JAG

Lo stivale, Una fanfic con crossover...non NCIS, stavolta.

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rabb-it
view post Posted on 9/11/2007, 16:47




Fra le colline del Parco Storico Nazionale di Saratoga, a nord di Albany, nello stato di New York, si può vedere un curioso monumento, consistente in uno stivale militare sopra una bassa colonna, con l’enigmatica iscrizione:
“Alla memoria del più brillante soldato dell’Armata Continentale, ferito gravemente in questo luogo[….] il 7 ottobre 1777, mentre vinceva per i suoi compatrioti la battaglia decisiva della Rivoluzione americana, guadagnandosi i galloni di generale di divisione.”

Il nome mancante ha un perché, e chi non lo sa per averlo letto o studiato da qualche parte lo scoprirà solo leggendo….perfida vero?

Quello stivale sarà l’unico elemento nella ff ad essere reale, il resto è tutto, o quasi, parto della mia fantasia, quasi perché i personaggi di JAG sono di proprietà di Donald.P.Bellissario io li prendo solo in prestito per un poco, senza scopo di lucro alcuno, e reali sono gli eventuali personaggi storici citati, a parte gli strafalcioni miei nel raccontare i fatti!

Rabb-it
Iniziata a scrivere nel Novembre2005, terminata nel...non ricordo qundo l'ho finita.


LO STIVALE



Era l’inizio di ottobre, Bud stava terminando di archiviare alcune pratiche in ufficio, svolgeva con la solita perizia i suoi compiti, ma da un po’ era tutto cambiato, gli mancavano il capitano e il colonnello, ormai assenti dallo JAG da diverso tempo.
Si sentivano spesso, e prima o poi con Harriet e i bambini sarebbero anche andati a trovarli.
Ma come aveva detto ad Harm: gli uffici dello JAG non sarebbero più stati gli stessi senza di lui.
Ricordava bene l’espressione dei suoi amici nel momento in cui il Generale Cresswell aveva detto che sarebbero dovuti andare uno Londra e l’altra a S.Diego, ed era stato molto felice della decisione che avevano preso per rimanere insieme, almeno su quello non avrebbero discusso, era stato il caso a decidere.

Lo squillo del telefono lo riportò al presente.
Era Harriett, voleva sapere se anche quella sera avrebbe fatto tardi, era più di un mese che non cenava con la sua famiglia a causa del caso di cui aveva appena archiviato le pratiche, ma ora era finalmente un caso chiuso, e un bel fine settimana con i suoi cari lo attendeva.
Spense la luce nel suo ufficio e si diresse all’uscita salutando i colleghi che rimanevano ancora al lavoro.

Una volta fuori nel parcheggio si diresse al posto macchina lui riservato, aprì la portiera dell’auto e getto il cappello bianco sul sedile del passeggero.
A casa parlò con Harriett delle sue sensazioni del pomeriggio e di come sentisse sempre di più la mancanza dei suoi amici, lei lo lasciò sfogare, non poteva dargli torto, mancavano anche a lei, che comunque era da un anno che non lavorava più allo JAG, figuriamoci per Bud che aveva sempre avuto il loro appoggio nei momenti di crisi sul lavoro, e spesso anche fuori.

Poi quando misero a letto i bambini il piccolo AJ disse al padre che non vedeva l’ora di andare a visitare il parco l’indomani, e a Bud tornò il sorriso, erano giorni che si stavano preparando per quella gita.
Con quattro bambini ci sarebbe stato da divertirsi, ma all’inizio della settimana la madre di Harriett era passata a vedere come stava la figlia e si era offerta di badare lei ai più piccoli mentre loro due andavano un po’ fuori casa con i due più grandi.

Harriett era rimasta stupita dalla decisione della madre, tutto si poteva aspettare da una Beaumont meno che facesse la baby sitter… ma come le aveva detto una volta una sua amica: non conosciamo mai veramente qualcuno fino in fondo!
Lei si riferiva ad altro, ma la frase ben si sposava anche con la piacevole sortita che le aveva fatto sua madre, forse le doveva dare atto di essere migliore come nonna di quanto non lo fosse stata nel ruolo materno.
Bud scese in salotto e raggiunse moglie e suocera, il padre di Harriett era fuori per affari sarebbe passato a prendere la moglie il lunedì, così avrebbe anche visto i nipotini.

“Sai sono felice di essermi sbagliata sul tuo Bud!”
“Mamma, non ora potrebbe scendere!”

Il diretto interessato si fece annunciare calcando il passo sull’ultimo scalino, e con un leggero colpetto di tosse, onde evitare imbarazzi alla moglie, ma la suocera pareva decisa a recitare il mea culpa anche in sua presenza.

“No, lo sbaglio sarebbe non dire a Bud che sono fiera di lui, e che sono felice di aver preso una cantonata nell’averlo mal giudicato, lui lo sa che avrei preferito un altro genero, ma oggi son ben felice di dire che tu hai avuto molto più buon senso di tua madre.
Siete degli ottimi genitori, avete una vita serena nonostante le difficoltà, e mi avete accolto con gioia in casa vostra, nonostante il mio comportamento non sia stato molto cordiale con voi in questi anni.”

