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Amici e Segreti I, La mia prima ff su JAG, la mia prima ff in assoluto!

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rabb-it
view post Posted on 17/10/2007, 17:32




Scritta tra ottobre e novembre 2003…a puntate ed era la mia prima fanfic!

Revisionata, compattata e corretta nel maggio 2006, per una lettura più scorrevole.

Grazie a tutte quelle persone che con consigli, suggerimenti e critiche mi hanno spronata a far di meglio.
E un grazie speciale a chi si è riletta i miei lavori nonostante gli innumerevoli impegni.

DISCLAMERS: I PROTAGONISTI DI JAG CHE SONO PRESENTI NELLA STORIA SONO DI PROPRIETA’ ESCLUSIVA DI DONALD P. BELLISSARIO. L’AUTRICE DEL RACCONTO LI HA PRESI IN PRESTITO PER PURO DIVERTIMENTO SENZA ALCUNO SCOPO DI LUCRO…

N.d.A.: i personaggi che non esistono in JAG sono invece di proprietà di chiunque voglia divertirsi ad usarli.
Firmato
Rabb-it

Amici e Segreti I



Ufficio del capitano Rabb
Data: imprecisata
Mattina

Harm sta ordinando nel suo ufficio, quando si accorge che gli è appena stata inoltrata una mail, spera si tratti di Sergeij, che non sente da un po’, ma non è lui.
Peccato, avrei voluto avere novità, sono ormai sei settimane che non si fa vivo, ha voglia che torno in Russia a cercarlo!

Ciao Harm,
com’è il tempo nella capitale?
Scusa se ti uso come servizio meteo è che io ed Erin avremmo in mente di passare da quelle parti e non ci va di buscarci un acquazzone come l’ultima volta.
Se hai del tempo libero, ma quando mai ne hai?
Ti sfrutterei pure come guida turistica, saremo in zona da stasera, se ci sei batti un colpo.
Spero che questa lettera ti trovi di buon umore, a presto
P.T.


Harm sorrise leggendo, ecco il solito Peter che con la scusa del tempo gli chiede se è a Washington D.C., se anche non era di buon umore certamente sapere che in serata rivedrà l’amico e sua moglie lo migliora di certo.
E si mette a scrivere una veloce risposta, cercando di stare allo scherzo.

TOC TOC , ci sono!
Il tempo è migliorato rispetto l’ultima volta che siete stati qui, dovrei riuscire a liberarmi e non ho niente in contrario a farvi da guida, se pagate bene;-)
H.R.


Sapeva che poteva invitare Mac, sperando che Peter tenesse per sé le sue opinioni, si ricordava ancora troppo bene l’ultima chiacchierata con lui; per un pelo non avevano litigato di brutto, sapeva bene che l’accenno al suo umore era un modo come un altro per sondare che aria tirava, era felice di sentire che l’amico era ben disposto nei suoi confronti, non era sicuro di meritarselo.
Ultimamente non era sicuro di molte cose.

TRE MESI PRIMA
STANZA D’ALBERGO DI PETER ED ERIN

Peter ed Erin sono saliti nella loro stanza, Harm li ha accompagnati, mentre Erin è corsa in bagno ad asciugarsi Peter rimane con Harm a chiacchierare un poco.

“Ti buscherai un accidente se resti bagnato.”
“Taci menagramo, ma avete sempre questo tempo infame da queste parti.”
“No, non sempre a volte è pure peggio, nevica d’inverno!”
“Ti posso fare una domanda personale?”

Harm sorrise alla domanda dell’amico
“Da quando in qua mi chiedi il permesso?”
“Da quando penso che ti comporti da fesso!
Cavolo mi pareva di aver capito che intendessi farti avanti con Mac dopo la fine della sua storia con Brumby, hai lasciato Reneé, oddio lei ti ha battuto sul tempo, ma tu l’intenzione ce l’avevi, che aspetti a dirle che provi?”

Ora che Peter finisse la frase, Harm non sorrideva più da un pezzo!
“Era meglio se dicevo di no, ma avresti parlato lo stesso vero?
Non rispondere, ti conosco da un pezzo ormai, senti le cose sono complicate, non voglio perdere la sua amicizia.”
“Certo che sei bravo a COMPLICARTI la vita, ma scusa credi che la vostra amicizia reggerà a lungo con questa tensione, guarda che oggi pomeriggio non era solo del temporale l’elettricità che c’era nell’aria.”

L’espressione di Harm ora era irritata
“Adesso mi stai facendo arrabbiare, anche tu mi pare taci per non rovinare un amicizia, o sbaglio?”

Peter scosse il capo, come se si aspettasse quella replica.
“E’ un po’ diverso, io farei del male a un amico se parlassi, tu faresti la felicità di una persona se ti decidessi ad aprire bocca, possibilmente non per ferire le persone che cercano di farti ragionare.”

A questo punto Harm rimane zitto, si è reso conto troppo tardi che la sua frase era come spargere sale sulle ferite, Peter aveva ragione, quando era all’angolo, per liberarsi di chi lo metteva in crisi reagiva in modo meschino, lo faceva anche con Mac.

“Scusa so che hai i tuoi motivi per non dire niente, ma a volte mi domando perché sei sempre stato così categorico.”
“Lo sai perché!”
“No, all’inizio pensavo che non volessi ferire i tuoi genitori adottivi, poi ho capito che a loro lo avevi detto, penso che pure ad Erin lo hai detto, perché a lui no!”
“Te l’ho gia spiegato il motivo, è un amico e non voglio che la nostra amicizia venga rovinata dall’imbarazzo che si creerebbe; non avrebbe senso visto che per me i miei genitori restano Patrick ed Ann, lui rimarrebbe solo un amico, e credo non si adatterebbe alla cosa, hai ragione quando dici che a loro ho detto qualcosa, ma sanno solo che so chi è il mio vero padre, non ho mai detto nemmeno a loro chi è.
Ed Erin, bè non le terrei mai un segreto, ma non pensare che sia stato facile.”
“Come credi si sentirebbe il tuo amico se lo venisse a sapere, magari pure che tu non gli avevi detto nulla?”

Questa volta fu Peter a fare un sorriso a denti stretti.
“S’infurierebbe, magari denuncerebbe pure i miei per adozione illegale e così i nostri rapporti sarebbero rovinati per sempre, ma lo farebbe anche se glielo dicessi io, la reazione sarebbe la medesima.”
“I tuoi non hanno fatto un adozione illegale, tua m… quella donna, ti ha dato loro in adozione, rifiutando di dire chi era tuo padre, loro sono in regola, ma tu questo lo sai.”
“Sì che lo so, ma non credo che per lui sarebbe così facile, ci tiene alla cosiddetta voce del sangue… quella che io non ho mai dato per così importante.”
“Già, per questo hai chiesto il mio aiuto per scoprire chi era?”
“Volevo sapere chi fossero i miei veri genitori, mai voluto entrarci in contatto!”
“Ma quando hai scoperto che lo conoscevi, come hai fatto a restare indifferente?”
“E chi ti ha detto che lo fossi?
Non era il caso di sconvolgere la sua vita, non più di quanto già non lo fosse la mia!”
“Avrei dovuto tornare da… quella donna e farle un paio di domande.”
“Sì, bravo così invece di un amico ne perdevo due!”
“Avresti mandato al diavolo la nostra amicizia, se mi fossi intromesso, vero?
Zitto lo so già, mai stato facile esserti amico, pure quando eri bambino!”

Erin uscì dal bagno e percepì la tensione nella stanza, ma preferì far finta di nulla, conosceva suo marito e sapeva che le avrebbe parlato a casa, se anche aveva litigato con Harm le cose non sarebbero migliorate se lei ci metteva voce, anzi…

“Finalmente non piove più, Harm andiamo a cena insieme?”
“Purtroppo non posso accettare, sarà per la prossima volta.”
“Ti stiamo facendo far tardi?”
“No, devo partire è vero, ma ho già i bagagli pronti.”

Harm uscì lasciando i due soli nella stanza, mentre si dirigeva all’ascensore si disse che un giorno di questi avrebbe cercato di far ragionare Peter.
Lo conosceva da troppo tempo, sentiva che aveva solo bisogno di una spinta e poi si sarebbe deciso ad affrontare la cose, solo doveva evitare che lui gli rivoltasse la cosa contro.
Anche Peter prima cercava di dargli una smossa, chissà come mai tutti si sentivano autorizzati a dire la loro sui rapporti tra lui e Mac.

OGGI

Ufficio di Harm
Mac si affacciò nell’ufficio di Harm, notato com’era pensieroso, e visto che era un momento tranquillo, lo invito a bere un caffè.
“Che ti succede comandante, notizie di Sergeij?”
“No, ma ho ricevuto un mail da Peter, lui ed Erin tornano a Washington Che ne dici di venire con noi a cena stasera?”
“Volentieri, li rivedo sempre con piacere.”

