JAG

Amici e Segreti II, il seguito

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rabb-it
view post Posted on 28/10/2007, 16:51 by: rabb-it




UFFICI JAG
MAGGIO 2025

Gli uffici non erano cambiati molto in tutti quegli anni, ma il personale al loro interno era un po’ variato: chi era andato a svolgere il suo incarico nella Pacific Coast, come il capitano di vascello Turner o il Capitano di corvetta Tiner (be io lo promuovo capitano, magari in vent’anni ci arriva pure;-); chi aveva lasciato il JAG e si era ritirato a fare il pensionato, un certo ammiraglio Chegwidden.

E poi vi era chi era rimasto, ma negli anni erano cambiati i gradi che portavano sulle divise: c’era un ex-capitano ora ammiraglio che dirigeva il JAG, un certo Rabb…Un colonnello che era passata al grado di generale e allo scranno dei giudici, la si poteva definire il vice all’interno dello JAG (lo so che non potrebbe succedere da regolamento); poi il capitano di fregata Roberts, che nonostante la menomazione era riuscito in quegli anni a meritarsi encomi e promozioni; Coats era prossima alla promozione a capitano di corvetta.
Al posto di Tiner e di Coats a lavorare per l’ammiraglio (cos’è? un attendente?) c’era un ragazzino fresco d’accademia un tale James Roberts, per la serie buon sangue non mente.

Harm entrò nel suo ufficio, James Roberts gli portò la corrispondenza. E gli comunicò che il generale Mackenzie aveva chiesto un incontro.

Dopo pochi minuti ecco Mac.
“Generale, ha saputo la novità? presto ci saranno le assegnazioni dei nuovi diplomati di Annapolis.”
“Di già? accidenti se passa il tempo.”
“Lo dici a me, stamani stavo per entrare nel mio vecchio ufficio dovevi vedere la faccia di Jennifer.”
“Harm, è qualche anno che sei ammiraglio…che succede?”
“Stavo pensando al giorno che AJ ci ha voluto parlare, ti ricordi?”
“Sì…”

ALCUNI ANNI ADDIETRO
“Rabb, MacKenzie, ho voluto parlarvi oggi per un motivo molto semplice, da un po’ di tempo accarezzo l’idea di ritirarmi, il mio solo dilemma è quale dei vostri nomi fare agli ammiragli che dovranno decidere chi sarà il mio sostituto. Sapete che la parola di un superiore è praticamente un avvallo, insomma difficilmente la commissione sceglierà altri candidati.
Rabb, lei mi ha sempre dato un sacco di grattacapi, onestamente la riterrei colpevole della mia calvizie se non fossi stato già calvo prima di conoscerla, ma è un ottimo elemento e so che ha le capacità per gestire anche le situazioni più delicate, magari anche forte del suo passato di pilota.
Mackenzie lei è decisamente più saggia di suo marito, ma la vedo meglio a gestire i processi dallo scranno del giudice piuttosto che dietro questa scrivania, però quando mi ha sostituito lo ha fatto sempre in modo impeccabile, a parte il non riuscire a farsi obbedire da un certo capitano che decideva lui se andare o meno in missione, se non avesse risolto il suo caso e sventato un furto di svariati milioni di dollari avreste avuto entrambi una nota di demerito, ma lo ha fatto e il risultato è che ora siete entrambi ad un passo dal più alto incarico a cui possa aspirare un avvocato dello J.A.G.
Come ho detto non so decidermi, sto pensando di fare entrambi i vostri nomi e lasciare che se la sbrighino gli altri ammiragli.
Volevo sapeste che per me siete entrambi meritevoli del ruolo, e che non faciliterò l’uno o l’altro.”

H&M: Grazie, signore.
“Potete andare.”


UFFICI JAG, 2025

“Mentre pensavo mi sono ritrovato sulla porta del mio ufficio, Jennifer è scattata sull’attenti e mi ha svegliato…”
“MMMM, mi sa che dormi poco la notte.”;-))
“Sì, colpa di due piedi freddini.”;-))
“Ammiraglio, come osa?”
“Hem, rimandiamo questo discorso a più tardi, mi interessa approfondire, la questione.”
“Ah, sta sicuro che non la passi liscia.
Comunque hai ragione torniamo al lavoro. Ero venuta a parlarti per via di una questione…un po’ delicata.”
“Problemi con qualche avvocato?”
“Sì, mi dispiace per Coats, ma ultimamente si sta prendendo troppe libertà in aula, penso sia necessario un richiamo.”
“Mac, se le faccio un richiamo ora che è ad un passo dalla promozione…”
“Per me è sufficiente chiamarla qui ora, non ho detto che deve essere una cosa ufficiale. Se avessi voluto un richiamo ufficiale, come giudice non devo chiederti il permesso, ma come te non voglio rovinarle la carriera per un colpo di testa.”
“D’accordo, la faccio chiamare."
Premette il tasto del'interfono.
"Roberts, faccia venire qui il tenente Coats.”

Dopo pochi minuti Jennifer entrava, aveva un aria preoccupata, specie quando vide che era presente anche Mac.
Lo so che stamani ho esagerato, meno male che Mac non ha voluto infierire, ma forse ha solo rimandato…
“Ammiraglio, Generale.”
“Riposo, Coats cosa sta succedendo? È uno dei migliori avvocati dello JAG, vuole rovinarsi la carriera con dei colpi di testa.”
Proprio io a fare queste prediche…se non fossi il suo superiore credo mi direbbe: “ lei mi sembra il bue che dà del cornuto all’asino”
“Ha ragione signore, mi sono fatta prendere la mano. Non succederà più!”
“Lo spero, per ora questa cosa la teniamo tra noi, ma se dovesse ancora ripetersi un tale comportamento, bè sa meglio di me che cosa succederà.”
“magari divento ammiraglio come lei signore?”… se fossi al suo posto lo starei pensando.
“Ora può andare.”
“Sì, signore.”

Una volta uscita Harm guardò Mac.
“Che hai? Non sono stato abbastanza duro?”
“Penso abbia capito, ma so che ha anche capito che stavi pensando a tutte le volte che l’ammiraglio lo faceva a te questo discorso.”
“Si notava così tanto?”
“Solo un po’, ma noi ti conosciamo bene. Difficile essere i capi, vero?”
“Vero. Ascolta hai da fare più tardi? Dici che riusciamo a pranzare insieme?”
“Penso di sì, in caffetteria alle 12e30?”

Nel frattempo Harm si era portato vicino a Mac e la baciò.
“Ammiraglio…il regolamento…” ;-)
“La fortuna di stare nell’ufficio dell’ammiraglio è che non siamo sotto gli sguardi di tutti.” ;-))
“Ah, come se la cosa ti avesse mai fermato.”;-))

Harm la lasciò andare, sorridendo al ricordo di certe facce dietro il peliglass dell’ufficio suo o di Mac, se per sbaglio dimenticavano di chiudere le veneziane. O le espressioni con cui li guardavano quando uscivano dell’ufficio se le avevano chiuse… e magari avevano discusso casi e basta per tutto il tempo… ma l’immaginazione quando mancano i dettagli vola ad inventarseli.

“A più tardi, generale.”
“A più tardi.”

CAFFETTERIA
ORE 12.50

Mac stava aspettando Harm da un pezzo, quando eccolo arrivare.
“Ammiraglio, vedo che il vizio di farmi attendere non lo ha ancora perso.” ;-)
“Bè, ho ricevuto una notizia e ho dovuto fare una telefonata.”
“Una notizia che si può sapere?”
“Sì, ho avuto l’elenco dei promossi ad Annapolis e delle loro assegnazioni alla scuola di volo di Whithing Field.”
“Qualcuno che conosciamo?”
Chiese lei sorridendo, ben conoscendo la risposta.

“Bè ti ricordi quel bimbo che andammo a trovare a Galveston 21 anni fa? E quell’altro che arrivò tre mesi dopo qui a Washington D.C.?”
“Ma no, non mi dire… lì hai già sentiti?”
“No, ho avuto le assegnazioni in anteprima, le devono ancora pubblicare, ma penso si faranno vivi loro.”
“E la telefonata che hai fatto?”
“Al segretario, vorrei consegnare loro i diplomi o se non è possibile prenotarmi per la consegna delle ali.”
“Sono fiera di loro, ma tu non esageri in sicurezza?”
“Hey, vorrei ricordarti che gli ho insegnato io a volare…”

Lei guardò fisso il marito cercando di trattenere la risata che le stava salendo spontanea immaginando la sua replica!
“Appunto per quello!” ;-))

“Cosa????”
Lui non pareva averla presa troppo sul ridere.

“Dai, Harm ho fatto una battuta, dov’è finito il tuo senso dell’umorismo?”
“Scusa, mi sa che ultimamente mi prendo un po’ troppo sul serio.”
“Cattivi pensieri?”
“Lasciamo stare, ti ricordi quando nacque Henry? Io ero in missione….”
“Sì, al rientro domandasti il permesso di deviare per Galveston.”

GALVESTON GENNAIO 2004
Harm arrivo nell’ospedale cittadino, c’era stato mesi fa, ma ora l’aria era di festa.
Mac era già lì, era andata a trovare Peter ed Erin e quando il bambino aveva dato segni di voler uscire a vedere il mondo, lei aveva avvisato Harm.
Harm abbracciò la moglie, in avanzato stato di gravidanza, il piccolo Rabb-MacKenzie sarebbe nato tre mesi dopo il nipote.
“Ciao, come stanno? E tu tutto bene?”
“Tutto bene, vieni la loro stanza è più avanti.”

Entrarono, Peter era a fianco della moglie, il loro bambino stava attaccato al seno della madre, era l’ora della pappa. Finì in quel momento, lei lo alzò leggermente per permettergli di fare il ruttino, se lo tenne così appoggiato alla spalla, con la mano sulla sua testolina, piena di capelli neri. (chissà a chi somiglia?).
Erin vide Harm.
“Ciao, vieni a conoscere tuo nipote.”
“Ciao piccolo, mi spiace non essere stato qui al tuo arrivo.”