“Mamma, noi ti vogliamo bene è normale che siamo felici di vederti.”
“Harriett ha ragione, il passato è passato, gettiamolo alle nostre spalle, e poi… con quel simpaticone che ho per padre non me la sento davvero di biasimare le sue iniziali remore nei miei confronti, per non dire poi delle innumerevoli figuracce rimediate durante i nostri primi incontri.”
“Caro…”
“Bud, le figuracce che tu dici sono state solo ingenuità commesse in buona fede, il mio tentativo di screditarti presso mia figlia invece è stato di una cattiveria inaudita e non me ne sono mai scusata, accetti le mie scuse, anche se tardive?”
“Scuse non necessarie, non parliamone più.”
“Mamma sei sicura di volerti occupare dei gemelli?”
“Credi che cercassi una scappatoia, no non temere nessun problema, in fondo tra due giorni sarete di ritorno e ho i numeri per le emergenze sottomano, e la vostra baby sitter sarà qui a darmi un aiuto nel pomeriggio, che mai potranno fare quei due tesori, in soli due giorni?”

Bud ed Harriett si guardarono e per un pelo non scoppiarono a ridere di fronte a tanto ottimismo, ma contavano sulla loro baby sitter in caso di emergenze…ormai quella ragazza stava diventando un esperta a cavarsela con i loro pargoli.
Chiacchierano ancora per una mezz’ora e poi andarono a dormire; una volta nella loro camera, Harriett domandò a Bud se le frasi di sua madre lo avessero infastidito, ma lui la rassicurò, l’importante era che non avesse mai fatto capire ai nipoti che lo disprezzava, il resto non aveva alcuna importanza.

IL MATTINO SEGUENTE
Una monovolume sfrecciava sulla strada che portava ad Albany, volevano visitare il parco storico nazionale di Saratoga, c’erano posti per un pranzo all’aperto anche più vicini, ma AJ era tornato da scuola con un sacco di domande proprio sul parco, visitato da un suo compagno di scuola durante l’estate e allora quando si era presentata l’occasione l’avevano colta al volo.
Si erano alzati all’alba, vestendo i bambini, Bud ed Harriett avevano riso di come non pareva nemmeno che li avessero svegliati, appena seduti auto entrambi i pargoli si erano assopiti immediatamente lasciando i due genitori a chiacchierare mentre la macchina macinava miglia.

Harriett raccontò a Bud della mail ricevuta da Mac il giorno precedente, era molto felice di come stavano andando le cose e chiedeva dei bambini, poi rinnovava l’invito a loro due ad andarli a trovare appena avessero potuto.
“Lo scrive tutte le volte a chiusura delle mail: un abbraccio e venite presto a trovarci, noi vi aspettiamo.
Mi ha detto che ha decine di mail pronte con quel finale finché non ci stancheremo e andremo!”
“Anche Harm ha una chiusura standard: Allora ti decidi a caricare moglie e figli in aereo e a venire?”
“Rimpiangi di non avere accettato la loro offerta?”
“Mentirei se ti dicessi di no, diciamo che sono contento della decisione presa, anche se un po’ mi spiace, forse ho lavorato con loro troppi anni per trovarmi del tutto bene in loro assenza! Quando era andata via Sarah per andare nello studio legale, era rimasto Harm e quando era andato via lui era rimasta lei, ma entrambi via e non per missione… e poi spesso in missione ce li accompagnavo io! È dura abituarsi alla loro mancanza, e forse nemmeno lo voglio, il giorno che mi abituerò a non averli intorno vorrà dire che li ho dimenticati e non ci tengo davvero!”
“Sai che hai ragione, non ci mancherebbero se non tenessimo a loro!”
“Certo che ho ragione, io ho sempre ragione…”
Mentre diceva quest’ultima frase Bud guardò la moglie facendo un sorrisetto, lei colse subito l’ironia e replico sullo stesso registro al marito.
“Non RABB-izzarti troppo, caro! Non vorrai far fischiare le orecchie al tuo migliore amico?”

Una risata fu l’unica replica dell’uomo, non servivano le parole certe volte.

Le miglia che separavano Washington D.C. dal parco a nord di Albany vennero percorse rapidamente, alzarsi di mattina presto aveva avuto degli innegabili vantaggi, Bud guidava senza problemi, a volte non gli sembrava nemmeno di avere una protesi alla gamba.

Con Sturgis era persino tornato a correre, i rapporti tra lui e il comandante Turner erano tornati molto buoni, gli aveva perdonato di avergli macchiato la carriera, certo ce ne aveva messo per passare sopra alla cosa, ma forse era meglio così, chi perdona troppo rapidamente magari porta dietro di se rancori non sopiti per cose rimaste insolute, mentre il capitano aveva prima ragionato a lungo sulla cosa e solo dopo aveva deciso che poteva passarci sopra e, fortunatamente per Bud, non con un mezzo corazzato!

Arrivarono al parco e fecero una passeggiata con i bambini, ad un certo punto si imbatterono in un monumento risalente alla Guerra d’Indipendenza, uno stivale militare su una bassa colonna, AJ con l’ingenuità tipica dei bambini, che a volte sa essere inconsapevolmente feroce, chiese al padre se era per i soldati che avevano perso una gamba.
Bud disse al figlio che non si era del tutto sbagliato visto che la persona a cui era dedicato il monumento ebbe ferito un piede.