Avevano appena finito di bere il caffè che l’ammiraglio li fece convocare da Tiner.
L’ammiraglio era di buon umore, ogni tanto capitava, e Mac sperò che Harm non dicesse qualcosa che potesse guastare la giornata, quell’uomo pareva avere un intuito speciale per cacciarsi nei guai, Frase Sbagliata Nel Momento Poco Propizio poteva essere il suo nome indiano se avesse avuto antenati tra i nativi americani.

“Comandante, colonnello, il segretario vuole riaprire un caso, che onestamente mi auguravo lasciasse stare.”

Gli risposero insieme.
“Di che si tratta signore?”
“Dell’intrusione in una base da parte di un civile, l’avevamo lasciata correre, perché il civile ha salvato la vita ad uno dei nostri e poi ha spiegato come era riuscito a farlo, permettendoci di migliorare le nostre misure di sicurezza, ma ora il segretario, dopo gli avvenimenti dell’11 settembre, è deciso a saperne di più, non gli bastano le mie assicurazioni riguardo a quella persona, vuole un rapporto dettagliato.
Lei capitano sa di cosa parlo, metta al corrente il colonnello, e contatti quel civile, immagino che siate rimasti in contatto, no?”
“Sì, signore. Proprio oggi ho ricevuto una sua mail. Sta venendo a Washington”
“E’ Peter? Ma come? quando? Non me ne avevi mai parlato!”
“Ovvio colonnello, erano ordini precisi, nessuno doveva saperne niente, fino ad ora!”
“Mi scusi signore, è stata la sorpresa.”
“Non c’è altro, ora andate e mi raccomando usate discrezione.”

Mac era scossa, non sapeva che Peter era entrato in una base, e non capiva come avesse potuto passarla liscia, a meno che non avesse a che fare con un capitano di sua conoscenza!

Harm e Mac tornarono nell’ufficio di lui, lei gli era dietro e rimase ferma sulla porta a guardare il collega con un aria indagatrice.
“Dai Mac, chiudi la porta lo so che hai un milione di domande da farmi.”
“Perché preferiresti parlarne a cena questa sera? Non credo Erin lo sappia vero? Quando è successo? Chi è quello dei nostri a cui ha salvato la vita? Perché sorridi?”
“No, meglio non parlarne a cena, penso che lui ad Erin non lo abbia detto, gli è stato imposto di non parlarne a nessuno, è successo quasi sei anni fa, ha salvato la vita al sottoscritto e sorrido perché immagino la tua faccia davanti a lui mentre avresti voglia di domandargli cosa cavolo gli è saltato in mente e come ha fatto.”
“Quasi sei anni fa? Harm noi ci conosciamo da sei anni, come ha fatto a sfuggirmi questa storia?”
“Noi ci siamo conosciuti poco dopo. E in quel momento la cosa era già segretata. E così sarebbe dovuta rimanere, voglio parlare col segretario, non è perseguitando le persone come Peter che risolve le cose.”
“Harm! Un civile non può entrare in una base e passarla liscia!”
“Sì, se nel farlo avvisa dei militari di quello che vuol fare per mettere a nudo delle mancanze nella sicurezza!”

Mac rimase perplessa dall’ultima frase di Harm.
“Ma che lavoro fa Peter? E chi erano i militari avvertiti? Diamine dimmi che non lo hai coinvolto tu per mettere in ordine delle cose senza macchiarti lo stato di servizio!”
“Io ero accusato dell’omicidio di Diane e lui mi ha tirato fuori dai guai, e ho saputo di quello che aveva fatto solo dopo, guarda che non sono l’unico militare che conosce; ha agito impulsivamente, sapeva che qualcuno mi voleva nei guai e ha indagato per conto suo, poi ovviamente sulla cosa è stato fatto scendere il silenzio, la Marina era stata gabbata da un ventenne e non era una cosa da far sapere in giro, meno che mai lo è farlo sapere adesso!”

(N.d.A.: Ovviamente come si entra in una base americana non ve lo posso dire, sennò mi arrestano, quindi niente dettagli su come, ma solo perché…il come potrebbe essere una nuova storia ;-)

“Ma tu chi era l’assassino di Diane lo hai scoperto anni dopo, o almeno io avevo capito così!”
“Sì è così, ma sul mio arresto non ti avevo detto tutto, mi sono salvato da chi voleva approfittare della cosa per sbarazzarsi di me, grazie a Peter e Bud, solo che a Bud hanno dato una promozione, mentre per Peter, bé si sono limitati a non perseguirlo.”
“Mi domandavo se Bud non ne sapesse nulla, non me ne ha parlato nemmeno la sera in cui ti cercavo, ed eri andato a Norkfolk, insomma non lo ha mai citato.”
“Vuoi venire con me a parlare col segretario?”
“Certo che sì, non dovresti avvisare Peter? Forse dovrebbe evitare di venire a Washington D.C.
“No, vedrai che convinceremo il segretario a lasciar perdere.”

Ufficio del segretario alla marina (Secnav)
Harm e Mac erano nell’ufficio del segretario; Harm stava spiegando cosa era successo sei anni prima, ovviamente senza fare il nome del civile, e pareva lo stesse convincendo sull’inutilità di un’indagine supplementare.
Il segretario pareva convincersi, ma era un osso duro.
“Quindi capitano, lei mi assicura che questo civile non sarà mai un pericolo?
Ma come fa ad esserne così sicuro?”
Harm cercò qualcosa, per non dire semplicemente: mi fido di lui.
“Perché se avesse voluto poteva far fare una ben magra figura dei nostri controlli, raccontando tutto, invece guardando bene ci ha pure fatto un favore, e lo ha fatto solo per venirmi ad aiutare. Lo conosco da una vita e le posso assicurare che non è un delinquente.”

Ma ancora non sembrava aver convinto l’uomo della bontà delle sue affermazioni.
“Sarà, ma ha compiuto una violazione, e il non sapere nemmeno come si chiami mi preoccupa un poco.”

Allora Harm tentò il tutto per tutto.
“Ma la CIA ha il suo nome, e sono state fatte delle indagini, che mi hanno dato ragione, per questo hanno lasciato il segreto, non di certo perché si sono fidati della mia parola!”
“Va bene, mi ha convinto, lascerò correre questa cosa, solo dica al suo amico di stare lontano dalle nostre basi.”

Harm non pensava che il segretario lasciasse perdere, ma forse nominare la CIA era bastato a far pendere l’ago della bilancia in suo favore, anzi in favore di Peter.
“Sì, signore!”

Finalmente fuori, anche Mac non riusciva a credere che il segretario avesse ceduto, ma ne era felice, in fondo si fidava di Peter; ma Harm non aveva detto tutto al segretario, ora glielo avrebbe fatto lei il terzo grado.
“Come mai non hai detto al segretario che lui si era appoggiato ad altri militari per entrare?”
“Credi che avrebbe lasciato stare se sapeva che erano coinvolte altre persone? Se mi avesse chiesto se altri lo avevano aiutato avrei risposto, ma visto che non mi ha fatto la domanda…”

e dicendolo sorrise, con quell’aria sorniona… da gatto che ha mangiato un topolino!

Mac decise di stuzzicarlo un poco.
“E se avessi parlato io?”
“Perché non lo hai fatto?”
“Conosco abbastanza Peter da sapere che hai ragione, non è un criminale, ma ciò non toglie che appena saremo a quattr’occhi gli farò un terzo grado da manuale.”
“Ok, solo non farti sentire, sono sicuro che ad Erin non lo ha detto.”
“Va bene a che ora ci troviamo per la cena?”
“Tra poco lo chiamo e ti faccio sapere.”

Per il resto della mattinata si occuparono dei vari casi affidati loro, erano già stati a rapporto dall’ammiraglio per quel che riguardava il segretario; AJ era stato felice di sapere che l’arringa dei suoi migliori avvocati aveva evitato un supplemento d’indagine, non solo per il buon nome della marina, ma anche perché immaginava che il segretario si potesse anche domandare cosa ne sapeva lui, e non aveva proprio voglia di finire sotto inchiesta.
Harm chiamò Peter, gli chiese se poteva venire lì appena arrivato.
Peter capì che era successo qualcosa, Harm non lo avrebbe mai invitato nel suo ufficio, ci era già stato, ma venire convocati non è la stessa cosa.

Peter arrivo al JAG nel primo pomeriggio fece chiamare il capitano che andò fuori per parlargli.
“Ciao, scusa la fretta, ma dovevo parlarti di una cosa, che penso Erin non sappia, quindi ho preferito farti venire qua.”
“Ciao, non preoccuparti, lei sta riposando siamo arrivati un poco fa.”
“Ti ricordi che è successo sei anni fa, vero? Bè il segretario ha deciso di volerne sapere di più.”

