Uno sparo risuonò nell’aria.
E l’uomo che stava per sparare a Peter cadde riverso a terra.
“Fermi FBI! Gettate le armi!” venne intimato agli altri due presenti che non se lo fecero ripetere vedendosi circondati.
La cavalleria era arrivata in tempo.
Peter guardò Neal e gli disse: “Non credo di essere mai stato tanto vicino a lasciarci le penne.”
“Sono d’accordo.” Rispose Neal.
Peter guardò gli uomini che erano arrivati in loro soccorso, Neal gli aveva spiegato del giro a Quantico da parte di lui e Diana per fare un profilo più dettagliato di Adler. Sospettava che non lo avessero fatto solo ad Adler il profilo e non gli piaceva l’idea di essere sotto esame. Ma ora avevano altre urgenze. Rintracciare Vincent Adler prima che prendesse il largo con il tesoro trovato.
“Felice di vederla in buone condizioni agente Burke. Eravamo preoccupati.” Disse quello che sembrava aver preso il comando delle operazioni sul campo.
Tornarono negli uffici e misero insieme i vari dettagli che ognuno di loro aveva del tragitto. Neal parlò con Emily, Peter con Derek ed Alex con Rossi.
I dettagli del rapimento di Peter da parte di Alex vennero accantonati, su richiesta dello stesso Peter deciso a risolvere in seguito la questione con la donna.
“In fondo Alex rompendo le uova nel paniere ad Alder forse mi ha salvato la vita mettendo in moto prima del tempo le ricerche.” Disse agli altri.
Non era molto convincente, ma la cattura di Adler veniva prima di tutto, almeno in quel momento. E gli altri furono d’accordo. Mettere sotto accusa Alex Hunter per rapimento in quel momento avrebbe reso impossibile farsi dire dalla donna cosa sapeva.
Sarebbe giunto il suo turno di dare spiegazioni. Forse.
Emily spiegò a Neal in cosa consisteva quello che stavano per fare.
“Ora ti aiuterò a ricordare i dettagli di quello che hai visto e sentito mentre stavate nel magazzino.”
“Ma io so già cosa ricordo. Un interrogatorio con seduta d’ipnosi non mi pare serva.”
“Non è un interrogatorio e non è ipnosi, fidati di me. Vedrai che ricorderai dettagli a cui non avevi badato.”
L’uomo la guardò dubbioso, ma accettò di sottoporsi all’intervista cognitiva.
Derek non dovette spiegare niente a Peter non gli capitava spesso di doverle usare, ma sapeva cos’erano.
Rossi iniziò a spiegare ad Alex, ma la donna lo fermò: “Ho letto alcuni dei suoi libri, so cosa sono le interviste cognitive.”
L’uomo la guardò senza dire una parola non era la prima volta che i suoi libri facevano capolino nelle indagini, ma provava sempre un vago senso di fastidio dopo quello che era capitato in alcuni casi con degli SI che avevano usato i suoi libri come ispirazione per le loro trame omicide.
“Chiudi gli occhi. Ritorna con la mente a quando hai ripreso conoscenza. Hai ancora gli occhi chiusi cosa senti?”
“Onde. Rumore di onde. Non è una grande indizio eravamo al porto!”
“Neal, resta concentrato sulla mia voce, che odore senti?”
“Muffa. C’è odore di muffa.”
“Ora ricorda quando hai aperto gli occhi, qual è la prima cosa che vedi?”
“Dopo la mano di Alex che si abbatte sulla mia faccia? Sì sì, non guardarmi male, mi concentro.”
Emily sorrise alla precisazione del giovane, lei gli aveva detto di immaginare quando aveva aperto gli occhi e lui lo aveva fatto senza aprirli, quindi non poteva aver visto l’occhiata che lei gli aveva lanciato all’ennesima divagazione. Rispondere ad una domanda con un’altra domanda pareva essere una specie di compulsione per lui. Le risposte dirette non gli piacevano.
“Sei sveglio, cosa vedi?”
“Alex e Neal che stanno ancora dormendo. Lei si agita, forse ha bevuto meno narcotico e si sveglia prima di Neal.”