Il bambino lesse l’iscrizione che era sul monumento e la sua curiosità venne nuovamente stimolata.
“Papà, ma perché manca il nome?”
In effetti sul monumento c’era la data della battaglia in cui il militare era stato ferito, ma non c’era cenno di nome.
“È una lunga storia AJ. Il nome di quell’uomo è sinonimo di tradimento, e allora non è riportato, anche se lo si può leggere nei libri di storia.”
“Ma io non la voglio leggere, raccontamela tu!”
Bud osservò il figlioletto e si chiese quanto un bambino tanto piccolo avrebbe potuto capire di cose che a volte faticava a comprendere un adulto, poi pensò a se stesso, suo padre gli raccontava cose ben peggiori quando lui era bambino… discorsi da fare in una bettola e non in casa con i propri figli.
“Il nome di quell’uomo era Arnold Benedict [al link i dettagli storici reali… in inglese http://en.wikipedia.org/wiki/Benedict_Arnold] e dopo i fatti di Saratoga amareggiato per una mancata promozione, ebbe la pessima idea di mettersi d’accordo con gli inglesi, contro i quali aveva combattuto fino a poco prima…”

Mentre Bud raccontava ad AJ, Harriett si immaginava gli avvenimenti storici dell’epoca, mettendo però al posto di immagini tratte dai libri di storia e dai dipinti, i volti a lei noti, ad esempio pensando alla frase promozione mancata e tradimento associò Lindsey, ma forse il paragone sarebbe stato offensivo, per Benedict!
In quanto egli poteva anche aver sbagliato e gravemente, ma prima dei suoi errori era stato un eroe per la nazione intera, ed era il motivo per cui c’era ancora il monumento a lui dedicato, privo del nome, per rimarcare quegli errori…ma anche per non dimenticare l’uomo che si era distinto prima di cadere vittima del suo ego.
Ma le similitudini c’erano e la fantasia una volta che ha preso a galoppare è difficile da fermare, così Harriet si ritrova d’un balzo in piena guerra d’Indipendenza.

Era nel posto giusto, e la voce di Bud faceva da sottofondo narrando gli eventi.

L’inizio dalla fine…

23 Settembre 1780
Un cavallo stava galoppando veloce verso New York, il suo cavaliere doveva fare un lungo giro per giungere alla metà, la nave che lo doveva portare a destinazione via mare era finita sotto fuoco nemico la notte precedente, con il Volture ormai perso gli rimaneva solo il lasciapassare a nome di John Anderson per attraversare le linee americane.

Il nome era esatto, ma il cognome non corrispondeva, si chiamava André, era un maggiore, l’aiutante in campo del comandante in capo inglese, Sir Henry Clinton.
Venne fermato da sedicenti miliziani, che servivano la causa dei patrioti derubando i simpatizzanti degli inglesi, delusi dallo scarso denaro che aveva con se l’uomo, gli ordinarono di spogliarsi per depredarlo di abiti e stivali.
E così trovarono il documento che l’uomo aveva nascosto nelle calze, su suggerimento di Arnold.


Harriet pensò a come poteva apparire ridicolo un uomo nei mutandoni dell’epoca.
E un sorriso le increspò il volto.
Poi si chiese se era davvero così.
In fondo lei aveva immaginato la scena partendo da un dipinto che ritraeva Arnold mentre diceva ad André dove nascondere i documenti compromettenti, e pensando allo spionaggio e ai tradimenti le era apparso in mente Webb… ma se avesse pensato ad esempio ad Harm avrebbe riso lo stesso?
Rossa di imbarazzo per aver solo potuto pensare una cosa simile tornò a pensare agli avvenimenti di quella notte.

I documenti erano la prova di un tradimento, sarebbe stata la disfatta per la nazione se gli Inglesi avessero preso la piazzaforte di West Point.
Quando George Washington seppe del tradimento di quello che lui considerava un ottimo elemento si narra che disse solamente:
“Di chi potremo mai fidarci ora?”
André venne impiccato come spia, la sua richiesta di morire mediante fucilazione come ufficiale venne negata, di lui si disse che fu più sfortunato che colpevole, Arnold riuscì a fuggire e inviò anche una lettera a Washington con cui tentava di spiegare le sue motivazioni, era disprezzato in patria e malvisto in Inghilterra, i doppiogiochisti non possono aspettarsi solidarietà dato che potrebbero sempre tradire un'altra volta.


Bud aveva notato uno strano sorriso mentre raccontava ad AJ la storia di Arnold, aveva cercato di essere spiritoso, e messo in ridicolo André con la storia delle mutande, evitando di scendere nel dettaglio sulla sua morte.
Ma non capiva come mai le fosse venuto da sorridere, dato che lei conosceva la realtà storica dei fatti, e c’era davvero poco da ridere… poi la vide diventare porpora e pensò:
Sta a vedere che immaginava me in mutandoni. Birichina!
Mentre Bud fraintendeva i sorrisi, e gli imbarazzi, della moglie, lei stava sistemando il necessario per il picnic su uno dei tavoli all’interno del parco.
Quello stesso parco era stato teatro di battaglie, quella che per gli inglesi era la guerra d’insurrezione, ricordava ancora bene la frase di quell’uomo nel negozio di parrucche a Sidney, e per gli statunitensi guerra d’indipendenza.

Pensando ad Harm con il parrucchino sovrappose il suo volto a quello dei dipinti a noi noti di George Washington, e partì anche lui per la sua personale rivisitazione storica.