Peter impallidì, non era piacevole sapere che si riaprivano delle indagini per una cosa per cui lui avrebbe potuto finire dentro.
“E adesso che succederà?”
“Nulla, sono un bravo avvocato, l’ho convinto che non è il caso di tirare in ballo quella vecchia storia, anzi sarebbe controproducente per la Marina se si venisse a sapere, ha chiesto solo di dirti di stare lontano dalle nostre basi. Ma tu quello già lo sapevi.”
“Grazie, visto dove lavoro mi piace la notizia…
E gli altri coinvolti che hanno detto, insomma mi scoccerebbe che per un mio colpo di testa qualcuno rischiasse la carriera.”
“Non sono stati nemmeno citati, e per la loro carriera dovevano preoccuparsi loro quando ti hanno aiutato, però io sono molto felice che non lo abbiano fatto, chissà come mai?”
“Già chissà…
Cambiamo discorso sta arrivando Mac.”

Harm sorrise della prontezza dell’amico.
“Non serve, lei lo sa, l’ammiraglio ha dovuto chiedere il suo aiuto per fare questo rapporto, fosse venuto Bud che era coinvolto nella cosa quanto me non sarebbe stato credibile, ma di Mac mi fido so che terrà il segreto.”
“Di Mac mi fido anch’io, solo che mi viene in mente la frase di un mio amico: Quando una persona scopre una cosa e promette di non dirlo a nessuno è un segreto e basta, ma quando molte persone scoprono un segreto, allora è una catastrofe che sta per verificarsi!”
“Dai non essere così pessimista, la cosa non verrà fuori, te l’assicuro.”

Mac aveva sentito la frase, e capiva il punto di vista di Peter, più persone scoprivano questa cosa e più il rischio di fughe di notizie aumentava, pensava a com’era girata in fretta la voce della scomparsa dell’ammiraglio, nonostante lei avesse detto di non dirlo a nessuno, ma anche quella persona aveva fatto la stessa cosa e in capo a qualche ora non c’era membro dello staff che non sapesse l’accaduto.
“Stai tranquillo, mi sono già dimenticata di cosa abbiamo parlato stamattina, si vede che comincio a soffrire d’amnesia.”

Peter sorrise voltandosi verso Harm
“Ehi, non sapevo fossi contagioso.”
“Taci va! Che ne dici di stasera alle 21, il locale lo conosci, ci siamo stati la prima volta che sei venuto a Washigton D.C.”
“Ok, mi ricordo il posto, ci troviamo là.”

Harm si voltò a guardare in viso Mac.
“Per te Mac va bene se ti passo a prendere?”
“Certo.”

Mac era un poco pensierosa
<quindi Peter sa dell’amnesia di Harm dopo l’incidente dello scorso anno, mi domando se ci sia qualcosa di cui questo ragazzo sia all’oscuro… non sarà mica un collega di Webb? No, non può essere, se fosse così il segretario non avrebbe mai saputo niente, deve esserci una spiegazione più semplice.>

Peter se ne andò e loro due rientrarono negli uffici a finire le ultime incombenze della giornata.
Harm sapeva che Mac avrebbe voluto fare un sacco di domande a Peter, ma le era grato di aver lasciato perdere, sarebbe di certo tornata sull’argomento, ma non quella sera.

STANZA DI PETER ED ERIN
Peter rientrò, sua moglie aveva appena finito di farsi la doccia, era bellissima con i capelli ancora umidi che le incorniciavano il viso.
Lui le si avvicinò
“Mi sa che richiamo Harm e disdico la cena, avrei altre cose in mente in questo momento.”

Lei gli sorrise.
“Bé per che ora è la cena? Non mi dire che devo cambiarmi di tutta fretta…”

Peter colse al volo l’allusione e qui noi usciamo dalla stanza, non so se mi sono spiegata!

Rientriamo tempo dopo
Si stanno preparando per uscire, il locale suggerito da Harm è vicino al loro albergo.
“Come mai Harm ha voluto vederti? Mi pareva che potevate mettervi d’accordo per telefono su posto e ora, è successo qualcosa?”
“Niente di che, voleva chiarire una cosa e non gli andava di farlo a cena, o rovinarsi la digestione dopo mangiato.”
“Dal tuo umore ne deduco che non ha niente a che vedere con la discussione di mesi fa, riguarda il suo lavoro? Perciò non ne puoi parlare?”

Peter scosse il capo, lo sorprendeva sempre la capacità della moglie di capire al volo le situazioni.
“Io con Harm del suo lavoro non parlo, però hai ragione non ne posso parlare, mi spiace.”
“Non importa, mi preoccuperei se litigaste di nuovo, per il resto non sono una persona curiosa”
Disse la frase cercando di trattenere il risolino che la stava cogliendo all’idea della replica del consorte… che infatti disse:
“Seee, raccontalo ad un altro, sei solo rassegnata, sai che se dico che non ne parlo non mi cavi una sillaba e allora non insisti.”
“Ops, mi hai scoperta ;-)”
“Comunque mi piacerebbe che la lite di tre mesi fa lo avesse fatto svegliare un poco, diamine sai che l’ha invitata a venire con noi, cosa ci vuole a dirle che ne innamorato!”
“A me pare normale che l’abbia invitata,siamo anche amici suoi ora, e sul fatto di non decidersi, oddio devo ricordarti quanto mi hai fatto penare tu?”
“Io, ma quando mai…”
Ora è il turno di Peter di trattenersi dal ridere.
Lei lo guardò tentando una replica, ma lui l’anticipò.
“Dai andiamo non vorrai fare tardi.”
“Salvato dall’orologio!”
Rise Erin.

APPARTAMENTO MAC
Mac stava aspettando Harm, sapeva che non poteva contare molto sulla sua puntualità, meno male che anche Peter ed Erin conoscevano questo lato del capitano sennò…
Pensò a quando tre mesi prima erano stati lì e lei era andata via un poco prima, perché un po’ arrabbiata con Harm con la scusa del temporale in arrivo li aveva salutati, Erin l’aveva presa da parte un secondo.
“Sai a volte ho la sensazione che gli uomini godano a farci tribolare, tu che ne dici?”
“Pienamente d’accordo, ma scusa è così evidente solo agli altri?”
“Posso parlare solo per me, però credo che anche lui lo sappia, solo teme di rovinare la vostra amicizia, (manco avesse sentito la canzone degli883…”domanda sono loro che hanno copiato da JAG o e Don che sentendo la canzone si è ispirato?” scherzo…).
E per me è evidente perché avendo sposato un uomo che tra timori e blocchi mi ha costretto praticamente a fare il primo passo…”
“Peter? Non si direbbe uno che si blocca, ma lo conosco poco.”
“Bé forse non arriva ai livelli di un certo capitano, ma ti assicuro che non è stato facile.”

Poi si erano avvicinati gli uomini e lei aveva salutato andandosene, aveva sentito una volta sola Erin da allora ed era felice di rivederla, certo che sapere che Peter aveva dei segreti rendeva più facile capire i suoi blocchi, poi si ricordo che erano sposati da quasi 3 anni e stavano insieme da un paio d’anni prima… altro che blocchi Peter aveva paura che lo arrestassero e aveva aspettato di essere tranquillo.
Chissà che panico lo aveva preso oggi quando Harm gli aveva riferito ciò che stava succedendo.
Che scusa poteva trovare per i blocchi di Harm invece?
Bé di motivi ce ne erano, ma ultimamente non ne poteva più della sua indecisione!

Eccolo, era ora.
“Scusa, c’era traffico.”
“Ti consiglio di tenere le scuse per loro due, saranno già al ristorante.”
“Ci aspettano li ho avvisati che ero bloccato.”
“Come mai hai degli amici così pazienti?”
“Bé Peter mi conosce da quando aveva 5 anni ormai non ci fa più caso, ed Erin, hem lei è innamorata di suo marito e tollera i suoi amici, compreso il sottoscritto.”
“Sai mi ricordo adesso che oggi non hai risposto ad una mia domanda, che lavoro fa Peter?”
“Come non sai che lavoro fa?
“Sì, mi ricordo che hai detto che fa l’impiegato, ma mi domandavo come sapeva come comportarsi in una base se il suo lavoro non ha niente a che vedere coi militari, un po’ strano non trovi?”
“Non ti ho mai detto dove lavora?”
“No. Harm… Ti si è incantato il disco?”
“Hai presente quelle scuole che stanno fuori dalle basi, dove vanno quasi solo figli di militari? (N.d.A:non so se nelle basi militari abbiano scuole interne, penso di sì, ma mi piglio licenza di inventarne una fuori)

Mac trasalì a sentire quelle parole.
“HARM! Tu hai detto al segretario che sarebbe stato lontano dalle nostre basi!”
“Se gli dicevo che vi lavora vicino faceva un infarto il poveretto.”
“Va bè andiamo a cena, come mai non sapevo dove lavora? E si che di basi ne ho girate.”
“Bè non siamo mai andati dalle sue parti sennò lo sapresti, non era mica un segreto quello.”
E così dicendo le tenne la porta aperta e la richiuse dietro di sé.