“Ci sono altri rumori a parte Alex che si agita?”
“Un rumore metallico. Qualcosa che sbatte ad ogni ondata.”
Derek prese nota, a mettere insieme le interviste forse si poteva circoscrivere l’area.
“Ti stai svegliando. Cosa senti?” Stava nel frattempo domandò David ad Alex.
“Un rumore metallico, con le onde. Come di certe boe di segnalazione.”
David chiese a Jones di controllare le posizioni delle boe oceanografiche presenti nella zona.
Garcia penserà che ci siamo scordati di lei, ma qui siamo noi gli intrusi.Pensò l’uomo affidandosi alla squadra di Peter per parte delle ricerche.
Mentre i tre ricordavano i dettagli altri si ponevano delle domande.
Sara aveva visto come Neal aveva abbracciato Alex quando erano usciti dalla macchina, l’aveva ringraziata per avergli salvato la vita di nuovo.
Lui tempo prima le aveva detto che tra lui ed Alex era tutto finito, ma lei era dubbiosa, non che importasse... non c’era niente tra di loro. O almeno... non ancora.
Però dopo quell’abbraccio non era nemmeno certa che mai ci sarebbe stato. La cosa che maggiormente la infastidiva era il rendersi conto che ci teneva. Non sapeva nemmeno lei perché. Neal era un ladro e lei doveva ancora farlo confessare, ma quando aveva saputo di Kate, qualcosa si era incrinato e non era più riuscita a vederlo solo come un delinquente.
Elizabeth osservava la porta dietro cui era sparito suo marito. Il tempo di un abbraccio e di un bacio. Poche parole rassicuranti e poi il lavoro prima di qualsiasi cosa.
Guardò Sara, aveva capito che tra lei e Neal era successo qualcosa prima che lei partisse per l’Argentina. Ed era piuttosto evidente ora.
“Staranno bene. Devono solo fermare i dettagli prima che se li scordino.”
“È difficile vero? Essere sposata ad un agente intendo?”
“Mentirei se dicessi che non mi preoccupo. Ma sapevo chi era quando lo ho sposato.”
“Non hai mai cercato di... fargli cambiare idea?”
“No perché? Si sta insieme, nei momenti buoni ed anche in quelli cattivi.”
Neal e Peter uscirono dagli uffici dove erano appena stati intervistati.
Le due donne li videro. Ed Elizabeth aggiunse: “Ora ci sta anche Neal...” “...Nel bene e nel male” Continuò Sara. “Ma di solito è un bene.” Terminò Elizabeth.
JJ stava raccogliendo dei dati insieme con Reid per triangolare l’eventuale posizione di Adler, grazie anche alle informazioni avute dagli altri con le loro interviste cognitive. Sentì solo poche parole di quelle che si scambiarono Elizabeth e Sara, erano a due passi da lei. Ma guardò per un istante Hotch quando sentì la parola sposati. Lui era molto più vicino di lei e di certo anche se non voleva sentiva ogni sillaba.
Le due donne non vi avevano badato, Hotch stesso si era imposto di non ascoltare, ma era proprio impossibile non cogliere il succo del discorso. Decisamente Peter era stato più fortunato di lui con la moglie. Poi si ricordò che non avevano figli, nemmeno ad Haley era mai venuto in mente di volerlo diverso fino a che erano stati solo loro due.
No non sono paragoni da farsi. È ingiusto sia per Haley che per la signora Burke. Ma dentro di se non poteva fare a meno di coltivare quel rimpianto per quello che aveva perduto.
Si sentì osservato, alzò lo sguardo e incrociò quello di JJ. Le sorrise, era stata la sola cosa bella di quella particolare missione, poter lavorare ancora con lei. Essere ancora tutti insieme, come una volta.
Vide il suo collega scendere le scale con Caffrey, i due uomini erano seguiti da Emily e Derek, Rossi era ancora al lavoro con la Hunter anche se aveva fatto arrivare delle informazioni a JJ tramite Jones.