Charming Nancy
1779

Un vascello pirata, lo Cahrming Nancy, catturato venne fatto scaricare illegalmente da Benedict, che requisì dodici carri dell’esercito per trasportarne il carico a Philadephia.
Del carico venduto egli intascò metà del ricavato, per quella dubbia operazione il Pennsylvania Council aveva formulato contro di lui gravi accuse di scorrettezze.
Il 5 maggio egli scrisse a Washington una lettera di fuoco, in cui tra le altre cose si diceva:
“Se Vostra Eccellenza pensa che io sia un criminale, per l’amor di Dio che io sia immediatamente processato e, se ritenuto colpevole, giustiziato. Non domando favori, ma solamente giustizia.”
Egli chiedeva di essere giudicato da un tribunale militare.
La sentenza fu pronunciata solamente il 26 gennaio 1780: colpevole di due degli otto capi d’accusa, punibile con un rimprovero solenne del comandante in capo.
Il biasimo da parte di Washington fu piuttosto cauto:
Il permesso di scaricare la nave doveva ritenersi < Particolarmente riprovevole >, l’uso dei carri dell’esercito < Imprudente e indebito >.

Ma pochi giorni dopo la sua lettera a Washington, e molto prima della sentenza, Arnold si era messo in contatto con gli inglesi… forse offeso… forse con problemi economici dopo il suo matrimonio con Peggy Shippen, una donna di diciannove anni, che aveva conosciuto l’anno precedente, e che in precedenza aveva tenuto una relazione con l’allora capitano André… ora maggiore e aiutante in campo di Sir Clinton.

O magari diceva la verità quando asseriva che riteneva di fare il bene della nazione, poco credibile ma il fatto che una cosa appaia poco credibile non significa sempre che sia falsa.
Quando Washington scoprì il tradimento si senti tradito due volte, la prima come capo della nazione, e la seconda come amico, egli a differenza degli uomini del congresso aveva creduto a Arnold e quando questi ultimi non gli volevano riconoscere una promozione si era mosso in suo favore, perché credeva in lui.
Vedere la sua fiducia tradita in tal modo dovette essere un peso duro da sopportare.


A differenza di Harriett che aveva messo Lindsey nelle vesti di Arnold, Bud vi aveva messo se stesso.
Lo aveva colpito il parallelo tra l’uomo che cercava di risollevare il nome della sua famiglia, trascinato nel fango dal padre, e la ferita alla gamba.

I bambini si misero a giocare e lui fece presente alla moglie a cosa aveva pensato.
Lei ebbe una reazione prevedibile davanti all’ipotesi del marito su se stesso traditore.
“Non dire assurdità, tu non tradiresti mai il tuo paese!”
“E come fai a dirlo, lui rimase vedovo mentre era in battaglia e il disprezzo degli alti gradi militari, escluso Washington, lo misero nella situazione di affidarsi alle persone sbagliate.”
“E ti pare poco il rispetto del proprio comandante in capo? No mio caro, egli prese le sue decisioni, e sono decisioni che tu non avresti mai preso, ti conosco troppo bene!”
“No non mi pare poco, ma mettiamola così, se non avessi avuto te, l’ammiraglio e Harm e Mac a farmi da sostegno nei momenti più duri, non credo ce l’avrei fatta a resistere, mentre la commissione doveva decidere della mia idoneità.”
“Ma noi c’eravamo!”
“Appunto… Lui si chi ha potuto contare? Su una donna che era interessata più alla bella vita? Era l’amante di André! O almeno così si diceva.”

Harriett capiva il punto di vista del marito, ma non intendeva arrendersi.
“Allora regge meglio il mio di paragone… Arnold come Lindsey, Peggy Shippen come Singer.”
“E chi era André? Ti ho vista ridere mentre lo descrivevo in mutande!”
Harriet trasalì all’idea di dover spiegare al marito, e cercando una scappatoia momentanea finché non le veniva una buona scusa per i suoi sorrisi, diresse la sua attenzione alla zona giochi del parco.
“E se andassimo a controllare quelle pesti dei nostri figli?”

Bud rise pensando che doveva proprio aver visto giusto.

Altrove…
Mentre Bud ed Harriett erano al parco con i bambini, un'altra coppia stava godendosi un fine settimana in reciproca compagnia; gli impegni di entrambi nelle ultime settimane erano stati un bell’ostacolo, ma finalmente lo avevano superato e venerdì sera, e la notte ;-D, si erano, in parte, rifatti del tempo perso.

Lui si era svegliato per primo ed era andato a preparare la colazione, sapeva bene che le piaceva quando la coccolava un po’.

Lei lo aveva sentito trafficare con le pentole e sorridendo aveva preso il suo portatile e se lo era portato in cucina, c’era una mail che gli voleva leggere.

“Ieri sera è arrivata questa mail, è per entrambi anche se l’hanno mandata a me, vuoi che la legga io o la leggi tu più tardi?”
“Niente discorsi tra donne?”
“Ti pare che te la leggerei in quel caso?”

Lui scosse il capo e con un sorriso la invito a sedersi facendo spazio sul tavolo per il pc, e mentre lei leggeva si voltò per controllare la cottura dei pankakes.

“Ciao ragazzi, finalmente io ed Harm abbiamo finito di spacchettare, non mi sembra vero che la nostra vita non è più divisa in tante scatole, ma ben ordinata nella nostra nuova casa.
Oddio mio marito dice che l’ordine è un'altra cosa, ma lui è troppo pignolo!