RISTORANTE
ORE 20.55

Peter ed Erin stavano aspettando Harm e Mac, quando il telefono di Peter si mise a suonare, era Harm che lo avvisava del ritardo.
Andarono dentro, il tavolo era stato prenotato, meglio entrare e avvisare che gli altri due sarebbero arrivati tra poco.
Peter fece accomodare la moglie.
“Avrei dovuto chiamare mia sorella per sapere com’è andato il suo esame, dici che faccio in tempo prima che arrivino, se mi sbrigo?”
“Secondo me sì, da quel che mi è parso di capire avevano appena lasciato l’appartamento di Mac, credo gli ci vorrà almeno un quarto d’ora per arrivare.”

Mentre Erin parlava al telefono,più a bassa voce possibile per non disturbare chi stava mangiando, Peter si mise a pensare a cosa era successo…

… sei anni prima.

Stava studiando per l’esame che avrebbe dovuto sostenere il mattino dopo, era riuscito a condensare due anni in uno e non era cosa da poco, aveva fretta di terminare gli studi, squillò il telefono: era Kate Summers tenente della marina americana, oltre che carissima amica.
“Ciao Peter, come stai?”
“Tutto ok, studio, studio e ancora un poco di studio, e tu come stai è un po’ che non ci si sente, e Griff come se la passa?” (NdA:Il capitano di corvetta Griff Turcotte era il marito di Kate i due personaggi arrivano di peso insieme ad altri da alcuni romanzi harmony, di cui non rammento le autrici.)
“Io e Griff tutto ok, solo che nei giorni scorsi sono successe delle cose e secondo me è meglio che tu lo sappia da noi piuttosto che dai giornali.”

Peter si preoccupò, il tono di Kate non gli prometteva nulla di buono.
“Dimmi che è capitato.”

Dall’altra parte del telefono pareva che Kate stesse trattenendo il fiato.
“Ti ricordi di Diane Schonke?
E’ morta, assassinata, scusa non esiste un modo delicato per dare certe notizie.
C’è dell’altro; hanno accusato dell’omicidio il capitano Rabb, so che lo conosci bene, ho preferito dirtelo io.”

Peter non riuscì a trattenere la sua incredulità alla notizia.
“COSA, HARM? E’ ASSURDO, NON CI CREDO!”
“Nemmeno io, anzi credo che qua ci sia qualcuno che lo vuole incastrare, usando la scusa di questo omicidio per sbarazzarsi di una presenza ingombrante.Ti terrò informato.”
“Dove sarebbe successo? Quando?”
“Alla base di Norkfolk. Pochi giorni fa.”
“Fammi avere notizie mi raccomando, e se hai occasione di vedere Harm digli che io lo so che è innocente.”
“Non credo capiterà, ma se succedesse non mancherò di fargli avere il nostro appoggio.”

Rimasto solo con i suoi pensieri si chiese come fosse possibile che la sfortuna si accanisse tanto con Harm, prima il padre disperso, forse morto, ma quel pensiero era meglio tenerlo per sé, e ora la sua ragazza, quella a cui al rientro voleva chiedere di diventare sua moglie, morta.
Lui l’aveva vista una volta sola tempo addietro, quando lei ed Harm avevano terminato i corsi da ufficiali, però poi lui gliene aveva talmente parlato che era come se la conoscesse.
Non aveva dubbi sulla sua innocenza, Harm era l’una delle poche persone per cui lui avrebbe messo la mano sul fuoco, e poi i sospetti di Kate che qualcuno tramasse nell’ombra non potevano che confermare questa sua fiducia.
Pensò che doveva fare qualcosa e d’impulso prenotò un biglietto per raggiungere l’amico; avrebbe chiesto dei soldi a suo padre, non gli piaceva farlo, ma sapeva di non avere scelta se voleva fare in fretta.
Il padre acconsentì, anche perché gli disse solo che andava a trovare degli amici, il che era la verità, ma a quanto pareva l’amicizia con un avvocato gli aveva insegnato molto sui cavilli.(O lui era un gran bugiardo patologico, fate voi)
Con l’aiuto di Griff e Kate riuscì ad entrare nella base e nel curiosare in giro, fingendosi un militare, conobbe un'altra persona che credeva nell’innocenza dal capitano, con il suo aiuto trovò delle prove che scagionavano Harm e incastravano chi lo voleva fuori dalla Marina (Il nome Krennick non dice niente a nessuno?), purtroppo non arrivò a capire chi fosse l’assassino, ma a quello pensò Harm anni dopo, Bud (chi pensavate fosse l’altra persona? Dite la verità, qualcuno sperava che tirassi fuori la Austin) , avrebbe anche voluto evitargli di essere scoperto, ma non furono così fortunati. La Krennick capì cosa stava capitando e tentò di uccidere il capitano(Lo so ho modificato in modo indegno la trama originale!), pareva impossibile che un ufficiale si comportasse in quel modo, ma a volte l’impossibile è solo qualcosa a cui non si è ancora pensato; (e poi nei telefilm viene così bene…)
Peter riuscì a fermarla, da lì la gratitudine di Harm, ma fu arrestato, ormai lo avevano scoperto.
Si ritrovò davanti ad un ammiraglio, che gli fece un gran bel terzo grado, pareva intenzionato a chiuderlo in una cella e a gettare via la chiave, ma l’idea che ci fossero delle falle tali da permettere ad un civile di intrufolarsi nelle loro basi, lo indussero a dare retta a Harm che gli chiese di non infierire nemmeno su Bud che aveva scoperto di avere aiutato un civile a cose fatte.
Semmai di usare l’accaduto in modo proficuo, facendo migliorare le misure di sicurezza grazie alle spiegazioni di com’era entrato.
A chi lo aveva tratto in arresto si poteva sempre dire che lui si era infiltrato apposta per verificare i sistemi di sicurezza, e in ogni caso la CIA avrebbe sicuramente indagato su di lui.
L’ammiraglio congedò Peter con una frase che suonò per quel che era: una minacciia.
“Vada, ma voglio essere tenuto al corrente di quello che combina, se prende una multa per eccesso di velocità lei tornerà qui così rapidamente che non si accorgerà nemmeno di esser stato via! MI SONO SPIEGATO!”
Peter pur non avendo mai svolto il servizio militare si era adeguato alla svelta e replicò pronto.
“Sì, signore!”

Fuori Harm volle i dettagli
“Ora dimmi ciò che non hai detto all’ammiraglio, chi ti ha aiutato?”
“Non ti darò i loro nomi, sai che non sei l’unico militare che conosco, non voglio che tu un domani ti trovi a difendere o ad accusare queste persone e dovessi avere dei problemi perché ti hanno in parte salvato la vita.”
“Veramente la vita me l’hai salvata tu, l’hai bloccata tu la Krennick quando presa dall’ira stava per spingermi ammanettato in mare, e così l’hanno arrestata.”
“Ma come avrei fatto ad esserci se non mi avessero aiutato? Non te li darò mai i nomi insisti quanto ti pare!”
“Sei testardo, ma mi basta pensare un poco a chi poteva averti avvisato, qualcuno che conosciamo entrambi, e che per amicizia nei tuoi e miei confronti avrebbe messo a repentaglio la carriera.”
“Bravo tu arrovellati, intanto ti faccio presente una cosa, io non ho mai detto di essere stato avvisato, ma solo di essere stato aiutato ad entrare nella base, e quelli possono essere stati anche solo amici miei e non tuoi!”
“Ehi, come avvocato non te la cavi male.”
“Ho avuto un ottimo esempio!”

AUTO DI HARM, oggi
Harm stava terminando di spiegare a Mac come Peter e Bud lo avessero salvato dall’accusa d’omicidio, scoprendo la follia della Krennick che aveva usato l’omicidio per liberarsi di lui, peccato che così facendo avesse dato al vero omicida tutto il tempo di distruggere le prove, meno quella lettera che ad Harm era arrivata due anni dopo.
(c’è qualcuno che ha bisogno di una rinfrescata sul primo bacio tra HRJ e SMK?nooo, vero?)

“Quindi nemmeno tu sai chi lo ha aiutato ad entrare?”
“Solo sospetti, su un paio d’ufficiali, ma proprio perché non ho prove non te li dico nemmeno, magari sono stati altri.”
“Ma lui quel lavoro lo fa da pochi anni, giusto?
Sei anni fa ancora studiava, è vero?
Come faceva già a conoscere altri militari?”
“Bè, conosceva già me, cosa gli impediva di conoscerne altri?
Lui da bambino abitava vicino ad Annapolis, ti basta come spiegazione?”
“Per questa sera sì! Anche perché siamo arrivati.”

Harm e Mac arrivarono al ristorante alle 21.13, confermando quanto detto prima da Peter, Erin aveva appena finito la telefonata alla sorella.
P&E:
Ciao Mac, sappiamo che la colpa è tutta di Harm, non temere!

