardaggine al quadrato?”
“Perché noi no?”
“Henry, voi siete testardi quanto lei, ma in una altra maniera, se una cosa vi infastidisce ci mettete poco a chiarire, mentre vostra sorella tende a tenersi tutto dentro.”

Sean ebbe un moto di stupore:
“Ma chi? Ashley?”
Henry dette una gomitata al fratello, il gesto fece capire a Mac quanta complicità ci fosse tra i loro ragazzi, guardò Harm.
Mac osservò il gesto dei ragazzi.
Li abbiamo lasciati troppo spesso da soli, coi nonni, hanno imparato a contare su loro stessi, come noi, ma almeno loro non erano soli.
I pensieri di Harm erano simili.
Quello che non confidano a noi se lo confidano tra di loro, dove eravamo quando tutto questo è iniziato? O forse è normale tra fratelli chiudere un po’ fuori i genitori, come figli unici io e Mac di complicità fraterne non ne sappiamo nulla.

PRESENTE IPOTETICO
UFFICI JAG

Quella sera a letto l’argomento principale tra me e Mac fu come far affrontare ad Ashley l’assenza dei fratelli.

“Ha sempre contato sul di loro, certo anche su di noi, ma era con loro quando li lasciavamo per giorni interi dai nonni, finché non hanno iniziato ad essere loro stessi a badare a lei.”
“Guarda che è normale, i nostri figli hanno potuto contare uno sull’altro, io da bravo figlio unico, fino alla scoperta di Sergeij, ma eravamo entrambi grandi e non si creò la complicità che nasce nel crescere insieme. Magari anche negli sbagli, un altro che ti dica hey ma che fai….oppure dai facciamolo insieme.
Non credo avranno i blocchi paterni, magari avranno altre cose a metterli in crisi, ma non i rapporti con le persone.”

Il bussare alla porta lo riportò al presente, era Mac.
“Ammiraglio, lo so che non ho un appuntamento, ma ha tempo per un pranzo in caffetteria?;-)”
“Sì, ho giusto un buco, anzi due uno nello stomaco e l’altro in agenda;-)”
Mentre i nostri si rifocillano noi andiamo a vedere come se la passa la piccola Ashley, che tanto piccola non è più, tranne nei pensieri paterni.

CAMPO DI ADDESTRAMENTO RECLUTE
Ashley aveva appena terminato di farsi la doccia, un asciugamano in vita e i corti capelli scuri umidi ne erano la prova, Faith si stava rivestendo nella camerata, di donne ce erano altre ma in quel momento erano sole, le altre o erano fuori a cercare di chiamare casa o a racimolare qualcosa da mettere sotto i denti.
“Ciao, che ne dici se approfittiamo della pausa per andare a cercarci un abito adatto al ballo? Mancano ormai pochi giorni.”
“Io non verrò al ballo, finito l’addestramento andrò a casa dai miei, ma ti accompagno volentieri, solo credevo lo avresti scelto con tua madre.”
“L’idea c’era, ma almeno mi faccio un idea di cosa indossare, altrimenti Ray rischia davvero di vedermi arrivare in mimetica, come ti ho detto che mi ha replicato al telefono.”
“Bhe che fareste furore è vero…”

Finirono di vestirsi ed uscirono dalla base, il sergente istruttore aveva dato a tutti tre ore libere, per far riprendere fiato a chi era riuscito ad arrivare fin lì.

“Allora cosa hai in mente? Vuoi fargli capire che la serata prosegue a casa…o…”
“Faith! Sarò con i miei, specie mio padre, e ci sarà pure mio fratello Sean, meglio se non lancio troppi segnali che capirebbe il mondo intero, non credi?”
“Ma dai, cosa vuoi che non lo sappiano che dopo due settimane lontani tu e lui non vedete l’ora di star soli?”
“Lo sapranno di certo, ma non vedo al necessità di urlarglielo in faccia con un abito provocante.”
“Ash, sveglia, loro si aspettano che tu sia elegante e affascinante per il tuo uomo, se vuoi che pensino cose molto peggiori di quelle che fate, vestiti come un educanda e avrai ottenuto sguardi sospettosi da tuo padre e tuo fratello per tutta la sera.”
“Guarda che non ho detto di non volere essere attraente per lui, solo non troppo, come dire, sfacciata!”
“Ok, ho alcuni anni più di te, vedrai che saprò consigliarti l’abito giusto, poi te lo fai spedire a casa e, al tuo rientro, lascerai il povero Ray senza fiato. E i tuoi… bhe cercherò di trattere la mia indole birichina per il bene delle coronarie di tuo padre, e del fegato di tuo fratello, ok?”
“Ok, sapevo di poter contare su di te:-).”

Dopo un oretta circa per negozi, in cui Ash ha trovato quello che cercava, con la soddisfazione di Faith, che ha deciso che l’abito era sufficientemente provocante, un vestito blu con una ampia scollatura che le lasciava la schiena scoperta e dei lunghi guanti neri che arrivavano al gomito; si siedono sulla panchina di un parco a mangiare un panino.

“Sai con un vestito simile ho visto una volta una foto dei miei, erano andati al ballo di un ambasciata, però accadde qualcosa, un colpo di stato o una cosa simile.”
“Che vita avventurosa hanno avuto i tuoi, ma stavano insieme da molto quando si sono sposati?”
“Be' non so bene…hanno lavorato insieme per molti anni, ma erano solo ottimi amici, mia madre era molto somigliante ad una donna che mio padre aveva amato prima di conoscerla. Poi credo che sia nata un attrazione, ma sono dettagli che non si raccontano certo ad una figlia, vado io di immaginazione.”
“Ma come sapevi della donna somigliante a tua madre se non te lo hanno detto loro?”
“Di quello mi hanno parlato…successe pochi anni fa quando traslocammo…”

ALCUNI ANNI PRIMA
TRASLOCO IN CORSO

C’erano diversi scatoloni ammassati nell’atrio, un Ashley adolescente stava aiutando la madre a chiuderne alcuni e una scatola grigia attiro al sua attenzione, sopra c’era scritto Diane nella calligrafia del padre.
“Mamma, chi è Diane?”
“Una donna che è stata molto importante per tuo padre. È morta prima che lui mi conoscesse, dovevano sposarsi, e tuo padre conserva le lettere che le aveva scritto e che lei aveva conservato.”
“E non ti secca che tenga le lettere ad un'altra?”
“No, lei era importante, mi preoccuperei se tuo padre le leggesse di continuo e non avesse pensieri per me e per noi tutti, ma sono solo dei ricordi importanti, e come tali li rispetto.”
“Tu hai tenuto le lettere dei tuoi innamorati?”
“Non ero una grande scrittrice, e gli uomini che ho frequentato prima di tuo padre rispecchiavano questa mia dote.”
“Ma che papà ti scriva ti piace?”
“Sì, non sapevo quanto finché non è capitato che stesse settimane senza farsi vivo, almeno per e-mail si era sempre fatto sentire…ricordo ancora quando mi rimproverò di non avergli detto che mi avevano promosso colonnello…”

PORTAEREI
NEL MAR MEDITTERANEO

Harm era stato riassegnato come pilota da pochi mesi, ma nonostante tutto rimaneva un legale dello JAG e si ritrovò ad attendere Mac per metterla al corrente di cosa era successo, un pilota aveva bombardato dei mezzi corazzati prendendoli per mezzi Serbi, era in corso al guerra in Bosnia, ma quelli erano mezzi delle forze di pace russi e l’incidente diplomatico era dietro l’angolo.

Quando la donna so toglie il casco e slaccia parte del giubbotto indossato durante il volo per raggiungere la portaerei, lui nota i gradi.
Si mette sull’attenti e con un sorriso sotto i baffi, che non ha, inizia con un congratulazioni signora, sì signora e a darle del lei.

Quando lei gli chiede se le darà una mano la replica è : “Sono un aviatore, ma obbedirò ad ogni ordine ufficiale.”
“Farò in modo che siano ordini ufficiali”
“Come vuole, colonnello”

Calcò molto sull’ultima parola, Mac lo seguii alzando gli occhi al cielo.

Poi in mensa l’interrogatorio.
“Ci siamo scambiati diverse e-mail, come mai non mi avevi detto nulla della promozione?”
“Non lo so, non volevo fari pesare…”
“Cosa? La mia inferiorità?”
“Qui ti senti inferiore?”
“Mac, io sono nato pilota, qui sono a casa.”
“Allora allo JAG ingannavi il tempo in attesa di vederci di nuovo bene?”

Uno sguardo in tralice fu la sola risposta.


CASA RABB DURANTE TRASLOCO

“Ma allora non eravate si, insomma…ecco.”
“No all’epoca tuo padre stava con una altra e io pure…o quasi, ma preferirei cambiare argomento…sai com’è.”
“Ma di questa Diane, perché ha conservato le lettere.”
“Perché era speciale, e perché io gliela ricordavo ogni volta che mi vedeva.”
“Le assomigliavi molto?”
“Sì, al punto che una volta quando tuo padre mi baciò gli dissi che pensavo avesse baciato lei.”
“Cosa? Ma mamma, papà non è scemo…”
“No tesoro, tutt’altro, ma quella volta c’erano delle circostanze attenuanti, aveva appena scoperto il suo assassino e io ero vestita con la divisa della marina anziché la mia da marine, e il bacio che mi dette suonava come un addio, no stava salutando lei, senza nemmeno rendersene conto, ma all’epoca tra di noi c’era solo amicizia.”
“Be' sarà ma se ti ha baciato mi sa che erano altri i suoi pensieri, per quanto potessi somigliare a questa Diane.”
“Hey, signorina e a te chi le ha insegnate certe cose?”
“Quali cose ha imparato la mia piccolina.”

Era stato Harm a parlare era rientrato prima per aiutare le sue donne nel trasloco, la nuova casa era a pochi isolati, ma impaccare una vita di ricordi era duro.

Madre e figlia si guardarono per un breve istante e decisero che non era il caso di tirare in ballo Diane.
“Hem ho sentito dei termini militari in un film alla televisione.”
“Se devi raccontare una frottola, fallo con convinzione, senza hem e soprattutto guarda al persona a cui stai mentendo negli occhi, hai più possibilità che ci caschi;-)”
“Papà!!!”
“Harm, lasciala stare, ne vuoi già fare un avvocato squaletto come te?”
“No, se è squaletto ce lo ha già nel DNA, nulla che io potrei fare potrà cambiare la cosa, ma tu non cercare di distrarmi facendomi incavolare, e dimmi di che parlavate.”
Mac osservò il marito e si rese conto che erano nell’atrio di casa con la porta aperta, Harm nel salire sul portico doveva aver sentito le ultime frasi.
“Parlavamo di Diane, e di quanto fosse importante per te, abbiamo trovato queste.”

Nel dirlo gli porse la scatola grigia, Harm la aprì ne estrasse la foto della donna e la mostrò a Ashely che rimase sbalordita.
“Mamma, ma è…è….non è somiglianza sembrate due gemelle!”
“Solo fisicamente, Ash, non potrebbero esistere due Sarah MacKenzie, o due Diane Shonke.
Ma avevi ragione prima, non è stato completamente uno sbaglio il bacio dato a tua madre, lei mi piaceva solo che ci ho messo anni ad ammetterlo anche con me stesso, figuriamoci con lei.”
Stavolta fu Mac a rimanere a bocca aperta, non si aspettava che in quel primo bacio ci fosse altro oltre che l’addio a Diane, ma chissà forse se lo sentiva.Però lui zitto, mai un ammissione, solo con la figlia si apriva quel riccio, davanti a lei era senza difese.