Come vanno le cose nella capitale?
Mi mancano le piccole cose, il caffè preso con Stu mentre stracciavamo Harm in una causa, i briefing prima di affrontarci in aula, i ciliegi… sì lo so che è ottobre, ma so già che mi mancheranno… passerà questa nostalgia?
Washington D.C. è stata la mia casa per nove anni, meno male che al giorno d’oggi è facile fare una capatina di tanto in tanto, pensa a come doveva essere nel secolo scorso…

A quei tempi una mia lettera ci avrebbe messo giorni, se non settimane ad arrivarti, ponyexpress permettendo; una volta sì che la nostalgia era dura da affrontare, ora è tutto più vicino.

Come ti trovi nell’appartamento?
Spero che soddisfi le vostre esigenze, Georgetown è una bella zona, ma non a tutti piace.
Harm vi manda i suoi saluti, un abbraccio e a presto.

Mac”


“Le manca Washington…”
“E in ufficio ci mancano loro…”

A quella frase Varese guardò attentamente Sturgis, lei sapeva che tra lui ed Harm c’erano stati attriti.
“Glielo hai mai detto?”
“No… credo che Harm non crederebbe alle mie parole, a dire il vero suonerebbero false pure a me… visto da fuori.”
“Diglielo, forse tu pensi che non ci crederebbe, e invece lui magari si chiede come deve interpretare il tuo silenzio. E non c’è niente di peggio dei silenzi da interpretare, sorgono equivoci difficili da sanare, pur con tutte le buone intenzioni.”
“Vuoi dire che è meglio una bella lite?”
“Bhe almeno se si litiga si comunica, se si da spazio alla libera interpretazione, chissà quante cose si immaginano, magari anche giuste non dico di no… ma come fai a saperlo?”
“D’accordo prometto che mi farò vivo… certo che anche lui non è che si sprechi.”
“Ma dai lo sai che è fatto così, cosa mi avevi detto una volta, una cartolina in due anni, e ti ha pure stupito che sia arrivata quella, o no?”
“Sì, va bene, ma perché devo sempre essere io a fare il primo passo?”
“Solo se te la senti, mica devi scrivergli un poema, basta anche un semplice ciao come va, si sente la vostra mancanza.”

Sturgis scosse il capo mentre metteva i piatti caldi in tavola.
“bhe così mi pare troppo sintetico.”
“Sei tu l’avvocato, io al massimo posso metterci la musica se vuoi.”
“Tu risponderai a Mac e io scriverò ad Harm, ma più tardi, ma la tua musica la voglio solo per me..”
“Sì nei prossimi giorni le racconterò dei vicini, e dell’appartamento.”

Fecero colazione imboccandosi a vicenda, presto dimentichi della mail e del resto del mondo.
Nei giorni precedenti, tra gli impegni al locale di Varese e il caso che Sturgis e Bud avevano chiuso pochi giorni prima non avevano avuto un solo momento per loro.

Meno male che quel fine settimana erano liberi entrambi!

Il parco
Harriett stava terminando di ritirare, aiutata da Bud, quello che avevano utilizzato per il pic-nic.
Mentre osservava il marito con i bambini, poco prima, le era venuta un idea, ma preferii non dirgli nulla, era meglio prima vedere se era attuabile.
E sapeva che Sturgis sarebbe stato molto felice di aiutarla.
Chissà se anche suo padre e sua madre avrebbero approvato ciò che stava per fare?
Ma scaccio via dalla mente le eventuali risposte della madre, ripetendosi che ora era una donna adulta e non poteva farsi condizionare da lei, non più!

Bud vide lo sguardo risoluto della moglie e intuì che qualcosa bolliva in pentola, e stavolta non si sbagliava.
Decise di non chiederle nulla, sapeva che gliene avrebbe parlato lei quando fosse stata pronta.
E poi sospettava che il tutto avesse a che fare con la madre, aveva capito che il suo curioso comportamento aveva messo in subbuglio la moglie.
Doveva solo attendere…

Come avrebbe dovuto attendere Benedict, di ricevere la risposta da Washington, invece per fretta, forse, dovette pensare che era ormai tutto perduto e…si perse sul serio!

Harriett osservò il marito e gli sorrise, non le aveva poi chiesto più nulla sul suo imbarazzo di poche ore prima e lei gli era grata di non dover spiegare, lo vide massaggiarsi la gamba.
Bud cercò di dissimulare il dolore mentre si massaggiava e fece una smorfia al pensiero di cosa gli avrebbe detto Smithye dopo che per due settimane aveva disertato le sedute fisioterapiche.


Il ritorno
Bud fu ben felice di lasciare la guida ad Harriet per il rientro, lei non aveva detto nulla, ma aveva visto il gesto del marito, quando stavano sistemando i bambini in auto.

Ad un certo punto della strada videro una moto a terra, istintivamente la donna fermò l’auto per prestare soccorso.
Bud scese a controllare le condizioni del motociclista e lo trovò seduto per terra che imprecava contro gli idioti che non usano le frecce per svoltare a destra.

Visto il tono colorito delle imprecazioni Bud fu ben felice che i finestrini della sua auto fossero chiusi, i bambini avrebbero certamente imparato dei nuovi termini, ma era meglio che almeno per un poco restassero ignoranti in materia di parolacce.

“Si sente bene, ha dolore da qualche parte?”

L’uomo parve rendersi conto solo allora che si era fermato qualcuno, osservò per qualche secondo la persona che aveva parlato, vide dietro di lui la macchina che aveva superato poco prima di avere davanti l’idiota a cui i nativi americani, o Robin Hood a scelta, avevano fregato le frecce.