Il diretto interessato fece finta di prendersela.
“Grazie begli amici davvero!”
“Meno male qualcuno che ti conosce, e non si fa intimidire dai tuoi gradi!”
“È dura essere intimiditi dai gradi quando se ne ha a che fare quasi ogni giorno.”
“Scusa, non capisco?”
“Non lo sai? Lavoro come insegnante nella scuola dove Peter è impiegato, ho spesso a che fare con i genitori dei ragazzi, che sono militari o mogli o mariti di militari.”
“Non sapevo.”
“Non avete fame? Io sì” (e vai pubblicità subliminale, devo farmi pagare? O è abuso di copyright).

Ordinarono la cena e chiacchierarono piacevolmente per tutta la serata.

Ad un certo punto Harm se ne salta fuori con la proposta di organizzare loro un bel giro della città l’indomani, tanto domani non si lavora, e ovviamente invita Mac a essere della partita, e lei nonostante avrebbe voglia di strozzarlo per i suoi modi, decide di accettare, le piace l’idea di passare ancora del tempo con loro.


NOTTE
STANZA DI PETER ED ERIN

Peter era sveglio, stava pensando alla serata passata, così diversa dalla loro ultima visita, molto più serena; avrebbe voluto trovare modo di dare una svegliata ad Harm, ma voleva evitare che lui gli girasse di nuovo la cosa contro. Quindi avrebbe lasciato stare, che si svegliasse da solo!
Lei si accorse che lui non dormiva.
“Ehi che succede? Non ti vedevo così serio da tempo.”
“Non è nulla, stavo solo pensando.”
“Un penny per i tuoi pensieri.”
“Riflettevo sull’ultima volta che ho visto Harm e Mac insieme.”
“Mi spieghi bene perché tu ed Harm avete litigato mesi fa? Non è stato solo per la svegliata che hai cercato di dargli…”
“Se te lo dico poi prometti di non farmi la ramanzina?”
“Non esiste, se te la meriti, te la prendi eccome!”
“Ok, ascolta, è andata così…”

e raccontò alla moglie l’intero dialogo avuto con Harm quella volta.

Dopo che Peter ebbe finito lei rimase un po’ in silenzio, stava rimuginando sul fatto che fino ad allora non gliene avesse parlato.
<ecco perché non mi aveva raccontato tutto.>

“Allora mi arriva la ramanzina o sono salvo?”
“Non contarci! Posso sapere perché non ti sei confidato con lui? Poteva essere una buona cosa, magari vi aiutavate a vicenda!”
“ERIN! Non contarci, lo sai che non intendo dire ad altri ciò che tu sai!”
“Ma lui è…”

Lui la interruppe bruscamente
“È il mio migliore amico! E smettiamola qui!”

Erin non insistette, aveva imparato che in determinate occasioni era meglio non insistere, e quella era una di queste.
Sentiva il marito teso, inizio a fargli un massaggio e dolcemente gli disse:
“va bene, io sento che un giorno mi darai ragione, per adesso mi accontento che ti confidi con me, ma lo sai che non demorderò”

“Hu eccome se lo so, ma adesso basta parlare di Harm”

CENSURAAAAA


APPARTAMENTO DI HARM

Il mattino seguente
Harm si era alzato presto, stava guardando la posta, intanto faceva colazione.
Una busta arrivava da uno studio legale di Chicago.
Si mise a leggere:
Signor Rabb le invio questa lettera che la mia cliente ha espressamente chiesto le fosse consegnata solo dopo la sua morte.
Non c’era il nome della cliente sulla busta, la aprì e si mise a leggere.

Impallidì, man mano che leggeva le mani si serrarono a pugno, i suoi lineamenti erano stravolti, le parole della lettera gli ballarono davanti per alcuni secondi, poi la rabbia fu tale che scaraventò ciò che era sul tavolo per terra, lettera compresa.

In quello stesso momento suonò il campanello, andò ad aprire era Mac.
“Harm, che succede? Ho sentito un chiasso.”

Lui la lasciò entrare senza una parola, e lei vide i resti della colazione per terra, lo guardò stupita domandandosi cosa poteva avere scatenato una tale reazione in una persona di solito così controllata, anzi troppo controllata per i suoi gusti.
“Harm? Harm mi senti? Marinaio che ti sta succedendo?”

A fatica Harm la guardò negli occhi, pareva lontano mille miglia, come perso nei ricordi, poi si andò a sedere sul divano e si prese la testa fra le mani.
“Ho scoperto una cosa… alcuni minuti fa… una cosa che ha risvegliato orribili ricordi, che pensavo… di avere cancellato… ho bisogno di stare solo…”

Mac scosse il capo con decisione.
“NO, direi tutto il contrario, se non vuoi parlarmi di quella cosa, va bene, ma da solo in queste condizioni non ti lascio!”
“Mac… ricordi la frase di Peter sui segreti? Bè ho scoperto che ha ragione, se scoperti si verificano delle vere catastrofi.”
“È successo qualcosa da ieri sera? Harm lo sai che di me ti puoi fidare.”

Lui la fissò come se la vedesse per la prima volta quella mattina.
“Sì lo so, ma forse dovrei andare da Peter e chiarire questa storia, solo che sono così arrabbiato con lui.”
“Non credo che tu sia nelle condizioni giuste per affrontarlo, qualunque cosa sia. Datti tempo per calmarti, ora li chiamo e gli dico che dobbiamo rimandare ad un'altra volta.”
“No, ora sto bene, cercherò di fare finta di nulla, gli parlerò più tardi.”
“Sei sicuro? So che siete amici da molti anni, lo capirà che c’è qualcosa che non và.”
“Sai come ho conosciuto Peter?”
“No, lui una volta mi ha detto che gli hai salvato la vita da bambino, ma non ha aggiunto altro.”

FLASHBACK
LUOGO IMPRECISATO DALLE PARTI DELL’ACCADEMIA
ANNO 1982

Harm aveva 18 anni (va bene era nell’anno dei 19, pignoli) era in licenza, frequentava l’accademia di Annapolis (non so se a 18 anni vadano gia al corso ufficiali…ma io invento di sana pianta) ; stava andando a fare un giro e notò un bambino su di una bicicletta che usciva da una villetta pedalando a perdifiato, vide che stava piangendo e si preoccupò che gli capitasse qualcosa.
Lo fermò mentre stava per immettersi in strada senza curarsi di guardare la strada.
“Hei piccolo guarda che è pericoloso andarsene a zonzo così, dove sono i tuoi genitori?”
(nel caso non si fosse capito il piccolo, era Peter)
Il bambino fece per divincolarsi dalla presa di Harm e gridò.
“LASCIAMI, IO NON LI HO I GENITORI, LASCIAMI ANDARE HO DETTO!”
“Non se ne parla, sei uscito da quella casa, abiti lì?”
“NON VOGLIO TORNARCI, LEVATI DI TORNO!”
“Non contarci, ora se vuoi stare qui fuori a piangere un poco va bene, puoi anche raccontarmi che è capitato, per decidere di andartene devono avertela fatta grossa, vero? Se mi convinci ti lascio andare.”

Harm si sedette davanti al piccolo aspettando la sua decisione, avrebbe potuto portarlo dentro a forza, ma quella frase, IO NON LI HO I GENITORI, lo aveva raggelato e pensò che era meglio farlo sfogare, se gli riusciva.
Il bambino parve riflettere sulla cosa, poi decise di fidarsi. Bhe non del tutto…
“Non devo parlare a degli sconosciuti… ma te ti vedo correre quasi tutte le mattine con gli altri in tuta… Chi sei?”
“Mi chiamo Harmon Rabb Jr, ma tu puoi chiamarmi Harm, sono cadetto ad Annapolis e anche gli altri con la tuta, sai cos’è?”
“No, mi chiamo Peter Thompson, ho quasi 5 anni.”

Cosi passarono un quarto d’ora, il futuro pilota di caccia a fare il baby sitter.
Fra le chiacchiere Harm riuscì a capire che Peter aveva sentito sua madre parlare con suo padre, insomma stavano discutendo su come dire a Peter che era stato adottato e non si erano accorti che il bambino era fermo con la bicicletta proprio davanti alla finestra aperta, così sentì parte della conversazione, quello che capì lo sconvolse; si mise a correre a perdifiato fino allo stop provvidenziale di Harm, la strada era trafficata e quasi sicuramente sarebbe successa una tragedia.
Cercò di rassicurarlo come poteva.
“Sai non credo che i tuoi intendessero che non sei figlio loro, ma solo che non sei nato da loro due, sicuramente ti amano molto e saranno molto preoccupati appena si accorgeranno che non stai più girando intorno a casa con la bici.”
Il bambino replicò piccato:
“Che ne sai tu!”
“Mio padre è stato dato per disperso quando ero bambino, dopo alcuni anni mia madre si risposò, io col mio patrigno non volevo avere niente a che fare, ma so che mi vuole bene, quasi fossi figlio suo, ora i tuoi ti hanno voluto talmente tanto da non riuscire a dirti che ti avevano adottato, se non è amore questo!”