Peter sorrise al padre, che vedeva commosso quanto lui.
“Tranquillo, a quanto pare non somiglia al nonno, lui anziché arrivare in ritardo ha deciso di bussare al modo con un paio di settimane di anticipo.”
“Come lo avete chiamato? Mac non ha voluto dirmelo al telefono.”
“Gliel’ho chiesto io. Volevo domandarti il permesso…”
“Il permesso?”
“Sì di usare il tuo cognome come secondo nome, così se da grande vorrà farsi chiamare Rabb, non dovrà nemmeno fare trafile burocratiche, in fondo sarebbe strano se da bambino sentisse il padre dire che si chiama Thompson e lui si chiama Rabb, no?”
“Cioè come lo vorreste chiamare?”
“Henry Rabb Thompson, se a te non dispiace.”

Se prima Harm era parso commosso, adesso si sentiva in modo indescrivibile, forse solo la nascita di suo figlio avrebbe superato quello che sentiva in quel momento.
“Dispiacermi, stai scherzando vero?”

Mac si porto la mano al ventre, il suo sorriso indicava che non ci si doveva preoccupare.
“Che succede?”
“Lo zio ha dato il benvenuto al nipote, mi sa che non vede l’ora di essere della partita.”

Erin sospirò in direzione di Sarah
“Chissà quale strada sceglieranno, con due tipi così come padri, noi due dovremmo armarci di santa pazienza…”
“Vero…”

I due uomini insorsero.
“Hey, voi due…”

Però Peter disse:
“Certo che se Henry volesse entrare in Marina, gli consiglierò di tenersi stretto il cognome Thompson (è parecchio comune in USA), Rabb può essere un nome difficile da portare…troppe pressioni ed aspettative.”
“Ehy ti ci metti pure tu adesso, quali pressioni?”

Henry scelse proprio quel momento per fare il ruttino, tre persone scoppiarono a ridere, mentre il nostro flyboy aveva un aria decisamente sorpresa.
“Henry, ma si risponde così al nonno?”

CAFFETTERIA
MAGGIO 2025

“Bé la risposta non sarà stata incoraggiante, ma guarda dov’è adesso.”
“Già, e Sean, pure lui a farmi fare la figura del ritardatario, ma che avevano i bambini nel 2004 tutti fretta di nascere?”


WASHINGTON D.C. APRILE 2004

La macchina di Harm stava sfrecciando verso l’ospedale, stavano rientrando a casa quando a Mac iniziarono le doglie, inutile chiamare un ambulanza, meglio dirigersi in ospedale.
(Lo so una primipara non è così veloce a partorire, ma magari capitano le eccezioni)
“Sbrigati Harm, direi che tuo figlio per dimostrare che è bravo quanto il nipote abbia deciso di imitarlo…era meglio se ti somigliava di più!!!”
“Siamo quasi arrivati resisti!”
“Io resisterei, è lui che mi pare di diversa opinione!”

Finalmente il pronto soccorso. Harm aveva avvisato per telefono che stava arrivando con sua moglie che stava per partorire. (E i medici non gli hanno mandato l’ambulanza a recuperare mamma e bambino? Non ci credo.)
Si avvicinò un uomo con indosso un camice verde.
“Siete voi che avete chiamato?”

Mac rispose, leggermente irritata…
“VEDE MOLTE DONNE INCINTE CHE LE STANNO PER PARTORIRE UN BAMBINO IN ASTANTERIA? SI CHE SIAMO NOI!”
Harm cercò di calmare la moglie.
“Mac, calmati siamo in ospedale andrà tutto bene.”
“HARM!!!”
Lo sguardo e il tono di voce della moglie convinsero Harm che a difendersi quell'infermiere avrebbe dovuto pensarci da solo.

Alcune ore dopo un Harm con la barba lunga (una sola giornata e quest’uomo è un disastro…ma dico io ;-) stava facendo giri di telefonate per avvisare amici e parenti.
“Sì mamma stanno bene, certo che poi ti chiama anche Mac, ora sta riposando.”

“Serjei, hai un altro nipotino, ti chiamo un'altra volta, non mi va di parlare con la segreteria.”

“Ciao Peter, si tutto bene, ora so che si prova a stare in sala parto come padre, è stato emozionante anche vedere nascere gli altri bambini, ma con lui è stato….non ho parole. Di a Henry che ha uno zio, Sean Harmon Rabb.”

“Bud avrò bisogno di consigli, come ve la siete cavata tu e Harriett quando il piccolo AJ non vi lasciava dormire? Con James le cose vanno meglio?”

“Stu… no niente sigari, lo sai che ho smesso da un pezzo…però…”
(no eh…bada che se ricominci a girare con quei sigari puzzolenti in bocca smetto di guardare JAG…seeee perché le prime tre serie di JAG in cui fumava io ovviamente non lo guardavo…ma quando maiiii)

CAFFETTERIA
MAGGIO 2025

Harm scosse il capo al ricordo della nottata.
“Che dici aveva fretta per poter stare nello stesso corso del nipote?”
“Può essere, certo che se non andassero così d’accordo, mi preoccuperebbe questo loro continuo rivaleggiare.”
“Solo un po’ di competizione, molto facile tra due che hanno scelto la stessa strada. Chissà quanto staranno discutendo su chi dei due uscirà meglio dalla scuola di volo.”
“Per fortuna oltre all’amore per il volo e le sfide ereditato da te e Peter, hanno anche un po’ di buon senso, ovviamente merito mio e di Erin…”

Osservò la moglie, inarcando un sopraciglio.
“Ah, la metti così?”

Lei cambiò discorso.
“Ascolta, ma a Whithing Field non c’è un nuovo istruttore che conosciamo bene?”
“Dici AJ? Sì dopo il servizio sulla USS CLINTON è stato assegnato come istruttore di volo là; è uno dei più giovani piloti ad avere avuto quest’assegnazione, a soli 26 anni. Certo che è curioso, io ero sotto il comando di un AJ anni fa e ora anche i ragazzi avranno un superiore con lo stesso nome…”
“Bé, non proprio lo stesso, lo sai che il nome Jethro a Bud e Harriet suonava un po’ buffo.”
“Sì, mi ricordo, ma l’ammiraglio dici lo ha mai saputo?”
“Non ne ho idea, io non glielo ho detto.”

Harm sorrise complice alla moglie.
“Nemmeno io.” ;-))
“Dobbiamo tornare al lavoro.”
“Già, dobbiamo farlo più spesso.”
“Andare a lavorare?”

Mac sorrideva, aveva capito che intendeva il marito, era un pezzo che non si prendevano una pausa per parlare loro due soli.
“Spiritosa, a dopo.”

Un caso di incompetenza era ciò che aspettava Mac in aula, all’accusa un certo Tiner, alla difesa un tenente appena reguardito, Coats.
Guarda un po’, mi sembra di tornare ai vecchi tempi, quando entrambi lavoravano qui al quartier generale, invece ora solo Coats lavora con me ed Harm, Tiner è distaccato presso la sede della costa del pacifico. È qui solo per questo caso, però è bello vedere che è diventato un ottimo avvocato, non ha proprio più l’aria un po’ persa che aveva anni fa, ma si cresce… è nell’ordine delle cose. Niente resta mai uguale per sempre.
“L’accusa è pronta a incominciare?”
“Sì, signore.”
“La difesa?”
“Sì, signore.”

Tiner iniziò la sua presentazione del caso.
“Il tenente Wesley di servizio presso la torre di controllo di Honolulu, aveva dato le direttive sbagliate ad un caccia in fase di atterraggio, e solo grazie alla bravura del pilota si è evitata una catastrofe. Era stata data l’autorizzazione a scendere, ma il corridoio non era sgombro. Per fortuna il Capitano Pendry è riuscito a risalire in quota senza incorrere in un incidente, ma la fortuna e la bravura del capitano Pendry non possono salvare il tenente Wesley dall’essere punito per la sua condotta.”

Jennifer replicò alle accuse.
“Abbiamo certezza che solo la prontezza di riflessi del capitano abbia evitato un disastro, ma non si può essere sicuri dello sbaglio del tenente in quanto l’apparecchiatura da lui osservata doveva essere revisionata, perché c’erano già stati dei problemi di visione.”
“È inconcepibile vostro onore, il tenente avrebbe dovuto fare dei controlli incrociati con un altro apparecchio prima di dare autorizzazione, invece si è limitato all’osservazione del solo apparecchio di cui era a conoscenza dei problemi.”

Il dibattimento andò avanti per un po’ era una causa preliminare, per vedere se c’erano i presupposti per la corte marziale. La decisione fu obbligata, quell’uomo aveva mancato ai propri doveri non verificando a dovere i dati in suo possesso. Pertanto venne demandato a corte marziale.

Mac ritornata nel suo ufficio mise un po’ d’ordine nel suo ufficio, si soffermò a guardare una foto che aveva sulla scrivania, era Harm con la divisa di gala il giorno delle sue nozze, lei tra le sue braccia, con la testa leggermente volta verso il suo viso.
Mi ricordo della foto, Peter scattò poi disse rivolto ad Erin: decisamente sono una bella coppia, quasi quanto noi due. Ci mandò la foto, con una dedica: “fatela vedere ai vostri bambini se vi chiedono quanto eravate felici il giorno del vostro matrimonio”.

Era proprio la giornata dei ricordi, mentre guardava quella foto ripenso a quando Peter ed Erin li avevano avvertiti del cambio di residenza.

GALVESTON MARZO 2005
Harm e Mac erano stati in missione presso la base di Galveston, erano stati a trovare Peter e la sua famiglia prima di rientrare. Peter aveva chiesto ad Harm se aveva un secondo per parlargli, ed erano andati a parlare sulla spiaggia.
(Ho controllato a Galveston la spiaggia c’è! Ps Galveston è in Texas, fa parte dell’agglomerato urbano di Houston, chiedete ad un texano per ulteriori conferme, ma eviterei di arrivare fino al presidente degli USA ;-)

“Ci sono novità?”
“Sì, mi hanno offerto un lavoro dalle parti di Washington, veramente sarebbe a Baltimora o nel Maryland, comunque vicino a Washington D.C.”
“Erin che dice?”
“È dalla morte di Susan che dice che vuole andare via, ha già iniziato a cercare lavoro come insegnante là, e stiamo controllando le offerte per una casa.”
“I suoi genitori?”
“Sono i primi a spingerla ad andare, dicono che lei ha una famiglia sua ora e che deve pensare prima a questa… io ho detto loro che posso aspettare offerte da questa zone prima di prendere una decisione, e sai mio suocero che mi ha detto:
"se non sei disposto a spostarti ora che sei giovane chi credi ti offrirà ancora simili occasioni un domani, vai, avremo una buona scusa per visitare la capitale, venire a trovare voi."
“Un uomo saggio, e il fratello non ha nulla da eccepire?”
“No, ultimamente i rapporti tra loro due si sono un poco raffreddati, ad Erin non piace la sua fidanzata, e a dire il vero nemmeno a me, ma la vita è la sua.”