Si ricordava di Jones era uscito da Quantico una decina di anni prima, forse qualcosa di meno, ed era stato lui a fargli il test attitudinale. Ottimo elemento, come confermava il suo lavoro con Burke. Valutare il lavoro degli altri colleghi non è sempre un male, alle volte si hanno delle soddisfazioni.
Caffrey disse a Burke che sarebbe andato al porto.
Hotch si avvicinò, ma lasciò a Burke il compito di richiamare all’ordine il suo consulente. Non aveva alcuna intenzione di minare la sua autorità nel suo ufficio.
“No, tu ora andrai a casa a riposare. Ci sono degli ottimi agenti al lavoro e domani mattina all’alba staneremo Adler. Alex ha detto che non intendeva spostare le opere prima della fine della settimana, dubito possa rivedere i suoi piani in così breve tempo.”
“Ma io...”
Un’occhiataccia da parte di Peter e il giovane modifico il registro. “... seguirai il tuo stesso consiglio?”
“Oh sì, ho tutta l’intenzione di andarmene a casa con mia moglie a godermi una bella doccia e... il resto non è affar tuo.” Gli rispose Peter ridendo.
“Andremo anche noi a riposare. A mente fresca si ragiona meglio.” Disse Hotch.
“Io avrei in mente di andare prima a cenare... sono ore che il mio stomaco brontola.”
Disse Emily. Suscitando l’ilarità del collega.
Neal guardò Hotch, vedendolo sorridere per la prima volta da quando lo aveva incontrato ne rimase stupito.
Allora ne è capace? Caspita!Emily fraintese lo sguardo di Neal. “E tu, da quanto non metti qualcosa sotto i denti? Ti va di unirti a noi? Niente profilo prometto, vero Derek?”
Derek decise che era il caso di cercare essere cordiale con Caffrey se dovevano lavorarci ancora insieme il giorno seguente ed accettò di buon grado.
“Niente profili!”
Neal non era proprio convinto di voler passare la serata in compagnia dei federali, ma Emily gli stava simpatica e poi avrebbe potuto fare qualche domanda a Rossi circa il Caravaggio, poteva valerne la pena.
JJ sentito cosa aveva fatto Emily pensò bene di invitare Sara, che si era un po’ allontanata e non aveva sentito, non fare profili non vuol dire non notare certi segnali e secondo lei quei due erano una bella coppia, almeno stando a quello che le aveva detto Emily delle scintille tra i due nelle ore precedenti per via delle indagini di cui Caffrey era all’oscuro.
Elizabeth fece un cenno di assenso a JJ, come a confermarle di aver avuto la giusta intuizione, si rabbuiò in volto quando vide scendere Alex Hunter. Sapeva che era stata lei a far sequestrare suo marito, lui le aveva detto che forse così gli aveva salvato la vita, ma lei non era convinta. E le seccava che se la cavasse con poco, magari dando informazioni su refurtive da lei stessa ricettate.
Ma ora l’importante era che suo marito era sano e salvo. Il resto contava poco.
Era solo lavoro. Le sarebbe piaciuto vedere come se la sarebbe cavata Neal con Sara insieme con persone sconosciute, ma conosceva abbastanza Neal per sapere che se la sapeva cavare in ogni situazione. Forse.
Prese sotto braccio Peter e si diresse all’uscita, voltandosi solo un secondo notando in quel momento che Mozzie non era tornato con gli altri.
Beh forse ne ha avuto a sufficienza degli uffici dell’efbiai per oggi. Sarà andato a disintossicarsi in qualche suo rifugio.Sara accettò l’invito di JJ, non aveva voglia di stare da sola e nelle ore passate a cercare dati con lei e Reid avevano fatto amicizia. Quando si accorse che anche Neal sarebbe stato della partita era troppo tardi per tirarsi indietro senza essere scortese.
Neal colse la sua esitazione e con una scusa si appartò con lei per qualche minuto.
“Se preferisci che me ne vado a casa...”
“Neal, siamo adulti. Lavoreremo ancora insieme, se non siamo capaci nemmeno di condividere un tavolo al ristorante con dei -colleghi- allora avremo dei problemi.”