“Dolore? Sì molto e da parecchio, ma niente che non possa controllare.”

E così dicendo tirò fuori, dallo zainetto che aveva in spalla, un flaconcino di compresse, ne ingurgitò un paio in rapida sequenza e riprese a parlare con il suo soccorritore.

“Come vede tutto in regola. Ora devo solo riuscire ad alzarmi, sollevare la moto e ripartire.”

Bud lo vide fare una smorfia mentre cercava di tirarsi in piedi, e fu subito al suo fianco.

“Aspetti l’aiuto.Se è ferito, dovrebbe andare all’ospedale.”
“No, per un bel pezzo non voglio nemmeno sentirli nominare gli ospedali. Torni pure alla sua gita familiare, io non ho bisogno di aiuto.”
“Nemmeno per sollevare la moto e verificare se può ancora prendere la strada? Se dovesse avere un guasto potremmo accompagnarla fino ad un officina. Mi scusi non mi sono nemmeno presentato, sono Bud Roberts, capitano di corvetta della marina americana.”

Il motociclista pensò che se voleva liberarsi del buon samaritano doveva accettare l’offerta, e sperare che la moto non avesse danni, o si sarebbe ritrovato in un auto con i due marmocchi che aveva visto giocare sui sedili posteriori.

“Comandante, accetto il suo aiuto, ma vedrà che la moto non avrà nulla, sono solo caduto, ho persino perso tempo a togliermi il casco e lanciarlo dietro al deficiente patentato che mi ha tagliato la strada. Nemmeno io mi sono presentato, Gregory House. ”

E nel dirlo porse la mano a Bud, che ricambio la stretta con un sorriso.
Bud andò a recuperare il casco che era sul ciglio della strada e raggiunse House che stava tentando di puntellarsi al terreno per sollevare la moto.
Lo aiutò e notò il bastone infilato sulla stessa.
House vide il suo sguardo.

“Il problema alla gamba è di vecchia data, non è per la caduta di oggi.”
“Capisco.”
“Ho i miei dubbi.”
“Oh, ha ragione, non posso certamente capire come si è fatto male, e quanto dolore sta portando via, ma le assicuro che capisco molto bene il fatto di non volere la pietà di nessuno, nemmeno quando è solo un offerta di aiuto e nulla di più.”

House osservò di nuovo il tipo che aveva di fronte, a tutta prima poteva apparire un tizio insignificante e lo aveva subito inquadrato come un normalissimo padre di famiglia che si preoccupava di dare il buon esempio ai figli, aiutate il prossimo, ma sentiva che c’era di più, e solo da una parola all’apparenza banale, capisco.
Ma ammettere che un estraneo lo psicanalizzasse tanto bene era troppo, e il sarcasmo di House spuntò fuori.

“Vediamo in marina lei è psicologo? No, anzi le hanno amputato un arto durante la guerra? Per questo è convinto di capirmi?”

Bud rimase per un secondo interdetto dal tono del motociclista, ma dentro di se, in un piccolo angolino, esultò dalla gioia all’idea che l’uomo non si era accorto che aveva una protesi al posto di una delle gambe.

“No alla prima, sono un avvocato; e sì alla seconda, una delle mie gambe arriva solo fino al ginocchio! Anche lei mi sembra ferrato in argomento. È un dottore per caso,ha dell’ astio contro la marina?”

Stavolta fu House a rimanere senza parole, aveva visto che l’uomo aveva una protesi, per il modo in cui si era piegato nel prendere il casco e si era aspettato una reazione diversa, rabbiosa o offesa, ma non quella serafica calma con cui aveva replicato il comandante.

Decisamente aveva avuto troppa fretta nel giudicarlo, quell’uomo aveva carattere da vendere, per tenergli testa in quel modo, e come tutte le persone forti, anche House rispettava chi riusciva ad essergli pari. Era solo la mediocrità a non tollerare, ma il marinaio che aveva di fronte era tutto meno che mediocre!

“Un avvocato? Allora devo stare attento a ciò che dico. Sì sono un dottore, e mio padre è un marine in pensione.”
“Ho l’impressione che lei stia parecchio attento a ciò che dice, un uso dosato del sarcasmo e di cattiveria per assicurarsi che gli altri stiano a distanza di sicurezza. Funziona sempre?”
“No, altrimenti lei sarebbe già risalito in auto.”
“Aspettavo di vedere se la moto si accendeva, prima di lasciarla solo per la sua strada.”

Bud era rimasto sorpreso dalla seconda parte della risposta dell’uomo, che era medico lo aveva ipotizzato quando si era reso conto che aveva guardato la gamba con la protesi nel momento io cui lui lo aveva detto, quindi se ne era accorto e sapeva anche qual’era la gamba mancante, ma credeva fosse rimasto ferito anche lui, magari in un esercitazione in gioventù, e non che fosse il padre la ragione dell’astio.

Sentì istintivamente una forte solidarietà, sapeva che vuol dire avere un padre che ti rende la vita difficile. Certo la cattiveria era stata pesante, ma le cose dette di fronte non lo ferivano come gli sguardi silenziosi di compatimento.
Una volta aveva letto:

Meglio un nemico evidente che un amico celato.