“Però ti ringrazio di aver detto che il tuo vecchio non è scemo.”

PARCO
CENTRO ADDESTRAMENTO

“Accidenti, questa Diane era veramente così somigliante?”
“Sì pareva mia madre con alcuni anni di meno e la divisa della marina, ma non credo che mio padre si sia innamorato di lei per quello. Anzi penso che la cosa semmai abbia raggelato i loro rapporti per lungo tempo.”
“Una sorta di fantasma…”
“Non sai quanto….”

ANNI PRIMA
CHICAGO

Erano andati a trovare lo zio Sergeij che dopo anni aveva ottenuto la cittadinanza USA e si era stabilito, con la sua seconda moglie, nella città del vento.

Mentre erano sulla statale per rientrare a Washginton D.C. un autotreno li investì. Lei e sua madre se la cavarono con pochi graffi, mentre suo padre era in gravi condizioni.
Erano nella sala d’attesa dell’ospedale quando lo fecero salire di sopra, si avvicinarono alla barella e lei senti il padre mormorare…Diane.
Non disse nulla a sua madre, che pareva non avere sentito, poi mentre aspettavano che si riprendesse dall’intervento, entrambe le donne si assopirono, Ashley venne svegliata da un grido della madre.

La vide alzarsi e andare vicino al suo letto e con le lacrime agli occhi implorò.
“Rimani con me, non puoi andartene con lei, non adesso ti prego, abbiamo ancora tante cose da fare insieme, vedere i ragazzi fieri delle loro ali d’oro, il diploma di Ashley, Diane ti prego lascialo a me, tu non ne hai bisogno di la, ma io sì, i suoi figli anche, ti prego non portarcelo via.”

Vedere la madre piangere a quel modo la sconvolse, vide entrare nella stanza i suoi fratelli che erano stati chiamati appena successo l’incidente.

Henry prese lei tra le braccia mentre singhiozzava disperata, Sean fece lo stesso con la madre.
Harm riprese i sensi, aveva uno sguardo vitreo che metteva paura, ma appena focalizzò al sua famiglia parve ricordare dov’era e sorrise, a fatica tra le cannule.
“Mamma non se lo è portato via, ti ha ascoltato.”
“Di che parli scricciolo.”
“Henry, è una cosa tra me e la mamma.”

Dal letto giunse un flebile lamento…
“E Diane…”
Mac abbracciò il marito e capi che non aveva solo sognato…

Quando si era assopita stava pensando che era normale che ad Harm venisse in mente Diane, avevano terminato il trasloco pochi giorni prima e sapeva che aveva riletto le sue vecchie lettere insieme ad Ashley che si era emozionata all’idea di conoscere un lato sconosciuto del padre, poi nel sonno aveva visto Harm e Diane seduti su una panchina ad un certo punto lei si alzava e gli tendeva la mano, si era svegliata sconvolta dal messaggio del sogno.

Aveva sentito una frase di Diane, o del subconscio di Harm a scelta.
“Tu la ami, ma sai che lei potrebbe lasciarti perché non rimani con me, io non ti lascerò mai.”

Non avrebbe mai chiesto ad Harm cosa lo aveva trattenuto qui, se il pensiero di lei o dei figli, o solo il fatto di non volersi arrendere, l’importante era che avesse lottato, come quella volta dopo l’eiezione nell’Atlantico.

CENTRO ADDESTRAMENTO
Questa parte non mi va di raccontarla a nessuno, è stato talmente brutto quel momento, che lo avevo rimosso, quando ho visto mia madre in lacrime per Sean è tornato a galla e parlare di Diane me lo ha rammentato, chissà se mamma aveva sentito o meno, certo è che diane non era solo un fantasma, mi sono sentita in colpa per anni per avergli riportato quella donna alla mente facendomi leggere le sue lettere.

Le due ragazze rientrarono al centro, ne avevano ancora per pochi giorni e l’inferno sarebbe finito, almeno per questa sessione di addestramento.

Fine settima parte
 
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rabb-it
view post Posted on 7/11/2007, 19:09




CASA RABB
LA SERA DEL BALLO

Ashley era rientrata quel mattino, si stava vestendo per la serata, il vestito blu le fasciava il corpo in modo suadente, si sentiva un po’ strana dopo due settimane di fango e mimetica, ma la sensazione sparì appena si rimirò nello specchio, un discreto bussare e sua madre fece il suo ingresso, anche lei portava un abito lungo, solo era color ecrù, metteva in risalto la sua carnagione ambrata, e le dava un aria sofisticata.

“Mamma, sei splendida. Stasera credevo di vederti con la divisa di gala, ma quest’abito è decisamente meglio.”
“Ti ringrazio, con l’annuncio che io e tuo padre daremo stasera credo che la divisa di gala sarebbe stata fuori luogo.”
“Ha proprio deciso? Credevo che fosse un momento di rabbia dopo quanto successo a Sean.”
“No, era un po’ che ci stava pensando, ed entrambi abbiamo voglia di goderci la reciproca compagnia senza gli obblighi che il lavoro comporta, in fondo abbiamo una certa età ormai.”

“Mamma! Tu e papà non invecchierete mai.”
“Ti sbagli tesoro, l’età c’è, anche se siamo bravi a nasconderla, e come potremmo fare i vecchietti con una figlia che ci tiene costantemente all’erta e due scavezzacollo che non ci danno un attimo di tregua?”
“Come sta Sean? Ho sentito Elizabeth prima, mi ha detto poco o niente…”
“Nel pomeriggio ha fatto una chiacchierata con tuo padre, credo che la settimana al rifugio con lo zio AJ lo abbia rasserenato, il che farà tribolare ancora parecchio me, ma sapevo che anche lui come tuo padre vive per il volo, ormai credo di averci fatto l’abitudine, o almeno così dovrebbe essere.”
“Allora capisco i silenzi di Elizabeth, nemmeno lei sa bene cosa ha deciso, mentre Henry pare sempre sapere dove sta andando e perché.”
“Dei due è sempre stato quello più deciso, nonostante i mille dubbi che a volte tirava fuori.”
“Per esempio?”

Mac osservò la giovane donna che aveva davanti, come non pensare a se stessa alla medesima età, forse non potevano essere più diverse, ma erano anche infinitamente simili, un insicurezza di fondo ben mascherata da un atteggiamento spavaldo.
“Quando era ragazzo aveva un sacco di domande per me e tuo padre, su ogni argomento, ma mentre lui chiedeva e analizzava le cose decideva anche come regolarsi, mentre Sean, bhe lui chiedeva molto meno e spesso era indeciso, poi arrivava Henry a dargli di sprone e tutto trovava la giusta collocazione anche per lui.”
“Dici che se non era per Henry non avrebbe fatto il pilota?”
“Oh no, però magari avrebbe aspettato di avere gli anni giusti per iscriversi all’accademia, invece per un pelo si giocano il posto da cadetti, per aver cercato di entrarci prima del tempo. Ma mi stai tanto a parlare dei tuoi fratelli perché vuoi evitare le domande su Ray?”
“Ops….colpita ed affondata! Va bhe mamma sai quando l’ho incontrato al prima volta….”

Ed Ashley raccontò alla madre della sua sbronza, promettendo che era stato un incidente isolato, su cui aveva pregato Ray di tenere il segreto.

Mac rimase in silenzio, aveva intuito che il fatto che la figlia non le avesse parlato di Ray fin dall’inizio doveva avere un qualche motivo, per fortuna lui era un bravo ragazzo, un altro chissà cosa avrebbe fatto a sua figlia in quelle condizioni.
“Immagino sia meglio che questa cosa resti una confidenza tra madre e figlia, per quanto lui si sia comportato bene non credo che tuo padre ne sarebbe felice, insomma avrebbe anche potuto accompagnarti a casa tua.”
“Mamma lui non sapeva nemmeno il mio nome, Faith non glielo disse e io il mattino dopo filai via a razzo…lo rincontrai nel pomeriggio quando passai dagli uffici.”
“Non oso pensare cosa vi deve essere passato per la mente..”
“Bhe…onestamente i miei pensieri non erano troppo pudici, non so i suoi, non ho mai indagato troppo…”
“Ok, tuo padre non solo non lo deve sapere, ma nemmeno sospettare o ti chiuderà in questa stanza fino al giorno delle nozze.”
“Mamma, io e Ray non abbiamo ancora parlato di matrimonio, onestamente mi pare una cosa prematura, ci frequentiamo da poco.”
“Era un modo di dire, lo spero che prendiate il vostro tempo per certe decisioni, per ora siete giovani, godetevi la vostra età, ma attenti ai papà gelosi.”
“E ai fratelli iper-protettivi!”

Scesero le scale ridendo, Harm era ai piedi delle stesse con la divisa di gala bianca, Sean ed Elizabeth erano vicini alla porta e chiacchieravano con Ray, che fu il primo a riaversi dalla vista delle due affascinanti donne che scendevano le scale, e porse il suo braccio alla sua dama, il braccio fasciato dai lunghi guanti neri che si posava sulla bianca divisa fece scambiare sguardi d’intesa tra i genitori della ragazza.
Ma che è successo? Stava in qualche armadio della CIA quel vestito?
Lo so che ci somigliano, ma spero che stasera per loro niente colpo di stato.


Sean aprì la porta di casa e con uno sguardo ammirato alle tre donne che erano con loro, si diresse verso la macchina che li aspettava per portarli al ballo.
Elizabeth era fasciata in un lungo tubino nero, era raggiante l’ultimo esame era andato benissimo, ora aveva solo da discutere la sua tesi, e poteva rilassarsi in quella serata.

Uscendo dall’auto Mac prese il braccio che Harm le porgeva, osservarono i giovani dirigersi verso pista da ballo e buffet, e si sorrisero complici nel riconoscere se stessi molti anni prima, ma senza sguardi in tralice perché le coppie non erano quelle giuste.
“Quel vestito, mi ricorda un ballo ad un ambasciata molti anni fa.”
“Lo so, certo che noi allora facemmo di tutto meno che ballare…”
“Haey, ma se avevi detto che non ti eri mai divertita tanto ;-)”
“Mentivo, ammiraglio, mentivo.”
“Guarda sta arrivando AJ, Francesca è raggiante.”
“Vero, lo hai sentito da quando è sceso stamani dal rifugio?”
“No, ma so che lei è arrivata con i ragazzi, che ora saranno con la baby-sitter, certo che essersi ritrovato con i nostri figli a fargli da balie deve anche averlo fatto incavolare.”
“Non lo so, Sean mi diceva che pareva aspettarsi il suo arrivo, e di averlo trovato in gran forma.”

AJ si avvicinò ad Harm e Mac, quest’ultima e Francesca si allontanarono per lasciare i due uomini un po’ a parlare.
“Allora come è stato vedersi buggerare dal proprio figlio durante una salita?”
“Un’esperienza….da evitare, ma anche Henry mi aveva beccato?”
“Sì, solo si è fatto sfuggire la mia sosta e sono stato io ad avere l’ultima parola.”
“Non mi ha detto nulla, quando è stato a casa.”
“Avevate altro per la mente.”