Harm tentò una battuta.
“È una bionda?”
“Non è quello, è il suo comportamento quando stava male Susan che non ci è piaciuto, pareva infastidita, capisco che avere a che fare con le malattie non sia facile, ma mi domando che persona sia una che dice al marito di andare a casa, tanto per sua sorella non può fare più niente.”
“Ma è lo stesso Stephen che a momenti mi sbrana due anni fa?”

Peter scosse il capo come se fosse lui il primo a trovare assurdo un tale cambiamento.
“In questi due anni le condizioni di Susan sono state un vero calvario, posso capire che Stephen non ce la facesse a vederla in quello stato, probabilmente per Erin era diverso, lei aiutava la sorella fin da bambina. Io forse non avendo lo stesso legame con Susan ero meno coinvolto emotivamente. Non lo so. Veniamo su alla East Coast, torno da dove sono partito anni fa. Poi chissà magari fra qualche anno verrò chiamato di nuovo qui.”

Harm non trattenne la sua gioia all’idea di avere figlio e nipote più vicini.
“Bè, sono felice che l’idea vi piaccia, e scommetto che anche Mac sarà felice all’idea di avere Erin più vicina, sono diventate molto amiche in questi anni.”
“Già, dici che dobbiamo preoccuparci?”
“No, non credo, ma teniamole d’occhio.”

Nel frattempo anche Erin stava ragguagliando Mac sulle novità.
“Ma è una splendida notizia, sei così brava come insegnate che sicuramente troverai lavoro anche lì.”
“Lo spero, certo sarà impegnativo, ma Galveston per me è troppo legata a mia sorella, ogni volta che attraverso quel marciapiede non posso fare a meno di pensare all’incidente. Per questo ero sempre molto felice di viaggiare, con la scusa dei convegni o altro. Ma finché lei era viva non me la sarei sentita di andarmene per sempre, però è un pezzo che desidero andarmene. Lei lo sapeva, abbracciava Henry e gli diceva:
"Porta la mamma a vedere posti nuovi quando io non ci sarò più, e guardali anche per me.”
“Era una donna molto forte.”
“Sì, mi mancherà tantissimo, ma mi ha dato tanto…più di quanto io abbia dato a lei.”
Mac abbracciò Erin che sfogò la rabbia per quella morte ingiusta arrivata dopo oltre vent’anni di patimenti a causa di un ubriaco al volante…
A volte mi domando se Erin faccia mai raffronti con me, le ho detto dei miei problemi quando lei mi ha raccontato della sorella, ha detto solo: “per fortuna ne sei uscita…”

I due uomini rientrarono, si capiva che Harm era felice della notizia, poter vedere crescere suo nipote era un po’ come recuperare il tempo perduto con Peter.
“Vi potete fermare per cena?”
“No, abbiamo il volo tra poco, e poi mi manca Sean, non vedo l’ora di passare da Harriett a riprenderlo.”
“Ti capisco, quando sono così piccoli ogni minuto è prezioso…”

Solo dopo averlo detto Erin si rammentò che quel commento per Harm non era piacevole, lo guardò un secondo, ma lui sorrideva alla moglie e pareva non averle badato.

UFFICI JAG
MAGGIO 2025

E invece lo aveva sentito, mi ricordo ancora al sue parole mentre tornavamo a casa.
“Ha detto la verità i primi anni sono preziosi, le prime parole, i primi passi, non ci sono repliche di quei momenti, ho capito che dopo si era pentita di averlo detto, ma se le avessi detto che non importava non mi avrebbe creduto.”

Mac stava terminando di ritirare i vari incartamenti e rilesse per un ultima volta il verbale dell’udienza, soffermandosi su un nome.
Josh Pendry, chissà che mi direbbe sua madre oggi.

UFFICI JAG
SETTEMBRE 2010

Mac stava ordinando dei files, al suo ufficio bussò una persona che mai si sarebbe aspettata di vedere, Ann Pendry.
“Mac avrei bisogno di parlarti. Hai un momento?”
“Certo dimmi, come stai?”
“Bene, ma ho un problema, Josh ormai sta iniziando il corso piloti, non ho potuto impedirlo, ma se tu parlassi con Harm forse potresti convincerlo a impedirgli di volare, magari con uno stratagemma.”
“Faccio finta di non averti sentito, so che la cosa ti preoccupa e ti capisco, ma non puoi intrometterti in questo modo nelle scelte di tuo figlio.”
“Tu non capisci, se dovesse succedergli come il padre…ne morirei…”
“BASTA! GLI AEREI SARANNO PERICOLOSI, MA CREDI DAVVERO CHE NON CORRA DEI RISCHI CON QUALUNQUE ALTRA SCELTA. POTREBBE FARE L’IMPIEGATO IN UN UFFICIO POSTALE CHE VIENE RAPINATO OPPURE POTREBBE STARE USCENDO DA UN LOCALE CON LA SUA RAGAZZA E VENIRE INVESTITO DA UN UBRIACO!ALMENO LASCIALO LIBERO DI VIVERE LA SUA VITA!”

UFFICI JAG
MAGGIO 2025

Certo che quel giorno ho proprio esagerato, d’accordo Ann Pendry ha sempre avuto la capacità di tirare fuori il mio lato “migliore”, ma pure io aggredirla a quel modo. Pensando a come Erin aveva affrontato la morte della sorella, e al timore che entrambe avevamo sapendo che i nostri figli potevano desiderare seguire la strada di famiglia… non ho potuto fare a meno di fare paragoni.

VIRGINIA
HANGAR
ESTATE 2008

Mac ed Erin stanno chiacchierando, osservando divertite i due figli di 4 anni che stanno col nasino all’insù ad ammirare le evoluzioni di uno stearmean giallo.
“Guardali, mi sa che abbiamo una vita di ansie davanti a noi.”
“Già, ma d’altra parte lo sapevamo che hanno il volo nel DNA.”
(Devo ancora trovarlo un bambino che non si emoziona davanti ad un aereo o elicottero, pure senza avere il babbo o il nonno pilota, ma non mi è venuto niente di meglio)
“Non ti preoccupa l’idea che Henry da grande voglia fare il pilota?”
“Be, sicuramente starò in ansia, ma starei peggio se lo obbligassi a rinunciare a qualcosa a cui tiene e poi gli capitasse lo stesso qualcosa di brutto…”
“Sei saggia per la tua età…”
“Non è saggezza è fatalismo bello e buono, sai una volta andavo da poco all’università e nel campus mi capitò di sentire una discussione…”

GALVESTON UNIVERSITY
diversi anni prima

Un ragazzo stava gridando ad un altro in malo modo.
“SEI UN INCOSCIENTE, MA LO SAI CHE TI POTEVI AMMAZZARE.”
“Ma dai smettila, se morivo era perché era la mia ora, sai credo che il Padreterno abbia un libro con la data d’entrata e quella di uscita.”

Il giovane di prima parve perdere animosità, non aveva voglia di litigare.
“La fai troppo semplice, secondo me la cosa è più complessa…”

Erin, che era lì vicino, era incuriosita, voleva vedere dove andava a parare quel ragazzo.
“In che senso più complessa?”

Il ragazzo si voltò a guardarla e le rispose.
“ Be secondo me, ognuno di noi ha un suo libro ai piani alti, che può essere un edizione tascabile o un tomo di mille pagine, ma ogni libro ha dei capitoli… e quelli sono i punti in cui magari noi scrivendo le pagine della nostra vita scegliamo la strada sbagliata e il Capo mette giù il libro senza finirlo.”

L’altro ragazzo insistette
“fammi un esempio di bivio”
“Be tu sei in auto e non ti allacci le cinture, tanto se non è la tua ora, no? Ma era solo la fine del capitolo e se avevi le cinture allacciate ti saresti ritrovato solo con un forte mal di schiena invece sei stato sbalzato fuori e sei passato a miglior vita.”

Per Erin la cosa era troppo semplicistica.
“E i tanti morti innocenti, anche nelle catastrofi?
“Vediamo per alcuni forse era davvero al fine del libro, magari però il diavolo o il male, chiamalo come ti pare, ha distrutto parte della libreria celeste, magari con un bel falò come se ne vedono ogni tanto e le loro storie si sono interrotte anzitempo. Poi ci sono quelli che pigliano i libri degli altri per scrivere loro…un plagio insomma.”
(qualunque riferimento agli HARMony e alle altrui ff che ho scopiazzato per scrivere le mie, è puramente casuale.)

ALL’HANGAR 2008
“Filosofo quel ragazzo… Qualcuno che conosco?”
“Sì, era Peter, nei giorni seguenti abbiamo parlato per ore, gli ho raccontato di mia sorella e di come il suo libro lo stesse scrivendo da seduta, dopo che un suo capitolo era stato tracciato da un ubriaco al volante. Col tempo abbiamo scoperto di avere tanti gusti in comune, e da cosa nasce cosa…”
“Sì, so come funziona.”