Veramente Harm avrebbe voluto farci 4 chiacchiere con quei genitori che lasciavano che un bimbo di quell’età venisse a sapere una cosa del genere in quel modo, ma non era quello di cui aveva bisogno Peter.
Mentre parlavano uscì fuori dalla villetta un uomo che prese a chiamare a gran voce Peter, lui rispose:
“Papà sono qui fuori”.
Vedendo il figlio in compagnia di un estraneo a Patrick venne quasi un colpo, che sarebbe successo se non fosse uscito? Poi si chiese come mai suo figlio si fosse fidato, sapeva che non doveva parlare con gli sconosciuti.
“Signor Thompson, scusi, se non ho portato subito dentro Peter, ma credo avesse bisogno di sfogarsi un poco, ha sentito lei e sua moglie discutere poco fa.”
non aggiungo altro capirà che intendo.

Bastò quella frase a far capire che doveva essere molto grato a quel ragazzo, chissà cosa sarebbe potuto capitare a Peter, conoscendo il caratterino impulsivo che si ritrovava.
Si mise seduto sui talloni, così da vedere bene suo figlio negli occhi.
“Non volevo lo venissi a sapere così, ci perdoni di non avertelo detto prima?”
Peter sostenne lo sguardo del padre mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime, Patrick lo prese tre le braccia mentre il bimbo mormorava tra i singhiozzi:
“Harm mi ha spiegato un po’ di cose… ero molto arrabbiato prima… ora non so…”
Patrick si alzò tenendo il bambino in braccio, e si rivolse ad Harm.
“Cosa posso fare per ringraziarla?”
“E di che, suo figlio è un tipetto tosto per avere solo 5 anni! Gli stia vicino.”
Peter si voltò verso Harm.
“Ti vedrò ancora? M’interessa quella storia dell’Accademia!”
Patrick sorrise al figlio e gli disse di entrare in casa che c’era la merenda pronta.
Peter rientrò in casa. Lasciando i due uomini fuori a parlarsi.

“Corso ufficiali?”
“Sì, signore, se lei non ha nulla in contrario mi piacerebbe far vedere che posto è un giorno o l’altro a Peter.”
“Nessun problema, mi pare che l’abbia presa in simpatia. Che le ha detto?”
“Solo che ha sentito che voi non eravate i suoi genitori e che stavate pensando di dirglielo per mandarlo via, gli ho spiegato che se glielo volevate dire era perché non volevate mentirgli sulla sua nascita e non per quello che pensava lui.”
“Oddio, se lei non fosse stato qui… povero piccolo dev’essere stato tremendo venirlo a sapere così!
La ringrazio ancora per l’aiuto, lei ha la famiglia qua vicino.”
“No, signore, mia madre sta in California.”
“Allora senta, venga pure a trovarci quando vuole so che non è come stare a casa propria, ma ho fatto anch’io tanti anni lontano da casa so come a volte ci si senta soli nonostante gli amici.”
“Verrò molto volentieri, mi scusi non mi sono nemmeno presentato…”

APPARTAMENTO HARM
“Povero Peter sapevo che era stato adottato, ma non che lo fosse venuto a sapere in quel modo. Però Harm, continuo a non capire.”
“Perché non sai il resto, col passare degli anni io e Peter ci tenemmo in contatto, era molto sveglio per la sua età, diventammo molto amici, i suoi furono davvero molto gentili con me, siamo ancora in ottimi rapporti; avrà avuto 11 o 12 anni ora non ricordo, quando mi disse che avrebbe voluto sapere chi erano i suoi genitori, ma non voleva dirlo ai suoi per timore di ferirli.
Lo so avrei dovuto parlarne con loro, ma mi sentivo come un fratello maggiore per quel ragazzino e gli ho dato una mano.”
“Avete trovato i suoi?”
“Sua madre…”

FLASHBACK
PERIFERIA DI CHICAGO

Harm e Peter sono davanti ad una porta dipinta di rosso.
“L’indirizzo è questo. Harm vorrei parlarle da solo, ti dispiace.”
“No, fai pure, però rimango qui vicino.”

Peter suonò alla porta, venne ad aprire una signora dall’età indefinita aveva il volto coperto dai lunghi capelli castani, lui era vicino, ma non abbastanza per sentire quello che si dissero, o per vedere bene la donna, solo ad un certo punto vide la donna guardare nella sua direzione, e dare uno spintone a Peter.
Si avvicino rapidamente, Peter era impallidito.
Oddio chi era quella donna? Aveva un aria familiare, ma l’ho vista solo per un secondo e il suo nome non mi dice niente…
“Tutto bene, era lei? Che ti ha detto?”
“Sì… era lei, mi ha detto il nome di mio padre… e che non vuole più vedermi, che non sarei dovuto andare a disturbarla…”
“Accidenti, ora ci scambio due parole!”
“NO! Non serve, io lo sapevo che non sarebbe stata contenta di vedermi, e poi volevo solo sapere chi fosse mio padre, ora so che non sapeva della mia nascita, di QUELLA DONNA non voglio più sentire parlare…”
“Va bene, ora che farai, andrai da lui?”

Il ragazzino scosse il capo.
“Per ora no, voglio capirci prima qualcosa.”
“D’accordo, se mi dici come si chiama posso fare qualche indagine per avere un idea di che tipo sia.”
“Non serve…”
“Come non serve? È morto?”
“No, ma lo conosco già, per quello voglio tempo per pensare a che fare.”
“Se vuoi del tempo d’accordo, ma ricordati che puoi confidarti con me, e penso che dovresti dirlo anche ai tuoi.”
“Glielo dirò, ma tra un po’, d’accordo?”
Harm si arrese vedendolo sconvolto, non voleva farlo stare peggio di come lo doveva aver fatto sentire il trattamento ricevuto da quella donna.
“Va bene, non insisto…”

APPARTAMENTO HARM
Mac era stupita dal susseguirsi di avvenimenti di cui stava venendo a conoscenza!
“Santi numi, dev’essere stato sconvolgente, spero che poi si sia aperto con i suoi.”
“Sì ha detto loro quello che era successo, ma nemmeno a loro ha detto il nome del padre.”
“Vuoi dire che non lo sai nemmeno tu… ma sono passati molti anni. Non lo ha mai contattato?”
“Ho cercato di convincerlo, ma all’inizio pareva volesse farlo, poi ha iniziato a dirmi che sarebbe stato solo imbarazzante, l’ultima volta che è stato qui abbiamo pure litigato sulla cosa.”
“Bè, credo sia una decisione che spetti a lui.”

Harm ebbe un moto di rabbia.
“CERTO E SUO PADRE DI DIRITTI NON HA? DIAMINE HA MENTITO PER ANNI.”

Mac sussultò, doveva esserci dell’altro dietro all’ira di Harm.
Vide per terra una lettera, la raccolse e gliela porse.
“C’entra qualcosa la corrispondenza che stavi sbrigando?”
“Leggila, tanto non riuscirei a fare finta di nulla.”


Immagino che ti aspetti di tutto, ma non che io salti fuori dopo morta per domandarti perdono.
Il coraggio di scriverti me lo ha dato quel bambino sulla porta che mi chiedeva chi era suo padre, ho visto che eri con lui e ho pensato che era ben strano il destino se vi aveva uniti.
Non ti manderò questa lettera finché sarò in vita, sono sempre una vigliacca in fondo, ma voglio che tu sappia che mi sono profondamente vergognata per ciò che avevo fatto, tu eri solo un ragazzo, non esistono scuse, avrei solo voluto dimenticare, ma vedermelo li davanti alla porta che voleva sapere chi era suo padre, quando ho alzato lo sguardo e ti ho visto ho pensato che mi stava pigliando in giro e gli ho detto, ti ha accompagnato qui! Che volete da me ora? vattene e non tornare.
Avevo cambiato nome dopo che mi ero scoperta incinta, forse avrei dovuto cambiarlo di nuovo dopo la sua nascita.
A lui non oso chiedere perdono, mi merito il vostro disprezzo, spero solo che dopo di allora siate riusciti a vivere come padre e figlio.
Questa lettera ti sarà inviata dal mio avvocato alla mia morte, quindi stai tranquillo non potrò più turbarvi.


Seguiva la firma e la data di molti anni prima

Mac era stordita.
Peter è suo figlio… capisco che Harm sia scosso, non aveva che quindici anni o poco più quando è nato Peter!

“Harm, sei tu l’amico! Oddio capisco che sei sconvolto, ma guarda le cose dal suo punto di vista, ti conosceva da una vita, era imbarazzato…”
“ALL’INIZIO FORSE, MA POI, HA AVUTO ANNI PER DIRMELO! NEMMENO QUANDO HA SAPUTO CHE MIO PADRE ERA MORTO, O DI SERGEIJ… COME HA POTUTO?”