E nel dirlo AJ osservò uno dei giovani tenenti che ballava, stringendo al sua dama in nero, gli pareva di rivedere il suo addio, quando si era congedato lasciando il posto di capo allo JAG vacante.
Sapeva che anche Rabb stava per prendere la stessa strada, e poteva ben immaginare con che stato d’animo si stesse accingendo a farlo.

CALIFORNIA
LAJOLLA

Mentre nella costa Est era già sera, nella costa ovest era solo pomeriggio sul tardi, e un certo tenente stava cercando un numero civico per le vie della città.
Aveva una licenza per una giornata solamente, ma in fondo spesso non è il tempo che conta ma la qualità, e lui contava sul fatto che sarebbero state ore di ottima qualità ;-).
Trovò il numero che cercava e suonò il campanello, arrivo una giovane sconosciuta ad aprirgli.
“Buongiorno, sono Henry Rabb, stavo cercando Cate…”

La ragazza non gli dette nemmeno il tempo di finire il nome.
“Mamma, è arrivato l’amico di Caterina, ma non è in divisa…”
Henry sorrise, Cate doveva aver detto all’amica che lui era in marina, e la ragazza era delusa del suo abbigliamento borghese.

Una donna disse alla giovane di far entrare il tenente, arrivava dalla cucina, e gli sorrise.
“Mi ricordo di te, eri presente all’inaugurazione della nuova ala della galleria.”

Cate arrivò per le scale, squadrò da capo a piedi il giovane e reclinando il capo sentenziò.
“Me lo potevi anche dire che sulla targa della galleria avrei letto Patricia Rabb Burnett… o Rabb è un cognome così comune?”
“Bhe non so quanto sia comune, ma Patricia Rabb Burnett era mia nonna, ma tu mi hai chiesto se conoscevo la mostra, non come mai la conoscevo
;-)”
“E bravo, va bhe, ti presento la mia amica Melissa e sua figlia Katia, cosa hai in mente per stasera?”
“Bhe intanto di portarti fuori a cena, poi se a Melissa e a Katia non dispiace ti rapisco fino a domani pomeriggio, purtroppo devo rientrare alla base.”
“Wow, Cate hai trovato un ragazzo che non perde tempo, giovanotto, sono responsabile di quello che succede a Cate mentre è in California, veda di comportarsi bene ;-)”

Accompagnò la frase burbera con un sorriso, e lasciò uscire i due giovani dalla casa.

Con l’auto si diressero verso la costa, dove arrivati nei pressi di un lussuoso albergo Henry parcheggiò.
“Ma scusa, è qui la cena?”
“Ti avevo fatto una domanda nella mia mail ricordi? Tu non hai risposto e per me chi tace acconsente. Che ne dici di una cena in camera?”
“Mi sa che mi devi rinfrescare la memoria…”
Salirono al decimo piano e entrarono in una stanza c’era la tavola apparecchiata e una tuta da pilota appesa alla porta della stanza da bagno.
“Che ne dici te la sto rinfrescando?”
“Eccome!!!”

La donna guardò il suo uomo cambiarsi e mettersi la divisa di volo, assaporò con l’immaginazione quello che ne sarebbe seguito, al loro primo incontro lui era in tuta di volo e lei era stata allusiva quella volta, stranamente non si aspettava una cosa del genere da un tipo come Henry, ma forse essere nel suo territorio gli toglieva parecchie inibizioni, e non poteva certo mentire a se stessa e dire che la cosa non le piaceva anzi….

E visto l’immaginazione non manca a nessuno di chi legge il resto immaginatelo pure voi….

Vi mancava la mia censura?
No vero?
Bhe eccola lo stesso….ma almeno li ho portati fino nella stanza
Ripasseremo più tardi….Molto più tardi ;-)


WASHINGTON D.C.
IL BALLO

Harm stava ballando con sua figlia, era dal mattino che le voleva parlare, ma prima il segretario che non voleva accettare le sue dimissioni, poi lei si stava preparando ed erano arrivati al ballo senza aver scambiato che poche parole.
“Allora com’è andata la sessione di addestramento? So che sei andata bene, ma tu come ti senti?”
“Bene, stanca morta, ma sapevo che sarebbe stata dura, certo sapere di avere davanti a me una serata di gala rendeva più facile resistere quando veniva voglia di mandare il sergente istruttore al diavolo!”
“Anche col timore di affrontare il tuo vecchio?”
“Da quanto lo sapevi?”

Nel chiederglielo gli appoggio la testa sul petto, come faceva da bambina e lui la prendeva tra le braccia dopo essere stato via per dei giorni in chissà quali luoghi.
Lui inspirò a fondo domandando aiuto al Santo protettore delle coronarie dei papà che vedevano la loro unica figlia femmina pronta a spiccare il volo verso nidi sconosciuti.

“Da troppo, credo, come ho detto a Ray, mi aspettavo che me ne parlasse prima. Vi ho visti insieme sulla panchina del parco davanti allo JAG è ho sentito un nodo allo stomaco, poi confermatomi quando lui era nel mio ufficio e gli raccontavo di te e dei tuoi fratelli.”
“Ma perché non ci hai detto nulla?”
“E che dovevo dire? Ray mi è sembrato un bravo ragazzo, tu sei una donna con la testa sulle spalle, anche se preferirei fossi ancora la mia bambina, so che non lo sei più e non solo per l’abito di stasera…”

Ashely avvampò sotto lo sguardo indagatore del padre.
“Ecco, sai, volevo qualcosa che mi facesse dimenticare la mimetica, e che si intonasse alla divisa di gala con gli alamari.”
“S’intona, s’intona….anche troppo!”

Sorrise alla figlia e la riconsegnò al suo cavaliere, non senza un lungo sguardo d’avvertimento.
A lei posso dire che non è più la mia piccolina, ma tu bada a quello che fai, giovanotto!

Mac raggiunse il marito, e si misero a ballare loro due.
“Ti ricordi eravamo in questa sala molti anni fa, era il ballo della NATO, con un annuncio da parte di una principessa, e ti dissi che anche se per te era come ballare con tua sorella avresti potuto metterci un poco di entusiasmo.”
“E io ti risposi che non ti vedevo come una sorella.”
“Già…perché ci abbiamo messo tanto?”
“Ancora rimpianti Mac? Basta pensare al passato, godiamoci il presente, e il futuro che ancora ci aspetta. Basta voltarsi indietro.”
“No non era un rimpianto, solo un ricordo, molto dolce tra l’altro, certo almeno finché non spuntasti dalla balaustra con la divisa sporca di sangue, avevate fermato la donna che voleva uccidere la principessa, tu e gli uomini dei servizi. Poi il giorno dopo lei venne a ringraziarti. Dopo la cerimonia ufficiale in cui suo padre ti dette una medaglia.”

“Perché non sai come mi voleva ringraziare il giorno precedente…”
“Me lo immagino, guarda che il bacio che lei ti dette non rimase un segreto, o c’è dell’altro?”
“Venne in casa mia, la riportai indietro, rifiutandola, cosa che la ferì non poco, ma mi rese la cortesia.”
“E come?”
“Bhe quando mi ringraziò lo fece molto freddamente, rigirandomi contro le mie parole sul senso del dovere, e andandosene…beh mi fece quasi ingoiare il sigaro che stavo fumando.”
“Non oso immaginare come.”

Mac sorrideva dell’espressione del marito, aveva capito benissimo come la donna lo avesse salutato, solo non voleva dargli la soddisfazione di farsi vedere gelosa, in fondo lo sapeva che era irresistibile, il suo irresistibile capitano!

Harm sorrise a sua volta, voltandosi a guardare ancora una volta la figlia.
Con quel vestito blu e i guanti neri era identica alla madre quando al ballo dell’ambasciata dovettero sventare un colpo di stato, o almeno quello che lo sembrava a tutti gli effetti.
Poi invece avevano scoperto che era stato lo stesso ambasciatore ad organizzare tutto per farsi eleggere presidente.
Quel vestito, o almeno una sua copia molto somigliante, lo aveva procurato Webb, quando Mac era entrata nella saletta riunioni dello JAG così vestita, be' nessuno degli uomini presenti era rimasto indifferente.

Certo in quel momento era molto difficile mettere a tacere quella parte di lui che avrebbe voluto prendere la figlia e….metterla in un luogo sicuro lontano dalle grinfie dei tipi alla Rabb. Una volta qualcuno glielo aveva detto, lei capirà cosa hanno provato i padri delle ragazze che lei ha portato fuori solo il giorno in cui vedrà sua figlia uscire di casa vestita in maniera provocante e sexy, allora penserà a se stesso e si augurerà che il giovane che porta fuori sua figlia non le somigli!
Accidenti se aveva ragione!

Poi davanti a loro vide Sean con Elizabeth e ripenso al dialogo avvenuto quel mattino.

QUEL MATTINO
CASA RABB

Sean era rientrato da poco con AJ, che era andato a prendere la figlia che arrivava all’aeroporto da S.Diego, passò da casa dei suoi, voleva parlare con suo padre.

Lo trovò al telefono con il segretario, gli fece cenno di entrare e chiuse la telefonata con un secco: “Non intendo tornare sulle mie decisioni!”
“Problemi?”
“Nulla che non si risolverà a partire da questa sera. Per ora le mie dimissioni sono solo ufficiose, da stasera saranno ufficiali.”
“Allora hai proprio deciso, credevo fossero solo voci.”
“No, nessuna voce, stasera darò l’annuncio ufficiale, mi ritiro, anche tua madre, penso che ci prenderemo una bella vacanza per iniziare poi si vedrà.”
“Accidenti, ad Henry lo hai detto?”
“Sì, ci ho parlato giusto ieri sera, era contento che avessi deciso prima di farmi perforare l’ulcera, il solito Henry che coglie subito il lato positivo. Tu che mi racconti.”
“Be' ero un po’ indeciso nei giorni scorsi, ma la chiacchierata con lo zio AJ ha scacciato molti dubbi, domani vado a presentarmi per avere la mia nuova assegnazione, sono stato a terra anche troppo!”
“Avrei dovuto intuire che c’era qualcosa che non andava.”
“E da che cosa?”
“Di solito passi da tua madre a parlare, o cerchi Henry, stavolta invece nessuno di noi ti ha visto o sentito per giorni. E poi la notizia che raggiungevi AJ, l’importante è che ora hai chiaro cosa vuoi fare, sai bene che per stare su quei trabiccoli ci vuole il massimo della concentrazione, non si può se si è altrove con testa.”
“I trabiccoli avranno tutta la mia attenzione, puoi star tranquillo.”

Harm sorrise al figlio che aveva giustamente raccolto la sua ironia nel definire i caccia da svariati milioni di dollari su cui una minima distrazione poteva essere fatale.
“Elizabeth che dice?”
“Che è felice di vedermi sereno, sai mi piace che sia così sicura di me, le ho chiesto se il fatto che torni in volo la preoccupa, e mi ha detto che corre più rischi lei a percorrere la statale con la neve, che io in volo.”
“Però, tosta la ragazza, anche se non ha tutti i torti, rammento ancora bene l’incidente che capitò a me quando ero a Chicago con tua madre e tua sorella, un autotreno slittò sul ghiaccio e…bhe mi ritrovai in un letto d’ospedale con voi tutti che mi guardavate preoccupati, e di incidenti così ne capitano tutti gli anni a centinaia, molti meno sono gli aerei che cadono, solo che questi ultimi fanno più notizia.”