UFFICI JAG
MAGGIO 2025

Si era fatta sera, andò da Harm per vedere se aveva terminato il lavoro.
Lui stava uscendo a sua volta.
“Non ci credo per una volta non dovrò aspettarti?”
“Bè, stamani la mia auto non partiva, no? E siamo venuti in ufficio con la tua, temevo mi lasciassi a piedi, per questo mi sono spicciato.”
“Ah, ma allora se vuoi sai non arrivare tardi; la tua è una tattica!”
“E ci hai messo quasi trent’anni per scoprilo? Direi che la tua perspicacia è un poco arrugginita.”
“Occhio ammiraglio, stasera potrei decidere che lascio cucinare Ashley.”
“No ti supplico, un'altra cena come quella della settimana scorsa e rinuncio all’essere vegetariano.”
“Povera, lei credeva di farti piacere, solo non ha calcolato bene i tempi di cottura.”
“Certo, non era esattamente ciò che io intendevo per cena…”
“Mi dispiace mi somiglia, ama mangiarsi una bella bistecca con le patatine…”

Harm sorrise, la loro secondogenita aveva quindici anni e sognava di fare la carriera della madre, insomma aspirava ad essere un ottimo avvocato, e marine, a dispetto del padre… ma lui diceva sempre che lo faceva solo per non far sentire la madre in inferiorità vista la strada scelta dal fratello e dal nipote.

Mentre andavano a casa Mac gli disse di Josh.
“È stato bravo, poteva essere una tragedia… Però mi ha fatto ripensare ad Anne.”
“Sapevo che quel giorno aveva risvegliato dei brutti ricordi, appena ti sentii urlare, venni nel tuo ufficio, tu uscisti a razzo, lei era senza parole… ti venni dietro”
“La lasciasti là senza una parola?”
“Hey, tu eri sconvolta avevi bisogno di me…”

PARCHEGGIO IN VIRGINIA
SETTEMBRE 2010

Harm vide la macchina di Mac, posteggiò l’auto a fianco della sua e si incammino per il sentiero, c’erano degli alberi, e poi un prato con l’erba tenuta bassa. Mac era vicino ad un albero da cui cadevano delle foglie.
“Sapevo che saresti venuta qui.”
“Che ti ha detto?”
“Non ha dovuto dirmi niente, dal mio ufficio ti ho sentito benissimo. Lei cosa ha detto per farti sbottare a quel modo?”
“Piagnucolava, secondo lei fare il pilota è la cosa a più rischiosa che ci sia… mi ha fatto infuriare… lo so ho esagerato…”
“Non lo so, lei pareva solo dispiaciuta, ma non le ho parlato, quindi non so come l’abbia presa.Forse si è resa conto solo dopo la tua sfuriata che ti ha ferita.”
“Non riesco a smettere di pensare a quello che è capitato… stringimi.”

Harm abbracciò Mac, sapeva che cosa aveva riportato a galla Ann, tolse una foglia dai suoi capelli, la guardò volteggiare nella brezza e posarsi su una pietra.
Lesse le parole scritte su quella lastra di marmo, gli pareva impossibile che fosse passato quasi un anno.


PETER & ERIN
THOMPSON "Rabb"
1978-2009



CASA RABB
MAGGIO 2025


Erano arrivati a casa, dentro c’era solo silenzio.
“Ma dov’è Ashley?”
“Mi ha telefonato prima per domandarmi il permesso di restare a dormire da una sua compagna di scuola, so che dovevano fare dei compiti insieme.”
“Ehy, ma sono sempre l’ultimo a sapere le cose?”
“Non mi pare, hai sentito Sean ed Henry oggi?”
“Sì, ma non gli ho detto della mia richiesta al segretario, voglio far loro una sorpresa. Tu lo hai detto ad Ashley?”
“Sì, era molto fiera di loro. Ma non le ho detto che intendevi chiedere l’autorizzazione a dare tu loro le ali, ho immaginato le tue intenzioni.”;-))
“E brava sai sempre a che penso.”

Lo sguardo di Mac parve passare attraverso Harm…
“No, non sempre…”
Lui intuì che intendeva la moglie e fece per dire qualcosa
“Mac…”
Ma lei lo interruppe.
“Scusa vado a fare una doccia. Poi preparo la cena.”
“Fa con calma, cucino io.”

Mentre era sotto il getto dell’acqua venne assalita dai ricordi…

WASHINGTON
SETTEMBRE 2009

Peter ed Erin avevano programmato una serata loro due soli, ma la baby-sitter si era slogata una caviglia e stavano per rinunciare, Erin stava raccontando a Mac le difficoltà per trovare un'altra baby-sitter.
“Ma scusa, io sto rientrando, passo da voi e lo porto con me, lui e Sean si faranno compagnia, io ed Harm non dobbiamo andare da nessuna parte. E voi lo venite a prendere domattina, pranziamo insieme che è un po’ che non lo facciamo.”
“Ma sei sicura? Non te ne parlavo perché ti offrissi tu.”
“Ma certo che sono sicura, quante volte tu e Peter avete portato con voi Sean nelle vacanze, non mi sdebiterò con una serata, avanti preparalo che lo passo a prendere.”
“A più tardi.”

Durante la sera i piccoli giocarono felici, erano abituati a stare insieme, quando Peter ed Erin andavano a trovare o i genitori di lei o i Thompson spesso portavano anche Sean; era diventato un nipotino acquisito, e c’erano le volte in cui tutti insieme andavano dalla mamma di Harm.
“È ora di andare a nanna.”
S&He: Noooo, non abbiamo sonno!!!
“Proviamo a metterci sotto le coperte e vediamo se arriva?”

Sean disse al cugino:
“Henry, tu non vuoi andare sotto le coperte a cercare il sonno, vero?”
“No, se mi vuole che mi venga a prendere.”;-))
Harm prese la situazione in pugno:
“Facciamo così ora, andiamo nella cameretta e vi racconto una storia.”

Dopo un po’ di capricci, i bambini si trovarono a letto con Harm che leggeva loro una favola, e nonostante le affermazioni decise di prima, si addormentarono in pochi minuti.
Harm e Mac lasciarono piano la camera, i due bambini dormivano insieme nel letto di Sean.
“Guardali, prima due diavoletti scatenati e ora…”
“Hanno già un bel caratterino, hai sentito prima Henry, è tale e quale a suo padre alla sua età, un peperino.”
“Già perché a Sean manca forse qualcosa? E quando si danno man forte a vicenda sono troppo forti, uno inizia le frasi e l’altro le termina.”

Mentre parlavano suonò il telefono.
“Chi può essere?”
Mac ipotizzò, mentre Harm sollevava la cornetta del telefono.
“Erin che chiede se il piccolo è a nanna?”

“Pronto, sì sono io, QUANDO, DOVE? COM’È SUCCESSO?”

Harm era impallidito e stava gridando al telefono. Lo riagganciò con rabbia un espressione disperata in volto.
“Che cosa è successo?”
“Peter ed Erin...sono stati travolti all’uscita del cinema…vado subito in ospedale.”
“Chiedo alla vicina se può rimanere in casa con i bambini, vengo con te.”
“No, rimani qui, se si svegliano e non trovano nessuno di noi si spaventeranno, ti chiamo appena so qualcosa.”
“Harm… non puoi andare da solo.”
“Vedrai che non è così grave…sai i medici al pronto soccorso a volte esagerano.Ti chiamo subito. Stai tranquilla.”

CASA RABB
2025

Mentre Mac era andata a farsi al doccia, Harm si era messo al lavoro in cucina, ma nemmeno lui riusciva a non pensare a quella sera di sedici anni prima.

MARYLAND
SETTEMBRE 2009

Harm stava guidando, la mente in subbuglio, non aveva detto tutto a Mac, non voleva crederci, a quello che aveva sentito al telefono…
Morti…hanno detto morti…no ci deve essere un errore, hanno sbagliato…non sono loro…non può essere…
Arrivò davanti al locale, degli infermieri stavano mettendo su delle barelle due corpi che non davano segni di vita…
No, non sono loro, non sono loro…
Un poliziotto voleva fermarlo, ma un altro riconobbe Harm e gli fece segno di farlo passare.
“Non guardare, dovevo avvisarti subito di quanto accaduto, ma per l’amor del cielo, non andare a guardarli.”
“VOGLIO SAPERE CHE COSA È SUCCESSO… NON POSSONO ESSERE MORTI!”
“Mi dispiace Harm, erano sul ciglio della strada, pare che l’auto che arrivava abbia sbandato e li ha travolti, non si è fermato, ma un passante ha preso la targa, lo prenderemo quel b****”
“Sei sicuro che sono loro?”
“Harm, conoscevo Peter da quando eravamo bambini, e i nostri bambini vanno alla stessa scuola materna”
“Non so nemmeno più quello che dico…”

Nonostante quello che aveva detto il poliziotto volle lo stesso guardare…
Si sentiva le lacrime bruciargli gli occhi, ma non scendevano, era inebetito dallo shock.
Devo chiamare Mac,prima che inizi lei a chiamare tutti gli ospedali.

CASA RABB
2025

Per telefono,glielo ho detto per telefono.Quanto sono stato insensibile, era quello che lei intendeva prima quando ha detto che non sempre sa a cosa penso, quel giorno le ho mentito e in seguito mi sono comportato anche peggio…
Aveva preparato la tavola, e decise di vedere se aveva finito la doccia.
Entrò in bagno e si accorse che stava piangendo sotto la doccia, si svesti ed entrò sotto la doccia con lei.
Che sussultò al suo tocco.
“Harm, ho quasi finito.”
“Va tutto bene Mac, non devi nascondermi al tua tristezza sono qui con te adesso.”
“Fa male come se fosse appena successo, chi ha detto che il tempo lenisce il dolore non lo aveva provato probabilmente.”
“Non lo so, so che loro vorrebbero che li ricordiamo da vivi e non la loro morte.”
“Lo so…ma a volte è così difficile…”

Uscirono dalla doccia Harm la aiutò a infilare l’accappatoio e per se usò l’asciugamano, la strinse a se, e rimasero così abbracciati, per alcuni minuti.
“Scusami per prima, è che tutta la giornata pare fatta per ricordare oggi.”
“Non scusarti, quello è stato il periodo in cui ho dato il peggio di me, non so nemmeno come hai fatto a sopportarmi.”
“Eri sconvolto, non era sopportazione la mia, era dolore, per non poterti aiutare in nessun modo.”
“Davvero pensi di non avermi aiutato? Dove credi sarei adesso se non fosse stato per te?”
“Posso usare un po’ di cinismo? Forse con qualche biondina a Panama o giù di lì…”
“Ecco la mia NinjiaGirl che sfodera gli artigli, mi domandavo dove li avessi nascosti.” ;-)

Andarono a cena, non erano in vena di discorsi, stavano ricordando gli avvenimenti di quei giorni…

SETTEMBRE 2009
IL GIORNO DEI FUNERALI

Erano stati avvisati subito i Bauer e i Thompson, Harm chiese loro se avevano niente in contrario a far seppellire i ragazzi lì, la madre di Erin disse:
“Erin vorrebbe stare vicino a suo figlio, e Henry resterà con voi, è giusto che rimanga qui.”