Una persona che ti si finge amica nel privato ma poi in pubblico non ha il coraggio di difendere l’amicizia che vi lega, non è degna nemmeno di essere considerato un amico.

Ma il nemico evidente, quello non si nasconde e ti puoi difendere, quell’ipotetico amico è in realtà peggio del nemico.
Il meglio sarebbe avere amici evidenti, e lui quelli li aveva, motivo per cui i nemici, celati o meno, non potevano disturbarlo più di tanto.

Il rombo del motore lo riportò al presente, il dottor House era pronto a riprendere la strada, per un istante parve voler dire qualcosa a Bud poi ci ripensò, fece un gesto di saluto verso la donna e i bambini che erano rimasti nella macchina, ironicamente fece il saluto militare a Bud e ripartì.
Bud risalì in auto Harriet domandò se l’uomo fosse un militare, egli scosse il capo in cenno di diniego, ma non spiego niente alla moglie dell’incontro.

Per una decina di minuti due persone che non potevano essere più diverse avevano confrontato i loro modi d’essere, poi ognuno aveva ripreso la propria strada.

Dimentichi presto l’uno dell’altro. Forse.

House sulla moto stava lasciando scorrere via i pensieri, non poteva e soprattutto non voleva, pensare troppo a come si era aperto con un perfetto estraneo, lui che non mostrava mai troppo di se a nessuno.
Ma i pensieri non si possono comandare, ti corrono appresso e non importa quanto gas dai, non ti lasciano mai.

Ed allora ecco che ripensa a come aveva ragione chi gli aveva detto una volta che ci si apre più facilmente con chi ci sta a fianco alla fermata dell’autobus, perché poi ognuno va per la sua strada e delle cose dette non resterà memoria in nessuno dei due.

Mentre con un amico aprirsi troppo può essere…controproducente per la durata dell’amicizia stessa.

Scosse la testa come a levarsi di dosso una zanzara noiosa, lui non aveva detto nulla a quel uomo che potesse essere considerata una confidenza, ma la frase sul padre nei marine come gli era uscita?
Solo con Cuddy una volta aveva ammesso di odiare il padre, ma non le aveva spiegato i motivi, giusto con Cam aveva accennato ad una spiegazione, ma si era fermato in tempo, prima di attivare il suo istinto da crocerossina, nemmeno Wilson, il suo migliore amico, aveva idea di cosa lo tormentava… un estraneo c’era voluto un estraneo, giorni prima all’ospedale e ora in strada.

Forse era ora di tornare a casa, tanto di scappare da se stesso non gli era riuscito.

“DANNAZZIONE!”

L’esclamazione uscì rabbiosa, mentre si accorgeva che la moto perdeva colpi, forse non era passata indenne dalla strisciata sull’asfalto.
Si fermò al bordo della strada, e si tolse il casco, rimase ad osservarla per alcuni minuti, e notò quello che ad un primo esame frettoloso era sfuggito, eccolo il guasto, ora pareva farsi beffe di lui e del suo rifiutare l’aiuto del comandante.

Intanto nell’auto…
Bud vide la moto del dottor House che lasciava dietro di se una scia di fumo nero, e si domandò per quanto sarebbe stato in grado di tenerla in strada senza attirare un poliziotto della stradale che lo avrebbe fermato per guida su mezzo pericoloso.

Harriet gli chiese se voleva rimettersi lui alla guida, Bud stava per rifiutare quando si accorse che il motociclista era di nuovo sul ciglio della strada.

“Sì va bene, guido io, ma tu sali dietro con i bambini, dobbiamo portare una persona ad un officina. E credo che viaggiare nei sedili dietro non sia molto comodo per lui.”

Harriet seguì lo sguardo del marito e comprese a cosa si riferiva, l’uomo a fianco della moto si reggeva in piedi aiutato da un bastone.

House vide l’auto fermarsi e la donna passare dietro, mentre l’uomo gli faceva cenno di salire.
Ma io dico… non potevano essere usciti dalla tangenziale? Va bé almeno ci conosciamo già non ci sarà bisogno di ulteriori presentazioni!

“A quanto pare il destino ha deciso che lei deve farsi un giro in macchina.”
“Lo chiama destino? Io dico che era un sasso che ha centrato un punto vitale della moto… ma destino ha più sintesi!”

AJ interruppe il simpatico scambio
“Da grande andrò anche io con la moto.”
“Dovrai aspettare giovanotto.”

House osservò la donna che aveva fermato i sogni da centauro del piccolo, e sorrise al ricordo di sua madre aveva esclamato qualcosa di simile quando lui era bambino.

“Quando potrai farlo ricordati di avere sempre il cellulare carico in modo da poter chiamare soccorso in caso di necessità, tuo padre potrebbe non essere in giro a darti un passaggio alla prima officina.”

Bud guardò in tralice House, ma non disse una parola.
Quando arrivarono all’officina House ringraziò la famiglia Roberts per la gentilezza, e fece loro un augurio curioso.

“Spero di non poter mai ricambiare il favore.”

Harriet fissò lo strano uomo che si allontanava, e si voltò verso il marito con una domanda inespressa.
Egli comprese e le spiegò il senso della frase.

“È un medico, credo fosse un modo contorto per augurarci di stare bene in salute, altrimenti potremmo aver bisogno di lui.”
“Decisamente contorto come metodo di auguri, una persona particolare. A te però sta simpatico, vero?”
“Sì, non so come mai, ma penso che sia migliore di come vuole apparire. Potrei sbagliarmi però ed essere solo ciò che sembra, un tipo parecchio sgarbato.”
“Di solito hai un buon intuito nel valutare le persone, dovresti fidartene maggiormente.”