“Mi ricordò anch’io lo spavento di quel giorno, zio Sergeij ci avvertì e venne a prenderci alla stazione, eri appena uscito dalla sala operatoria quando io ed Henry arrivammo.”
“Be' decisamente non siamo una famiglia che si annoia, vero? Ma è sicura la tua ragazza di voler avere a che fare con noi Rabb? Lo sa a cosa va incontro?”
“Dice di sì ;-) Papà che mi dici di Ashley? Credevo l’avreste accompagnata tu e la mamma, invece so che ha un cavaliere.”
“Tua sorella è grande ormai, e sì ha un cavaliere, si tratta di Ray Dexter, forse lo hai incontrato se sei passato dagli uffici in questi ultimi mesi.”
“Sì, ma non sapevo ci fosse qualcosa tra di loro, nemmeno Henry lo sapeva.”
“Be' credevate che Ashley ve lo avrebbe messo tra le grinfie? So che quando andava al liceo i suoi fidanzatini prima che a me li presentava a voi, ma credo che con Ray sia una cosa troppo seria per confidarsi coi fratelli come le altre volte.”
“Sai dei terzi gradi agli spasimanti di Ashley?”
“Sean, ero spesso assente, ma non vuol dire che non sapessi che succedeva ai miei ragazzi.”
“Accidenti e io ed Henry che ci credevamo tanto furbi.”

Harm scosse il capo, la stessa frase che gli aveva detto Henry poche ore prima.
“No, non vi credevate furbi, avete solo preso molto sul serio l’incarico di proteggere la piccolina di casa, che però tanto piccola non è più.
Sai che ha passato la sua sessione di prove al primo posto tra le donne e al terzo assoluto, dietro di lei stanno parecchi uomini che si mangiano le mani per essersi fatti battere da quello scricciolo.”
“Ha carattere da vendere la ragazza, tu dici della mia ragazza se sa a cosa va incontro, ma e Ray qualcuno lo ha avvertito?”
“Credo che sappia già con chi ha a che fare.”

Sorrise ripensando al telegramma nel suo ufficio, era riuscito a sapere cosa Ashley aveva scritto, capiva bene come mai il giovane fosse impallidito, stava per affrontare il padre della sua ragazza nonché suo superiore e scopriva che lui sapeva già tutto; gli aveva ricordato se stesso quando aveva incontrato Francesca Paretti…la figlia di Chegwidden, il mattino si erano scontrati in auto nel parcheggio dello JAG e lui ci aveva provato, poi a sera se la ritrova davanti alla festa che l’ammiraglio aveva dato per presentare sua figlia.
Non era diventato di brace, ma poco ci era mancato.
Poi era sopravvenuto il problema di Mac che in quei tempi stava vivendo giorni di angoscia dopo che avevano ucciso Dalton Lodge davanti ai suoi occhi.
La ricaduta nel bere, che lui le aveva spesso rinfacciato, quando erano ai ferri corti per una causa non esitava a diventare crudele, per poi pentirsene, ma intanto lo faceva, anche quando era stato lui a bere, non era stato zitto, ma le aveva detto che lei lo avrebbe dovuto capire…

Come mi aveva detto una volta Peter? A volte apri la bocca solo per ferire le persone che cercano di farti ragionare? Non aveva tutti i torti.

“Papà, io ora andrei, se io ed Elizabeth passiamo stasera da voi, va bene?”
“Certo abbiamo la limousine noleggiata, andremo tutti insieme al ballo.”
“Accipicchia, quindi con Ray l’incontro sarà qui a casa?”
“Nessun incontro giovanotto, con Ray ho già parlato io e un Rabb con lo sguardo truce è sufficiente, se non vogliamo che tua sorella ci odi.”
“Messaggio ricevuto, sarò cordiale e simpatico, nessun riferimento al mio ruolo di fratello maggiore. Almeno non stasera.”

L’arrivo di Mac impedì ad Harm di replicare, ma forse fu meglio così, in fondo lui e Sarah sarebbero partiti ed era meglio che Ray sapesse che in assenza del padre c’erano sempre due fratelli da considerare.

IL BALLO
Ashley era al settimo cielo, suo fratello non aveva lanciato sfrecciatine, suo padre si era limitato ad un occhiata di fuoco, che non le era sfuggita, ma temeva di peggio. Terminato uno dei balli convinse Ray che appartarsi in uno dei balconcini che davano all’aperto non sarebbe stato sconveniente.
“Cosa ti ha detto mio padre mentre io ero di sopra a finire di cambiarmi?”
“Non molto, ho chiacchierato con tuo fratello e la sua ragazza, ci stava raccontando del suo ultimo esame e di cosa porterà come discussione alla tesi. L’alimentazione del coniglio da compagnia se ho ben capito, ma onestamente ero un po’ distratto, mentre parlava e poi tu hai dato il colpo di grazia arrivando con tua madre sulla cima delle scale, allora avesse anche detto che i conigli usano le lunghe orecchie a mo di pale di elicotteri e volano, credo me la sarei bevuta come l’ultima scoperta fatta dalla scienza.”

La ragazza rise, la sua risata argentina fece voltare alcune persone che erano nei pressi, lui la guardò intenerito, era un gran bel contrasto, l’ultima volta che l’aveva vista era furibonda e il loro bacio lo aveva rubato con un impeto di rabbia, ma adesso…scese piano a sfiorarle l’incavo del collo e con dolcezza le fece reclinare il capo, lei segui il movimento delle sue labbra e si baciarono con tutta la passione che sentivano premere dentro, poteva anche arrivare l’ammiraglio e l’intero stato maggiore in quello stesso momento, ma non se ne sarebbero resi conto.
Terminato il bacio lei rabbrividì, lui si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle.

E con uno sguardo carico di promesse per quella sera rientrarono, prima che Sean o Harm notassero la loro prolungata assenza.
Ma le uniche ad vedere i due giovani uscire erano state le due donne che avevano abilmente distratto i rispettivi compagni, mai tanto felici di tante distrazioni.

Poco distante c’era AJ che stava parlando con Bud del duro lavoro che lo attendeva.
“Ho solo messo giù degli appunti, starà a te ordinarli per cronologia, per fatti salienti, ma voglio che i miei anni al JAG siano il fulcro centrale, sono stati gli anni migliori, non ero più il giovane impulsivo in cerca di rogne, ma non ero ancora il vecchietto decrepito che sono ora.”
“AJ, lei non è affatto decrepito, Sean mi ha detto che durante la discesa era lui quello in difficoltà, ed Henry mi ha raccontato di certi sorci verdi!”
“Sean era ancora convalescente e avrebbe dovuto riposarsi, ed Henry …be' sì a lui i sorci verdi li ho fatti vedere, lo ammetto.”

Sorrise al capitano, dargli la promozione era stato uno dei suoi ultimi incarichi, le sue gaffes erano trascritte, come ci sarebbe rimasto nel vedersi citare spesso?
Forse doveva avvertirlo, ma in fondo sapeva che avrebbe preso la cosa sportivamente non aveva risparmiato nessuno nella sua biografia, forse era stato un po’ tenero con se stesso, ma che diamine erano i suoi di ricordi, poteva ben permettersi qualche libertà!

Vide Rabb dirigersi verso il palco per prendere la parola.

Rivide se stesso compiere lo stesso gesto molti anni prima, come lui anche Harm indugiò sulle persone che stava salutando, con lo stesso sguardo carico di ricordi per ognuno di loro, dallo sguardo al capitano Coats, che ricordava giovane ladra un Natale di molti anni prima, poi giovane promessa allo JAG prima come attendente poi come avvocato, anzi no all’inizio pareva le interessasse al psicologia, ma aveva cambiato strada; all’amico di mille battaglie il capitano Roberts sempre al suo fianco, o suo avversario, ma sempre leale.
Lo sguardo indugiò alcuni istanti sulla moglie, che si era messa al suo fianco per dare il medesimo annuncio del marito, molte mani applaudivano, qualcuno asciugava una lacrima, e i fotografi accreditati fecero partire i flash.

Ashley andò ad abbracciare il padre, i suoi colleghi gli si fecero intorno, AJ ripensò al suo di addio, Francesca non c’era, era a S.Diego, Rabb pareva preso dai suoi demoni personali, si era appena chiuso il caso del figlio, con la testimonianza chiave di Webb, Bud era preoccupato per Harriett che era incinta dei gemelli, lui si era ritrovato solo fuori dal porticato e ci era voluto un anno perché si facesse di nuovo vivo con loro senza sentirsi angosciato come chi sa di non appartenere più ad un luogo, ma vorrebbe tornarci.

Sperava che per Harm e Mac le cose andassero meglio, smettere dall’oggi al domani un lavoro che hai fatto per moltissimi anni non è mai una cosa facile.

Una mezz’ora dopo.
La famiglia Rabb stava tornando all’auto quando Sean se ne esce con sta cosa.
“Adesso voi due ve ne andate in giro per il mondo e non troverete nemmeno il tempo per scrivere una cartolina!”

La replica di Ashley fu fulminea
“Be' Sean cartoline non so, ma sc-rivere scommetto che lo faranno!”

Mac esclamò
“Ashley!”

Ray guardò la sua ragazza, domandandosi che avesse bevuto per dire certe cose, poi si ricordò che era stata con lui tutto il tempo, era sobria e stuzzicava i suoi come solo lei sapeva di poter fare.
Scoppiarono a ridere e rientrarono, lasciando Ashely e Ray a North of Union Station, con Harm che disse qualcosa sul riscaldamento di casa, una battuta che capì solo Mac mettendosi a ridere, poi fu la volta di Sean ed Elizabeth, loro senza battutine ironiche però.

Una volta soli, Harm disse all’autista di fare un giro per Washington.
E di chiudere il vetro di separazione.
“Che cosa hai in mente?”
Domandò Sarah vedendo che erano isolati completamente da tutti.
“Tempo fa vidi un vecchio film, e per quanto il finale non mi ispirasse, la protagonista femminile moriva, c’era una certa scena iniziale che mi intrigava e parecchio, tu non hai la pelliccia, ma io sono un marinaio in bianca divisa….hai capito di che film* parlo?”
“Credo di sì….”

E inizio a slacciarsi il vestito, giocando con gli alamari della divisa del marito…se quello era un inizio di sc-rittura lei era ansiosa di prendere in mano la penna.

*Ah non vi ho detto il titolo del film
Senza via di scampo
con Kevin Costner ;-)
Cosa? Come prosegue la scena?
Ma non lo immaginate?
Allora non mi conoscete ancora bene;-)
CENSURAAAAAA
;-)


NOTTE FONDA
IN CALIFORNIA

Nella stanza la cena era stata appena toccata, altri appetiti erano stati saziati, una tuta di volo era ai piedi del letto, aggrovigliata ad un vestitino leggero, le lenzuola erano attorcigliate ai piedi dei due giovani che in serata avevano dato fondo alle loro energie.
Cate si era rannicchiata tra le braccia di Henry, che le stava ora carezzando la schiena, aveva dormito le sue solite poche ore e adesso era di nuovo sveglio, ma non voleva disturbare il sonno della sua donna.
Penso che stamani sia meglio che le faccia vedere qualcosa di LaJolla altrimenti cosa racconterà a Melissa? Del panorama dalla stanza d’albergo?