La decisione di far rimanere Henry con loro non era sta mai messa in discussione l’unica condizione posta fu di poterlo vedere spesso, come quando Erin e Peter erano vivi. Harm e Mac non ebbero problemi ed assicurare che mai avrebbero fatto allontanare il bambino dai suoi nonni.
Durante il servizio funebre Mac osservava il marito.
Sta male, forse dopo il funerale riuscirà a sfogare tutta la sua rabbia per l’accaduto, vorrei poterlo aiutare. L’auto che li ha investiti è stata trovata e risulta rubata da un paio di settimane, stanno analizzando le impronte, ma finora non si è venuti a capo di nulla. E il fatto di pensare che il colpevole se la cavi è intollerabile.

Guardò i bambini.
AJ Roberts aveva 10 anni, si mise vicino a Henry e gli sussurrò qualcosa all’orecchio, indicando il cielo, Henry si asciugò le lacrime e guardò in su, poi anche Sean fece lo stesso, stringendo forte la mano alla madre.
Al termine del servizio funebre Harm e Mac entrarono per primi in casa, non sarebbero rimasti soli a lungo gli amici e i parenti sarebbero venuti tutti lì tra breve.
Una busta infilata sotto la porta attirò l’attenzione di Harm.
La controllò e l’aprì. Sbiancò in volto e chiamò Mac a gran voce.
“MAC, MAC VIENI PRESTO NON È STATO UN INCIDENTE!”
“Cosa dici Harm? Che succede?”
“Guarda!”

La busta conteneva un biglietto su cui erano incollate delle lettere ritagliate da un giornale.


ORA ANCHE TU SAI COSA SIGNIFICA PERDERE QUALCUNO
NON HO ANCORA FINITO CAPITANO
Verrò a prenderti
MA PRIMA DEVI SOFFRIRE ANCORA UN POCO





Mac rimase sbigottita davanti a quelle parole.
“Oh, mio Dio! Allora non sono stati investiti per tragedia, è stato omicidio!”
“I bambini Mac, sono in pericolo e anche tu, ha detto che deve farmi soffrire ancora, vai con i Thompson, stanno lontani, sarete al sicuro finché non lo prenderemo.”
“Mandare i bambini con i Thompson mi sta bene, hai ragione, ma io resto, voglio prenderlo quel maledetto quanto te.”
“Non discutere con me, mi sentirei più tranquillo se tu fossi con loro, che succederebbe se dovesse accaderti qualcosa, Mac per favore.”
“Intanto chiamiamo la polizia.”
“Io chiamo Webb.”

Mac guardò Harm, sorpresa dalla sua frase.
“Webb?”
“Chi mi odia talmente tanto da aver già tentato una volta di ucciderti? Palmer, se non è a Leavenwhort è la volta che ammazzo un agente della CIA.”
“Ma dopo l’ultima volta se fosse evaso ce lo avrebbe detto.”
“Vedremo, io lo chiamo.”

(N.d.A. Quando ho scritto questa ff ricordavo la cosa del rapimento di Mac come un episodio, quando mi fecero notare che in JAG non avveniva dissi: ma no me lo ricordo benissimo
Invece ricordavo male: era una ff, ma scritta così bene da farmela ricordare come un episodio, il che la dice lunga sul talento di chi la scrisse. Non vi dico di chi è la ff, vi dico solo che la trovate all'interno della pagina degli ospiti sul JAGOFFICE, per la serie vi ho incuriositi? bene l'idea era quella!


Harm rimase al telefono con Webb per alcuni minuti, intanto Mac aveva avvertito la polizia del biglietto, la scientifica sarebbe arrivata entro breve per analizzare eventuali prove.
“Stanno per arrivare, che ti ha detto Webb?”
“Che è sicuro che Palmer è in carcere, ma questo non vuol dire nulla, può avere contattato qualcuno, lo ha già fatto ricordi? Mi ha fatto accusare di tradimento, usando il computer.”
“Ma ora mi auguro che non lo lascino nemmeno avvicinare ad un pc, chi altri può avercela fino a questo punto con te?”
“Non lo so, come avvocato sicuramente mi sono fatto diversi nemici, ma arrivare al punto di ammazzare mio figlio e sua moglie…”
“Lo prenderemo, vedrai.”
“No, io lo prenderò, tu vai coi bambini,insieme ai Thompson.”
“Harm, non esiste, starò al tuo fianco.”
“Vedremo!”

Iniziò ad arrivare gente, avvisarono che stava per arrivare la polizia e che non era il caso che i genitori di Erin fossero lì, Bud e Harriett presero l’incarico di occuparsi della cosa, solo Patrick non andò con gli altri.
“Posso essere d’aiuto?”
“Sì aiutami a convincere Mac che deve venire via con voi e i bambini. Stare qua la mette in pericolo.”
“Non credo sia il caso che affronti questa cosa da solo, Mac sa il fatto suo. Però se vuoi che la convinca a venire con noi, ci proverò.”
“Ti ringrazio, non ce la farei a stare in ansia anche per lei…io non riesco a credere che qualcuno possa aver fatto una cosa tanto orribile solo per colpirmi.”
“Nemmeno, io. Ma a quanto pare la crudeltà umana o la pazzia non conoscono limiti.”

Mac entrò nella stanza in quel momento, era andata a preparare un po’ di cose che potevano servire ai bambini.
“Patrick, Sean lo avete già avuto in casa con voi, so che starà bravo.”
“Veramente Mac volevo domandarti se per i primi giorni puoi venire con noi, vedi Ann, non sta molto bene e temo che avremo bisogno di aiuto.”
“Te lo ha detto Harm di convincermi a venire con voi?”
“Harm? Perché avrebbe dovuto? Semmai mi dispiace di chiedergli di lasciarti venire via.”
“Visto hanno bisogno di te, dai qualche giorno, me la caverò vedrai.”

Mac non era convinta osservò i due uomini che aveva di fronte.
“Patrick, è la verità?”
“Che Ann non sta molto bene? Credi mentirei su una cosa del genere?”

In effetti Ann stava male dopo quello che era capitato al figlio, era legatissima a quel ragazzo e già aveva sofferto allo strappo che si era creato, nonostante le migliori intenzioni, quando era venuta a galla la verità su Harm, poi perderlo in quel modo, l’aveva sconvolta, come ogni madre.
Però Patrick era stato accorto, non le aveva detto, no è tutto vero, ma solo Ann sta poco bene, evitando di menzionare di nuovo Harm.
“D’accordo vi accompagno con i bambini, ma appena saranno più tranquilli, tornerò qui.”
“Ti ringrazio.”

Mac andò a preparare i bagagli anche per lei, non ci mise molto un marine ha sempre una borsa pronta per le emergenze…ma mica poteva andare via con la divisa.
“Ci sei riuscito non mi par vero…”
“Peter diceva che avrei potuto vendere ghiaccio agli eschimesi, chissà forse aveva ragione. Harm stai attento, quella persona chiunque sia nutre un rancore profondo, è pericoloso, fatti aiutare, se non da Mac almeno dai tuoi altri colleghi.”
“Lo farò, non temere, ho già in mente una persona a cui chiedere una mano.”

Mac arrivò nella stanza con il borsone in mano.
“Harm dobbiamo chiedere all’ammiraglio se posso andarmene così.”
“Ci ho già pensato io, vai pure tranquilla.”

La polizia fece le rilevazioni, ma lo sconosciuto era stato abile e non aveva lasciato tracce.
Mac era partita nel primo pomeriggio con i bambini, Harm si diresse dalla persona di cui aveva accennato a Patrick.

UFFICI NCIS
“Vorrei parlare con l’agente speciale Gibbs. Gli dica che è il capitano Rabb.”

Pochi minuti dopo arrivò Gibbs.
“Ho bisogno di un favore. Devo scoprire chi ha ucciso mio figlio e vorrei il tuo aiuto.”

Dopo gli avvenimenti del caso Singer Gibbs e Rabb avevano svolto alcune indagini insieme, a volte Harm aveva bisogno per la difesa a volte per l’accusa, ma la professionalità di Gibbs era sempre stata preziosa.
(Non è un spoiler, non ho idea se le due serie si riincontrino, se succede ho preceduto il Don…NON CI POSSO CREDERE. domando scusa ai fan di NCIS, ma mi serve che...leggete e capirete come mai domando scusa!)

“Farò il possibile, con il fatto che sono state fatte minacce ad un ufficiale di Marina immagino siamo autorizzati ad indagare.”
“Esatto, ma voglio esserne coinvolto pure io.”
“Rabb, sa meglio di me che è una pessima idea…”
“Non dirmi cosa devo fare…”
“Lasciami finire, ma so che indagheresti in ogni caso, quindi preferisco averti sott’occhio.”
“Timore che ammazzo quel b**** se lo trovo?”
“Perché non ne avresti motivo? Io te lo lascerei pure ammazzare, se fossi convinto che poi ti sentiresti meglio, ma sappiamo che non è così. Intanto troviamolo…”
L'ho scritta prima di sapere come la pensava veramente Gibbs sulla vendetta personale... visto che quando l'ho scritta di NCIS era andata in onda in italia solo la puntata pilota e un po' della prima serie. Da li gli strafalcioni
“D’accordo.”
“Allora sul biglietto non ci sono impronte, iniziamo a pensare a chi può avercela con te, e ha dovuto aspettare fino ad oggi per vendicarsi, un astio del genere fa pensare che ci siano anni di rancore dietro.”
“Ci sono un sacco di persone che possono avercela con me…”
“Mettiamo giù una lista dei casi che hai seguito. Vediamo cosa salta fuori.”