Mac cercò di blandire l’uomo irato che aveva di fronte.
“Harm, pensa a come stai reagendo, lui magari ci ha pure provato a dirtelo, ma non doveva essere facile, insomma magari per lui ti eri dimenticato della cosa, e non voleva risvegliare brutti ricordi.”
“Non capisco come ha fatto a mentirmi così.”
“Ti ha mentito? Ne sei sicuro? non ti ha forse detto che era un caro amico, e tu non sei forse il suo migliore amico, penso che abbia fatto male a non dirtelo, ma riesco a immaginare che deve essersi trovato in difficoltà… bloccato.”
“Voglio vedere se oggi vado sull’argomento che mi dice…”
“HARM! Non puoi provocarlo, sapendo già che lui non te ne vuole parlare per poi venirtene fuori che lo sapevi… pensa bene ciò che intendi fare!”
“Non temere glielo dirò, voglio solo dargli un ultima occasione di dirmi lui la verità, tu andrai a fare una passeggiata con Erin e io e lui ci faremo una chiacchierata.”

Mac era dubbiosa, ma Harm le pareva molto più calmo ora, sperava solo che Peter capisse lo stato d’animo di Harm e perdonasse sue eventuali cattiverie e che Harm perdonasse a lui il silenzio.
Parlò al telefono con Peter, gli chiese se per lui era un problema se lei ed Erin andavano a fare un giretto e poi si trovavano con lui ed Harm per il pranzo, anziché stare insieme tutta la mattina come concordato.
Peter rispose con una battuta.
“No figurati, m’immagino già le giacche che taglierete a me e ad un certo capitano.”
Intanto il ragazzo pensava a tutt’altro…
e figurati lui e Mac devono avere già discusso, mi pareva che la calma e tranquillità di ieri sera non poteva durare.
Lei non disse nulla, lo salutò e gli diede appuntamento a più tardi.
Non lo immagina che è capitato, avrei voglia di avvisarlo, ma non posso tradire la fiducia di Harm.

Harm e Mac passarono a prendere Peter ed Erin all’albergo, ognuno con la propria macchina, le due donne si allontanarono nella direzione opposta a quella dei due uomini.
Peter si rese subito conto che qualcosa non andava, Harm era silenzioso, a parte i saluti non aveva detto che poche parole.
Si guardò in giro e si riconobbe il posto dove stavano andando.
Come mai andiamo dalle parti del “Muro”, non sarà mica capitato qualcosa a Sergeij? Cavolo no… non dopo tutto quello che hanno passato loro due.

Scesero dall’auto e si incamminarono in silenzio fino al punto dove c’era il nome di Harmon Rabb Sr. solo lì Harm inizio a parlare, a bassa voce.
“Sei mai venuto qui? A parte quando ti ci ho accompagnato io una volta?”
“Sì, sono venuto un paio di volte, quando hai avuto l’incidente sulla portaerei, quando eri in ospedale, perché?”
Veramente sono venuto qui ogni volta che ero sul punto di raccontarti tutto, e mi trovavo un ottima scusa per non dirtelo.
“Voglio sapere una cosa, tu pensavi che io m’illudevo vero?”
“Harm, ero convinto che se fosse stato in vita lo avrebbe trovato il modo di mettersi in contatto, ma a te non servivano queste spiegazioni, te le davi già da solo, ti serviva un amico.”
“Già un amico… come mai venivi qui?”
“Harm, si può sapere che succede? È capitato qualcosa a Sergeij?”
“No lui sta bene, ho ricevuto una sua telefonata ieri sera quando sono rincasato, forse torna a trovarmi tra poco.”

Peter tirò un sospiro di sollievo alla notizia, ma rimaneva lo strano comportamento di Harm.
“Ne sono felice, so quanto eri preoccupato.”
“Tu non lo eri? Sai a volte mi domando se mio padre da lassù non abbia vegliato su tutti noi.”
“Io penso di sì, siete i suoi figli.”
E chissà magari ha vegliato anche su di me, facendomi uscire in strada quando tu stavi arrivando.
“Peter vuoi dirmi come mai venivi qui?”
“Scusa non capisco che intendi.”
Che diamine gli succede oggi?

“Davvero? Allora mi spiego meglio, a lui almeno lo dicevi che eri suo nipote?”

Silenzio di gelo, in una frazione di secondo Peter si rivide ogni volta che era stato davanti a quel monumento

FLASHBACK

Erano passati quasi due anni da quando aveva scoperto che Harm era suo padre, si era deciso a confessargli che era successo quel giorno a Chicago, aspettava il suo rientro e poi gli avrebbe parlato.
Invece gli era giunta notizia che era in ospedale, era successo un incidente, per un pelo non ci era rimasto.
Andò al “Muro”
come faccio a dirglielo ora, ha perso la possibilità di volare, la sua vita è già abbastanza sconvolta, tu lo sai. Glielo dirò più avanti.

(L’incidente sarebbe il primo appontaggio riuscito male al nostro eroe…se un militare distruggesse tanti aerei altro che levargli le ali…vero che non credo che la sopravvivenza a queste situazioni sia così elevata… appunto è un telefilm, che mi aspetto????;-)

Un bel po’ di tempo dopo, Harm era stato accusato di omicidio, e lui passò di lì a cose risolte.
Va bene lo so che avevo detto che mi sarei deciso, ma è appena morta la sua ragazza, come faccio, non è il momento.
(miii buon sangue non mente, la mela non cade lontano dall’albero, tale padre tale figlio, e tutti i detti che non mi vengono in mente sulle somiglianze caratteriali).

Passarono un paio di anni e Harm scoprì della morte del padre, altra visitina.
va bene, io lo immaginavo, chi poteva averci fatto incontrare? Eri stato tu, grazie nonno. E scusami se non riesco a dirglielo, ma non credo che mi riuscirà mai, sento che non troverei un padre, che tra l’altro io ho già, ma perderei solo un amico.

Scoperta di Serjei
azz, mi somiglia, a parte i capelli che io ho più scuri, e bravo adesso ho uno zio che ha un paio d’anni meno di me, e sta in Russia, va bè ormai è deciso non glielo posso proprio dire, penso mi farebbe a fettine se sapesse che gli mento da tutto questo tempo.

AL “MURO” oggi

Peter non riusciva a parlare, da una parte era felice di non dovergli più mentire, dall’altra sentiva la rabbia di Harm e si dispiaceva di non avergli detto tutto lui stesso.
Harm lo osservò era ancora furioso, ma cercava di controllarsi, per questo era andato al “Muro”, sapeva che davanti a suo padre non si sarebbe fatto sopraffare dalla rabbia.
Non è riuscito a dirmelo, ma Mac ha ragione non dev’essere stato facile, io so come ha vissuto la storia dell’adozione, l’idea che la madre lo avesse rifiutato, ma come ha potuto pensare che io mi sarei comportato allo stesso modo, come ci ha potuti mettere sullo stesso piano?
“Come lo hai saputo?”
“Una lettera, tieni leggila.”

Mentre leggeva Harm vide se stesso mentre gli piombava addosso la notizia, certo lui lo sapeva, ma era brutto comunque vedere ciò che si è cercato di nascondere messo nero su bianco.
Peter alzò lo sguardo su di lui (ebbene sì, Peter è un poco più basso di Harm, o è lui che è troppo alto, fate voi), rivide il ragazzino spaventato che aveva consolato tante volte, lo strinse a sé senza parlare, ci sarebbe stato tempo dopo per i chiarimenti e magari anche le liti.

Si allontanarono dal “Muro” arrivarono ad una panchina e lì Peter raccontò ad Harm cosa andasse a dire a suo nonno, ma fu categorico:
“Non pensare che io cambi cognome, i Thompson sono la mia famiglia.”

“Era questo che temevi, pensavi che ti avrei allontanato da loro?”
“Non lo so più cosa temevo… ci credi ora che lo sai mi sembra di essere stato un idiota a non avertelo detto prima.”
“Sai sono ancora parecchio arrabbiato, ma voglio pensare che prima o poi me lo avresti detto.”