“Marinaio, dove sei? Sai che ho fame?”
“E ti credo, non ha mangiato che poche briciole, che ne dici di un po’ di frutta?”
“Ottima idea, sai è stato un bel rinfrescarsi la memoria, non ti ricordavo così….hem be' hai capito.”
“Adesso fai la pudica? Comunque è vero, dovremmo trovarci più spesso, sai la mia casa è abbastanza vicina a Washington D.C. potresti stare li mentre sei allo stage, in fondo io sarò quasi sempre fuori.”
“Stare a casa tua, Henry…no, meglio di no, anche perché la ditta per cui lavoro mi mette a disposizione un appartamento, ma io credevo che a Washington stessero i tuoi, e che tu non avessi una casa fissa dato il continuo cambio di base.”
“Infatti è un minuscolo monolocale in affitto, giusto per essere indipendente.”
“Ma un monolocale non deve costare poco, quanto prendi come pilota?”
“Abbastanza, non dimenticare che non ho grandi spese, sai su una porterei non si va spesso in discoteca o in giro per pub.”
“Spiritoso, va bhe quando verrai in licenza a casa però me lo dirai, vero?”
“Dopo stasera, sarei folle a non farlo, piccola!”
“Ah solo dopo stasera…”

E prese a stuzzicarlo facendogli il solletico.
“Va bene mi arrendo, dimmi cosa vuoi fare in mattinata, la Burnett gallery la sconsiglio, preferisco evitare lo sguardo indagatore della tua amica Melissa.”
“E se andassimo alla spiaggia? Ci stanno anche qui gabbiani e conchiglie vero?”
“Eccome, d’accordo, se domani riusciamo ad alzarci sarà la spiaggia!”

Decisamente i due giovani sono parecchio impegnati quindi, visto che in California è notte fonda vuol dire che nel Distretto di Columbia è l’alba….noi saltiamo quattro fusi orari e ci facciamo un giro per dei cantieri a Washington D.C.

WASHINGTON D.C.
Siamo nella zona est della città, alcune abitazioni finite di costruire una quindicina di anni prima circa stanno per essere ammodernate, uno dei pavimenti viene scalzato per mettere e nudo le tubature.
Il pavimento in questione è in realtà in un garage, alcuni operai nella serata precedente avevano picconato un po’ per eliminare del cemento,ora un giovane manovale deciso a far vedere che sapeva far bene il suo lavoro, stava ispezionando ad una ad una le cavità del pavimento, e rimase sbigottito quando in una delle fessure nel cemento intravide una mano o quel che ne rimaneva.

Chiamò immediatamente la polizia, le squadre della scientifica si misero al lavoro, fu un lento e meticoloso lavoraccio tirare fuori il corpo di quel poveretto, dalle ossa del bacino era apparso chiaro che si trattava di un uomo, ma era l’unico dato a disposizione sullo sconosciuto.
Pareva che fosse stato messo, o caduto, nel fondo della buca prima della colata di cemento, come fosse stato possibile non vederlo per chi aveva versato nella buca il cemento non era comprensibile, si stava cercando l’autista della betoniera che aveva svolto il compito, ma erano passati quindici anni.
Solo con l’identificazione del corpo si sarebbe cominciato a capirci qualcosa.

Dallo scheletro fu possibile ricavare del DNA, e la risposta che venne a galla fu un nome noto in certi ambienti e totalmente segreto in altri…un tale Clayton Webb!

UFFICI JAG
Il nuovo ufficiale in comando non era ancora stato designato, per ora ne svolgeva i compiti il capitano Roberts, la notizia del ritrovamento del corpo di Webb lo mise in agitazione.
Webb? No ma non è possibile!

Bud chiamò Harm per avvertirlo di cosa era successo quella mattina, si immaginava la faccia di Mac che vedeva il marito stracciare le dimissioni per far luce sulla morte di Webb, ma la replica dell’amico lo lasciò stupefatto.

CASA RABB
“Tienici informati, noi saremo in Italia nei prossimi giorni.”

Mac guardò il marito, non sapeva cosa avesse detto Bud, ma lo aveva visto impallidire.
“Harm che succede?”
“Hanno trovato il corpo di Webb, pare che fosse morto da molto tempo, credevo che la CIA lo avesse solo trasferito in capo al mondo e invece…lui era qui a Washington da allora.”
“Oh mio Dio! Harm, ma dobbiamo scoprire cosa è accaduto!”
“No, non voglio essere trascinato indietro dal fantasma di Webb, noi partiremo, le indagini andranno avanti, Bud ci terra informati.”

Lei rimase a guardare il marito, conosceva quello sguardo, sapeva che ora era la rabbia del momento a farlo parlare, ma presto avrebbe preso il sopravvento l’altro Rabb, quello per cui le ossessioni sono uno stile di vita, da suo padre a Palmer, da Diane a Jordan, dai casi irrisolti a Webb…
Webb. Stavolta era morto davvero…

MOLTI ANNI PRIMA
Harm era a casa con Jordan, da un po’ i due si frequentano assiduamente e sono molto impegnati quando squilla il telefono. Harm non vuole rispondere lascia che sia la segreteria a farlo, la voce di Webb gli chiede di rispondere, lui lo fa malvolentieri ma nello stesso istante a Webb si scarica la batteria…e un esplosione rischiara la notte nel porto, sulla nave dove stava Webb.

Il mattino dopo da casa di Harm passa l’agente Candella, sta cercando Clayton, non lo si trova e la chiamata fatta ad Harm risulta l’ultima effettuata.
Negli uffici Bud ed Harriett hanno una piccola discussione sul portafortuna di Bud, lui fa sempre aprire al maggiore Mackenzie le buste con i risultati degli esami.
Harm chiede a Mac se ha visto Webb di recente.
“Settimane fa ad una conferenza, ma credi sia nei guai?”
“No, tu conosci Webb.”

AJ li chiama nel suo ufficio e comunica loro che l’agente della CIA è deceduto.
Harm chiede di poter indagare, grazie a Bud scopre un collegamento con la Brundrest corporation, quindi a Palmer, che era in carcere da quando si era sostituito al capitano per uccidere un teste. Quella volta Mac aveva dato un pizzicotto al ritrovato Harm, per accertarsi che fosse quello vero e non una copia

Con la frase un Rabb mi basta aveva guadagnato la replica dell’ammiraglio: “E avanza!”
Andarono a Leavenworth per interrogarlo, ma l’uomo era evaso.

Alla sera Mac è a casa di Harm, Jordan è al lavoro, lei sta dicendo che nonostante li abbia messi in pericolo, ma lui la interrompe.
“Veramente ci ha quasi fatti ammazzare!”
“Sì, ma ho sempre trovato un lato attraente in lui.”

Guarda in viso il collega e capisce che le nasconde qualcosa, gli chiede cosa c’è che non le vuole dire e lui le fa ascoltare la chiamata registrata dalla segreteria.
Si sente in colpa per non aver risposto e si sente braccato da Palmer, rivive i momenti in cui era stato suo ostaggio in casa propria, e dice a Mac che riesce ad intuirne i pensieri, l’esplosione non era nel suo stile…non di uno che fa dell’omicidio senza lasciare tracce un arte…come la definiva lui, Mac gli dice di non mettersi a pensare come Palmer che sarebbe una strada pericolosa.

“Non posso farci niente, Palmer è come quella starna sensazione di malessere che senti quando ti sta per arrivare l’influenza…”
“Io stanotte dormo qui!”
“Mac…”
“Il divano è comodissimo, non ti lascio da solo in queste condizioni.”

Durante la notte la donna soffre di insonnia, Harm si alza e va da lei; Mac parla un poco di come abbia la sensazione che tutti muoiano intorno a lei.
(ecco perché non ci sta l’inquadratura a figura intera di Harm, non era perché era in boxer, ma per gli scongiuri molto espliciti dopo questa affermazione!;-)

Lui le asciuga le lacrime con un gesto della mano, lei si mette a pulire la sua pistola per far passare il tempo.
Il mattino seguente Jordan passa dall’ufficio con i referti dell’autopsia per Harm, Mac afferma che si prende molta cura di lui, lui replica che lo stanno facendo entrambe.

L’ammiraglio informa i suoi che ai piani alti pensano che Webb sia un traditore, Harm non ci crede, va dalla madre di Webb, la trova vestita a lutto, e scopre che essere agenti segreti è un mestiere di famiglia.
Prima di andarsene sente un nome il tenente Abby Cowen.

Negli uffici fa fare a Bud una ricerca e scopre che non ci sta nessun tenente Abby Cowen, ma Mac scopre che le lettere che compongono nome e cognome e la sigla LT che sta per tenente altro non sono che l’anagramma del nome Clayton Webb. Webb è vivo!

Lo trovano, anzi lo trova Harm, che ha mandato Mac via con una scusa, ma trovano anche Palmer che dice ad Harm che la sua ragazza sta per morire se lui non gli consegnerà ciò che Webb nasconde, Harm finge di minacciare Webb per cogliere di sorpresa Palmer dice a Webb di uscire a chiamare i soccorsi per Jordan, nella concitazione dell’inseguimento Harm si fa buggerare e viene colpito alla testa dal killer, che riesce a catturare anche Webb, rientrato dato che non riusciva chiamare, Palmer sta per ammazzare Webb, ma viene fermato da Harm che ha ripreso i sensi, purtroppo l’uomo ferito riesce a gettarsi in mare.

Viene dato per morto, ma Rabb ne dubita.

Jordan sta bene, Palmer aveva solo bluffato, vedendolo non convinto Webb gli chiede se sa cosa sia il deserto degli specchi.
“No!”
“Per Palmer ucciderti non era sufficiente, lui voleva che ti guardassi le spalle per il resto della vita!”

CASA RABB
Mac osservava il marito preparare i bagagli domandandosi quando si sarebbe fermato permettendo ai pensieri che sapeva lo tormentavano di venire alla luce.
“Mac? Cosa fai, guarda che abbiamo l’aereo alle 11!”
“La mia valigia è gia pronta, ma non ci vedo nulla di male se posticipiamo la partenza di qualche giorno.”
“Io sì, non intendo farmi coinvolgere nelle indagini su Webb, basta, la CIA avrà voluto far sparire il corpo, non so, e non ne voglio sapere nulla.”
“Ma se la CIA avesse voluto farlo sparire non credi che non lo avrebbero mai trovato?”

Harm si sedette sul letto a fianco della moglie, la guardò per alcuni istanti poi come a volersi togliere un immagine dalla testa scrollò il capo e si rialzò rimettendosi a sistemare la valigia, lei si alzò a sua volta e gli cinse la vita, stringendosi a lui, con le mani afferrò le sue braccia e lo fece fermare.