Dopo alcuni giorni avevano ristretto la probabile lista, visto che molte persone erano in carcere e altre non potevano più nuocere a nessuno…
Poi saltò fuori un nome
“LINDSEY, NON È POSSIBILE ANCORA LUI!”
“Aspetta, Tony era andato a verificare alcuni nomi, e Lindsey è stato il primo che gli ho chiesto di verificare…”
“Senza dirmi nulla?”
“Era uscito da poco e mentre era in prigione la moglie lo ha lasciato togliendoli anche il diritto di visita ai figli, quindi un movente ce lo aveva e molto forte. Ma ha un alibi.”
“Però ho scoperto una cosa, negli ultimi giorni che è rimasto in carcere ha ricevuto spesso al visita di un tale, ho indagato si chiama Pierce Teller è di Shannon, in Irlanda.”
“Cosa???”
“Che succede?”
“Succede che Shannon era la destinazione del tenente Singer quando è stata ammazzata.
Ho pensato si stesse dirigendo dal padre del bambino, ma poi abbiamo scoperto che l’aveva assassinata Lindsey, quindi non ho proseguito le indagini in quella direzione…”
“Bè, ma se fosse così questo tale dovrebbe avercela con Lindsey, non con me.”
“Dipende da che cosa gli ha raccontato Lindesy durante le visite.”
“Vuoi dire che potrebbe averlo convinto che ero io il colpevole, ma come?”
“Non lo so è solo una supposizione, ma pensiamo a questo tizio: odia Lindsey perché gli ha ammazzato la donna e il figlio, aspetta che stia per essere scarcerato e va da lui, magari per dirgli che quando esce la pagherà e Lindsey approfittando di una buona parlantina e magari di un po’ di caos mentale di questa persona che ha atteso per anni la sua vendetta riesce a indirizzarlo contro di lei…”
“Dobbiamo rintracciare questo tizio.”
“Credevo che Lindsey non potesse più interferire nella mia vita… ed invece…”

Harm si diresse fuori, Gibbs venne colto di sorpresa, lo segui, ma lo perse.
“Cosa credi farà?”
“Quello che farei io al suo posto, sbatterà la testa di Lindsey contro il muro finché non gli dirà tutto.”
“Be se non volgiamo doverlo accusare per omicidio direi che lo dobbiamo fermare.”
“Lo so, ma diamogli il tempo di spaventare un poco Lindsey.”
“Una manovra un po’ rischiosa secondo me.”
“Forse, ma se Lindsey ha studiato un piano non ha previsto chi io lasciassi campo libero a Rabb, non se lo aspetta.”
Potevo modificare e dire che Gibbs lasciò apposta mano libera a Rabb, ma la prima trascrizione era così e così ce la lascio.

APPARTAMENTO LINDSEY
Harm aveva letto l’indirizzo sul foglio di Tony, ora era davanti alla porta di Lindsey… la rabbia che aveva trattenuto in quei giorni minacciava di travolgerlo. Sentiva che si doveva controllare se voleva fargliela pagare.
“Lindsey apra immediatamente!”
Aprì, ma da dietro venne spinto dentro l’appartamento, era Pierce Teller.
“Hai messo al sicuro al tua donna, ma non ti servirà a salvarti al vita…”

Harm si ritrovò a fissare la canna di una pistola…
Dannazione mi sono fatto fregare come un pivello.
“Che le ha detto Lindsey?”
“Che nelle alte sfere hanno deciso che siccome la morte di Loren era stata causata da un incidente non potevano rovinare la carriera del Golden Boy e allora lui è stato sacrificato.”
“E gli ha creduto? Ma dico le pare possibile che la marina lasci libero un assassino e metta dentro un innocente?”
“Oh, all’inizio ho pensato che fosse solo un trucco per depistarmi, ma poi mi sono ricordato di certe cose che mi aveva raccontato Loren, di come a lei fosse tutto perdonato, distruggeva aerei e la promuovevano, è stato accusato più volte e se l’era sempre cavata… mi sono insospettito.”
“Me la cavavo perché ero innocente!”
“Ma davvero…ma pensa…”

Troppo tardi Harm capì che l’uomo che aveva di fronte era solo un povero pazzo.
“Cosa le ha detto del fantomatico incidente, le ha detto che dopo che Loren ha battuto il capo contro la ringhiera invece di soccorrerla l’ha scaraventata nelle rapide… ed era ancora viva. Io non sono stato, se non crede a me lo chieda al poliziotto che ha indagato e non mi ha scagionato su ordine, ma perché ha trovato prove contro Lindsey, che ha cercato di incastrare me facendo trovare il mio cappello sul luogo dell’omicidio.”
“Perché dovrei crederle? C’erano le sue impronte sull’auto di Loren…”
“Certo ero salito sulla sua auto per parlarle, credevo che il bambino che aspettava fosse di mio fratello, mi sbagliavo, ma non avrei mai fatto del male alla donna che pensavo fosse incinta di mio nipote.”

Le parole di Harm parevano avere instillato dei dubbi a Teller che si volto verso Lindsey.
“Non mi hai detto che pensava che il bambino fosse suo parente. Sei un maledetto…
Ho ucciso due ragazzi innocenti.”
(domandina: ma perché se anche era stato Harm che c’entravano Peter ed Erin?)

Lindsey capì le intenzioni dell’uomo e cerco di fuggire, Harm, colpito prima alla testa era troppo stordito per fermarlo.
“NOOO!!!”

Due colpi al torace e Lindsey cadde a terra, la porta venne sfondata da Gibbs.

Teller li guardò stranito, poi borbottando qualcosa si portò la pistola alla tempia e fece fuoco.
(Se qualcuno ha visto Senza via di scampo “No way out” con Costner e Hackman può avere un idea della scena. Oh ma tu guarda faceva il marinaio pure lui.)
“Che ha detto?”
“Mi sembra qualcosa come “Sono un assassino….”
“Come ha detto Tony, Lindsey ha approfittato del suo stato mentale.”
(Ma la Singer uno più sano non se lo poteva trovare? miii come sono cattiva, specie visto che gliel’ho appioppato io!)

CASA RABB
2025

Harm e Mac stavano a letto, ma nessuno dei due dormiva molto, ad un certo punto Mac si alzò e andò in cucina.
Harm la seguì.
“Non riesci a dormire? Ancora ricordi?”
“E tu?”
“Lo sai una volta Peter mi disse di non vivere di rimpianti per ciò che non avevamo potuto avere, che per i rimpianti avremmo avuto tempo dopo…o qualcosa del genere.”
“Quando è successo?”
“Il giorno del nostro matrimonio, quasi 22 anni fa.”
“Che emozione quel giorno, e che ridere quando venne fuori che sia lui che Erin avevano raccontato ad entrambi lo stesso aneddoto sul loro matrimonio. Il ritardatario…”
“Già, non capivo la sua espressione divertita mentre guardava Erin, poi me lo ha detto… io non avevo notato lo scambio di sguardi.”
“Strano di solito noti tutto…”;-))
“Sì,per esempio che ora stai cascando dal sonno, che ne dici se andiamo a letto.”
“Agli ordini ammiraglio.”

Mentre Mac si infilava sotto le coperte e si ranicchiava sulla sua spalla riparti per la terra dei ricordi.

CASA RABB
2009

Erano passate due settimane da quando l’omicidio di Peter ed Erin era stato risolto, Mac voleva rientrare, ma Harm le aveva consigliato di aspettar ancora qualche giorno, per dare tempo ai bambini diceva…
Ma lei sentiva che era lui ad avere bisogno di tempo, e temeva che stesse chiudendo fuori di nuovo il resto del modo per sconfiggere il dolore.
Ne parlò con Patrick, che le dette ragione e le consiglio di raggiungerlo, le avrebbe portato i bambini entro pochi giorni, il tempo che capire cosa stesse capitando ad Harm.

Rientrò in casa che era praticamente notte, lo vide steso malamente sulla poltrona.
Si è addormentato lì…
Fece per mettergli una coperta e nel farlo si avvicino al suo viso, notò le ombre scure sotto gli occhi, ma notò anche un'altra cosa che le fece venire i brividi; un forte odore di alcool…
Si è ubriacato,oh no, che non abbia scelto questa fuga.
“ Harm, Harm, svegliati!”

Lo scosse, e ottenne solo un grugnito di risposta.
Però poi qualcosa penetrò tra le nebbie alcoliche…
“Mac….cosa fai qui? Mac stammi lontana che chi mi sta vicino muore…”
“Harm non dire assurdità, smettila, ho bisogno di te e anche i bambini ne hanno.”
“No…io…io sto male…”

E andò in bagno a dimostrare quanto.
Mac lo aiutò a stendersi a letto, non lo aveva mai visto in quello stato e glielo disse… la risposta fu di quelle acide…
“Anch’io ti ho vista in questo stato quindi non farmi la predica.”

Mac ingoio la rabbia, adesso non sarebbe servita, doveva affrontarlo domani da sobrio…
“Buonanotte Harm.”

Il mattino seguente, lei aveva già parlato con Patrick, che disse che sarebbe arrivato quanto prima, secondo lui Harm voleva ritardare il rientro dei bambini perché così ad un livello inconscio poteva illudersi che Peter fosse ancora vivo, solo andato in vacanza con Erin e i piccoli, ma la coscienza lo disturbava e allora un po’ di alcool per arrivare all’oblio. Meglio fargli affrontare la dura realtà anche a costo di fargli male.

Patrick arrivo a sera, Mac porto i bambini in camera e lascio gli uomini a parlare.
“Ma non potevate tenerli con voi ancora qualche giorno? Hai visto l’aria di Henry quando ha guardato dentro…”
“Sì l’aria di una bambino che non capisce perché suo nonno non lo vuole, Harm tu a quel bambino dovrai fare da padre… Sai cosa sta succedendo? Hai paura, guardi lui e temi di vedere Peter, Henry non è Peter, come tu non sei come tuo padre nonostante la somiglianza. Tieni questa la devi leggere.”
E così dicendo porse ad Harm una busta che conteneva un solo foglio scritto a mano.