Bud sorrise alla moglie, e rimise in marcia l’automobile verso casa, ormai si stava facendo buio.

House osservò l’auto che si allontanava, la vita degli altri raramente lo interessava, a meno che non fosse un caso medico, ma era rimasto colpito dalla complicità che legava i due coniugi, erano felici e le bruschezze degli altri parevano passare loro accanto senza turbarli. Eppure non erano ignavi del dolore, aveva visto come la moglie osservava il marito pronta a coglierne la stanchezza e a offrirgli il cambio alla guida se necessario.
Augurava loro ogni bene, ed era un augurio di cuore, che mai avrebbe espresso a parole, ma non per quello aveva meno valore.

Tempo dopo
Uffici JAG

Erano passati alcuni giorni dalla gita al parco storico il lavoro aveva presto riassorbito Bud che stava tenendo un arringa da manuale.

“Sappiamo che il tenente Wyatt non avrebbe dovuto intercettare le telefonate tra i suoi colleghi e di quel reato si prende tutta la responsabilità e accetterà la pena che la corte riterrà consona, ma non dimenticate mentre decidete sulla sua sorte, che nel cercare di capire se gli avessero fatto le scarpe in vista di una promozione ha scoperto un traffico clandestino di armi e pur sapendo che sarebbe stato radiato e cacciato non ha esitato un solo istante a denunciare quanto scoperto, permettendoci di arrestare dei pericolosi criminali.”

Mentre si sedeva, Bud non poteva non pensare che le mancate promozioni hanno sempre dei risvolti inaspettati!

Benedict passo il resto della vita in Inghilterra, disprezzato in quanto traditore tanto dagli inglesi che dagli americani.
E tutto era iniziato da un giovane che voleva ripulire il nome di famiglia infangato dal padre… ora quel fango non se ne sarebbe mai più andato!


Quando la corte rientrò avevano un verdetto sì di colpevolezza, ma con un invito alla clemenza.

Il generale lo convoco in ufficio, vide Sturgis parlare con Harriett e si domandò che stesse capitando, la moglie gli sorrise e si tranquillizzò.

Creswell non perse tempo, gli disse che aveva ricevuto la richiesta della sua presenza in altro loco, e che era abbastanza seccato visto che era u ottimo elemento.

“Signore non capisco…”
“Lei a partire dalla prossima settimana verrà distaccato come aiuto presso gli uffici di…”

Mentre Creswell ragguagliava Bud sulla sua nuova destinazione Harriett stava ringraziando Sturgis per l’aiuto.

“Non ce l’avrei mai fatta senza il tuo aiuto.”
“Non ho fatto nulla, Harm e Mac son stati felici della notizia, però Mac era preoccupata, ha parlato di medici competenti…”
“Uno dei fisioterapisti di Bud si trasferisce, ce lo ha detto quando siamo tornati dalla vacanza, e guarda caso ha la nostra medesima destinazione, il destino quando si mette in moto non lo ferma più nessuno!”

Bud usci dell’ufficio e lui e la moglie uscirono insieme per andare a casa a preparare i bagagli.
“Cosa ti ha fatto cambiare idea?”
“Mia madre… ho pensato che quando ero entrata in marina una delle cose che non volevo era diventare come lei…e invece lo ero diventata… e quando mi sono vista non mi sono piaciuta.
I nostri figli avranno noi, e poi non è come una volta per qui spostarsi ti faceva perdere i contatti, ora… non è la distanza o la vicinanza che tiene legati. E io con la mia decisione stavo per frenare la tua carriera.”
“Perché non me ne hai parlato?”
“Sapevo che avresti cercato di dissuadermi, e io invece dopo aver saputo che anche Smithye sarebbe andato via da Bethesda ho pensato che le coincidenze erano troppe per ignorarle!”
“Hai parlato con gli altri però!”
“Solo perché mi serviva il loro aiuto per organizzare tutto, ma se non vuoi puoi sempre rifiutare l’incarico, solo che stavolta non sarà per mie pressioni.”
“La scuola e gli amici dei ragazzi?”
“Avere un padre sereno e fiero di ciò che fa è più importante!”

Due giorni dopo erano in volo, AJ teneva il volto incollato al finestrino.
“Papà stiamo volando sulla panna montata!”*

Bud sorrise al figlio, e pensò che senza i biglietti che gli dicevano dove erano diretti, con quelle nuvole che rendevano impossibile sapere se stavano volando sull’Oceano o sulle praterie, non saprebbe se era uscita testa o croce, quella sera al McMurphy.

FINE





*

il riferimento alla panna montata è…il ricordo del mio, finora unico, volo aereo, Milano Catania ottobre 2003… un esperienza da ripetere!
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La foto non è mia la ho presa da un messaggio twitter di una persona che leggo.

Grazie Palbi.


Ringrazio chi mi ha seguito fino a qui, chi con commenti e suggerimenti anche inconsapevoli mi ha dato delle ottime idee da inserire nelle mie ff… dagli aforismi, alle frasi che ho ripreso in toto!


Non faccio la lista, me ne dimenticherei qualcuno.

A tutti un abbraccio e… alla prossima fanfic

Rabb-it


Edited by rabb-it - 30/12/2011, 18:39
 
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