“Va bene. Anche se scommetto che Peter sulla definizione di colleghi, per non dire poi di adulto parlando di me,avrebbe delle riserve.” Disse Neal sorridendo.
Vide Sara farsi seria di colpo e voltandosi si trovò davanti Alex.
Che porse la mano alla donna ignorando Neal.
“Non ci hanno presentate ufficialmente, Alex Hunter.”
“Piacere, Sara Ellis.”
Jones vide la scena e dette di gomito a Diana. “Pericolo! Dici che dobbiamo andare a soccorrere Caffrey?”
La donna sorrise e disse divertita: “Nemmeno per idea, voglio vedere come ne esce.”
“Hai un lato sadico.”
“E non è la sola.” Disse Dave al loro fianco a cui non era sfuggita la curiosa situazione di Neal. Non era esattamente beato tra le donne in quel momento.
Neal non aveva alcuna intenzione di essere ignorato e prese la parola per impedire alle due di coalizzarsi contro di lui.
“Alex perché non mi hai mai detto niente di tuo nonno?”
Sara decise che non era in vena di ascoltare i due ex-amanti scambiarsi confidenze e con la scusa di prendere le sue cose salì negli uffici di sopra lasciandoli soli.
Alex ammirò la cortesia di Sara e disse: “Mi sembra una persona fantastica.”
“Che fai cambi argomento?”
“Oh giusto è la tua specialità quella.” Replicò piccata la donna.
“No... forse. Allora Re Mida?”
“Quando ero piccola mio nonno mi portava sempre a Coney Island e mi raccontava che proprio al largo tanto tempo fa era sparita una nave piena di tesori. E di come avesse nascosto il codice per ritrovarla in un carillon. Io pensavo che fosse un’invenzione, una fiaba per bambini, ma sul letto di morte mi consegnò la chiave e mi disse che era tutto vero.”
Neal si abbassò verso la sua scrivania ne aprì un cassetto e tiro fuori il cherubino dorato che lei gli aveva consegnato mesi prima. Rimettendoglielo in mano con dolcezza. La donna lo portò con al volto come ricordando il momento in cui suo nonno le aveva rivelato la verità. Poi guardò Neal e gli disse: “Mi ricordi quel tesoro.”
“Come?” Domandò l’uomo vagamente stupito.
“Qualcosa di irraggiungibile.” E gli dette un bacio su una guancia.
Neal rimase per qualche istante come inebetito.
Rossi lo raggiunse, una volta che Alex se ne fu andata, dandogli di gomito sentenziò: “Dai retta ad una vecchia volpe, non provare a stare col piede in due scarpe, o ti ritroverai scalzo in men che non si dica.”
Neal aveva una mezza idea di replicargli di farsi gli affari suoi, ma si trattenne. Aveva ragione lui, solo che non sapeva come gestire la cosa. Provava qualcosa per Sara, ma non sapeva quanto fosse solo attrazione fisica e quanto altro. E con Alex la sensazione non era dissimile, credeva che tra loro fosse ormai storia vecchia, ma ora non ne era più così sicuro e non sapeva come uscirne. Non gli era ancora chiaro come avrebbe fatto, ma avrebbe dovuto fare una scelta.
La palese e intrigante attrazione per colei che fino a poco prima gli stava dando la caccia e stuzzicava il suo ego. O l’altrettanto palese legame con una sua simile? Bel dilemma. Ed entrambe potevano dargli il proverbiale due di picche se non si decideva alla svelta, anche se Alex sembrava aver già deciso che per loro non era aria.
Levandogli l’impiccio della scelta, però non era certo che a Sara sarebbe andato bene sapere che lui non aveva scelto, ma aveva semplicemente seguito la corrente.
Chiese ad Emily se avevano già in mente un posto e se rientrava nelle sue due miglia di competenza, Diana gli disse: “Sarai in compagnia di almeno sei agenti operativi, per stavolta puoi anche scordarti la cavigliera, ma non ci fare l’abitudine, intesi.”
“Grazie.”
Il mattino seguente all’alba, nella zona del porto d’era un assembramento tale di mezzi e di uomini da far pensare che durante la notte avessero chiamato tutte le squadre SWAT dello stato. Perlomeno di quello di New York e limitrofi.