Ciao papà,
come suona strana questa parola riferita a te, già la lettera non la sto scrivendo per Patrick, ma a te Harm.
È appena nato mio figlio, e forse sto iniziando a capire quale grossa carognata ho fatto in tutti questi anni a far finta che tu fossi solo un amico; sai vorrei saper spiegare a mio figlio le motivazioni della mia decisione, ma la verità è che di veramente valide non ce ne sono, tranne una forte vigliaccheria da parte mia, sì il timore di perdere un amico, non mi ha fatto capire che perdevo un padre…
Mi sono sempre giustificato dicendomi che avevo solo 11 anni quando questa notizia mi è arrivata, ma poi sarei dovuto crescere ed invece quando mi stavo per decidere mi pareva sempre di essere quel bimbetto spaventato che a 4 anni si era sentito rifiutato dai genitori, e temevo, assurdamente lo so, che pure tu mi rifiutassi una volta venuta fuori la verità.
A mio figlio questo non succederà, lui saprà di essere un Rabb, ok sto barando con la storia del secondo nome, ma è che non mi piacciono i cambiamenti e io a firmarmi PT ormai ci sono abituato. Almeno lui si abituerà da subito a sentirsi chiamare Henry Rabb.
Ma te la spedirò questa lettera?
No non credo, sai penso che la conserverò per quando Henry mi chiederà spiegazioni sul suo secondo nome…
Grazie di accettare che continuo a chiamarti per nome, senza avermi mai domandato di chiamarti papà, forse ci sarei riuscito, ma mi sarei sentito stonato.
Erin è accanto a me e mi ha detto che effettivamente non è che io sappia cantare molto bene…hem visto che so che tu te la cavi a Henry lo insegni tu, come il volo, perché sono convinto che come è piaciuto a me salire su di un aereo pure lui ne sarà felice, poi chissà se la storia del salto generazionale è vera magari te lo ritrovi che segue le tue orme.
Sì lo so tanto vera non deve essere: tuo padre e tuo nonno piloti e tu pure, ma si vede che io sono la pecora nera della famiglia.
Tuo figlio,
Peter.


Le emozioni che Harm aveva cercato di tenere a bada fino a quel momento proruppero come un fiume in piena, un singhiozzo lo scosse mentre chinava la testa tra le mani dando libero sfogo alle lacrime.

Patrick se ne stette in silenzio, lasciando ad Harm il tempo necessario per sfogarsi.
Quando alzò il capo una domanda inespressa ricevette risposta.
“Era tra le carte per l’affidamento di Henry, sai per evitare grane tra nonni lui ed Erin avevano lasciato un testamento, e quella lettera era indirizzata a te, non ho idea di cosa avesse scritto, ma pensavo dovessi leggerla.”
“Carte per l’affidamento, ma io credevo che…”
“Nessuno avrebbe mai fatto storie al fatto che Henry stesse con voi, ma tanto per evitare che il dolore ottenebrasse il buon senso, loro due hanno preferito lasciare tutto nero su bianco in caso di disgrazia. Immagino sperassero di cuore di riderne da vecchi insieme ai loro figli di questa loro paranoia, e invece…”

“Non so cosa dire… Mi sento colpevole della loro morte, che dirò a Henry da grande?”
“La verità: che delle persone malate e cattive hanno voluto fare del male e per questo lui ha perso il papà e la mamma, la verità è sempre la cosa migliore.”
“Io e Mac avremo ancora bisogno del vostro aiuto.”
“E noi ci saremo, te l’ho già detto tempo fa, anche se quel bambino non porterà il mio cognome io lo considero parte della famiglia.”

Mac era in cima alle scale, la ripugnava avere origliato, ma quando aveva sentito Harm piangere aveva fatto fatica a non scendere di sotto. E almeno era rimasta a sentire da li in avanti.
Patrick ha saputo trovare le parole giuste, speriamo basti a riportarlo da noi.

Poco dopo i due uomini salirono le scale, per andare a vedere i bambini, Mac si tolse dagli scalini appena in tempo.

Henry era sveglio, dalla camera non aveva sentito i discorsi dei grandi, ma appena si affacciarono sulla porta si alzò e si fiondò tra le gambe di Harm, che lo prese in braccio.
“Hey piccolo, non dovresti dormire?”
“Dopo, adesso voglio stare qui. E così dicendo si ranicchiò tra le sue braccia.”

Harm lo strinse a se e guardando Mac da sopra la testolina mora, le sorrise. Certo era un sorriso triste, ma era un inizio.

CASA RABB
2025

Stavano preparandosi la colazione, quando arrivo Ashley.
“Heyla, che bello trovarvi già alzati, allora papà quando andiamo a far le congratulazioni ai due futuri piloti.”
“Presto, appena avremo fatto colazione, per fortuna oggi possiamo prendercela comoda. Ma tu piuttosto che fai qua così presto? russavi e ti hanno cacciato?”
“Io non russo…Papà che cosa vai dicendo? È solo che Jenny si alza troppo tardi per i miei gusti…”
“Già dimenticavo che hai l’orologio incorporato come tua madre.”
“Hai qualcosa contro il mio orologio interno?”
“Sì, smascheri sempre i miei ritardi.”
“Mamma, è mai capitato che ti tradisse?”
“Chi tuo padre o l’orologio?”
“Ahah buona questa, be l’orologio ovvio…”
“Sì una volta, non mi ero accorta di un certo ritardo e ho saputo di aspettarti quasi per caso.”
“Come? Niente nausee?”
“No, fosti molto tranquilla i primi mesi, o forse ero io che ero troppo tesa. Ora vai a cambiarti, su dai.”
“Sì, vado vado.”
“Hai notato? Per tua figlia è impensabile che tu mi tradisca…”
“Non ti ho mai tradita Mac…”
“Lo so, ma ci sei andato maledettamente vicino…”
“E non te lo dimenticherai mai, vero?”
“Perdonarti ti ho perdonato, non puoi chiedermi anche di dimenticare.”

UFFICI JAG
NOVEMBRE 2009

Erano passati quasi due mesi dalla morte di Peter ed Erin, Mac era in ufficio quando Harm venne a parlarle.
“Ciao, mi hanno dato un incarico da seguire a Panama… starò via qualche settimana.”
“Che incarico, ero di là insieme a voi e non è stato detto niente riguardo Panama, o c’entra Webb?”
“Hai fatto centro, ma non chiedermi altro.”
“Stai attento!”
“Certo.”

Mac si ritrovò sola con i suoi pensieri.
So che non ha più bevuto, ma mi domando se questo accettare incarichi che lo portano lontano sia l’ennesimo tentativo di fuggire… Che cosa posso fare? Lo so che è anche il nostro lavoro, ma… devo parlare con l’ammiraglio.

AJ la ricevette subito.
“Colonnello, che succede?”
“Si tratta del capitano Rabb, vorrei sapere se il caso di Panama gli è stato assegnato o se lo ha chiesto lui.”
“Mi dispiace Mac, si è offerto lui, anche se Webb parlandogliene sapeva che sarebbe successo.”
“Webb? Ma che intenzioni ha?”
“Non lo so, ma sappiamo bene che quando ha dei casi in cui sa di poter contare su di voi non si tira indietro.”
“Ma così approfitta della situazione…”
“Crede davvero che il capitano sia così influenzabile?”

Mac non aveva certo detto all’ammiraglio del momento di sbandamento di Harm, lui l’aveva protetta quando era servito.
“No, ha ragione, Harm sa cavarsela, sono io che in questi giorni sono troppo ansiosa.”
“ Perfettamente comprensibile, la morte di quei due ragazzi è stata un duro colpo, che l’omicidio della Singer avesse di questi strascichi non se lo aspettava nessuno.”
“Grazie per avermi ascoltata signore, ora torno al lavoro.”

Nei giorni seguenti Harm era irreperibile, sapeva che sarebbe capitato, ma la rabbia era tanta lo stesso.
Si sfogò con Harriett.
“Sono così arrabbiata con lui, si sta nascondendo dietro al lavoro e stavolta non ci sono Peter ed Erin a darci modo di parlare come 6 anni fa…Intendo raggiungerlo, chiederò ai genitori di Erin di badare ai bambini per qualche giorno.”
“Mac, pensi sia una buona idea? È pericoloso!”
“Non posso lasciare che vada avanti così, ormai non ci parliamo quasi più.”


PANAMA

Mac, era arrivata a Panama, all’ammiraglio non aveva detto le sue intenzioni, aveva chiesto alcuni giorni di permesso dicendo che portava i bambini a trovare la nonna, poi ovviamente non era andata dalla madre di Harm, per non farla preoccupare, e con i genitori di Erin aveva inventato una scusa.
Rintracciò Webb, decisamente non si era nascosto molto bene.
“Mac cosa ci fai qui?”
“Non lo immagini, dimmi dove si trova Harm.”
“Ma è pericoloso, vuoi far saltare la nostra copertura?”
“Bella copertura, io ti ho trovato in una sola giornata…”
“Dannazione Mac, tornatene a Washington!”
“No, io ora resto a darvi una mano.”

Mentre parlava vide Harm al bancone di un bar, che parlava con una bionda, aveva un aria familiare, ma non riusciva a collocarla.
“Chi è?”
“Mag Austin, lavora per la CIA da alcuni anni…solo che nessuno lo sapeva…”
“Austin? L’ex-collega di Harm al JAG?”
“Proprio lei, lei ed Harm stanno lavorando insieme in queste settimane, sono una buona squadra…”
“Settimane, ma Harm mi ha parlato di Panama solo pochi giorni fa…”
“Senti, i vostri problemi matrimoniali risolveteli a casa, ora per favore, vuoi andartene?”

Mac rimase un po’ pensierosa.
Perché Harm non mi ha parlato della Austin? Non cera bisogno che mi dicesse che lavorava per la CIA, ma almeno che l’aveva rincontrata.

Harm si girò in quel momento e la vide, l’espressione sul suo volto era indecifrabile…
Lei preferii andarsene, si sentiva poco bene, lui la raggiunse.
“Mac, che cosa fai qui? Lo sai che rischi di far saltare la nostra copertura.”
“Cosa stai facendo Harm? Credevo che trovarti ubriaco a casa fosse il peggio che mi poteva capitare, ma mi sbagliavo…”
“Non capisco di cosa parli… e i bambini…”
“Strano adesso ti preoccupi dei bambini, sta tranquillo torno da loro, ma non so se tra di noi le cose potranno tornare mai come prima.”