“Va bene la CIA avrebbe nascosto meglio il corpo, e allora? Cosa dovrei fare! Ho dato le dimissioni e poi Webb era nella CIA mica in marina, la sua morte non mi riguarda.”
“Harm, cosa non vuoi dirmi? Dimmelo adesso prima che sia troppo tardi.”
“Bud mi ha detto dove hanno trovato il corpo, io ero stato la con Webb, dopo la sua testimonianza su Peter.”
“Cosa accadde?”
“Credi che lo abbia ucciso? Pensi questo di me?”
“Tu non ne vuoi parlare, perché? E no non credo tu lo abbia ucciso.”
“Gli ho detto di stare alla larga dalla mia famiglia, lui disse che sarebbe sparito per un bel pezzo, sua madre era morta da poco e non aveva grandi motivi per stare a Washington visto che dalla CIA lo avrebbero certamente spedito in qualche luogo ameno. Non mi sono mai chiesto come mai non ricomparisse, mi pareva solo che mantenesse la parola.”
“Non sapevo che gli avevi parlato, ma nemmeno io ho trovato strana la sua scomparsa dalle nostre vite, o dallo JAG era chiaro che la CIA lo avrebbe mandato altrove, ma trovo altamente improbabile che ne abbia fatto sparire il corpo in maniera grossolana.”
“Io l’ho colpito, devo avergli spaccato lo zigomo, ma ti giuro che era vivo quando me ne sono andato.”
“Ti credo, ma penso faremmo bene a posticipare la partenza, non vorrai che se scoprono che eri stato l’ultimo a parlargli, prima del suo omicida, vedendoti altrove pensino che stai fuggendo.”
“Va bene! Come al solito hai ragione tu, ma non intendo dire a nessuno che sono stato l’ultimo a parlare con Webb.”
“Harm sarebbe intralcio alle indagini. Te ne rendi conto?”
“Mac, senza un colpevole chi credi accuseranno se dall’autopsia si evidenzierà che è stato colpito, e io so di averlo colpito molto forte, avevo l’anello dell’accademia leggermente incrinato, ricordo che lo portai a far sistemare.”
“Ma se qualcuno vi ha visti e se lo ricorda, cosa credi sembrerà il tuo silenzio?”
“Stai ancora sullo scranno di giudice…”
“E tu sai che si dice di un avvocato che difende se stesso?”
“Sì, che ha un idiota per cliente.”

Prese la moglie la strinse a se, come era stato infinitamente più piacevole stringerla la sera precedente, ma pareva che per loro non vi fosse un attimo di tregua.

Mac ripensò a Palmer, si era fatto vivo ancora nella vita sua e di Harm…quando per un pelo non fece uccidere dallo stesso Harm la sua ragazza, Jordan.

MOLTI ANNI PRIMA
UFFICI DELLO JAG

A Mac sta per cadere una cartellina dalla pila che sta portando, Harm la prende al volo rimettendogliela in cima una volta che ha appoggiato tutto sulla scrivania, restano un secondo a guardare le immagini che stanno scorrendo sugli schermi, è l’anniversario della ritirata da Saigon e la ZNN sta mandando in onda immagini di repertorio sugli elicotteri che caricano civili che fuggono da Ho-Chi-Minh.

Ad un certo punto Harm intravede tra la gente che sta lasciando l’ufficio diretta all’ascensore un volto familiare, fa una corsa e fa in tempo a vederlo di sfuggita mentre si chiudono le porte dell’ascensore, gli sembra il padre. Di cui ha da poco scoperto la morte avvenuta in Russia oltre dieci anni dopo il suo abbattimento in Vietnam.
Mac lo vede scosso, e lui le dice che ha visto un tenete della marina molto somigliante al padre, la donna gli dice che è ancora molto suggestionabile dallo stesso.

AJ chiede aiuto per prepararsi ad una prova in corte suprema, Harm è esonerato dato che aveva chiesto ferie per andare in barca, un po’ gli secca, specie per la frase dell’ammiraglio.
“Vada capitano, darò l’allerta alla guardia costiera.”

Al che lui guarda in tralice Mac che con Bud e Mic aiuteranno l’ammiraglio a prepararsi per la presentazione e sussurra.
“Dire a qualcuno i propri progetti è come pubblicarli sul giornale!”

IL GIORNO DOPO
Poi in mare non va, il brutto tempo tiene lui e Jordan lontani dai flutti, ma molto vicini in altri sensi, insomma niente barca a vela, ma più tempo per le coccole.

Suona il telefono, è un paziente di Jordan, che è psichiatra, lei parla di stress post-traumatico con allucinazioni, facendo venire in mente ad Harm che forse non è il caso che le parli delle sue strane visioni del pomeriggio precedente.
Harm di notte viene svegliato dalla voce del padre, e la sua immagine gli si parà davanti, passa la notte in bianco, non si confida con Jordan, che deve andare da un paziente. Lui si mette ad ascoltare le cassette del padre.

La prova di AJ inizia male, con Bud che si fa condizionare dall’avere di fronte il suo superiore, Bud dovrebbe essere il capo della corte suprema quindi deve reguardire AJ, Ma il giovane tenete si riprende appena riceve il richiamo del suo CO di darsi una mossa.

Intanto Harm passa da Mac per confidarle cosa gli sta accadendo, con la frase tu hai sempre saputo aiutarmi quando ho questa mie crisi, mette la donna nella situazione di doverlo spedire dalla sua ragazza.
“Harm, non farle questo, parlane con lei, e non dirle che prima sei passato da me!”
“Ma lei potrebbe credere che siano solo allucinazioni, come quel suo paziente.”
“E non è la stessa cosa che temi tu?”

Torna a casa, riceve un'altra strana telefonata, e quando ne parla con Jordan lei gli dice che avendo cercato il padre per oltre vent’anni sarebbe stato strano se non lo vedesse o sentisse.
Jordan ha preparato lo sformato di zucchine, Harm nota che manca il vino, lo va prendere ma nel riflesso del vetro della cucina vede il volto del padre.

Corre fuori sotto al pioggia, lei lo raggiunge e lo calma, mentre è scosso Harm si rammenta meglio delle parole al telefono e ricorda di averle già sentite.
Rientra in casa e frugando nel cassetto dove ha messo le cassette di suo padre nota che alcune sono fuori posto, ne fa partire una e riascolta le medesime parole, e pensa subito a Palmer.
Trova il numero da cui ha chiamato e si dirige all’albergo dove alloggia l’uomo sotto il falso nome di Harmon Rabb Sr.

Mentre sfreccia con la sua corvette per le strade di Washington D.C., il paziente di Jordan si presente alla porta di casa di Harm, è Palmer.

Questi tramortisce la donna, la lega e poi la sistema davanti ad uno strano specchio, in modo che Harm rientrando dalla sua infruttuosa ricerca veda lui e creda di colpirlo, uccidendo invece la sua donna.
Buon per Jordan che lei riesce a muovere impercettibilmente lo specchio e che Harm nota che in realtà è un immagine riflessa quella a cui stava per sparare, colpisce Palmer e lo consegna di persona a Forth Leavenworth.

Intanto Bud si scusa con l’ammiraglio per le sue eventuali esagerazioni, questi gli dice che sarà un ottimo avvocato, ma gli consiglia di non mettersi a sparare in aula.

CASA RABB
“Harm, e se centrasse Palmer? Era un ex agente.”
“Mac, quando da Leavenworth è giunta notizia del suo decesso sono andato di persona ad assicurarmi che fosse realmente lui che veniva sepolto. E non era certamente fuori 15 anni fa.”
“E come lo sai? altre volte era stato fuori e non ne sapevamo nulla.”
“Mi avrebbe ucciso se ne avesse avuto l’occasione, no Palmer stavolta non c’entra.”
Vide il marito convinto, e non insistette, in fondo non sapevano ancora come era morto Webb, magari era stata una disgrazia. Anche se la colata di cemento sul suo corpo rendeva difficile credere una simile ipotesi.
“Andiamo negli uffici vediamo se Bud ha già scoperto qualcosa.”

UFFICI JAG
DIVERSE ORE DOPO

Bud vede Harm e Mac, in abiti civili all’ingresso degli uffici e si dirige da loro.
“Mi spiace avervi interrotto, ma ho pensato che avreste voluto sapere.”
“Bud cosa puoi dirci?”
“Poco, era dove ti ho detto, sotto il pavimento di un garage, data l’assenza di ossigeno il corpo si era come mummificato e ci vorrà del tempo per capire le cause del desso, a parte quelle più evidenti.”
“Quali sarebbero quelle evidenti?”
“Harm, sai che non te ne posso parlare….già credo di aver commesso un illecito a chiamarti, ma eri il capo dello JAG fino ad ieri e Webb era vostro amico.”
“Hai ragione, anche perché ero con Webb dove hai detto che hanno trovato il corpo e se è morto quando hanno costruito le case, i tempi corrispondono.”

Bud divenne d’improvviso preoccupato, l’agente della scientifica parla di una colluttazione avvenuta negli istanti precedenti la morte, non ha ancora dati certi, ma appare evidente che all’uomo sia stato fracassato il cranio e poi gettato nella buca.
Bud non riesce a non pensare alle altre volte che aveva visto il capitano perdere il controllo…

Anni prima:Harm stava interrogando un uomo su una carrozzina, questi parlava di prigionieri di guerra, e ad un certo punto accusò il padre di Harm di codardia, l’uomo si scagliò su di lui come una furia, il tenente Roberts che era fuori dallo stanzino si precipitò all’interno, per levaglielo dalle mani….

Oppure quando lo vide arrabbiato con la Singer….

In entrambi i casi c’era di mezzo al sua famiglia, perdeva il lume della ragione se lo si toccava negli affetti a lui cari, come non pensare alla sua crisi matrimoniale, in cui forse Webb era implicato in quegli anni?
Bud non sapeva nulla della testimonianza di Webb, su Peter, altrimenti avrebbe un ulteriore movente per la rabbia di Harm.

No, Harm potrà anche aver avuto uno scatto d’ira, ma non avrebbe mai fatto una cosa del genere…sono un imbecille anche solo a pensarlo possibile.
Ma il tarlo del dubbio è ormai insinuato, Harm se ne rende conto e capisce che se ad altri verrà il medesimo sospetto, saranno guai seri.

NEI GIORNI SEGUENTI
E ad altri viene, dato che molti sapevano dell’amicizia di vecchia data tra Rabb e Webb gli viene presto chiesto quando è stata l’ultima volta che lo ha visto, Harm decide di dire subito la verità e si ritrova accusato di omicidio….anche se dalla scientifica hanno detto che ci vorranno settimane prima di avere dei dati certi.

Harm venne richiamato in servizio attivo, dato che le dimissioni sono effettive solo dopo un certo numero di giorni, per adesso dovrà vedersela ancora con la giustizia militare, la CIA non ci tiene a mettere nelle mani di quella civile le indagini sull’omicidio di un loro uomo, in cui forse è implicato un altro ex-agente.

All’accusa viene assegnato l’ammiraglio Turner, che chiede a Ray di essere il suo secondo, alla difesa Bud che viene affiancato da Jennifer.
Ray si trova davvero in una brutta situazione, è uno degli avvocati dell’accusa del padre della sua ragazza, ma rifiutare di affiancare un ammiraglio era un deciso passo falso e lui alla carriera ci teneva.

Durante le indagini però si rende conto che l’ammiraglio ha dell’acredine verso Rabb, e deciso a capirne di più si prende la libertà di indagare sul passato di entrambi gli uomini.

Scopre così che quando Rabb era stato promosso al grado di contrammiraglio e quindi messo in posizione di tentare al scalata allo JAG l’allora capitano di vascello Turner era già stato promosso, insomma per i pochi mesi di assenza dal servizio attivo, quando aveva dato le dimissioni, Rabb era inferiore a Sturgis, ma quando si era trattato di fare un nome per la commissione che doveva scegliere il sostituto di Chegwidden egli aveva appoggiato Rabb, e Sturgis era stato mandato nel pacifico, certo il prestigio era molto simile, ma Rabb rimaneva un superiore di Turner e secondo Ray questo ne falsava l’ottica di avvocato dell’accusa e glielo disse.