Peter ripensò alla chiacchierata con Erin la notte precedente e sorrise.
“Bè c’è una persona che non fa passare una settimana senza darmi il tormento.”
“ERIN? ricordami di ringraziarla, immagino che tu glielo abbia detto da poco…”
“Veramente lo ha capito da sola tempo fa, sapeva quello che sanno Patrick e Ann, ossia che conoscevo mio padre, prima del nostro matrimonio mi chiede: “è Harm, vero?”.
“Non sono riuscito a mentirle, ma l’ho scongiurata di lasciare a me la scelta di dirtelo o meno… me l’ha lasciata, ma non mancava occasione per pungolarmi, l’ultima ieri sera.”
“Che tesoro di ragazza, mi stava già molto simpatica prima, ma ora ho un motivo in più per volerle bene!”
“Mac cosa sa?”
“Era con me quando è arrivata la lettera, buon per te, visto che ero così arrabbiato che volevo darti un paio di ceffoni.
“Bene anch’io allora dovrò ringraziare qualcuno, scusa ma il fatto di esserti aperto con lei non ti dice nulla?”
“PETER! Non ricominciare, anch’io ho i miei tempi.” (capitano… adesso basta).
“Sarà, ma devi ammettere che quando si tira le cose troppo per le lunghe, ci si fa solo del male, da che pulpito né?”
(né??? e che è piemonteese sto Peter?;-)

“Che ne dici se torniamo da loro, Mac sarà in ansia.”
“Ok, so già che Erin tratterà a fatica un “te lo avevo detto”…”

Tornarono in auto e ad Harm vennero in mente tutte le volte, che gli era parso che Peter gli volesse dire qualcosa, strano ora le vedeva, si domandava come aveva potuto essere così cieco.

OSPEDALE DI BETHESDA 1991 o 92
Harm si stava rimettendo dalle ferite causategli dall’incidente sulla portaerei, tra poco lo avrebbero dimesso, pensava di andare da sua nonna, Sarah, voleva stare tranquillo a pensare, entrò Peter, accompagnato da Kate Summers (amica di Peter, con cui Harm aveva svolto servizio tempo addietro, solo nella mia variante! IN JAG non esiste!)
“Ciao, come ti senti?”
“Vediamo mi sento tutte le ossa rotte, ma non mi lamento, tu piuttosto che ci fai qui? Non dovresti essere a scuola?”
“Sì BABBO( nota personale: che st****di uno)! Ho chiesto il permesso a casa, quando Kate mi ha detto che eri in ospedale, sono dovuto venire a trovarti.”
“Scusa, Harm, ma sapevo che siete amici, insomma non potevo non avvertirlo.”
“Ma no, figurati, anzi ti ringrazio del pensiero.”
“Che dicono i medici?”
Harm si mise un po’ comodo sul letto. La sua espressione era indecifrabile.
“Dicono che mi fanno andare a casa, dovrò prendere decisioni difficili. Niente più ali sulla divisa tanto per cominciare.
Ma non ho il diritto di lamentarmi, il mio RIO ne avrebbe ben più motivo.”

L’espressione di Peter era costernata, sapeva quanto Harm tenesse al volo.
Non gli domando nulla dell’incidente, ne sapeva già troppo probabilmente, il tono di Harm era quello di chi sa di avere delle responsabilità, non sarebbe stato certo lui a spargere sale sulle ferite.
“Ti lascio riposare, mi raccomando fatti sentire, se non ti secca magari ti vengo trovare ogni tanto mentre sei in convalescenza.”
“Penso andrò da mia nonna, però vorrei stare un po’ solo. Scusami lo so che sei preoccupato, ma sto bene, davvero.”
“Non scusarti, non ne hai motivo. Posso telefonare di tanto in tanto?”
“Guai a te se non lo fai!”

Era poi andato a trovarlo, nonna Sarah conosceva bene il nipote, e sapeva che quel ragazzino era più di un amico; gliene parlava sempre come di un fratellino e non ebbe dubbi quando lo sentì al telefono, lo invitò per pranzo.
E loro due passarono il pomeriggio nel fienile a riparare il vecchio aereo.

PRESENTE
“Quel pomeriggio da mia nonna sei stato a un pelo dal dirmelo, vero?”
“Harm, sono stato un sacco di volte sul punto di dirtelo, ma mi trovavo sempre delle ottime scuse.
Chissà da chi ho preso…”
“Ok, siamo arrivati le ragazze ci aspettano lì dentro.”
“Ottimo tempismo capitano!”

Mac ed Erin li videro entrare, vedendoli sorridere Mac si rilassò, ed Erin non sfuggì la cosa.
“Ora mi direte che sta capitando?”
Mac assunse un aria stupita.
“Cosa?”
“Andiamo, è tutta la mattinata che sei tesissima, e appena loro entrano, tu ricominci a respirare.”
“Non pensavo si notasse tanto.”
“Solo per chi ha l’occhio allenato, bisogna capire gli stati d’animo al volo, quando si ha a che fare con i ragazzi.”
“Me ne ricorderò la prossima volta che avrò a che fare con degli adolescenti, posso chiamarti in caso di necessità, per un terzo grado?”
“Non credo tu abbia problemi a far parlare la gente, a parte una persona…”
“Erin…”
Mac aveva bisbigliato appena la persona in questione era molto vicina!

Peter baciò la moglie, e le disse un paio di parole, lei guardò Harm e disse
“Finalmente!”

Mentre succedevano queste cose Mac si mise ad osservare Peter.
Che strano, non avevo mai badato al fatto che si somiglino, vero è più basso, e ha i capelli castano scuro e non neri come Harm, ma gli occhi sono uguali, e il modo di guardarti sorridendo pure…come mai Harm non vi ha badato? Che sciocca che sono, magari pure il padre adottivo di Peter ha gli occhi azzurroverde, e se tutti quelli che si somigliano fossero padre e figlio... sì insomma adesso capisco chi mi ricordava Sergeij la prima volta che lo aveva incontrato, mi rammentava Peter, ma quanto è più facile notarle le somiglianze quando si conoscono le parentele.

Peter parve leggerle nel pensiero.
“Stai notando ora le somiglianze?”
“Scusa è stato più forte di me.”
“Figurati, solo attenta a una cosa, dove stanno i miei genitori pochi sanno che io sono adottivo, mentre mio fratello e mia sorella sono figli naturali dei Thompson (pensavate fosse figlio unico?) , e a volte ci sono persone che notano che io ho preso da mio padre e mia madre, mentre loro sicuramente dai nonni visto che gli somigliano poco, non ti dico quanto ridiamo io e loro di tanta arguzia.

Intervenne Harm.
“Mi immagino te con Ted e Nancy che pigliate per il naso quei poveretti che si fanno scappare frasi del genere…
Tipo il sottoscritto, che a momenti chiede a Patrick quanti ne hanno adottati, la sera che sono venuto a cena a casa vostra la prima volta.”
“Bè se vuoi la verità è stata proprio la tua reazione quella sera a farmi sentire veramente figlio loro, nonostante ciò che avevo scoperto, crescendo ho pensato che lo avessi fatto a bella posta.”
“No, no ero proprio convinto che pure loro due fossero stati adottati, meno male che l’hanno presa bene.”
“Dall’alto dei loro 6 anni più di me potevano essere magnanimi.”(Ted e Nancy sono gemelli a chi si domanda come fanno ad avere tutti e due 6 anni più di Peter.)
Stavolta fu Erin a prendere parola.
“Harm, so che sei arrabbiato con Peter perché non te lo ha detto prima, ma per quel che vale, so che eri il primo a sapere le cose veramente importanti della sua vita, i risultati degli esami li comunicava prima a te che a chiunque altro, e quando mi ha chiesto di sposarlo, so che per te non era una sorpresa, mentre Patrick e Ann lo hanno saputo dopo, insomma non sei solo un amico per lui, tienilo a mente quando pensi di avere perso qualcosa.”
“Grazie Erin, diciamo che conoscendolo come lo conosco ci sarei dovuto arrivare, forse non è proprio solo colpa sua, inconsciamente evitavo l’argomento. Non sapevo quella del matrimonio, però.”
“È stato allora che ho capito che tu eri suo padre, per l’ennesima volta prima chiama te e solo dopo loro, non sai quanto è stato difficile far finta di niente, ma sentivo che non mi avrebbe perdonato un tradimento.”
Mac alla parola tradimento pensò a quando era indecisa se mettere o meno Peter sull’avviso o parlarne con Erin.
“Pure io.”
Harm la guardò stupito.
“Tu a che tradimento ti riferisci?”
“Stamattina, sapevo di non poter dire nulla ad Erin anche se secondo me qualcosa sapeva.”
“Siamo due tipi insopportabili, vero?”

Mac ed Erin si guardarono pochi istanti poi replicarono, ad una sola voce.
“Nooo
Non poco” ;-)

Passarono le ore girando per Washington D.C., poi per Peter ed Erin arrivò l’ora di ripartire, per casa, ma stavolta non lasciavano dietro segreti, ma solo una nuova comprensione, certo che lui ed Harm avrebbero avuto bisogno di tempo per riassestare sui nuovi binari la loro amicizia, visto che non era più solo quello.

Chissà se potesse essere il momento giusto anche per cambiare le cose tra Mac ed Harm.

Fine.


Per ora… solo per ora.
Amici e Segreti II è dietro l’angolo!

C’è un detto:
“Copiare da uno è plagio, copiare da molti è ricerca”

ecco spiegato perché certi film o telefilm ci sembrano cose già viste, sono frutto di attenta ricerca…
 
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