Mac se ne andò lasciandolo lì a domandarsi cosa le stesse frullando per la testa.
Webb e Meg si avvicinarono.
“Direi che hai un problema, pensa che noi…”
“Cosa??? Ma come…”
“Harm me lo hai detto tu che in queste settimane vi siete allontanati, dovete chiarirvi, ormai io e Webb siamo a buon punto, rientra a casa con lei.”
“Non sono d’accordo, se lui se ne va ora c’è il rischio che ci scoprano.”
“Io dico che può andare, saprò inventarmi una scusa per la sua sparizione, magari che l’ho sorpreso con una brunetta e l’ho dato in pasto agli squali.”
“Non lo so, Webb ha ragione e se vi scoprono?”
“Tu ora non riusciresti a concentrarti, saresti più d’intralcio che d’altro!”
“Se credi davvero di riuscire a convincerli che va tutto bene, per me può andare.”
“Non lo credo, io sono sicura di riuscirci, vai Harm, torna a casa.”
“D’accordo, ma fatemi sapere se avete ancora bisogno.”

Andò all’aeroporto, e prese il primo volo, e siccome la sagra delle coincidenze non era mica finita, si trovo seduto vicino a Mac.
“TU? Ma come?”
“Mi hanno cacciato, Mac davvero hai pensato che io e Mag…”
“Non lo so, cosa ho pensato, ma ho sentito un nodo allo stomaco quando vi ho visti così vicini a quel bancone, parevate avere un sacco di cose da dirvi.”
“Mac… siamo solo amici…”
“Non vorrei dirtelo, ma dicevi così anche di noi due, una volta…”
“Ma cosa dici… non è la stessa cosa!”
“Lo spero, ma sei distante Harm, e non ce la faccio più.”
“Cosa vuoi dire, vuoi il divorzio?”
“Non lo so, che cosa voglio, ma non possiamo continuare così viviamo da separati in casa, non si può fare finta di niente.”
Ha parlato di divorzio, ma che cosa ci sta succedendo.

Quando furono atterrati a Washington a Mac venne un capogiro, Harm si preoccupo e volle portarla in ospedale per un controllo.
“Ma dai sto bene, sarà stata un po’ di stanchezza.”
“Noi passiamo dal medico, e niente storie.”

La visita annunciò che stava per arrivare un altro piccolo Rabb, fra lo stordimento della notizia, Mac si rese conto di una cosa, era dalla sera prima della tragedia che lei ed Harm non… sapeva con esattezza quando il loro bambino era stato concepito.
“Mac, niente nausee questa volta?”
“Sarà stato lo stress di questi giorni, ho avuto altro a cui pensare, Harm dobbiamo chiarire le cose tra di noi.”
“Mac, ho paura! Paura che vi possa succedere qualcosa di brutto, la notte non riesco a dormire dall’angoscia, Peter ed Erin sono morti per colpa mia…”
“SMETTILA! Non è stata colpa tua, cosa vuoi fare? Condannarci tutti per colpa di Lindsey, questo sì che è un bel modo per dargliela vinta. Te ne rendi conto o no?”

Harm scosse la testa, accompagnò Mac a casa e lei chiamo i genitori di Erin per dire loro che sarebbe passata a prendere i bambini tra alcuni giorni.
Harm, uscii presto e nonostante le buone intenzioni andò in un bar, ordino uno scotch e rimase a fissare il bicchiere senza toccarlo.
Ad un certo punto allo specchio gli parve di vedere Peter che scuoteva la testa, si volto di scatto, e si rese conto che era stata un allucinazione…
Sono a posto ho le visioni senza aver toccato un goccio, che succede se bevo?

Entrò nel locale Gibbs, che appena lo vide si andò a sedere al suo fianco.
“Rabb, sapevo che era fuori Washington…”
“Sono rientrato oggi.”
“Mi dispiace per quanto è successo, non riesco a fare a meno di sentirmi in colpa, se avessi indagato anche sul vero padre del bambino lo avremmo forse rintracciato e non sarebbe accaduto nulla.”
“Non credo, che potevate fare? Le analisi del DNA a tutti gli abitanti di sesso maschile di Shannon? E poi anche ad averlo trovato, chissà se sarebbe veramente cambiato qualcosa.”
“Ora devo andare, mi dia retta capitano, non getti la vita in quel bicchiere, non ne vale la pena, non per uno come Lindsey…”

Harm si sorprese, in sei anni Gibbs non gli aveva mai riconosciuto i gradi, da quella storia dell’interrogatorio, guardò il bicchiere mise i soldi sul bancone ed uscì lasciandolo pieno.

Tornò da Mac, le racconto ogni cosa, lasciarono che le cose inespresse in quei giorni venissero a galla, Harm ammise persino che c’era stato un momento in cui aveva pensato di tradirla con Mag, per farsi lasciare da lei quando lo avesse scoperto.

ANNAPOLIS
2025

“Sono là vicino alla bandiera, posso andare vero?”
“Sì raggiungili, noi arriviamo tra poco.”
“Mi domando cosa direbbero Peter ed Erin vedendoli…”
“Sarebbero orgogliosi di loro quanto lo siamo noi. Direi che tra alti e bassi siamo riusciti a fare un buon lavoro.”
“Penso proprio di sì.”

Erano arrivati nei pressi dei ragazzi.
Che da bravi novelli ufficiali, fecero un rispettoso saluto militare all’indirizzo dei loro superiori.
“Riposo, allora pronti per partire per Whithing Field?”

S&Hr: Sì, signore.

Mac sorrise, della serietà dei suoi figli, perché non c’erano dubbi, nonostante non ci fossero legami di sangue anche Henry per lei era suo figlio, quanti ricordi…

CASA RABB
DICEMBRE 2010

“Mamma, mamma, Ashley sta piangendo.”
“Arrivo, ma cosa succede piccolina…”

Ashley stava iniziando a dire le prime parole e praticamente la prima che aveva detto era stata Mac, adorava Henry e sentiva che la chiamava così, quindi si era adeguata.
“È colpa mia, le ho detto che ti deve chiamare mamma, come fa Sean, e lei mi ha detto solo: tu, no?”
“Henry mi dispiace, vedrai che imparerà.”

Il bambino guardò Mac e iniziò un discorso che pareva si stesse preparando da un po’.
“Sai l’altra settimana mentre stavamo dai nonni ho chiesto se darebbe loro fastidio se vi chiamassi mamma e papà, hanno detto che forse sarebbe giusto così, ma solo se voi siete d’accordo almeno Ashley non farà confusione. Nonno Patrick ha aggiunto che papà ne sarebbe stato contento, visto che lui non lo aveva mai chiamato così,Harm, dici che posso?”
“Penso di sì, ma solo se ti và, non vogliamo sostituire i tuoi genitori.”
“Lo so.”

Quella sera ne parlò ad Harm, e mentre stavano a letto, lui rifletté sulla cosa.
“Ma lo sai che Henry, non mi somiglia per niente, io non ho dato uno straccio di possibilità a Frank.”
“Penso ci sia una sostanziale differenza, tu speravi nel ritorno di tuo padre e non riuscivi ad accettarlo un altro uomo nella vita di tua madre, ma Henry, non ha questa speranza, sa che i suoi genitori non potranno tornare.”
“Hai ragione, fa uno strano effetto sentirsi chiamare papà da lui, anche perché somiglia tantissimo a Peter quando aveva la sua età.”

WHITHING FILED
2025
sei settimane dopo la consegna dei diplomi

L’ammiraglio Harmon Rabb aveva da poco appuntato le ali, ai nuovi piloti della Marina, due di loro avevano sbarrato gli occhi quando avevano visto chi avrebbe dato loro le ali.

Una volta terminata la cerimonia Harm si era messo a parlare con i ragazzi.
“Sai Henry una volta tuo padre mi disse che Rabb poteva essere un cognome impegnativo se decidevi di seguire le mie orme…”
“Lo so Mac mi ha raccontato della scena in ospedale, la prima volta che le ho detto che volevo andare all’accademia, sai la cosa buffa? Tutti pensano che si venga facilitati ad avere padre e madre così alti in grado, mica lo sanno che significa avere gli occhi di tutti puntati addosso, ma io e Sean ci sappiamo difendere.”
“Vero, l’ultima volta che un cadetto si è messo a sfottere dicendo che noi avevamo la pappa pronta, un capitano gli ha chiesto se pensava veramente che avere tutti gli istruttori pronti a riferire al padre, ammiraglio, quel che combinavano i figli fosse un grande aiuto.”
“Mi sa che questo istruttore lo conosco, e proprio lui parla che non mi ha mai voluto dire come stavate andando…”
“E meno male, visto che ogni tanto ci lasciavamo prendere la mano.”
“Parla per te, io ero sempre al meglio…” ;-))

Mac arrivò vicino al marito e ai figli.
“Ma senti questi due, lo sa ammiraglio meno male che andranno in due basi diverse per i prossimi mesi, messi insieme chissà che combinerebbero…”

Un ammiraglio molto anziano prese la parola.
“Me li immagino, quei poveri ufficiali in comando con ben due Rabb sotto i loro ordini, meno male che sono in pensione…”
“Andiamo ammiraglio, non ero così tremendo…”
“Rabb, lei ha voglia di scherzare!!! Vuole un ripassino di tutto quello che mi ha fatto passare?”
“No, signore, ho ancora una buona memoria…”;-))

Hr&S: Però ammiraglio, noi vorremo avere dei dettagli, sa per preparaci una buona difesa in caso di necessità.
“Che le avevo detto?”
“Andate a festeggiare con i vostri compagni di corso…via…”
“AJ, che ne dice di venire a cena da noi una di queste sere?”
“A ricordare i vecchi tempi? E perché no, una rimpatriata ogni tanto ci vuole.”

Mentre l’ammiraglio diceva queste parole dei caccia sfrecciarono sopra di loro, rimasero a guardarli, ognuno con il proprio bagaglio di ricordi.


FINE




Per ora...


Edited by rabb-it - 11/6/2016, 15:12
 
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