Peter stava elencando gli ultimi ordini su come setacciare ogni magazzino palmo a palmo. Era stato grato della collaborazione attiva degli uomini di Quantico, ma non vedeva l’ora di prendere Adler e lasciarsi le eventuali inchieste alle spalle.
Erano divisi in vari gruppi non era stato detto a Neal con chi aggregarsi, non essendo un agente, rimase nei pressi di quello che era il quartier generale mobile.
Solo che un rumore attirò la sua attenzione, era lo stesso rumore descritto nel rapporto redatto da Derek su cosa ricordavano Peter ed Alex, quello che lui non aveva sentito. Senza dire niente agli altri, impulsivo come al solito seguì il suono e raggiunse una porta metallica. Ricordava di averla notata mentre lo spingevano nella macchina.
Stava cercando un modo per aprirla quando la voce tagliente e fastidiosa di Alder lo raggiunse: “La dote che maggiormente apprezzavo in te era proprio la perseveranza, non ti arrendi mai Neal.”
“Sei in trappola, non hai scampo.”
“Tu credi? Ascoltami bene la dentro c’è un tir pieno di ricchezze per milioni di dollari, la metà è tua se mi aiuti ad uscire dal cordone dell’efbiai.”
“Devi pensare che io sia completamente stupido!”
“No, penso solo che tu sia un opportunista. Se vedi un’occasione non te la fai sfuggire.”
Neal scosse la testa, quell’arrogante pensava veramente che avrebbe aiutato a scappare l’uomo che aveva ucciso la sua Kate? Era realmente così egocentrico da non capire che non glielo avrebbe mai permesso?
Ma le sue riflessioni vennero interrotte da un esplosione all’interno del magazzino.
“Dimmi che hai tolto il tritolo...” sibilò irato Neal rivolgendosi ad Adler.
“Deve esserci stata una scintilla.”
Le fiamme si levarono rapidamente e con loro una nube nera che videro anche gli altri in lontananza. Loro erano al magazzino numero 20, centinaia di metri più a sud della posizione di Caffrey. Si diressero di corsa in quella direzione.
Nel frattempo ce ne fu una seconda più violenta, impossibile cercare di salvare le opere contenute nel magazzino.
I due uomini di Adler rimasero a terra storditi, mentre Adler e Neal si alzarono sporchi e stravolti, Adler lanciò un accusa precisa al giovane falsario.
“Sei stato tu! Io ho portato via tutto a te e tu lo hai fatto a me.” Disse l’uomo con una luce di follia nello sguardo.
Neal cercò di farlo ragionare, considerato che l’uomo gli puntava contro una pistola deciso a fare fuoco. “Non avrei mai distrutto delle opere d’arte e lo sai bene!”
“Non la farai franca. Addio Neal!”
Nel momento stesso in cui Adler stava per fare fuoco venne fermato da un Peter nel ruolo del cecchino. Neal ricordò cosa aveva detto Peter il giorno prima.
“Sai... non penso di essere mai stato tanto vicino a lasciarci la pelle!”
“Sono felice che stai bene.” L’uomo parve dubbioso e dette voce alla sua perplessità: “Cosa intendeva dicendo: non la farai franca?”
“Non ne ho idea.”
Jones e Diana si avvicinarono e invitarono Neal a seguirli per essere accompagnato a casa. Gli altri della squadra rimasero a lieve distanza, era il caso di Burke quello. E forse era risolto. Poi lo videro avvicinarsi ad un pezzo di legno che bruciava. E rimanerne sconvolto.
Chiamò Neal. La voce non prometteva niente di buono.
“Sei stato tu!”
“Peter che stai dicendo? Non avrei mai potuto dare alle fiamme quelle meraviglie.”
“No, ma le hai rubate. Non so come hai fatto, ma hai trafugato quello che Adler aveva trovato e lì hai messo quei quadri che stavi dipingendo nei mesi scorsi!”
“Stai vaneggiando!” Esclamò il giovane.