“Chiedo il permesso di parlare liberamente.”
“Permesso accordato Ray, che succede?”
“Signore, secondo me lei non sta analizzando obbiettivamente le prove, pare già convinto della colpevolezza dell’ammiraglio Rabb. Ci mancano ancora molti dettagli… certo lo ha colpito, e risulta lo zigomo spaccato, ma non abbiamo prove che sia stato il capitano a ucciderlo. Rischiamo di vederci invalidare il processo per avere avuto troppa fretta.”
“Tenente, la spaventa avere a che fare con il suo capo, o è il fatto che sia il suo futuro suocero a farla parlare così!”
“Signore io mi attengo ai fatti, e la mia relazione con la figlia dell’ammiraglio non ha influenza alcuna sulla mia analisi, secondo me lei si sta facendo trascinare dall’ira per vecchi rancori.”
“TENENTE!”
“Le avevo chiesto il permesso, signore.”
“Vuole ricusare il caso e lasciare che me ne occupi da solo.”
“Il contrario, vorrei che lo lasciasse in mano a me, sarei certamente più obbiettivo, lei dovrebbe restare in quanto un tenente non può perseguire un ammiraglio, ma sarei io a tenere il dibattimento, se per lei va bene.”
“Ha una gran faccia tosta lo sa?”
“Non è per questo che mi ha caldamente raccomandato all’ammiraglio quando cercavano nuovi avvocati?”
“Anche, lo sa Rabb che ha una serpe in seno?”
“Non sono una serpe signore, solo un avvocato che prende molto sul serio il suo compito.”
“Cosa ne dirà Ashley Rabb? Adora il padre.”
“La signorina Rabb può dire ciò che vuole, sa che mestiere faccio e che non mi scelgo i casi.”
“Bhe stavolta non si direbbe, scusi la franchezza.”
“Saprò gestire la cosa.”
“Bene, proceda come meglio crede. A lei la prossima mossa.”

CASA RABB
Ashley stava parlando con i suoi durante il pranzo, in quei giorni l’atmosfera festosa della settimana precedente pareva dissolta come neve al sole.
“Papà, ma Ray non può ricusare il caso?”
“Tesoro, fare l’avvocato dello JAG non significa mica scegliersi i casi, a meno che non si voglia restare tenenti tutta la vita, e non credo che Ray sia quel tipo di persona, o sbaglio?”
“Non sbagli, ma non c’è conflitto di interessi….insomma esce con me…”
“Ti parla del caso?”
“No, nemmeno una parola.”
“Tu ne parli a lui?”
“Preferisco evitare…”
“Allora nessun conflitto, lui fa il suo lavoro e stop, non lasciare che questa storia ti condizioni al vita, non dare a Ray colpe che non ha, gli è stato chiesto di rappresentare l’accusa e lo sta facendo in modo egregio,purtroppo per me non ho un alibi, ho un buon movente e avevo l’occasione, o salta fuori il vero colpevole o….”
“No, non dirlo, nemmeno per scherzo!”
“Va bene non lo dico, che ne dici di finire il pranzo, ti si sta freddando tutto.”

Mac aveva ascoltato lo scambio tra padre e figlia senza parlare, Harm aveva ragione il rischio di una condanna c’era, ma capiva l’angoscia di sua figlia nel vedere il padre e l’uomo amato sui due lati opposti della barricata.

UFFICI JAG
Ray aveva svolto con scrupolo il lavoro investigativo che poteva portare all’incriminazione di Rabb, era pure riuscito a trovare l’autista della betoniera che aveva versato il cemento e ora lo stava interrogando.
“Mi dica cosa ricorda del pomeriggio del **/**/** ”
“Ma vede è passato tanto di quel tempo, però ricordo di essere andato a caricare il cemento verso le due e di averlo portato al cantiere per le quattro….mentre entravo vidi uscire un uomo alto, non rammento altro.”
“È un po’ poco, non sa dirmi se era in divisa o in abiti civili?”
“Ecco….non so…ma sì sì doveva essere un marinaio, però era pieno di galloni.”
“E lei quanti galloni si era scolato prima di andare al lavoro?”
“Ma scusi lei non è l’accusa?”
“La sto preparando alle domande che le farà la difesa! Era ubriaco?”
“NO!!! Cioè, io l’alcool lo reggo bene ecco, ero ancora in grado di guidare!”
“Capisco!”

Ray temeva la testimonianza di quell’uomo, era evidente che era un alcolista sarebbe stato facile per la difesa sostenere che non poteva essere attendibile la sua testimonianza sulla presenza di Rabb pochi istanti prima che il corpo di Webb venisse ricoperto dal cemento.

Dall’autopsia era apparso evidente che l’uomo aveva subito due traumi, uno era lo zigomo rotto di cui l’ammiraglio si era già preso responsabilità, l’altro era uno sfondamento cranico causato da un corpo contundente, dalle condizioni del corpo per il patologo era stato chiaro che l’uomo fosse stato sommerso dal cemento pochi istanti dopo il colpo ed era morto per soffocamento.

Quindi Rabb aveva colpito il signor Webb poi ne aveva messo il corpo in fondo alla buca coprendolo con qualcosa, e il camionista ubriaco aveva fatto il resto….
No, manca qualcosa, come poteva Rabb sapere che avrebbero versato il cemento, mi manca un dettaglio per inchiodarlo.

Mentre gli passava questo pensiero per la mente si rese conto che se Ashley avesse saputo che per lui suo padre era colpevole tra di loro non ci sarebbe stato futuro, era meglio che non lo sapesse, finché credeva che lo faceva solo per obbligo e non per convinzione magari tra di loro le cose potevano funzionare, almeno per un poco.
Però c’era lo stesso qualcosa che non lo convinceva…

Bud e Jennifer intanto stanno arrovellandosi per trovare chi poteva aver ammazzato Webb, nemici ne aveva certamente molti, compresa la stessa CIA che poteva aver deciso di eliminare un tipo con la lingua troppo lunga.

WASHINGTON D.C.
SEDE CENTRALE CHITARRE & COMPANY

Cate stava ordinando la sua scrivania, quando la sua attenzione fu attratta dal dialogo tra due colleghe quando senti dire il nome Rabb.
“Ti dico che è il principale indiziato.”
“Io non ci credo, mio padre mi ha sempre parlato bene del comandante Rabb.”
“Per forza tuo padre è un capitano di fregata della marina americana….chi parlerebbe mai male di un ammiraglio della procura militare.”
Fu l’ultima frase che sentì, poi le donne si allontanarono.
Il padre di Henry è ammiraglio… accidenti, chissà come sta, ecco come mai non si è più fatto vivo dopo la giornata passata a LaJolla.

Con il mouse andò veloce nella sua casella di posta e scrisse poche e veloci righe.
Dopo aver premuto l’invio senti un brivido correrle lungo la spina dorsale, non sapeva come lui avrebbe preso quella intromissione in affari di famiglia, specie visto che tra di loro non c’era un vero impegno.
Ormai è fatta! Inutile piangerci su!

CALIFORNIA
BASE DI MIRAMAR

Henry aveva appena terminato il suo rapporto sul nuovo caccia, presto avrebbe consegnato i dati al suo superiore, vide la casella della posta in arrivo accendersi, decise di dare un’occhiata.
Era Cate. Un sorriso gli distese il volto, ma si rabbuio mentre leggeva.

Ciao, ho saputo della accuse a tuo padre, immagino sarai sconvolto, non lo conosco e non posso sapere che tipo sia, ma se somiglia a te non può essere colpevole, per quanto possibile ti sono vicina. Cate.

Accidenti, non ho pensato di avvisarla, e sì che lo so bene che la stampa ci sta andando a nozze con sta storia, un ammiraglio accusato dell’omicidio di un ex-agente della CIA! Certo che è stata molto dolce, e fiduciosa. ACC attento Rabb questa storia ti sta rammollendo, niente impegni, ricordi?

Ma una vocina dentro di lui gridava imperiosa
E dove lo vedi l’impegno? Ha detto che ti sarà vicina, mica che vuole sposarti….datti na calmata!

UFFICI JAG
Ray lesse e rilesse gli appunti che aveva raccolto, e l’ultimo dossier che gli avevano portato, andò alla riunione con la difesa.
L’ammiraglio Turner era con lui, una veste insolita per lui, essere solo li per figura mentre di tutto si occupava un sottoposto…davvero una cosa che non digeriva.

Bud chiese a Ray di esporre i fatti, Harm fissò il giovane, rivide se stesso e ringrazio di non essersi mai trovato nei suoi panni, lui difesa mentre ammiraglio accusa si, o anche il contrario, ma mai AJ era stato un imputato, e, dettaglio non irrilevante, lui non aveva mai avuto una storia con Francesca Chegwidden.

"Quali sono le accuse?"
“Pensavo all’omicidio preterintenzionale, l’ammiraglio avrebbe colpito Webb che cadendo nella buca si sarebbe fratturato il cranio, rimane l’occultamento di cadavere…”
“Come sarebbe pensavo, tenente? Cosa sta dicendo?”

Era stato Sturgis ad intervenire, Ray lo guardò male, il dossier che aveva appena letto era pronto da una settimana e a lui lo aveva dato poche ore prima, era furioso!
“Ci sono nuovi elementi, che mi danno da pensare, devo svolgere altre indagini.”
“Nuovi elementi che la difesa deve acquisire!”
“Certamente comandante, ecco a lei la copia del dossier del materiale ritrovato nella buca oltre allo scheletro… ma potremmo risparmiarci molto tempo se l’ammiraglio volesse ripercorrere gli avvenimenti di quel pomeriggio.”

Harm sospirò e inizio a ripetere quanto già detto una decina di volte circa…

QUINDICI ANNI PRIMA, circa
Harm parcheggiò l’auto fuori il cantiere, una volta dentro gli ci volle qualche secondo per abituarsi all’oscurità, poi lo vide.
Era vicino ad una buca nel terreno, ce ne erano diverse a diversi metri le une dalle altre, erano le fondamenta di nuove abitazioni.
“Dimmi perché hai voluto incontrarmi qui?”

Lo aggredì senza nemmeno salutarlo, non era in vena di essere gentile, non con lui, il pomeriggio precedente aveva scoperto che molti anni prima di lui sapeva che Peter era suo figlio ed era ancora furibondo all’idea che ci avesse provato con sua moglie mentre era vulnerabile e lontana da lui, un paio di anni prima.

“Non mi andava un posto affollato, sapevo che saresti ansioso di dirmene o darmene quattro dopo aver scoperto di Peter e ho preferito evitarti grane per un aggressione, ormai sei un ammiraglio.”
“Perché? Voglio sapere perché, sapendo che Peter era mio figlio, lo hai aiutato a mantenere il segreto!”
“Perché me lo ha chiesto lui, e perché voi Rabb siete in gamba ed era comodo averlo al mio servizio in caso di necessità, della vostra vita privata non me ne poteva fregare di meno, avevo già rischiato per Sergeij, e lui almeno era lontano, Peter lo sentivi spesso che differenza faceva sapere che era tuo figlio.”

Il pugno arrivo di sorpresa, forse persino per Harm, pareva che non si aspettasse di usare tanta violenza, Webb cadde riverso a terra, un taglio profondo sulla guancia, si terse con la manica della camicia il sangue che stava gocciolando copioso.
“Un'altra volta togliti l’anello Rabb.”
“Voglio che tu sparisca dalle nostre vite, non mi interessa se rimani a Washington, ma cerca di non capitarmi più tra i piedi!”
“Andiamo ammiraglio, sa fare di meglio.”
“No, non te lo meriti, sei solo una serpe, domandati come mai sei solo, sempre lo sei stato e sempre lo resterai.”
“Si può stare bene anche da soli cosa credi! Non temere lascio Washington, la CIA mi manderà in culo ai lupi e non ho ragioni per tornare in questa città. Mia madre è morta e bhe dici bene sono solo, nessuna donna, nessun legame…chi sta meglio di me!”

Rise sarcastico, Harm lo guardò per alcuni istanti poi sì volto e se ne andò, mentre si dirigeva alla macchina vide la betoniera che entrava nel cantiere, entrò in auto e si allontanò girovagando per ore…il dolore alla mano si era fatto lancinante, vide che l’anello era incrinato e lo portò a riparare.

UFFICI JAG
ORA

“Mi sta dicendo che Webb le dette appuntamento per farsi prendere a pugni?”
“Tenente lo so che pare assurdo, ma è quello che fece.”
“Tenente qui c’è scritto che la mano del signor Webb stringeva una scala, che era nella buca con il corpo.”

Era stato Bud a parlare, Ray capì subito che il comandante avrebbe presto capito che era successo come lui…
“Vede credo di sapere che accadde, o almeno posso provare ad immaginarlo…”

CANTIERE
QUINDICI ANNI PRIMA

Clayton era stordito dal pugno vibratogli da Harm.
Accidenti, credevo fosse stato duro l’ammiraglio Chegwidden quando scoprì che avevo messo a rischio la vita di Rabb e Sarah , ma questo sì che è stata una legnata coi fiocchi, mi sa che dovrò andare in ospedale…

Si attaccò ad una scala che stava vicino a lui per tirarsi in piedi, la testa gli girava, vide una betoniera che si avvicinava in retromarcia, non riuscì a reggersi, cadde nella buca trascinando con se la scala, picchiò la testa e stava per perdere conoscenza quando vide la parte posteriore della betoniera iniziare a scaricare cemento….la scala era sopra di lui e mascherò la sua presenza all’autista, era ubriaco, non si avvide di una scala figuriamoci di un corpo sotto di essa.

Il primo getto violento di cemento sposto la scaletta che fini di fianco a Webb, che intontito non riuscì nemmeno a gridare, mentre veniva sotterrato nel cemento, perse conoscenza, a causa del trauma cranico, dopo pochi secondi e non ce la fece a tirarsi fuori, rimanendo per 15 lunghi anni attaccato a quella scaletta.

UFFICI JAG
ORA

“Ma come fa a dire che le cose siano andate in questo modo?”

Era stato Sturgis ad intervenire, facendo capire ad Harm che la loro amicizia, già raffreddata molto prima del suo trasferimento a S.Diego, era definitivamente finita.
“Lo dicono le prove, vede ammiraglio, quando Rabb lasciò Webb a terrà commise omissione di soccorso, in quanto non soccorse un uomo ferito, ma la ferita non era tale da causarne la morte, anche se sicuramente senza quel pugno egli sarebbe riuscito a evitare di finire nel cemento.

Bud guardò Jennifer.
“Noi abbiamo cercato qualcuno che avesse colpito Webb dopo che Rabb se ne era andato…”
“Non potevate trovarlo, a nessuno importava che fine avrebbe fatto Webb, per questo nessuno lo ha cercato per oltre 15 anni. Abbiamo tutti pensato che o Rabb o altri lo avessero ucciso, invece…”
“Ma cosa le dice che le cose siano andate come le ha descritte.”
“Le prove, vede il capitano se ne andò prima dell’arrivo della betoniera, e non poteva certo sapere ce avrebbero scaricato il cemento li in quel giorno, il corpo, nel caso lo avesse ucciso poteva venire trovato e l’autista lo aveva visto allontanarsi, ne tanto meno sapeva che l’autista sarebbe stato tanto ubriaco, no con prove così inconsistenti io non porto il caso in aula.”
“Ma chi ci dice che Webb fosse stato ancora in vita quando il capitano se ne andò?”
“Non ti basta la mia parla Sturgis? Mi credi davvero un omicida?”
“Qui non conta cosa credo io!”
“Davvero? Strano ne ho avuta la netta sensazione…”

Il cellulare di Jennifer si mise a squillare, la donna fu veloce a rispondere, poche parole e riagganciò con un sorriso smagliante.
“Signori, ho io le prove che Webb era vivo quando l’ammiraglio se ne andò.”

Attesero alcuni minuti, un attendente fece entrare un uomo sui trent’anni o poco meno.
“Buongiorno, sono io che lei ha contattato al telefono giorni fa, piacere capitano di corvetta Coats, questi sono l’ammiraglio Rabb, l’ammiraglio Turner, il capitano di fregata Roberts e il tenente di vascello Dexter.”

Il giovane pareva intimidito, Jen lo pregò di sedersi e di dirle cosa aveva raccontato a lei pochi minuti prima, quando lei lo aveva pregato di raggiungerla negli uffici appena possibile e di farla chiamare.
“Ecco ho sentito al telegiornale che un uomo era finito nel cemento, dove io andavo a giocare da bambino, bigiavo da scuola e un pomeriggio sentii degli adulti discutere, vidi quello alto dei due colpire quello più basso e poi andarsene con quello a terra che rideva in modo strano, parevano singhiozzi, poi l’uomo basso cerco di alzarsi in piedi, ma la scala a cui si era aggrappato non resse e lui cadde nella buca, poi arrivò la betoniera, e io scappai via, non potevo stare lì…ho sempre pensato che l’uomo della betoniera lo avesse aiutato ad uscire, ma quando ho sentito che c’era un corpo nel cemento che stava li da 15 anni…ho temuto fosse quel tale che vidi cadere….era lui?”
“Purtroppo sì, l’autista della betoniera non si avvide del corpo e lo sommerse con il cemento…”
“Oddio…ho ucciso un uomo…”
“Non dica così era un bambino, non poteva immaginare che non venisse visto, lei ne ha invece appena salvato un altro dall’accusa di omicidio.”

L’uomo venne fatto accomodare fuori, Strugis fece cadere le accuse, e Jen si rivolse a Ray.
“Ti è andata bene, in aula avresti perso!”
“Chissà, magari avrei potuto smontare il tuo test per scarsa attendibilità. Era solo un ragazzino.”
“Ma se ha dato ragione alla tua versione…sei impossibile!”

“Ray, posso farle una domanda?”
Era stato Harm a parlare.

“Certo ammiraglio dica pure.”
“Vorrei sapere se stavo solo svolgendo l’incarico affidatoti o se mi ritenevi colpevole.”
“Lei è un bravo avvocato e non fa mai una domanda senza sapere la risposta vero, ammiraglio?”
“Touché, me la sono meritata.”

PORTAEREI AL LARGO DELLA FLORIDA
ALCUNI GIORNI DOPO

Sean era al telefono con Elizabeth.
“Sono felice che tutto sia andato bene, le notizie a bordo erano frammentarie, certo che nemmeno in pensione in pace li volevano far andare, sai dove sono andati, mamma mi ha detto che in Italia sarebbero andati in primavera ma non mi ha detto nulla di più sulla loro destinazione.”
“Non so, erano solo felici di prendersi finalmente un po’ di riposo, sono passati due mesi quasi da quando dovevano andare in Italia adesso è inverno e nevica, magari sono andati al calduccio.”
“Ho i miei dubbi…”

RIFUGIO
Harm e Mac erano sotto le coperte finalmente soli, unico contatto con la civiltà la radio per le emergenze, AJ era l’unico a sapere dove fossero, in caso i ragazzi avessero avuto bisogno, ma ormai erano grandi….

Ashley stava proseguendo l’addestramento da marine, aveva deciso che l’avvocatura non faceva per lei, ma un certo avvocato invece andava benissimo.

Henry, si era fatto sentire di tanto in tanto con Cate, lo intrigava la ragazza, ma non sapeva bene cosa avrebbe fatto, per ora la sua priorità era il volo... chissà da chi ha preso!

Come per Sean, che però qualche progettino con Elizabeth lo stava mettendo in piedi, sarebbero stai felici come i loro genitori?

Forse di più.

Harm si svegliò, era stata una buona idea il rifugio, come non pensare ad un altro Natale.

ANNI PRIMA
SEMPRE AL RIFUGIO

Henry aveva 4 anni, quasi 5, Peter se lo era portato in spalla per quasi tutto il tragitto fin lassù, stessa cosa aveva fatto Harm con Sean, Erin e Mac avevano riso con loro mentre giocavano coi bambini
“Salire qui nel mese di dicembre è da pazzi!”
“Certo, ma dove vuoi andare se non vuoi essere reperibile e l’oceano è in burrasca?”

Una volta dentro la capanna accesero il camino, alla sera, coi bambini a dormire, Mac chiese a Peter come aveva fatto a tenere i contatti con Harm in tutti quegli anni senza mai fargli capire la verità.
“Semplice, a me piaceva scrivere, e adoravo gli aerei, quindi non ci trovò nulla di strano al fatto mentre era imbarcato invece di una lettera di tanto in tanto, gli scrivessi più sovente con un sacco di domande, praticamente lo tenevo informato sui miei andazzi a scuola, con le ragazze…”

per questa frase gli arrivo secca la gomitata della moglie

“…e intanto mi informavo discretamente sui suoi affari.”

“Dovresti lavorare per la CIA.”
Peter aveva guardato suo padre ed aveva distolto lo sguardo.

Poi aveva detto qualcosa sul fatto gli spiaceva aver fatto perdere l’appuntamento al Muro che Harm rispettava ogni anno, da quando stava a Washington D.C.
“Non è un problema, andrò per l’anno nuovo, ora sto con la mia famiglia, non ci sta altro posto dove vorrei stare.”
Padre è figlio si sorrisero…

RIFUGIO
ORA

Il ricordo di quel sorriso sfocato era caro ad Harm, aveva scoperto anni dopo perché aveva distolto lo sguardo, si era spesso chiesto per quanto sarebbe stato arrabbiato con lui se fosse stato li a prendersi i suoi rimbrotti per le menzogne, la risposta non c’era…c’era l’amarezza di aver capito tardi come stavano le cose, ma c’era anche una cosa molto dolce, la consapevolezza che il poco tempo passato come padre e figlio era stato prezioso e d’importante quanto la loro amicizia prima della scoperta.

Mac si mosse al suo fianco, chissà durante la notte il fuoco si era spento forse era il caso di scaldarla un poco….

FINE






Lo so bene che di cose da ricordare ce ne starebbero ancora parecchie, ma l’idea di lasciare un po’ in pace i due eterni indecisi dello JAG, e quella di lasciare qualche ricordo nei cassetti anche per gli altri, mi impone di chiudere qui la mia lunga marcia nella strada dei ricordi.
Per i pomodori e le uova, secondo scaffale sulla sinistra ;-)
Rabb-it

[email protected]

Grazie a tutti coloro che hanno letto o riletto.


Edited by rabb-it - 30/5/2011, 11:44
 
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7 replies since 23/10/2007, 19:53   2461 views
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