“Ho visto uno dei tuoi dipinti Neal, uno di quelli di cui mi hai detto che hai riempito un magazzino per rilassarti e combattere lo stress! So che sei stato tu!”
L’uomo era una furia, davanti a se aveva l’immagine di Neal mentre si giustificava per ogni cosa fatta negli ultimi mesi. La sua faccia mentre gli diceva dei quadri. E risentiva la frase di Adler:
non la farai franca.Neal fece un passo indietro. Furibondo quanto Peter in quel momento.
“Sai una cosa Peter? Provalo!” Sembrava volesse aggiungere altro, ma si limitò a ripetere: “Provalo!” Disse con tutta la rabbia che aveva in corpo. Si allontanò voltandosi a guardare l’amico di cui a questo punto era certo di non aver mai avuto la fiducia.
Gli altri avevano sentito lo scambio. Le sensazioni erano contrastati per ognuno di loro. Emily sentiva che Neal era sincero, anche se non capiva su cosa basasse la sua convinzione, sapeva che Peter poteva aver ragione.
Ma ieri sera è rimasto con noi fino a tardi, quando mai avrebbe potuto organizzare quello che dice Peter. Poi le venne in mente che Alex e Mozzie potevano essere suoi complici.
No forse Peter non si sbaglia.Però se lo augurava, le stava simpatico quel consulente e sperava veramente che ci fosse un’altra spiegazione.
Derek pensava quasi le stesse cose di Emily, ma per ragioni diverse. Aveva visto lo sguardo del giovane.
È stato ad un passo dal mettersi a piangere mentre Peter lo accusava. Nessuno può fingere così bene. O sto prendendo una cantonata immane o Caffrey di questa storia ne è all’oscuro.Dave si stava domandando su cosa basasse le sue certezze l’agente Burke, ricordava come Neal gli avesse detto come Peter cercava sempre di capire dove lo stava fregando.
Forse c’entra qualcosa, ma quanto la percezione di Peter può essere falsata dai trascorsi di Neal?Reid trovava impossibile che Neal sapesse di quali quadri fare la copia. Fino a che non gli sovvenne il pensiero che erano note al mondo intero, almeno a quella parte di mondo che studiava storia dell’arte, erano state catalogate negli anni seguenti la guerra. Bastava farne copia di alcune per mascherare un operazione sopraffina.
Non è poi così impossibile in fondo, non con la memoria di Caffrey e di Mozzie al lavoro; a proposito che fine ha fatto Mozzie?JJ riteneva di non conoscere abbastanza Neal per farsi un opinione, e non conosceva nemmeno l’agente Burke per sapere quanto fidarsi della sua. Sperava solo che non fosse vero, per il bene di Sara si augurava che la vita di Neal prendesse una piega differente da quella del ladro a tempo pieno. Anche se come le aveva detto la donna la sera prima:
sapeva bene chi era Neal Caffrey.Hotch rimandò ogni giudizio sull’operato di Caffrey a quando avesse avuto i dettagli da Peter, il fatto che avesse riconosciuto un dipinto a cui l’uomo stava lavorando per lui era già una prova, ma concesse al giovane il beneficio del dubbio. Pur fidandosi del sesto senso del collega.
La squadra rientrò a Washington, facendosi promettere di tenerli aggiornati sugli sviluppi della vicenda.
Nel frattempo Neal rientrato a casa trovo uno strano biglietto ad attenderlo che diceva:
YOU’LL THANK ME.
(Trad. Ita: Mi ringrazierai)
Con una chiave e un indirizzo.
FINE...per ora.
Piccola spiegazione.
La seconda serie di White collar finiva più o meno così. (Più meno che più!) Totli gi agenti protagonisti di Criminal Minds, loro li ho biecamente usati per le mie di ipotesi.
E non mi andava di andare avanti con la mia idea di come potrebbe andare la terza.
Potrebbe essere la prossima Fanfic.
Ammesso di scriverla.
Grazie a chi ha letto, commentato, revisionato, corretto e suggerito.
Senza di voi questa FF si sarebbe impiantata molto prima.
Grazie di avermi sopportata in questo delirio.
E per questo:
Edited by rabb-it - 18/3/2011, 16:38